mercoledì 26 giugno 2013

quattro biagianti. e quanti, se no? tutto il calendario!

insomma, a quanto pare c'è stata una smentita a proposito di ciò che sarebbe avvenuto negli spogliatoi del catania calcio lo scorso aprile. mah. la smentita mi sa più di exscusatio non petita che di altro, specialmente con quel riferimento al pesce d'aprile che, fatto il giorno 15 invece del 2 o del giorno stesso, è credibile quanto una banconota da 30 euro. e in ogni caso l'episodio smentito è talmente gustoso che merita di essere trattato come vero, come ogni buona leggenda metropolitana che si rispetti.

ho pertanto deciso di adottare una mia personalissima scala di misurazione dell'incazzatura, la cui unità di misura è il biagianto e il cui valore va da 1 a 12, con riferimento alle pagine del calendario che il calciatore avrebbe staccato dalla parete per infamarne tutti i santi colà ricordati. volendo, in casi particolareggiati, si potrebbe introdurre anche una frazione di biagianto, pari a 1/30 dell'unità di misura principale, ma son calcoli da ragioniere che credo nessuno avrà voglia di fare. la possibilità, comunque, per chi vuole, c'è.

si mette a piovere proprio quando devi scendere dalla macchina? mezzo biagianto. sbatti il mignolino del piede sullo spigolo del comodino, alzandoti? quattro biagianti. hai votato per la coalizione di centrosinistra e ti ritrovi che comunque comanda berlusconi? undici biagianti e mezzo (il grado dodici è riservato a un evento definitivamente catastrofico, come la scala mercalli).

adottate anche voi il biagianto! è pratico, risparmiate tempo ed ha la stessa efficacia!













(però cristonare per esteso dà più soddisfazione, lo ammetto)


lunedì 10 giugno 2013

'ah pòlogo!!



siccome tanta gente pubblica - specialmente su feisbucc - apologi, aneddoti e storielle edificanti, mò me ne sono inventato uno pure io e ve lo propino :-D

un giorno, vado dal pizzicagnolo sotto casa e domando: "un etto di prosciutto, per favore". lui taglia, affetta e poi pesa, e mi dice: "ho fatto un etto e mezzo, lascio?" e io, seppur controvoglia, accetto la parte di prosciutto in più.

un paio di giorni dopo, torno dallo stesso pizzicagnolo e gli rivolgo la stessa richiesta di un etto di crudo. lui taglia, affetta e pesa e mi propone di nuovo un'aggiunta di mezz'etto. "che faccio, lascio?" "ma sì, lasci".

qualche giorno dopo, stessa scena: domando un etto di prosciutto, ne taglia un etto e mezzo e poi mi domanda se va bene lo stesso. "ma sì, lasci pure", fu la mia risposta.

alcuni giorni più tardi, torno dal solito pizzicagnolo, ma stavolta gli domando solo mezz'etto del solito crudo (peraltro buonissimo, altrimenti non sarei tornato). il pizzicagnolo taglia, affetta e pesa e infine la bilancia rilascia un responso di 80 grammi: "che faccio, lascio?" "un'altra fettina", faccio io. al che, il pizzicagnolo rimane interdetto: "ma non mi aveva detto mezz'etto?" e io, con santa pazienza, gli spiego: "il primo giorno che son venuto da lei, mi serviva un etto di prosciutto, perché lo avrei mangiato da solo; lei per suo tornaconto me ne ha voluto dare un etto e mezzo, ma il prosciutto è avanzato e andato a male. le due volte successive, siccome avevo ospiti, me ne serviva un etto e mezzo: avendo capito come agisce lei, gliene ho chiesto un etto, così ho avuto la quantità che mi serviva effettivamente. questa sera son di nuovo da solo e quindi me ne serve davvero solo un etto, ma non sapendo con quale criterio lei decide la percentuale di aggiunta al peso che le viene chiesto, ho fatto una stima prudenziale e son partito da mezz'etto. ora, delle due l'una: o lei mi mette al corrente dei suoi parametri di aggiunta oppure, più semplicemente, comincia a fare come le viene chiesto di fare, così che i suoi clienti non siano costretti ad inventarsi acrobazie statistiche per ottenere quello che vogliono davvero".

fate così anche voi: se volete qualcosa da qualcuno, domandatela direttamente, senza parlare a nuora perché suocera intenda :-D

sorridi! ma anche no.

lo dico? gli ottimisti a oltranza mi stanno sul cazzo. ecco, l'ho detto.

e mi ci stanno per un milione di motivi, tra cui quello che ne ho conosciuti abbastanza per poter serenamente diffidare di loro: dietro quei sorrisi forzati c'è sempre un cancro, più o meno nascosto.

comunque, mi è venuto in mente questo perché stamattina ho trovato su facebook un aggiornamento di stato di quelli da ottimista a oltranza, appunto, da parte di un mio "amico". diceva: "la vita è come una fotografia: viene meglio se sorridi".

tralasciamo pure la caduta di palle derivante dalla frase a effetto che somiglia a tante altre, attribuite anche a personalità autorevoli e di solito tirate in ballo a loro insaputa, e passiamo direttamente a una breve ma esaustiva galleria di foto venute male perché il soggetto non sorrideva:







giovedì 6 giugno 2013

e il tuo jazz, com'è?

lezione di batteria di figlio1, l'insegnante cercava di spiegargli a parole il cosiddetto swing feel, che è una roba che a parole non si può spiegare, bisogna saper cogliere la sottile differenza tra la prima e la seconda figurazione nell'immagine sotto:

figlio1 stava suonando più come la seconda, mentre l'insegnante voleva che suonasse più come la prima, e allora gli ha detto: "devi essere più depresso. già il jazz, di suo, è un po' depresso".

e io ho pensato: mh. dipende.

se sei chet baker, in effetti sì, il tuo jazz è depresso.

ma se sei charlie parker, il tuo jazz è ossessivo compulsivo.

se sei miles davis, il tuo jazz è maniaco del controllo.

se sei billy cobham, il tuo jazz è iperattivo e ipercinetico.

se sei jaco pastorius, il tuo jazz è bipolare.

se sei keith jarrett, il tuo jazz ha un disturbo da personalità narcisistica.



(questo sarebbe il solito giochino dove ognuno ci aggiunge qualcosa, ma tanto lo so che non lo farete).