martedì 22 febbraio 2011

però

colgo da più parti segnali della buona volontà di andare nella direzione più giusta. dice: e chi sei tu per decidere quale sia la direzione più giusta? secondo me è pure facile, la direzione più giusta è quella che quando arrivi ci sarà il maggior numero di benefici per il maggior numero di persone. chi pensa ancora che sia possibile una società che favorisca le disuguaglianze e contemporaneamente funzioni, è lui il vero utopista.

o forse sono soltanto io che mi son messo in uno stato d'animo più ricettivo e vedo cose che prima non vedevo, ma di solito ho l'abitudine di stare con gli occhi e le orecchie aperti. e comunque non è importante. l'importante è l'esistenza di una corrente di persone di buona volontà che si dicono disposte a mettere in secondo piano i propri interessi particolari, non tanto in favore di qualche cosa di astratto e tanto meno per la realizzazione di un fantomatico progetto inventato dal deus ex machina di turno, ma proprio con la consapevolezza che non può esistere un interesse particolare se prima non viene risolto il problema centrale, che è il benessere di quanti più possibile.

e la ricetta è semplice: basta che ognuno metta da parte aggressività e competitività, specialmente negli atteggiamenti quotidiani. che bisogno c'è (per dirne una) di saltare la fila al semaforo, chi è quella persona che ha assoluta necessità di guadagnare due minuti? e per quale motivo i tuoi due minuti sono più importanti dei miei? si metta in fila, per favore.

che piaccia o no, la storia è andata sempre solo in una direzione: il cambiamento ha sempre teso verso sempre maggiore disponibilità di risorse per un numero sempre maggiore di persone, e verso la progressiva eliminazione dei privilegi. se così non fosse, se fosse vero che mai niente cambia (principalmente l'opinione delle persone), non ci sarebbe così tanto accanimento da parte di pochi nel contrastare il progresso.

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