mercoledì 31 agosto 2011

mi farò fare l'elettroshock

io voglio smettere di ragionare. potrei provare con l'elettroshock o con l'assunzione di dosi massicce di cocaina, vediamo in quale modo mi si friggono prima i neuroni.

non si può continuare ad essere schiavi delle proprie forme di ragionamento, che inevitabilmente mi portano alla conclusione di non essere adatto a questa società che mi tocca in sorte di frequentare, e in cui sono impossiblitato a sentirmi integrato, perché la maggioranza degli altri ragiona in maniera difforme dalla mia e anche, lo posso dire?

a c a z z o d i c a n e

ecco, l'ho detto.

ma vabbè, vediamo nel dettaglio che cos'è che oggi scatena la mia insofferenza.

leggevo questo e, come diceva ad ogni piano quello che cadeva dal grattacielo, fin qui tutto bene. poi leggevo i relativi commenti, e ho cominciato a sentire rimbalzare per terra (non fatemi spiegare la metafora, per oggi son già stato abbastanza triviale).

vediamo quali sono stati i ragionamenti che sono stati opposti a coloro che si son dichiarati d'accordo con la giustizia svedese:

1) esiste una differenza tra lo scappellotto educativo e lo schiaffo.
come se il legislatore potesse discriminare tra ciò che rientra nei maltrattamenti e ciò che non lo è in base alla forza con cui son portati i colpi. nel blog ho commentato che, continuando a ragionare secondo tale assurdità, si troverà prima o poi qualcuno che sosterrà che non è stupro finché non te lo hanno infilato tutto. un legislatore sano di mente decide che un comportamento è sanzionabile in quanto socialmente riprovevole. quanto e come sia sanzionabile, lo deciderà il giudice: i processi servono a questo, lo ricordiamo per chi non era stato attento.

1a) (corollario dell'affermazione 1) io qualche scappellotto l'ho preso e non ne sono rimasto traumatizzato.
certo. perché i tuoi genitori si son fermati in tempo. e a quelli che invece non si fermano, o addirittura ci trovano gusto, chi ci pensa? e a che punto della faccenda? quando la maestra ti scopre i lividi? quando diventi autonomo e li denunci da solo? quando ti fanno l'autopsia?

1b) (come sopra) il bambino sarà stato più traumatizzato dal vedere il genitore in galera che dallo scappellotto ricevuto.
il bambino italiano, certo, patirà di questa che per lui è un'incongruenza. a casa sua, probabilmente, qualche altro scappellotto (sempre dato per affetto!!) lo avrà anche preso, e nessuno ha messo papà al gabbio per questo. però, il fatto è che la famigliola si trovava in svezia e, come la saggezza popolare insegna, paese che vai, usanze che trovi. e non mi stupirei di scoprire che quelli che argomentano che gli svedesi sono stati esagerati sono magari gli stessi che si lamentano che gli immigrati in italia non si integrano perché non vogliono adeguarsi al nostro modo di vivere. a quanto pare, ognuno fatica ad adeguarsi a condizioni di maggiore garanzia di civiltà, e nel contempo vuole sentirsi libero di esportare la propria maleducazione.

2) io sono dalla parte degli animali. ho diversi gatti e se un gatto mi piscia sul divano, lo meno e poi non lo fa più.
questa è testuale, perché è bellissima. intanto qualcuno mi spieghi in che modo menare un gatto, anche se con finalità "educative", vuol dire stare dalla parte degli animali. avrei capito se mi avesse portato un esempio in cui un animale educa i suoi cuccioli a suon di mazzate. ma il fatto è che non mi risulta che nel mondo animale funzioni così; attendo smentite, visto che non faccio l'etologo, ma io animali ne ho avuti, le mie gatte hanno fatto i cuccioli e non le ho mai viste prendere i gattini a zampate. da notare che lo stesso fine psicologo argomenta anche: Non ho figli ma se mio figlio mandasse affanc*lo sua mamma davanti a me, lo meno e poi non lo fa più. ah! il salvifico potere delle botte! la soluzione di ogni problema era a portata di mano (nel senso più stretto!) e non ce ne eravamo accorti!!

3) i figli non devono essere educati ad ottenere tutto quello che vogliono o a pensare che nessun loro comportamento, per quanto sgradevole, sarà sanzionato, altrimenti cresceranno male.
e ovviamente la maniera migliore di sanzionare i comportamenti riprovevoli è corcare il bambino di mazzate. questo perché (corollario) lo scappellotto è come la sottolineatura di una frase, serve ad evidenzare ed attenzionare un concetto. grazie per la preziosa dritta, me ne ricorderò quando avrò bisogno di attenzione da un qualsivoglia uditorio.

(e nessuno si sogni di argomentare che il ragionamento non è valido per gli adulti, perché anche certi adulti hanno bisogno di essere educati. esempio: quelli che al cinema parlano dei cazzi loro a voce alta).

4) occhei, il maltrattamento è violenza e va sanzionato. ma non è violenza anche l'incarcerazione, allora?
ah bè, certo. e poi la privazione della libertà (mettiamoci dentro anche non hai fatto i compiti e quindi non esci a giocare) dura anche più di una sessione di mazzate, vuoi mettere? chissà se questi che equiparano la privazione della libertà alla violenza fisica preferiscono farsi togliere i punti dalla patente o prendere venti nerbate. sempre a scopo educativo, s'intende.

5) (la più bella di tutte) "Carletto non attraversare la strada di corsa."
"Carletto *NON* attraversare la strada di corsa."
"Carletto *NON ATTRAVERSARE* la strada di corsa."
"*CARLETTO...." *stunf!*
qui l'ipotetico genitore andrebbe carcerato anche se non ha alzato le mani, con l'accusa di abbandono di minore. perché un bambino che ancora non ha capito che un'automobile è grossa, dura e veloce e se ti colpisce t'ammazza, evidentemente ha al massimo due-tre anni.

i bambini di due-tre anni, si sa, sono poco portati per la dialettica, hanno sistemi filosofici meno sofisticati. ma la cosa più bella qual è? che si sta discutendo dello scappellotto educativo. quindi non ho capito, il commentatore suggerirebbe che dopo che il bimbo è stato investito va ulteriormente corcato? oppure sta sostenendo la tesi della mazzata preventiva?

6) (forse altrettanto bella) una piccola provocazione:
"scappellotto a fin di bene" = maltrattamento
"vai in camera tua" = sequestro di persona
"ha letto senza mangiare" = malnutrizione
"dai un bacio alla nonna!" = violenza carnale
"non fare lo stupido" = diffamazione
"se fai i compiti dopo avrai il gelato" = corruzione
(e glissiamo su ha letto, magari gli è solo sfuggito) è quel a fin di bene che fa la differenza, e il fine retore di questo commento fa finta di non accorgersene. chi decide quale sia il confine tra qualcosa fatto a fin di bene e qualcosa fatto per coercire gli altri, tenendoli sotto minaccia di violenza? scommetto che se senti gheddafi, secondo lui ha fatto ammazzare ventimila persone a fin di bene.

ecco. e vorrei far notare che questi sono i commenti che stanno in un blog, per così dire, illuminato, i cui lettori e commentatori si suppone abbiano sale in zucca e prediligano un costruttivo contraddittorio allo sterile scontro verbale. non voglio conoscere i commenti - se esistono - ad un post consimile in un blog tenuto da un razzista o da qualsivoglia persona intollerante.

insomma, in conclusione, in italia non abbiamo ancora per niente le idee chiare sul rispetto dell'infanzia, a dispetto del fatto che abbiamo dato i natali a maria montessori - non a caso i suoi metodi educativi hanno allignato meglio all'estero che da noi - e abbiamo ancora tanta, ma tanta strada ancora da fare sul cammino della civiltà. e a un ritardo già endemico abbiamo aggiunto vent'anni di marcia a ritroso, grazie ai cialtroni che ci governano e che hanno legittimato qualsiasi cafoneria, qualsiasi malcostume. hanno pasciuto i più ignoranti di noi convincendoli che la loro grassa ignoranza fosse cosa di cui menar vanto, ed ora ecco che chi mostra segni di maggiore civiltà viene additato come esagerato, magari anche esecrando. spesso, come una checca.

e non avete idea di quanto questa cosa mi faccia rabbia e tristezza. è la vittoria di quelli che parcheggiano in seconda fila, di chi ingombra i passaggi per i portatori di handicap, di quelli che non ti fanno una ricevuta fiscale nemmeno quando gliela chiedi, di quelli che sgomitano per passarti avanti. ti pisciano in testa e poi dicono che piove.

sono questi i figli dell'aiutino, della spintarella, della scorciatoia che azzera i meriti e irride le capacità.

forse cambierà, ma ci vorranno decenni. se saranno fortunati, forse i miei figli ne godranno i frutti nell'età matura. o prima, se me li sarò portati via in un posto più civile di questo.

oppure mi farò fare l'elettroshock. così potrò serenamente parcheggiare in seconda fila.

giovedì 25 agosto 2011

rockers de una certa



scovate l'intruso.

(per le età, fonte: wikipedia)

martedì 23 agosto 2011

ne ha combinata un'altra delle sue

stamattina al gr regionale ho sentito questa notizia e, come spesso mi accade quando sento cose del genere, mi si sono inumiditi gli occhi. di rabbia, eh, badate bene.

brunello cucinelli ha fama, peraltro meritata, di imprenditore illuminato. non lo conosco personalmente, ma un mio collega sì, perché è presidente dell'accademia barocca willelm hermans, che è stata ingaggiata in pianta stabile a suonare tutti i mesi al teatro cucinelli, per il fatto che l'ensemble musicale propone musica barocca suonata con strumenti d'epoca. chiunque abbia avuto anche la lontana idea di procurarsi di che vivere con una professione artistica, e segnatamente con la musica, sa in quale conto siano tenuti i musicisti in italia. e infatti anche questo mio collega, diplomato al conservatorio e presidente di una prestigiosa accademia musicale, se non mantenesse il lavoro di impiegato di merda all'università, col cazzo che riuscirebbe a campare i figli. e scusate per il turpiloquio, prometto che non scriverò più "università".

il mio collega mi racconta che brunello cucinelli ha messo soldi di tasca propria per il restauro della frazione di solomeo, dove c'è la sua fabbrica e da dove vengono parecchi dei suoi dipendenti (lui produce cachemire); nel momento in cui tutti quanti delocalizzavano in cina la produzione del famoso made in italy (maddeché?), lui è andato in direzione perfettamente opposta. dicono che abbia dichiarato: "gli altri fanno produrre in cina un maglione, perché così lo possono pagare dieci e venderlo a trecento a qualche ricco italiano, ma fa schifo. io faccio produrre i miei maglioni in italia da gente che lo sa fare e che viene pagata il giusto, sono il top e li vendo a seicento ai ricchi cinesi".

cucinelli è sempre quello che concede ogni anno un giorno extra di riposo alle sue dipendenti, perché in primavera hanno l'abitudine di fare le pulizie di fondo, in casa, e ci tengono a farle bene.

e oggi mette, sempre di tasca propria, un milione e centomila (dicasi un milione e centomila euri) per il restauro dell'arco etrusco di perugia, il monumento più rappresentativo della storia antica della mia città. e io mi incazzo. perché? perché la sua è stata l'unica offerta da parte di privati.

insomma, un filantropo e un mecenate; eppure, non è esattamente povero. che cazzo ci vorrebbe, cari imprenditori megaricchi figli di troia, a fare come lui?




p.s.: cucinelli mi ha dato il colpo di grazia: accedendo al sito della sua azienda, compare a tutto schermo la frase la bellezza salverà il mondo (fedor dostoevskij). vado in bagno a piangere. o a sbattere la testa contro uno spigolo, non so ancora.

venerdì 19 agosto 2011

misteri misteriosi

quale canzone legherà il destino di che guevara a quello di laura efrikian?

devo trovare la pagina 46.

venerdì 12 agosto 2011

penso

penso: cinque ore. in realtà son molte di più, ma già la strada che mi porta da te ormai è parte di te. mi è familiare, riconosco i luoghi, non devo più stare attento a dove vado e la mente vaga in libertà, assecondando la musica e lasciandosi trasportare da lei. sono con due amiche, la strada e la musica.

penso: fare il conto alla rovescia è per metà da autistici e per l'altra metà da ossessivi. penso meglio: conto il tempo che mi separa da qualcosa che faccio volentieri. è la stessa impazienza che vedo nei miei figli, quando aspettano un evento gradito.

penso: per il resto del tempo, perlopiù non faccio cose gradevoli. vero che non si vive d'amore, di concerti, libri, cinema e passeggiate; ma altrettanto vero che una frazione considerevole di quel che ricaviamo dal lavoro lo spendiamo per cose inerenti il lavoro. penso anche che in molti non fanno cose gradevoli.

penso che ribellarsi è giusto, concordo che a riot is the language of the unheard, ma penso anche che la violenza sia comunque ottusa. penso anche che serva lucidità per dirlo, la lucidità di chi la violenza non l'ha mai subita, né perpetrata.

penso, continuo a pensare, non riuscirò mai a smettere di pensare che sia possibile.

giovedì 11 agosto 2011

...e non è nemmeno un paese per samurai

mettiamola così: se questo fosse il giappone feudale, non avrei esitato a fare harakiri, per protesta. sarebbe un gesto che avrebbe una valenza: non a caso un harakiri è la scena di apertura di 13 assassini, dove un samurai si toglie la vita "come sommo gesto di protesta e indignazione di fronte a un'ingiustizia intollerabile"(emanuele sacchi su mymovies.it).

oppure come facevano i monaci buddisti in vietnam, o ian palach a praga, a darmi fuoco.

il fatto è che a questi qua, se io campo o muoio, non gliene può fregar di meno: non fa alcuna differenza, visto che, come facevo notare l'altro ieri, sono un pessimo consumatore, tanto da non rientrare nemmeno in un possibile campione statistico. e infatti non cambio cellulare ogni sei mesi, non cambio auto una volta all'anno, non mi vesto in boutique, non vado in vacanza nei resort esotici o in crociera, non frequento casinò, non gioco a texas hold'em online, non vado a puttane, non pippo e non gioco nemmeno al superenalotto.

e si noti bene, non faccio tutto questo non perché non me lo posso permettere, ma perché di tutto quanto sopra sono io quello a cui non può fregar di meno. io e l'edonismo silviano siamo due mondi incompatibili, tra noi non esiste alcun canale di comunicazione, e siamo reciprocamente infastiditi allo stesso modo dalle nostre esistenze. se tutti gli individui con una coscienza autonoma si congedassero dal mondo, o quantomeno dall'italia, silvio ne gioirebbe al pari di quanto gioirei io se solo silvio prendesse la cittadinanza bahamense (certo, se si congedasse dal mondo, sarei anche disposto a comprare champagne).

e allora, se mi dite: imbracciamo i fucili e andiamo sui monti a combattere, io ci sto. se mi dite: formiamo un movimento che metta fine alla barbarie e all'abbrutimento che sperimentiamo quotidianamente, io ci sto. se mi dite: emigriamo in un altro posto dove barbarie e abbrutimento non hanno attecchito, io ci sto. ma se mi dite: scateniamo l'orgia mentre il pilota si tromba la hostess e l'aereo va verso la montagna, io no, non ci sto.

mercoledì 10 agosto 2011

non è un biutiful paese. e allora?

la similitudine col titolo del post di ieri non è casuale, sapevatelo.

(non voglio insultare la vostra intelligenza, lo dico per i solutori meno abili)

(vabbè, vorresti cominciare, che s'è fatta una certa?)

ieri ho visto un film che ha una trama, per raccontare la quale ci vogliono cinque minuti e un paio di righe, e che però ha anche un sottotesto fittissimo, sotteso a pressoché ogni singolo episodio narrato, per raccontare il quale non basterebbero 500 pagine. vediamo di dire tutto per sommi capi.

biutiful, di alejandro gonzáles iñárritu, con parole mie: un uomo, uxbal, vive, non senza conflitti interiori, nella condizione di essere depositario di un dono insolito, che è quello di sentire i pensieri di alcuni morti, di quelli che muoiono con dei debiti, cioè questioni in sospeso con chi è rimasto vivo. sua madre è morta quando lui era piccolo; suo padre, perseguitato durante il franchismo, è fuggito in messico prima che lui nascesse, e morto colà poco tempo dopo. è sposato e separato da una donna che soffre di disturbo bipolare, da cui ha avuto due figli che ora hanno 10 e 7 anni che vivono con lui. per vivere, sfrutta il lavoro degli immigrati clandestini, cinesi e senegalesi, cosa che lo porta a connivenze con un sistema diffuso di corruzione; nondimeno, egli è tutt'altro che benestante.

un brutto giorno l'uomo scopre di aver troppo trascurato certi sintomi e scopre quindi di avere un tumore alla prostata ormai troppo metastatizzato per sperare in una guarigione. cerca quindi compulsivamente di accumulare denaro, pensando di compensare in quel modo la propria futura assenza nella vita dei figli, ma nel suo tentativo di risparmiare, causa la morte di venticinque schiavi lavoratori cinesi, a causa delle esalazioni delle stufe a gas troppo economiche che lui stesso aveva comprato. parallelamente, i ripetuti sconfinamenti in territori "proibiti" da parte degli ambulanti senegalesi causano ritorsioni da parte della polizia, che li arresta in massa, lasciando senza risorse, tra gli altri, ige, una madre con un bimbo di poco più di un anno.

un tentativo di riavvicinamento alla ex moglie, marambra, fallisce miseramente a causa del comportamento irragionevole di lei, che non riesce a gestire contemporaneamente se stessa, il suo disturbo, e i figli, ed entra in aperto conflitto specialmente col piccolo mateo, ricorrendo anche alla violenza. l'uomo quindi abbandona la casa della moglie dove si era trasferito con i figli e torna nell'appartamento in affitto che aveva lasciato a ige, a parziale compensazione dei suoi disagi, per i quali l'uomo si sente in qualche modo responsabile, iniziando una convivenza a cinque, dove la donna si accolla il ruolo di infermiera e babysitter.

l'uomo, sentendo la fine avvicinarsi, pensa di affidare i suoi figli alla senegalese (l'ex moglie nel frattempo è stata ricoverata in una casa di cura) e le mostra i soldi che ha accumulato nel corso del tempo. la donna sulle prime pensa di approfittare di quei soldi per rifarsi una vita nel suo paese, e si reca alla stazione ferroviaria con il figlio e le sue poche cose, ma alla fine torna nell'appartamento con l'uomo e i suoi due figli. l'uomo muore in pace, lasciando in eredità alla figlia maggiore l'anello di sua madre ed il suo dono di percezione extrasensoriale.

tralasciamo i rapporti madre/figli, padre/figli, marito/moglie sui quali comunque ci sarebbe da scrivere e nemmeno poco (l'apparente distacco del padre dalla figlia, il figlio che si chiama come il padre che non ha mai conosciuto e da cui pretende più di quel che sarebbe lecito, il rifiuto della madre di confrontarsi con la responsabilità e con la crescita dei figli, il tentativo di portare dentro le righe di un rapporto normale una persona che si sente viva solo se sta sopra le righe, eccetera, eccetera).

penso piuttosto alla vicenda di un uomo che verosimilmente non è quello che aveva auspicato di essere. non è sempre stato uno sfruttatore di manodopera clandestina - un poliziotto lo chiama collega, forse in passato era stato poliziotto anche lui? - ma di certo non poteva vivere sfruttando quello che è il suo dono peculiare, anche perché bea, la donna che conosce il suo dono e in qualche modo lo condivide e da cui a volte cerca rifugio e sostegno morale, gli dice che è ingiusto trarre guadagno da qualcosa che è stato ricevuto in dono. nondimeno, uxbal accetta, anche se di malavoglia, i soldi che un padre gli offre, per avergli detto gli ultimi pensieri del figlio morto.

non possedendo quindi se stesso, e forse ignaro del fatto che il suo dono può essere tramandato, cerca di compensare la mancanza di un'eredità spirituale con un lascito materiale, cosa che però diventa un'impresa al di sopra delle sue forze, dal momento che scopre di non avere che due mesi di vita, e non ha ancora accumulato abbastanza da garantire un futuro ai figli. nella disperazione di tale consapevolezza, gioca anche la carta del riavvicinamento alla ex moglie, per quanto psichicamente instabile e del tutto inaffidabile, ma il tentativo naufraga, non senza aver causato ulteriori danni, avendo infuso nei figli la speranza, poi disattesa, della ricomposizione della famiglia (pyreneos is biutiful).

sullo sfondo, altri personaggi, non ultimo suo fratello (che è anche amante occasionale della ex moglie bipolare), vivono in maniera più superficiale e insensibile, si arricchiscono alle spalle dei più poveri e bisognosi, accedono a forme di divertimento effimere e che hanno per carburante alcool e cocaina. e soldi, ovviamente. soldi che non producono ricchezza e non salvano nessuno, ma vengono largamente spesi e quindi chiamano necessariamente altri soldi, in una spirale viziosa che apparentemente non ha fine, ma che finisce inevitabilmente con la distruzione di chi si lascia ingabbiare in quella spirale e di chi per alimentarla viene sfruttato.

compensare, e attraverso la compensazione cercare la redenzione, a volte è impossibile (come cercare di far pace post mortem con la cinese che faceva da babysitter ai figli di uxbal, morta nella cantina con suo figlio, insieme a tutti gli altri), altre volte dà qualche frutto, come nel caso di ige, la senegalese che perde ogni risorsa a causa dell'incarcerazione del marito ma che riceve in compenso il comodato dell'appartamento di uxbal, tornato dalla moglie. ella viene sfiorata dalla tentazione di rubare tutto il denaro che uxbal aveva accumulato e che lui le avrebbe affidato insieme al futuro dei figli, per rifarsi una vita nel suo paese, ma poi torna sui suoi passi e decide di restare.

insomma, pensavo che siamo pressoché tutti presi in un ingranaggio che ci sta stritolando, e ci hanno convinto che l'unica ricchezza sia quella acquistabile col denaro; e in realtà molte nefandezze ed efferatezze vengono compiute in nome del denaro (ivi compreso, nel film, l'assassinio del proprio amante, vedi storia dei due caporali cinesi), ma da qualche parte, in qualche modo esistono la redenzione, la salvezza, un modo differente di vivere, e persone con cui condividere questa visione del mondo, delle cose, dei valori.

è utopistico? in effetti, riflettendo su tutto questo, stamattina, dicevo a me stesso: sì, ma io sono un vecchio utopista. ma era forse meno utopistico pensare che tutti i rapporti umani fossero regolati dal denaro o/e dalla convenienza? la differenza è che l'utopia dei liberisti a oltranza, dei capitali fondati sull'economia, senza più una produzione che li giustifichi, si è realizzata, grazie a una macchina che ha costruito un consenso e ha indotto nelle persone bisogni in realtà inesistenti. ma questo è solo uno dei tanti mondi possibili, e io non ho voglia di smettere di credere che anche il mio lo sia. non tutti sono ricettivi nel rapportarsi con i comportamenti che in tal senso appaiono virtuosi: nel film, segnali di buona volontà vengono solo da ige, che pure era ostile a uxbal, ritenendolo responsabile della sua disgrazia, e da marambra, che dopo un faccia a faccia drammatico chiede di farsi di nuovo ricoverare, nel tentativo di guarire dal suo disagio. eppure uxbal muore pacificato, perché comunque il suo tentativo va a buon fine con almeno quattro persone: il microcosmo della sua famiglia, allargata a ige, e forse al figlio di lei. e non sei mai fallito, se riesci a portare dalla parte luminosa anche soltanto un'altra persona.

martedì 9 agosto 2011

non è un paese per.

sarà questa maledizione del paese d'o sole, pizza e mandolino, io continuo a non capire perché in agosto non dovrebbe succedere niente. dice: perché le fabbriche chiudono. ma perché, nel resto del tempo sono aperte? e che m-m-m-minchia c'entrano le fabbriche con tutto il resto, ivi compresa l'attenzione della gente e la capacità stessa di raziocinio? in vacanza pure quelle?

vabbè che ormai siamo anestetizzati contro le puttanate, ma un intero sistema economico sta andando a catafascio e il capo del governo che fa? ride (vabbè, al posto suo riderei pure io. ci sta coglionando da vent'anni e non vi è il minimo accenno a un'idea di sputtanamento), e dice che invece dei titoli di stato - bleah, che schifo, roba da poveracci! - dovremmo comprare le azioni delle sue aziende.

recentemente mi sono iscritto a una di quelle stronzate che accadono grazie a internet, vale a dire una catena di sondaggi retribuiti. significa più o meno che, dopo un anno che ti sfrantechi i maroni a rispondere a domande senza senso, ti regalano un buono sconto di due euro per l'acquisto della portaerei garibaldi. quello che di solito accade è che iniziano le domande rituali, tipo:

  • lei è 1) maschio 2) femmina 3) altro (indicare la risposta che più si avvicina) (e io rispondo)
  • lei è nato nel: (indicare una cifra, non un intervallo) (e io pazientemente evito di cedere alla tentazione di dire che sono nato dal... al...)
  • lei è 1) sposato 2) divorziato 3) celibe/nubile 4) ha smesso (e rispondo pure qua)
  • il suo reddito familiare complessivo, al lordo di tasse e ritenute e al netto dell'evasione fiscale ammonta a: (e indico, non senza dolore, i miei risibili introiti annuali)
  • grazie per aver partecipato, il suo profilo non ci interessa.

non faccio nemmeno parte delle statistiche. qualcuno mi spiega che m-m-m-minchia ci sto ancora a fare, qui?

lunedì 8 agosto 2011

altro che zelig

a me i traduttori automatici me fanno morì. questo è stato il buongiorno di stamattina:

Ciao.
Il mio nome è Dono ho visto il tuo profilo oggi a qualsiasisito.it e mi piace divenne anche intrested di conoscervi, ho anche lik di sapere di più, e voglio di inviare una e-mail directely ai miei private_email (minchia@yahoo.com) indirizzo modo che io possa darvi la mia immagine per voi sapere che io am. Here è il mio indirizzo e-mail credo che possiamo passare da amore here. my distanza o il colore non importa ma l'amore questioni molto in life. i attesa a fianco per ricevere la sua risposta bel presto, Distinti l'amore.
La signorina regalo

io ho un'idea: con quel nome, perché non manda le sue letterine a babbo natale?

giovedì 4 agosto 2011

ftm

cinema all'aperto, anfiteatro flavio di terni, ai giardini della passeggiata. la mia amica ed io arriviamo pochi minuti prima dell'inizio della proiezione, ma troviamo lo stesso facilmente posto nella prima fila del secondo settore, vale a dire quella dove puoi allungare le gambe e non sei troppo vicino né troppo lontano dallo schermo.

arrivando, il mio sguardo incrocia quello di una tizia seduta qualche posto più in là di quelli dove sedremo noi, uno sguardo che mi comunica qualcosa, qualcosa che non è solo carenza di carro, ma è anche una consapevolezza che il carro che vuoi te lo vuoi selezionare (sì, lo so, quello della proiezione all'aperto non era l'unico film della serata).

la tizia è decisamente un bel tipo, per i miei canoni: una bella bruna sulla quarantina, con un viso imperfetto e dall'espressione vivace, capelli neri lunghi, un corpo sicuramente desiderabile. indossa una gonna di garza lunga fino alle caviglie e porta sandali di legno e pelle dorata, col tacco alto. kitsch ma non troppo, un genere zingaresco tendente all'elegante. il posto accanto a lei è stranamente vuoto, e mentre chiacchiero con la mia amica, di tanto in tanto cerco di buttare un'occhiata verso di lei per vedere se incrocio di nuovo il suo sguardo, ma no.

si fa il buio in "sala" e inizia il film, che cattura la mia attenzione per tutto il tempo, fino all'intervallo. quando si riaccende la luce, guardo verso la tizia, ma adesso il posto accanto a lei è occupato da un tale con i capelli lunghi e grigi dall'aspetto giovanile. si vede che prima stava al bar, aspettando qualcosa che aveva ordinato. nondimeno, cerco il suo sguardo, ma lei non si volta mai dalla mia parte. dopo un paio di minuti si alza e si dirige verso il bar, che è fuori dall'arena. mi alzo anche io, chiedo alla mia amica se vuole che porti qualcosa da bere anche a lei e vado verso il bar. quando sono vicino all'ingresso, la vedo che torna indietro tenendo una bottiglietta d'acqua. tiene lo sguardo basso e mentre mi incrocia abbassa anche la testa. occhei, messaggio ricevuto. fine del film (ma non della proiezione).

usciti alla fine del film (quello in pellicola), vedo i due tizi che parlano accanto alla moto di lui, una custom giapponese. intuisco che si sono incontrati là (lei non ha esattamente un abbigliamento consono per un tragitto in moto, neppur breve): forse è la prima volta che si vedono, o magari tra loro non c'è niente più che un'amicizia, ma la cosa non è importante. quello che mi importava era capire perché cercavo di incontrare di nuovo lo sguardo di quella donna. non era soltanto per via della sua avvenenza, era per quella fiamma che intuivo brillare al fondo del suo sguardo, quella che invece non colgo quasi mai in donne che abbiano più di vent'anni e che quindi sono disabituate ad assecondare i richiami ormonali. è solo una costruzione mentale mia, ma secondo me quella donna possedeva piena consapevolezza della propria sensualità, potenzialità e limiti, ed era determinata a farne uso per la sua soddisfazione erotica senza infingimenti o ipocrisie. donne così sono rare: la maggioranza, come diceva un'amica mia, "a quarant'anni chiude baracca e burattini come se fosse stata emessa un'ordinanza del sindaco in proposito", e fanno scrivere a philip roth cose come [...] l'eterosessuale che si sposa è come uno che diventa prete: fa voto di castità, ma senza saperlo fino a tre, quattro, cinque anni dopo.

si ritengono fuori tempo massimo. ma direi che non sanno che cosa si perdono.

lunedì 1 agosto 2011

l'unica risposta era: perché te ne stai andando

tagliare la notte a fette, con l'unica compagnia di due vecchie amiche, la strada e la musica. perfette entrambe, stavolta, con una compilation di prog rock che mi ha seguito praticamente per tutto il tragitto, il solito quarto-di-mille-miglia. seguito? preceduto, preso per mano e portato via con sé nella mia consueta trance musicaindotta.

tanto che ho smesso di rispondere ai messaggi. ma non ho smesso di comunicare a distanza.

tra uomini schizoidi di questo secolo, quello che si sente come un'anatra morta e raccogli un sassolino, hope for happiness guadagna la menzione speciale per il titolo più azzeccato delle ultime due ore, ma l'oscar va a:

è una signora, ha tempo,
spazzola all'indietro i tuoi capelli e fammi conoscere il tuo viso.
è una signora, è mia,
spazzola all'indietro i tuoi capelli e fammi conoscere la tua carne.

ho atteso qui per così tanto
e tutto questo tempo che mi è scorso accanto
adesso non ha più importanza
stai là in piedi con la tua espressione fissa
gettando dubbi su tutto quel che dico.
perché invece non mi tocchi, non mi tocchi,
perché invece non mi tocchi, non mi tocchi,
non mi tocchi adesso, adesso, adesso, adesso, adesso?

finale sinfonico? un po' pacchiano? esagerato? stigrancazzi. l'ho rimesso da capo tre volte.



(come si può vedere, phil collins sapeva suonare la batteria. e impagabili i baffoni di hackett, soprattutto se si considera quanto adesso somiglia a clint eastwood).