venerdì 20 marzo 2015

Fine delle trasmissioni

Ne ho piene le palle.

(mi raccomando, non vi strappate i capelli)

Potrebbe quasi essere comico

Il piano B rischia di essere abortito prima ancora di essere concepito.

lunedì 16 marzo 2015

Vedi, fratello

Vedi, fratello che mi parli di persone ammirevoli che ce la fanno nonostante: quelle persone le ammiro anche io, e qualche volta mi ci son pure sentito, come loro. Magari per un po' mi son pianto addosso, ma dieci minuti, giusto il tempo di commiserare il fatto che nemmeno stavolta è andata come speravo, e posso invocare l'attenuante che son circa vent'anni che non è andata come speravo? Ma poi mi sono alzato dalla mia sediolina, e via, verso nuove incredibili avventure. O verso nuove sòle, chi mai può dirlo? In ogni caso, ti passo la critica, perché non ci vediamo da tanto.

Vedi, fratello che mi inciti indirettamente, con le parole che dici a te stesso quando proprio non va - e lo so che le stai dicendo a me ma fai finta perché c'abbiamo il nostro bel vissuto da permalosi e ci vuol niente per scatenare il vaffanculo (ma io ormai l'ho quasi riposto nel cassetto segreto) - io ti ringrazio anche per quelle parole, pure se mi si attagliano poco, perché io amo amare, e lo faccio ogni qual volta ne ho l'opportunità - figurati che ogni tanto porto pure i miei esperimenti culinari ai miei colleghi, perché anche se non vinceranno mai il premio nobel per la pace, son bravi cristi e a conti fatti sono i colleghi migliori che ho avuto. E continua a piacermi uscire, veder qualcuno e fare due chiacchiere, magari commentando uno spettacolo. Mi piace addirittura star mischiato in mezzo a gente con cui c'azzecco sega e che so che non conoscerò mai, ma mi sento un po' parte della festa anch'io, solo perché siamo là per lo stesso motivo. In fondo, ci vuol poco a farmi sentire parte di qualcosa. In ogni caso, ti passo l'incitamento, perché è da tanto che non ci vediamo.

Vedi, fratello che mi mandi le parole famose di personaggi che dovrebbero fare da esempio per tutti noi, nel mio piccolo son circa trent'anni (escludendo quelli precedenti, in cui mi son lasciato vivere aspettando lo sparo dello starter) che combatto la mia piccola guerricciola per affermare il diritto alla mia personale dignità, un sentimento che deriva dalla consapevolezza di possedere quella titolarità di pensiero di cui già: una guerra in cui ho vinto e perso battaglie e che ogni volta che posso insegno ai miei figli, manco fossi Sun Tzu; emergere dalla mediocrità è di per sé una guerra e, una volta che hai deciso da che parte stare, per quanti ne troverai simili a te, ogni battaglia la combatti tu solo contro il resto del mondo. E anche se hai fede estrema, ogni tanto il passo si fa incerto e il ginocchio trema. Ma non si piega, quello no. Sempre meglio morire in piedi che vivere in ginocchio. Ma ci può stare che tu pensi che io non abbia più voglia di combattere e che il mio non-fare, non-essere, sia una scelta di autocommiserazione invece di una forzatura indotta. Anche io cerco di salvare capra e cavoli, finché si può: quando non si può più, vedo cosa posso sacrificare per riportare a casa almeno la pelle. Non sono uno stratega, è già miracoloso che io riesca a concepire un piano A, figurati se posso concepirne uno B. Ma quando il piano A fallisce, mi rimetto al tavolo, consulto i possibili piani di guerra e improvviso un altro attacco.

Io non mi arrendo
Mi avrete soltanto
Con un colpo alle spalle

Ma ci può stare che tu lo pensi, dicevo, perché non ci vediamo da tanto, e ci sentiamo poco, e male.

Per questo è il caso che mò ci vediamo, e parliamo, perché tu non pensi che io sia diventato uno diverso da quello che amavi.

Cos'Ha Frances?

Via via che le immagini scorrevano sullo schermo, mi dicevo: "Una come questa, l'ammazzerei", e non solo adesso che son diventato un vecchio misantropo: anche fossi stato suo coetaneo, avrei perlomeno fatto di tutto per non cadere nel cono di luce che si proietta intorno (e possibilmente spegnerlo, o almeno diminuirne il wattaggio). D'accordo che parlare tanto è lo stesso che non parlare affatto, è comunque il sintomo di un disagio, però, mamma mia d'o carmn...

Al di là della personale simpatia o antipatia per i personaggi (onestamente, tutti quel genere di persona che mi danno più sui nervi), il film è ben riuscito e Greta Gerwig è proprio brava a dare spessore a un personaggio che uno spessore lo ricerca annaspando, vivendo della luce di sé riflessa negli altri, anzi, nell'altra, l'unica che le corrisponde in tutto, fuorché nei capelli.

E sì, il film ormai ha un paio d'anni, ma qua s'è potuto vedere solo adesso - e meno male! E comunque, cinema+pizza 10 euri, tutta la vita!! Vedi che ogni tanto succede qualcosa purecquà.


sabato 14 marzo 2015

Volevamo solo farci due risate

Voglio dire, non ci aspettavamo una prova da Oscar, ma nemmeno una puttanata come si è rivelata. Pensare che è stata realizzata con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Rabbrividiamo. Brrr.

Il livello di recitazione (?) è imbarazzante, le battute penose, la sorpresa... ma dov'era?

Boh, cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno e always look at the bright side of life: Valentina Lodovini è tanta roba, e nel corso delle riprese, a Ornella Vanoni non si è strappata la faccia.

- Però potrebbe essere una buona idea, farsi un compagno immaginario perfetto.
- Già, ci stavo pensando anche io.
- Poi potremmo anche organizzare un'uscita a quattro!
- No, pessima idea: col culo che abbiamo, ci mollano per mettersi insieme loro due.

lunedì 9 marzo 2015

sei anni insieme


quanto eri bella, mannaggiatté.

addio (lacrimuccia).

giovedì 5 marzo 2015

recensione lampo

automata.

e però lo fate apposta, a mettere un titolo che fa rima con cazzata e con cagata.

lunedì 2 marzo 2015

appunti?

Io sto parlando di titolarità di pensiero. Tu ne hai una? Se sì, usala, perché noi siamo ciò che prevalentemente pensiamo di essere e tanto vale anche per la nostra vita [...]

certo che ne ho una, fratello, sai bene quanto retorica sia la tua domanda, visto che, da quando mi conosci (e faranno quarant'anni tra un po'), altro non ho fatto che rivendicare la titolarità e la singolarità del mio pensiero. sul seguito alla domanda ho invece qualche perplessità, perché che noi siamo ciò che prevalentemente pensiamo di essere può forse essere un assunto valido per qualcuno che di pensiero vive in maniera quasi squisita; un po' meno per chi deve fare i conti con il mondo materiale. penso a uno stephen hawking: potremmo ridurre la definizione di quell'essere umano riferendoci solo alla sua apparenza, o alla sua capacità di compiere un lavoro manuale? eppure è una delle menti più eccelse che abitino il pianeta, e di sicuro, se dovessi definire stephen hawking, sceglierei il suo pensiero come la sua parte più rappresentativa. tra un minus habens e hawking c'è una gamma vastissima di intelligenze pensanti e io credo di potermi porre in una posizione intermedia, al massimo un tantino più su della media, per cui ciò che prevalentemente penso di essere raramente, nel corso della mia vita, ha coinciso con la mia percezione di me e anche della percezione che gli altri hanno avuto di me, con ciò intendendo il mio ruolo sociale pubblico e privato. ciò che siamo è più la somma di queste percezioni, ciascuna con un suo peso specifico, ma vorrei aggiungere che molto spesso noi siamo anche ciò che facciamo, l'impronta che di noi lasciamo sul mondo e sulle persone, l'utilità - per quanto sembri brutto usare tale termine - che rappresentiamo. in questo senso, allora, mi identifico più con le mie aspirazioni, o meglio mi ci identificavo finché ne ho avute, e rivederle costantemente al ribasso per decenni di certo non aiuta ad aumentare il peso della percezione di sé.

giovedì 26 febbraio 2015

whiplash, o la deprecabile virtù della disciplina

gli americani - ma sarebbe meglio dire: gli statunitensi - sono così tanto imbevuti della loro retorica calvinista che riescono a banalizzare i loro stessi eroi e i loro stessi meriti.

se siete musicisti, o se anche solo amate la musica e soprattutto il jazz, le righe che seguono sono del tutto superflue: quindi vado avanti solo per i non musicofili.

whiplash non è affatto un brutto film, tutt'altro: ben costruito, ben recitato, ben fotografato e ben diretto. io però non sono un critico cinematografico e del linguaggio del cinema so molto poco: preferisco parlare delle sensazioni che la visione di un film può darmi, e da questo punto di vista whiplash mi lascia perlomeno perplesso.

in soldoni, il sergente hartman ha sposato crudelia demon e il loro figlio fa l'insegnante al conservatorio; qualcuno non ha retto allo stress di avere un insegnante così carogna e si è suicidato, quindi, prima che faccia altri danni, lo denunciano e lo fanno smettere di insegnare. lui, per vendicarsi sul batterista che lo aveva denunciato per i suoi metodi, cerca di fargli fare una figura di merda davanti a un pubblico selezionato, ma la figura di merda si tramuta per lui in un trionfo epico grazie a una volontà incrollabile.

la premessa di tutto questo è che per diventare non solo un bravo musicista, ma addirittura un genio della musica, siano necessari e sufficienti abnegazione ed estremo sacrificio. e qui non ci siamo.

"charlie parker non sarebbe mai diventato bird se jo jones non gli avesse tirato dietro un piatto". ma ne siamo proprio sicuri? e dobbiamo allora supporre che ci fosse sempre un jo jones a tirar dietro piatti e quant'altro anche a coltrane, a davis, eccetera?

quello che damien chazelle evita di dire per tutto il film è che abnegazione, esercizio e volontà non contano un cazzo senza il talento, che puoi essere anche il batterista più veloce del mondo, ma prima o poi inevitabilmente arriva qualcun altro che prende il tuo posto nel guinness book of world records e il tuo posto nella storia se ne va ingloriosamente.

andrew neiman (ovvio alter ego del regista, che da giovane suonava la batteria) contraddice se stesso costantemente, anche nella scelta del mito che lo ispira, cioè charlie bird parker. è vero che parker, in gioventù, si esercitava sullo strumento anche quindici ore al giorno, ma se poi parker è diventato la leggenda della musica che è, non lo deve tanto all'esercizio quanto alle sue intuizioni, che gli permisero di creare uno stile e un linguaggio nuovi, qualcosa che fino ad allora non c'era stato:

Bird era un solista ed era, come dire? isolato. Non si poteva imitare a meno di copiarlo e non si poteva copiarlo a meno di essere dei sassofonisti. [...] Non c'era nessuno che sapesse suonare come Bird allora, e neanche oggi c'è. (miles davis)

e il bello è che neiman parla sempre di parker, ma per ovvi motivi ascolta buddy rich, che peraltro è uno dei maestri riconosciuti della batteria, fonte di ispirazione e modello di riferimento per moltissimi batteristi jazz e rock. solo che ha avuto una vita troppo "normale" per essere considerato un mito, e neiman vuole diventare "il migliore di tutti", chissenefrega se il mito è morto a 34 anni strafatto di alcool ed eroina e talmente devastato che il medico legale, non conoscendolo, gli aveva attribuito vent'anni più di quelli che aveva? ma d'altronde lo diceva già vinicio capossela vent'anni fa, che "il grande mito ci ha fregato/che sei un eroe se sei suonato". l'unica cosa sensata che ho sentito dire nel film, l'ho sentita dire da un (credo) cugino di neiman, a tavola. cito a memoria: "come si fa a giudicare qual è il miglior musicista? non è soggettivo?". il cugino viene immediatamente fatto passare per un mediocre che non ha un futuro. alè.

allora, neiman/chazelle, delle due, l'una: o credi veramente che chiuderti nello stanzino della batteria dodici ore al giorno finché le mani non ti sanguinano ti farà diventare il nuovo charlie parker, oppure ammetti che per quanto ti eserciti, se non possiedi genio, talento e intuito, al massimo potrai diventare un affidabile musicista di fila, ma alla fine nessuno si ricorderà di te al di fuori dell'ambiente. non a caso esiste un film sulla vita di charlie parker, ma non uno sulla vita di buddy rich.

gli americani (ma sarebbe più corretto dire: gli statunitensi) credono davvero che ricevere un addestramento da marine sia utile a far venire fuori il carattere e anche il talento, in ogni ambito, negando di fatto che, se hai talento, ce l'hai anche se sei indisciplinato e inaffidabile e che se il talento non ce l'hai, non ci sarà nessun sergente fletcher che te lo farà venir fuori a calci nei denti. e certi eroi americani son diventati tali anche senza disciplina militare, ma fa più comodo pensare il contrario: "il nuovo charlie parker non avrebbe mai rinunciato". e come, no?

vi lascio con una canzone, dedicata a tutti quelli che "all'una e trentacinque circa" hanno invariabilmente avuto a che fare con qualche esercente recalcitrante a pagarti, che forse lo faceva per far venire fuori il tuo vero talento, attraverso la mortificazione.

mercoledì 18 febbraio 2015

birdman: la percezione della realtà



sto ancora elaborando. ho visto il film venerdì e mi sta ancora risuonando in testa, come tutte le cose che non si prestano a una lettura superficiale - anzi: chi va a vedere un film del genere pensando a due spensierate ore di intrattenimento resterà totalmente deluso.

il tema è la realtà, la verità, e la loro percezione: come noi cambiamo noi stessi per adattarci alle nostre percezioni, piuttosto che accettare che esiste una realtà oggettiva, e come si fa a discernere, e i vari livelli di verità o, se preferite, di onestà intellettuale verso se stessi e il resto del mondo.

se e quando avrò finito di ragionare, vi terrò informati sui risultati.

edit del 19 febbraio: iñarritu si è parecchio divertito a farci entrare e uscire, e quando dico farci intendo noi spettatori, riggan thomson e michael keaton: si entra e si esce dalla testa del protagonista, si entra e si esce dalla realtà della rappresentazione (?), si entra e si esce da keaton (batman/birdman). perdersi diventa molto facile, sia per il protagonista che per gli spettatori. e iñarritu, che di mestiere non fa il regista ma il figlientrocchia, mette in mano a ed norton una copia di labirinti di borges (continua).

edit del 20 febbraio: a prescindere dal fatto che sia più o meno importante, se non merita l'oscar michael keaton, non vedo chi. riesce contemporaneamente ad essere michael keaton, l'attore riggan thomson, la privata persona riggan thomson, birdman e anche la proiezione della somma di tutti questi nella testa di thomson. una cosa sola thomson non riesce ad essere: la proiezione che gli altri fanno di lui su di sé: non riesce ad essere un marito accettabile, un padre accettabile, un attore finito, una persona definita da un ruolo.

realtà e finzione continuano a confondersi, a mescolarsi, a scambiarsi di posto. la compagna di thomson che rivela di essere incinta, ma poi in realtà non lo è, e il suo personaggio che "i had no idea of being pregnant, and i never intended telling him. [...] i didn't want that baby. not because i didn't love nick and not because i didn't love the idea of it, but just because i wasn't ready to love myself". (non immaginavo di essere incinta, e non ho mai voluto dirglielo. non volevo quel bambino. non perché non amassi nick e nemmeno perché non amassi l'idea in sé, ma solo perché non ero pronta ad amare me stessa).

ci sono cartine di tornasole, in una relazione, che indicano in maniera abbastanza inequivocabile la sua qualità. evitare di fare un salto di qualità, di prendere una decisione o rimandarla sine die, è sintomo di mancanza di amore, ma non per l'altro quanto per noi stessi. non abbiamo abbastanza autostima per credere di potercela fare anche quando si passa al livello superiore (questa sì, parla di te).

sopra ho scritto "realtà della rappresentazione", seguito non a caso da un "(?)" per evidenziare l'ossimoro. questo diventa evidente nella scena in cui thomson irrompe nel teatro dall'ingresso della platea, in mutande perché l'accappatoio è rimasto incastrato nella porta che lo ha chiuso fuori. ovviamente, non ha in mano la pistola che serve a minacciare gli amanti nel letto, e il pubblico in sala ride e rumoreggia nel vedere che lui punta minacciosamente il dito. qual è il limite minimo che ci rende accettabile la sospensione della credulità? lo spettatore sa bene che quella a cui assiste è una messa in scena, che nessuna delle persone che vede "sente" realmente le emozioni che gli attori mostrano, che la pistola è caricata a salve e che nessuno muore davvero. però ha bisogno che la sospensione della sua credulità sia sostenuta da simboli, feticci: in  mutande e senza pistola, ed/riggan non è davvero minaccioso, è solo ridicolo, nonostante le battute e il timing siano perfetti. questo, iñarritu lo sottolinea con la sua scelta stilistica dell'apparente unico piano sequenza: ci sono alcuni momenti che indicano chiaramente l'esistenza di un montaggio digitale, nemmeno troppo nascosti. un osservatore superficiale però riesce a credere che tutta l'azione sia filmata in diretta. forse.

peraltro il personaggio di ed norton dice "io fingo ovunque, tranne che sulla scena", pretendendo che il suo mestiere di attore gli consenta di essere più vero della sua stessa persona. se davvero così fosse, si tratterebbe di un disturbo grave della personalità: ne verrebbe fuori un ottimo attore, ma una pessima persona. probabilmente troverà redenzione grazie all'intervento della figlia di thomson, che lo spinge ad essere più persona e meno personaggio:
"truth or dare?"
"truth"
"no."
"truth!"
"noo. truth or dare?" (sorride).
la maniera in cui è pronunciato quel "noo" è più pregna di significato di qualsiasi tentativo di smontare un castello di convinzioni con la logica: è detto con un'intonazione da bambino che decide che è ora di smettere di giocare. un bambino deluso che le cose non vadano per il "verso giusto", per il verso di un bambino che ha solo occhi innocenti per vedere il mondo così com'è, senza sovrastrutture. non le interessa una verità costruita ad arte, le interessa un uomo capace di osare - prima di tutto contro se stesso (inserire qui un'interpretazione psicoanalitica a caso sulla mancanza da parte di sam di una figura paterna/di riferimento valida).

EDIT FINALE CON SPOILER: secondo me, quando thomson si butta dal tetto del palazzo e vola, s'è realmente buttato ed è rimasto in fin di vita. le immagini che seguono documentano il suo delirio onirico comatoso, fino alla morte, che lui rappresenta a se stesso come l'ennesimo volo dalla finestra dell'ospedale: l'unico modo che ha, peraltro, di liberarsi del suo ingombrante alter ego piumato, che finalmente riesce a vedere nella sua banalità, seduto sulla tazza del cesso, dopo aver ceduto alle sue lusinghe di un futuro ancora glorioso insieme ("addio e vaffanculo"). la confusione tra realtà e rappresentazione ("state girando un film?" "un film, sì") arriva alle estreme e tragiche conseguenze e, nel delirio che segue, thomson assolve se stesso per tutti i suoi peccati, inventando un successo clamoroso fin dall'intervallo, facendo le ultime confessioni alla moglie, portando sul palco l'elemento reale ultimativo: una pistola vera e carica, con cui però non riesce a uccidersi, cosa che gli permette di avere il tempo di godersi il suo quarto d'ora di fama e gloria. nel momento stesso in cui smette di esistere, diventa reale sotto tutti gli aspetti trattati fin là: vero nella sua cruenta rappresentazione scenica, vero nel dimostrare di essere un attore, anche alla critica teatrale che è l'unica che non gli tributa la standing ovation e se ne va stizzita, vero per i social media che lo incoronano come trending topic.

chi siamo? siamo quello che crediamo di essere o quello che gli altri credono di noi? il pregiudizio che ci precede o ciò di cui siamo realmente capaci? non c'è altra via che la morte per sfuggire all'equivoco?

mercoledì 11 febbraio 2015

servi della gleba a testa alta

quello che segue l'ho copiato pari pari da un forum di frequentatori di escort e prostitute (di cui non vi darò il link nemmeno sotto tortura). nel forum in questione gli utilizzatori finali (da ora in poi UF) si scambiano informazioni e recensioni (sic) sulle ragazze presenti sulla piazza. gli interventi sono estrapolati da un unico topic che quindi riguarda sempre la stessa ragazza. sorvolo su refusi ed errori ortografici, in corsivo le mie annotazioni.

UF1 quello che mi ha colpito di questa ragazza è la veridicità delle foto.
con la maggior parte degli annunci con foto false o vere ma ritoccate, vi garantisco che le foto dell'annuncio di questa ragazza, sono vere e senza ritocchi, quindi quello che vedete sulle foto e quello che troverete, una ragazza fisicamente perfetta, soda e tonica, l'unica cosa è il seno non troppo grande.
mi ha aperto la porta con tacchi alti che slanciavano ancora di più il suo fisico e con perizoma nero che metteva in mostra tutto il suo bel lato B.
parliamo un pò è abbastanza socievole e simpatica, ci accordiamo per il minimo 50 euro BJ e rai1
veniamo alla prestazione: iniziamo subito con BJ me lo incappuccia subito senza prima farmelo drizzare, inizia a pompare, discretamente; dopo un pò chiedo un 69 acconsente ma io dovevo solo guardare, non dovevo ne leccare ne toccare (guardare e non toccare? me sa che a 'sto 69 manca qualche numero...), rimango un pò deluso, ma anche solo guardare, vi assicuro che è una vista spettacolare è veramente ben fatta ed un pircing sulla figa.
dopo un pò si unta la figa con la cremina e glie lo inserisco con lei sopra girata di culo, anche qui gran bella visuale, la pompo un pò per poi passare alla pecorina e poi venire nel cappuccio con lei sotto ed io che la pompo da sopra.
alloro ricapitolando, la prestazione in se per se mi ha un pò deluso in quanto lei un pò fredda e poco passionale (prova a dirle che l'ami), forse la cosa è derivata dal fatto di aver concordato il prezzo minimo, forse con un regalino più grande era diverso (ecco, meglio), ma non glie l'ho chiesto (e ma allora sei de coccio).
nel complesso sono soddisfatto xchè cmq è socievole abbastanza simpatica ma soprattutto lei fisicamente è veramente ben fatta una gioia per gli occhi.
a chi piace anche l'aspetto estetico credo che sia una delle migliori che ho trovato.
la prossima volta ci ritornerò con un regalino pìù alto per vedere se si scioglie un pò più nella prestazione.

giudizio sintetico: è un cadavere, ma pur sempre un bel cadavere. ergo, daje.

UF2 Scusate, ma questa donzella è rumena....

UF1 no, lei dice che è francese (seh. e io sono un maestro jedi).
adesso riceve nello stesso appartamento di XXXXX, finchè lei non c'è.
prima riceveva in via xxxxxxxxx e prima ancora mi sembra in via xxxxxxxx.
è perfetta e soda, gli manca solo un pò di seno è vero (tu continua ad andarci che poi il seno nuovo se lo compra. magari in francia).

UF2 forse non sei esperto o ferse cadi dalle nuvole eheheh
xxxxx e yyyyyy esercitano insieme e sono amiche....
la bionda esercitava con yyyyyy nello stesso appartamento...
Lei è rumena al 100%...
come cavolo fai a non capirlo? eheheh

UF3 Rispetto alle foto il culo è meno tondo molto più piatto seno piccolo una prima.
Tagliamo corto con i convenevoli e passiamo subito ai fatti
Bj coperto di buona fattura e Rai 1 con varie sigle.
Lei è molto educata, gentile ma freddina e "professionale"
Esperienza senza infamia e senza lode.
Comunque lei è francese come io sono kazako!!!!!!
È romena!
Non c'ha neanche l'erre moscia!

ricapitolando: non è francese, non ha le tette e mò vien fuori che nemmeno il culo è un gran che. in compenso son tutti d'accordo sul fatto che sia un cadavere.

UF4 Dalle foto, che comunque credo proprio siano sue, sembra ancor piu' tonica e perfetta ma nella realtà paga un seno inesistente e a mio giudizio l'eccessiva magrezza (aoh, sempre peggio... ormai ha più recensioni negative di unbroken). Di viso a mio gusto molto carina (evviva!).
Bj coperto e troppo meccanico, sembra che aziona uno stantuffo a ripetizione...
Confermo come detto da altri che è molto gentile e cordiale ma davverro fredda nel rapporto... non si fa minimamente toccare ne ti tocca, insomma un corpo abbandonato che emette piccoli e finti gemiti ai quali dopo un po' che la pompavo senza venire ci ha aggiunto un sospiro spazientito (ah, l'amour, l'amour...).
Vi garantisco che sono di bella presenza e curato e quindi il fatto che non mi ha nemmeno toccato lasciando le mani abbandonate tipo fosse svenuta mi ha dato tremendamente fastidio.
Non credo affatto che aumentando il rate possa cambiare questa sua attitudine, quindi sarebbe solo il "servizio aggiunto" che si traduce in bj scoperto... o in maggior tempo... ma che ci sto a fare piu tempo con una bambola gonfiabile vivente?
In conclusione non ci tornerei assolutamente seppur una bella ragazza.

giudizio sintetico: perlomeno abbiamo rovesciato i termini della questione: è bella (con riserva), ma è pur sempre un cadavere.

UF5 La tipa è un abitue di Xxxxx. Già due anni fa circa la frequentava assiduamente durante la settimana lavorativa , "ritornando" in Romagna nel fine settimana ( Zona Faenza/Ferrara ) . Chiavata quattro o cinque volte , con molta calma a 70 rose Cad. BBJ , Daty e RAI 1 . La tipa era fisicamente molto carina, molto teen , sembrava la classica nipotina , delle superiori . Quella che segretamente ce lo fa venire duro a tutti noi punter , quando la incontriamo per strada . Esteticamente gustare le sue carni sode e tenerelle è stato molto godurioso , ma solo due volte sono riuscito a farla bagnare . Il problema è che ha un atteggiamento da cadavere , volge lo sguardo verso il muro e chiude gli occhi . Invero non mi ha mai fatto richieste di accellerare la pratica, ma gli incontri sono stati molto apatici . Sono un bell'uomo, ho cercato di trattarla sempre bene , ho anche portato dei cioccolatini per stemperare gli imbarazzi, ma niente . Un peccato, perchè aveva un persing vicino al clitoride , con un cristallo swarosky incredibile . Sotto le luci della camera da monta, brillava e faceva proprio un bello spettacolo . Entrati comunque in confidenza , la tipa è socievole e spiritosa , è una bambina biricchina . Mi ha detto che ha lavorato al PEPE NERO come cameriera , e mi ha mostrato alcune foto del locale con lei tutta bardata , con intimo e tacchi fluorescenti . Faceva una bella figura . Insomma il materiale fisico c'è , ma il mestiere non fa prorio per lei , secondo me non gli piace proprio scopare (ma dai?? e io che pensavo fosse una novella bocca di rosa che lo faceva per passione), il che per certi versi è anche peggio . Non è un missile per vocazione , ma lo è comunque in modo involontario . Il mio giudizio negativo era stato anche di altri colleghi . La tipa già allora , si lamentava del poco lavoro e nella difficoltà di pagara l'affitto . Dopo questi incontri è sparita ed è andata a battere nella zona di Firenze , dove si pubblicizzava su Escort INN , come "studentessa Romagnola" . Ma anche anche in quella occasione non ha riscosso il plauso dei clienti che non hanno che potuto segnalare il comportamento molto negativo di questa Pay . In definitiva una bella che non balla , un vero peccato . ... :(

giudizio sintetico: si sente che il tipo è uno navigato, addirittura è uno che le puttane le fa bagnare. vuoi vedere che sono davvero un maestro jedi e non lo sapevo?
per inciso: una battuta che circola in giro e che contiene più di un fondo di verità è quella che dice: noi maschi non andiamo a puttane per il sesso, ma per non dover chiamare il giorno dopo. e io mi dovrei sorbire le lagnanze della tipa che non lavora abbastanza? facepalm.

UF1 dopo la mia prima recensione, sono ritornato un paio di volte da lei, ma credo che non ci andrò più.
rimango dell'idea che fisicamente è molto ben fatta, soda e con una bella pelle, ma trombare una bambola è più eccitante e poi sempre a lamentarsi dell'affitto, che non ha lavoro.... e ci credo con quel carattere....
non ci andrò più....

nota finale: i conti in tasca. almeno cinque persone hanno dichiarato di essere stati con questo cadav... con questa questa ragazza anche più volte, spendendo cifre che vanno dai 50 ai 70 euro ogni volta (più cioccolatini). la conoscete la barzelletta del tipo che va al cinema con l'amico carabiniere? a un certo punto c'è la scena di un incontro di boxe tra un pugile bianco e uno nero. il tipo fa all'amico carabiniere: "scommetti 50 euro che vince il nero?"
"andata: 50 che vince il bianco".
l'incontro finisce e il pugile nero ha vinto, il carabiniere mette mano al portafogli. "metti via, ti ho preso in giro: il film l'ho già visto, lo sapevo che vinceva il nero".
"a dire il vero, il film l'ho già visto anche io, ma oggi il bianco mi sembrava più in forma".
ecco: questi qua al pugile bianco han portato pure i cioccolatini.

ho la fronte tumefatta.

lunedì 9 febbraio 2015

posti stupendi in cui so che non andrò mai più

“The reason women are turning you down for casual sex seems to be that, for one thing, a lot of you are calling them sluts afterward. Also, a lot of you aren’t bothering to try to be good in bed.” 
(Terri Conley, professor of psychology and women’s studies at the University of Michigan).

il fatto che la maggioranza non abbia sempre ragione credo sia ormai universalmente evidente, come pure il fatto che se intere categorie di persone adottano una reazione standard a un comportamento, questo significa che il comportamento è altrettanto standard. in altre parole, il maschio medio effettivamente fa questo: si lamenta che le donne non siano "di mentalità aperta" (riguardo il solo sesso, ovviamente), poi, quando ne trova una, o più spesso riesce a convincerla ad "aprire la sua mentalità", non si preoccupa del piacere della sua partner occasionale e poi dice in giro che quella è una zoccola perché gliel'ha data troppo facilmente. in questo desolante panorama, un uomo che non si comporti così, anche se è ben conscio del proprio valore e del fatto che non farà mai sesso con una donna senza curarsi del suo piacere prima del proprio, anche se non chiamerà mai "zoccola" una donna fuori dal letto, dovrà lavorare perlomeno il quintuplo per convincere una donna che no, cara, io non sono come tutti gli altri.

un uomo come me, per esempio.

sesso e musica sono state le due grandi passioni della mia vita, e ho avuto verso entrambe lo stesso atteggiamento, nonché un rapporto, una storia molto simili. ho fatto tante di quelle similitudini tra sesso e musica che ormai mi sto convincendo che siano la stessa cosa, avvertita con organi di senso differenti. un po' come il suono e la luce: si tratta sempre di frequenze elettromagnetiche; le prime, più basse, le captiamo con le orecchie, le seconde, più alte, con gli occhi. ma lasciamo da parte la fantascienza.

anche nella musica c'è un periodo in cui ti masturbi e basta: suoni da solo, studi (oppure no), ti convinci che sei bravo ed è molto appagante: almeno finché non trovi qualcuno con cui devi dimostrare quello che sai fare. là devi decidere: o continui a crederti un genio anche se ti dimostrano che sei un povero coglione, oppure abbassi le orecchie, impari e migliori (capita anche che ti lascino continuare a credere che sei un genio pure se sei un coglione conclamato, ma questa è un'altra storia). io son del genere che, quando trova qualcuno da cui poter imparare, abbassa le orecchie volentieri. è questo che fa una mente aperta: impara; e quando hai imparato qualcosa di nuovo e di bello, non c'è cosa migliore che riuscire a condividerla con chi abbia ricevuto la stessa illuminazione, ovvero anche metterne a parte chi non c'è ancora arrivato, ma ha le potenzialità o il talento che servono per padroneggiare la tecnica: così, insieme, si cresce ancora e ci si influenza reciprocamente, innescando una spirale virtuosa.

finché si rimane nell'ambito musicale, tutto procede: frequenti un ambiente di musicisti, suoni, ti fai sentire, il tuo nome comincia a circolare e, al netto di antipatie e raccomandazioni, puoi mietere il successo che meriti e toglierti belle soddisfazioni. ma nel sesso, come si fa? mentre fai sesso non ti puoi esibire, e tante ragazze (probabilmente sempre per mettersi al riparo dai comportamenti esplicitati a inizio post) vengono a letto con te solo se ti impegni in una relazione. che poi a me la cosa non è mai dispiaciuta, perché anche nel sesso vale la regola che practice makes perfect e non sempre la prima volta trovi il giusto affiatamento, ma - sempre per quella cosa che le performances non sono pubbliche - uno dovrebbe poter aver modo di verificare se il partner che hai scelto è davvero quello con cui potrai andare d'accordo per il resto della vita. insomma, un po' più di elasticità, anche nella gestione dei sentimenti, non avrebbe guastato.

ma tant'è, son diventato grande nell'italia provinciale di fine ventesimo secolo e quindi ho giocato con le carte che avevo a disposizione. mi è sempre piaciuto sperimentare, ma non  mi piaceva disperdermi: ho sempre avuto necessità che la mia partner mi fosse complice e che avesse una curiosità perlomeno simile alla mia. ho sempre preso malamente i "no" dettati da mancanza di fiducia e dalla paura di perdermi. sarà stata colpa mia che non son riuscito a far capire che l'unica maniera per tenermi accanto è quella di lasciarmi andare, oppure sarà colpa della solita maggioranza che solitamente usa le proprie conquiste erotico-sentimentali come trampolino per il proprio ego, chissà. il fatto è che ero sempre io a cercare di alzare il livello, e sempre io quello a cui veniva chiusa la porta in faccia.

e dovevo ricominciare da capo, a cercare una donna che fosse prima di tutto sessualmente attiva e curiosa, e poi magari che mi amasse, anche, per ciò che sono e non per ciò che potevo essere per lei. ma anche a una sana avventura di sesso non avrei detto no, a patto che non fossi costretto a indegne sceneggiate, più consone a un corteggiamento a scopo di matrimonio, men che meno avrei disdegnato avere una trombamica, come si dice con brutta parola, ma gli episodi davvero soddisfacenti sono stati talmente pochi da non meritare menzione. non nego di aver usato, in un certo periodo della mia vita, le mie capacità di seduzione come ricostituente per la mia autostima: andavo in cerca di bersagli facili come casalinghe annoiate o donne comunque trascurate dai propri partner, ma non è durata molto. sostanzialmente, è un tiro al piccione, dove non fa differenza se sei buffalo bill o una recluta che non aveva mai visto un fucile prima.

e quindi da capo, a scandagliare il territorio per vedere se c'è una donna che mi somigli un po' e dopo, trovatala, cercare di convincerla che non sono come gli altri - perché c'è da dire che anche la mia apparenza esteriore non mi aiuta: a parte che non sono esattamente il tipo che ti giri a guardare per strada, non sono nemmeno il classico compagnone che si capisce subito che con lui ti ammazzerai di risate. il commento che ho più spesso ricevuto a posteriori è sempre stato: "che sorpresa sei! e chi se lo poteva immaginare??". sapevo suonare la chitarra, sapevo scopare mica male, in entrambe le cose ho sempre messo passione e rispetto per l'altro, ma non mi sono mai atteggiato per questo. e per questo motivo ho suonato molto meno di quanto mi sarebbe piaciuto, e idem ho scopato molto meno di quel che mi sarebbe piaciuto.

e adesso? di suonare, ho smesso da anni, tranne rari strimpellamenti privati, e anche riguardo al sesso son tornato allo stato masturbatorio dell'adolescenza, magari non con la stessa frenesia. la curiosità sessuale è una caratteristica dell'età giovanile; le donne più attempate, più che essere curiose, si buttano via perché sanno che ormai non hanno niente da perdere. peraltro, la decadenza fisica può essere rallentata, ma non evitata; il fisico si appesantisce, i tessuti cedono e non è un bello spettacolo. non ci vuole massimo catalano per dire che è molto meglio far sesso con una bella ragazza giovane piuttosto che con una donna de una certa con pancia e cellulite. e d'altra parte, capisco che, in quanto uomo de una certa con pancetta e non più tanto tonico, non rappresento esattamente un simbolo del sesso. è andata così: nel bene e nel male, i've had my share, come dicono oltremanica. ho da recriminare solo sul fatto di aver incontrato la complice perfetta quando ormai ero avviato verso la decadenza (vabbè che l'estetica non è tutto, ma in certe questioni ha la sua importanza, e il mondo swinger è essenzialmente edonistico) e soprattutto in un periodo in cui non sono per niente padrone della mia vita, ma posso dire che mi sono divertito, via.

lunedì 26 gennaio 2015

"pensavo di avere più tempo"


lo dico subito: boyhood è un film monumentale, e con questo mi unisco alla nutrita schiera dei suoi elogiatori: non andare a vederlo sarebbe solo un errore.

protagonista vero e unico di quasi tre ore di proiezione è il tempo, e con lui le modificazioni che avvengono interiormente ed esteriormente nelle persone. la crescita di mason ne è l'esempio più evidente, ma tutti indistintamente subiscono l'avanzare del tempo e le modificazioni che lentamente ma inesorabilmente accadono.

tutto quello che, in duecento altri film che abbiamo visto, sarebbe stato un pretesto per uno "scatto" in avanti o indietro del protagonista, la scintilla che gli cambia la vita, qui è in sottofondo, uno dei tanti eventi che la vita ti pone davanti nel tuo cammino. trovo geniale, per esempio, l'intuizione di linklater di aver inserito oggetti tecnologici in ogni fase della narrazione, come se avesse saputo dall'inizio "come andava a finire", cioè che la tecnologia, specialmente quella applicata alla comunicazione, sarebbe andata a costituire parte integrante della vita di molti, e questo non avviene in maniera puntiforme, non esiste un prima e un dopo, tutto è un lungo durante che non ha un inizio né una fine, perché noi diveniamo ciò che siamo giorno per giorno, in una lenta costruzione di episodi in apparenza insignificanti.

questo film è l'esemplificazione estrema di quel che diceva john lennon: "la vita è quel che ti succede mentre fai programmi". tutti quelli che nel film credono nelle regole immutabili e che cercano di imporle sono destinati a fallire, mentre meglio riesce chi sa adattarsi al mutare delle condizioni, magari anche rivedendo al ribasso le proprie aspettative, o cambiando punto di vista sulle cose in maniera anche radicale. come dice la ragazza nel dialogo finale: sai quando qualcuno ti dice "cogli l'attimo"? non lo so, io invece credo che succeda il contrario: nel senso che è l'attimo che coglie noi. e con queste semplici parole viene ribaltato tutto un sistema basato sulla rigida programmazione, sulle regole da seguire per il successo. chi si aspetta qualcosa dalla vita, come una sorta di ricompensa per quel che si è fatto e costruito, può solo constatare - anche con amarezza -  che non esiste niente di tutto questo, anche se non è esattamente vero che, una volta che tuo figlio se ne va via da casa, "non rimane che morire". non puoi fare affidamento su quel che pensi sarà il tuo futuro, perché è il concetto di futuro che è ingannevole di per sé: tutto ciò che esiste è qui ed ora. e linklater lo dimostra con un qui ed ora lungo dodici anni.

qualcuno, in una critica non ricordo dove, ha lamentato che nel film "non succedesse niente". è vero, in questo senso è un film molto poco hollywoodiano: quando il patrigno (uno dei) di mason si lancia in un sorpasso azzardato in preda all'alcool, l'auto non sbanda, non decolla sfruttando il parafango di un'altra parcheggiata e poi non esplode in volo, che è esattamente ciò che il più delle volte (fortunatamente) accade nella vita reale: a pochi sfortunati capita di pagare direttamente per le cazzate che fanno, più spesso un bello spavento è tutto quel che se ne ricava. più volte durante il film mi è venuto in mente il monologo finale di the big kahuna (e credo proprio che linklater lo avesse in mente anche lui): molti grandi sistemi di pensiero, ivi incluse le religioni, che pretendono di insegnarti come si sta al mondo attraverso precetti e divieti imposti a suon di dogmi sono tanto meno efficaci di poche, semplici istruzioni per l'uso, tipo: "non dimenticarti il filo interdentale".

lunedì 19 gennaio 2015

and this is why we can't have nice things


sono andato a vedere storie pazzesche, film argentino di damiàn szifron, nell'ambito dell'iniziativa cineforum dei cinema the space, quindi con critico in sala che cura un'introduzione e il dibattito al termine (alla notizia che ci sarebbe stato un dibattito, non ho potuto non pensare a moretti, ma vabbè).

aver visto il film aiuterebbe a comprendere il mio punto di vista, ma diciamo che l'esposizione asciutta della trama che fa wikipedia potrebbe essere sufficiente; un altro indizio sta nel doppio senso del titolo, che nella traduzione va perso: infatti relatos salvajes sta sì per storie assurde, se vogliamo, pazzesche, ma anche per storie selvagge, che è invece il punto centrale della faccenda. in effetti, in ogni storia viene raccontata la personale indulgenza del/dei protagonista/i verso una reazione violenta, a volte sproporzionata, quasi sempre irrazionale. difficile riuscire, di volta in volta, a mettersi dalla parte dell'offeso o dell'offensore: in qualche modo, tutti hanno torti da riparare o per cui fare ammenda.

questo, se siete persone di intelligenza media e capaci di spirito critico nei confronti di un'opera dell'ingegno umano.

se invece siete dei minus habentes, sarete tentati di schierarvi con l'uno o con l'altro fino a pensare che "aveva ragione" e magari anche che "ha fatto bene a fare ciò che ha fatto".

quante volte sentiamo la classica invettiva da bar contro la burocrazia e le vessazioni a cui siamo costretti a causa sua con il suo classico finale "ma tanto prima o poi ci metto una bomba"? ecco: nell'episodio "bombita" (bombetta) succede esattamente questo: un ingegnere esperto in demolizioni subisce - per due volte: no comment - la rimozione dell'auto parcheggiata in sosta vietata. esasperato da quello che ritiene un abuso, in aggiunta a una delicata situazione familiare, tanto che la moglie chiederà il divorzio e l'affidamento esclusivo della figlia, nonché dal muro di gomma che gli viene opposto dall'ottusità degli impiegati pubblici a cui si rivolge per ottenere "giustizia", prima dà in escandescenze prendendo a copi di estintore il vetro divisorio di uno degli uffici, poi elabora una più complessa "vendetta", facendosi rimuovere di nuovo l'auto, stavolta con il bagagliaio pieno di esplosivo. "bombetta" viene condannato dalla giustizia ordinaria, ma assolto con formula piena dall'opinione pubblica, ivi compresi i suoi compagni di galera e la moglie ravveduta, che lo acclamano (tutti) come un eroe, una sorta di vendicatore.

per fugare ogni equivoco, espliciterò come la penso. seguiamo il percorso di "bombetta" durante l'episodio a lui dedicato: si attarda al lavoro senza un motivo reale, parcheggia in sosta vietata (onestamente, non ho fatto caso se si vedesse o no il divieto, ma mi pare strano che fosse del tutto invisibile) davanti alla pasticceria dove deve ritirare il dolce per il compleanno della figlia, gli viene portata via l'auto dal carro attrezzi, va a recuperare l'auto e per far tutto questo fa irrimediabilmente tardi per la festa della figlia. a casa, la moglie gli rimprovera di essere poco presente per la famiglia e gli comunica che questo avrà delle conseguenze. il giorno seguente, si reca presso un secondo ufficio comunale per protestare contro l'iniquità (a suo dire) della sanzione patita, ma l'impiegato ha dalla sua il verbale dei vigili e comunque non può accogliere reclami. l'ingegnere dà in escandescenze e cerca di spaccare il vetro divisorio a copi di estintore: viene allontanato dalla sicurezza e portato in carcere. qualche applauso, però, sorge spontaneo tra gli altri, in fila agli sportelli. l'avvocato che lo fa uscire gli fa presente che la pubblicità che il suo gesto ha inevitabilmente avuto non è stata gradita dalla ditta per cui lavora, che ha deciso di fare a meno di lui. questo gioca a suo sfavore nell'udienza preliminare per il divorzio: il comportamento violento dimostrato e la temporanea disoccupazione sono argomenti sufficienti per far decidere al giudice contro l'affidamento congiunto. successivamente, si reca presso un'altra ditta per ottenere un colloquio di lavoro, ma trova ad accoglierlo solo diffidenza; in aggiunta, ha parcheggiato di nuovo in sosta vietata e la macchina gli viene nuovamente rimossa. a questo punto, mette in atto la sua personale vendetta: mette dell'esplosivo nel bagagliaio e lascia l'auto deliberatamente in sosta vietata; quando viene portata al deposito, fa esplodere la carica, che fortunatamente provoca danni solo alle cose (peraltro pubbliche). l'ultima scena ci mostra l'ingegnere detenuto che riceve la visita della non-tanto-più-ex moglie e della figlia, che gli portano pure una torta, e tenuto in grandi stima e considerazione dai "colleghi" carcerati, compresi certi tipetti che te li raccomando, nonché dall'avvocato che gli aveva comunicato il benservito da parte dell'azienda, mentre in sovrimpressione passano titoli di giornale e tweet dalla rete che inneggiano a "bombetta", diventato una specie di eroe nazionale, con tanto di hashtag #BombettaLiberoSubito.

secondo voi, qualcuno ci ha fatto una bella figura?
"bombetta" antepone il suo orgoglio di automobilista vessato al compleanno della figlia; poi, se la prende con gli impiegati comunali - ultime ruote del carro - e infine, nonostante sia in evidente torto e recidivo, distrugge dolosamente l'autoparco comunale (e verosimilmente anche l'automobile di qualcun altro che non c'entrava niente);
la di lui moglie coglie al balzo l'opportunità di dipingerlo come un violento nullafacente per ottenere un assegno di mantenimento maggiore e l'affidamento esclusivo della figlia;
il potenziale nuovo datore di lavoro preferisce privarsi di un collaboratore capace (lo aveva dimostrato) a causa della cattiva pubblicità che lo precede;
l'autorità (rappresentata dai vigili e impiegati comunali) fanno mostra solo di ottusità e noncuranza verso i cittadini;
l'opinione pubblica... già, qui sta il bello, perché al termine del film, durante il dibattito, si son sentite più voci di fondo che dicevano che, tutto sommato, "bombetta" aveva fatto bene, e lui sì che ci ha messo una bomba, come si meriterebbero certi che so io.

in tutti gli episodi, tranne il primo, c'è un'esplosione sproporzionata di violenza scatenata da risentimento e frustrazione, un cedimento alle umane passioni che rende ciechi portatori di morte e distruzione, dove non esiste più alcun limite etico o di buon senso, ma tutto risulta emendabile in virtù dei torti subiti in passato (o poco prima). ventimila anni di storia dell'umanità non riescono ancora a insegnare che cedere alla passione violenta non è una soluzione ai problemi, ma non solo sono in tanti a preferire questa opzione alla ricerca della giustizia tramite il perseguimento della verità, ma chi mette in pratica i mezzi più sbrigativi viene seguito dall'invidia di molti altri.

e siamo anche arrivati al punto in cui non siamo più nemmeno capaci di riconoscere i nostri difetti, nemmeno quando qualcuno ce li mette davanti agli occhi e ce li dipinge come tali in maniera piuttosto inequivocabile.

forse, nel proiettare il film nelle sale italiane, la distribuzione avrebbe fatto bene a far precedere il film dall'avvertenza: "non è un suggerimento".

p.s.: la locandina italiana dice: "per rispetto delle vicende e dei personaggi si prega di ridere con moderazione". a me pareva che non ce fosse quasi mai un cazzo da ride, ma de gustibus...

venerdì 16 gennaio 2015