e da stamattina ho deciso che anche delle notizie regionali potevo fare serenamente a meno, con tutte le storie di fabbriche che chiudono, aziende che non pagano gli stipendi, boschi che bruciano, eccetera. e quindi son partito con l'autoradio a palla:
ora, non che i pink floyd siano esattamente un'iniezione di buon umore. per restare nell'esempio:
Hey you! out there in the cold
Getting lonely, getting old, can you feel me
Hey you! Standing in the aisles
With itchy feet and fading smiles, can you feel me
però i due versi finali restituiscono un po' di speranza (sicuramente più di quella che pretende vendola col suo polo di lourdes):
Hey you! don't tell me there's no hope at alled è tutta qui la differenza tra lamentarsi sterilmente, o fare odiose captationes benevolentiae, e fare qualcosa di costruttivo: condividere il proprio disagio in maniera da sentirsi meno soli e riacquistare così la speranza: se non sono solo a sentire questo disagio, può darsi che qualcuno nelle mie stesse condizioni abbia un'idea brillante per venirne fuori, o magari ha già trovato una soluzione che io ignoro - ma comunque è evidente che è solo lavorando insieme che se ne viene fuori.
Together we stand, divided we fall.
e infine, c'è chi riesce a trasformare il disagio in arte, attraverso la catarsi del proprio malessere interiore. e anche quello è un buon modo di sentirsi un po' meno soli. ma solo un po'.
ecco: finché in italia non vedrò qualcuno che preferisce agire collettivamente, piuttosto che toglierselo dal culo solo per metterlo in quello del vicino, io preferisco consolarmi con l'arte.