giovedì 4 agosto 2011

ftm

cinema all'aperto, anfiteatro flavio di terni, ai giardini della passeggiata. la mia amica ed io arriviamo pochi minuti prima dell'inizio della proiezione, ma troviamo lo stesso facilmente posto nella prima fila del secondo settore, vale a dire quella dove puoi allungare le gambe e non sei troppo vicino né troppo lontano dallo schermo.

arrivando, il mio sguardo incrocia quello di una tizia seduta qualche posto più in là di quelli dove sedremo noi, uno sguardo che mi comunica qualcosa, qualcosa che non è solo carenza di carro, ma è anche una consapevolezza che il carro che vuoi te lo vuoi selezionare (sì, lo so, quello della proiezione all'aperto non era l'unico film della serata).

la tizia è decisamente un bel tipo, per i miei canoni: una bella bruna sulla quarantina, con un viso imperfetto e dall'espressione vivace, capelli neri lunghi, un corpo sicuramente desiderabile. indossa una gonna di garza lunga fino alle caviglie e porta sandali di legno e pelle dorata, col tacco alto. kitsch ma non troppo, un genere zingaresco tendente all'elegante. il posto accanto a lei è stranamente vuoto, e mentre chiacchiero con la mia amica, di tanto in tanto cerco di buttare un'occhiata verso di lei per vedere se incrocio di nuovo il suo sguardo, ma no.

si fa il buio in "sala" e inizia il film, che cattura la mia attenzione per tutto il tempo, fino all'intervallo. quando si riaccende la luce, guardo verso la tizia, ma adesso il posto accanto a lei è occupato da un tale con i capelli lunghi e grigi dall'aspetto giovanile. si vede che prima stava al bar, aspettando qualcosa che aveva ordinato. nondimeno, cerco il suo sguardo, ma lei non si volta mai dalla mia parte. dopo un paio di minuti si alza e si dirige verso il bar, che è fuori dall'arena. mi alzo anche io, chiedo alla mia amica se vuole che porti qualcosa da bere anche a lei e vado verso il bar. quando sono vicino all'ingresso, la vedo che torna indietro tenendo una bottiglietta d'acqua. tiene lo sguardo basso e mentre mi incrocia abbassa anche la testa. occhei, messaggio ricevuto. fine del film (ma non della proiezione).

usciti alla fine del film (quello in pellicola), vedo i due tizi che parlano accanto alla moto di lui, una custom giapponese. intuisco che si sono incontrati là (lei non ha esattamente un abbigliamento consono per un tragitto in moto, neppur breve): forse è la prima volta che si vedono, o magari tra loro non c'è niente più che un'amicizia, ma la cosa non è importante. quello che mi importava era capire perché cercavo di incontrare di nuovo lo sguardo di quella donna. non era soltanto per via della sua avvenenza, era per quella fiamma che intuivo brillare al fondo del suo sguardo, quella che invece non colgo quasi mai in donne che abbiano più di vent'anni e che quindi sono disabituate ad assecondare i richiami ormonali. è solo una costruzione mentale mia, ma secondo me quella donna possedeva piena consapevolezza della propria sensualità, potenzialità e limiti, ed era determinata a farne uso per la sua soddisfazione erotica senza infingimenti o ipocrisie. donne così sono rare: la maggioranza, come diceva un'amica mia, "a quarant'anni chiude baracca e burattini come se fosse stata emessa un'ordinanza del sindaco in proposito", e fanno scrivere a philip roth cose come [...] l'eterosessuale che si sposa è come uno che diventa prete: fa voto di castità, ma senza saperlo fino a tre, quattro, cinque anni dopo.

si ritengono fuori tempo massimo. ma direi che non sanno che cosa si perdono.

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