mercoledì 10 agosto 2011

non è un biutiful paese. e allora?

la similitudine col titolo del post di ieri non è casuale, sapevatelo.

(non voglio insultare la vostra intelligenza, lo dico per i solutori meno abili)

(vabbè, vorresti cominciare, che s'è fatta una certa?)

ieri ho visto un film che ha una trama, per raccontare la quale ci vogliono cinque minuti e un paio di righe, e che però ha anche un sottotesto fittissimo, sotteso a pressoché ogni singolo episodio narrato, per raccontare il quale non basterebbero 500 pagine. vediamo di dire tutto per sommi capi.

biutiful, di alejandro gonzáles iñárritu, con parole mie: un uomo, uxbal, vive, non senza conflitti interiori, nella condizione di essere depositario di un dono insolito, che è quello di sentire i pensieri di alcuni morti, di quelli che muoiono con dei debiti, cioè questioni in sospeso con chi è rimasto vivo. sua madre è morta quando lui era piccolo; suo padre, perseguitato durante il franchismo, è fuggito in messico prima che lui nascesse, e morto colà poco tempo dopo. è sposato e separato da una donna che soffre di disturbo bipolare, da cui ha avuto due figli che ora hanno 10 e 7 anni che vivono con lui. per vivere, sfrutta il lavoro degli immigrati clandestini, cinesi e senegalesi, cosa che lo porta a connivenze con un sistema diffuso di corruzione; nondimeno, egli è tutt'altro che benestante.

un brutto giorno l'uomo scopre di aver troppo trascurato certi sintomi e scopre quindi di avere un tumore alla prostata ormai troppo metastatizzato per sperare in una guarigione. cerca quindi compulsivamente di accumulare denaro, pensando di compensare in quel modo la propria futura assenza nella vita dei figli, ma nel suo tentativo di risparmiare, causa la morte di venticinque schiavi lavoratori cinesi, a causa delle esalazioni delle stufe a gas troppo economiche che lui stesso aveva comprato. parallelamente, i ripetuti sconfinamenti in territori "proibiti" da parte degli ambulanti senegalesi causano ritorsioni da parte della polizia, che li arresta in massa, lasciando senza risorse, tra gli altri, ige, una madre con un bimbo di poco più di un anno.

un tentativo di riavvicinamento alla ex moglie, marambra, fallisce miseramente a causa del comportamento irragionevole di lei, che non riesce a gestire contemporaneamente se stessa, il suo disturbo, e i figli, ed entra in aperto conflitto specialmente col piccolo mateo, ricorrendo anche alla violenza. l'uomo quindi abbandona la casa della moglie dove si era trasferito con i figli e torna nell'appartamento in affitto che aveva lasciato a ige, a parziale compensazione dei suoi disagi, per i quali l'uomo si sente in qualche modo responsabile, iniziando una convivenza a cinque, dove la donna si accolla il ruolo di infermiera e babysitter.

l'uomo, sentendo la fine avvicinarsi, pensa di affidare i suoi figli alla senegalese (l'ex moglie nel frattempo è stata ricoverata in una casa di cura) e le mostra i soldi che ha accumulato nel corso del tempo. la donna sulle prime pensa di approfittare di quei soldi per rifarsi una vita nel suo paese, e si reca alla stazione ferroviaria con il figlio e le sue poche cose, ma alla fine torna nell'appartamento con l'uomo e i suoi due figli. l'uomo muore in pace, lasciando in eredità alla figlia maggiore l'anello di sua madre ed il suo dono di percezione extrasensoriale.

tralasciamo i rapporti madre/figli, padre/figli, marito/moglie sui quali comunque ci sarebbe da scrivere e nemmeno poco (l'apparente distacco del padre dalla figlia, il figlio che si chiama come il padre che non ha mai conosciuto e da cui pretende più di quel che sarebbe lecito, il rifiuto della madre di confrontarsi con la responsabilità e con la crescita dei figli, il tentativo di portare dentro le righe di un rapporto normale una persona che si sente viva solo se sta sopra le righe, eccetera, eccetera).

penso piuttosto alla vicenda di un uomo che verosimilmente non è quello che aveva auspicato di essere. non è sempre stato uno sfruttatore di manodopera clandestina - un poliziotto lo chiama collega, forse in passato era stato poliziotto anche lui? - ma di certo non poteva vivere sfruttando quello che è il suo dono peculiare, anche perché bea, la donna che conosce il suo dono e in qualche modo lo condivide e da cui a volte cerca rifugio e sostegno morale, gli dice che è ingiusto trarre guadagno da qualcosa che è stato ricevuto in dono. nondimeno, uxbal accetta, anche se di malavoglia, i soldi che un padre gli offre, per avergli detto gli ultimi pensieri del figlio morto.

non possedendo quindi se stesso, e forse ignaro del fatto che il suo dono può essere tramandato, cerca di compensare la mancanza di un'eredità spirituale con un lascito materiale, cosa che però diventa un'impresa al di sopra delle sue forze, dal momento che scopre di non avere che due mesi di vita, e non ha ancora accumulato abbastanza da garantire un futuro ai figli. nella disperazione di tale consapevolezza, gioca anche la carta del riavvicinamento alla ex moglie, per quanto psichicamente instabile e del tutto inaffidabile, ma il tentativo naufraga, non senza aver causato ulteriori danni, avendo infuso nei figli la speranza, poi disattesa, della ricomposizione della famiglia (pyreneos is biutiful).

sullo sfondo, altri personaggi, non ultimo suo fratello (che è anche amante occasionale della ex moglie bipolare), vivono in maniera più superficiale e insensibile, si arricchiscono alle spalle dei più poveri e bisognosi, accedono a forme di divertimento effimere e che hanno per carburante alcool e cocaina. e soldi, ovviamente. soldi che non producono ricchezza e non salvano nessuno, ma vengono largamente spesi e quindi chiamano necessariamente altri soldi, in una spirale viziosa che apparentemente non ha fine, ma che finisce inevitabilmente con la distruzione di chi si lascia ingabbiare in quella spirale e di chi per alimentarla viene sfruttato.

compensare, e attraverso la compensazione cercare la redenzione, a volte è impossibile (come cercare di far pace post mortem con la cinese che faceva da babysitter ai figli di uxbal, morta nella cantina con suo figlio, insieme a tutti gli altri), altre volte dà qualche frutto, come nel caso di ige, la senegalese che perde ogni risorsa a causa dell'incarcerazione del marito ma che riceve in compenso il comodato dell'appartamento di uxbal, tornato dalla moglie. ella viene sfiorata dalla tentazione di rubare tutto il denaro che uxbal aveva accumulato e che lui le avrebbe affidato insieme al futuro dei figli, per rifarsi una vita nel suo paese, ma poi torna sui suoi passi e decide di restare.

insomma, pensavo che siamo pressoché tutti presi in un ingranaggio che ci sta stritolando, e ci hanno convinto che l'unica ricchezza sia quella acquistabile col denaro; e in realtà molte nefandezze ed efferatezze vengono compiute in nome del denaro (ivi compreso, nel film, l'assassinio del proprio amante, vedi storia dei due caporali cinesi), ma da qualche parte, in qualche modo esistono la redenzione, la salvezza, un modo differente di vivere, e persone con cui condividere questa visione del mondo, delle cose, dei valori.

è utopistico? in effetti, riflettendo su tutto questo, stamattina, dicevo a me stesso: sì, ma io sono un vecchio utopista. ma era forse meno utopistico pensare che tutti i rapporti umani fossero regolati dal denaro o/e dalla convenienza? la differenza è che l'utopia dei liberisti a oltranza, dei capitali fondati sull'economia, senza più una produzione che li giustifichi, si è realizzata, grazie a una macchina che ha costruito un consenso e ha indotto nelle persone bisogni in realtà inesistenti. ma questo è solo uno dei tanti mondi possibili, e io non ho voglia di smettere di credere che anche il mio lo sia. non tutti sono ricettivi nel rapportarsi con i comportamenti che in tal senso appaiono virtuosi: nel film, segnali di buona volontà vengono solo da ige, che pure era ostile a uxbal, ritenendolo responsabile della sua disgrazia, e da marambra, che dopo un faccia a faccia drammatico chiede di farsi di nuovo ricoverare, nel tentativo di guarire dal suo disagio. eppure uxbal muore pacificato, perché comunque il suo tentativo va a buon fine con almeno quattro persone: il microcosmo della sua famiglia, allargata a ige, e forse al figlio di lei. e non sei mai fallito, se riesci a portare dalla parte luminosa anche soltanto un'altra persona.

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