venerdì 20 marzo 2015

Fine delle trasmissioni

Ne ho piene le palle.

(mi raccomando, non vi strappate i capelli)

Potrebbe quasi essere comico

Il piano B rischia di essere abortito prima ancora di essere concepito.

lunedì 16 marzo 2015

Vedi, fratello

Vedi, fratello che mi parli di persone ammirevoli che ce la fanno nonostante: quelle persone le ammiro anche io, e qualche volta mi ci son pure sentito, come loro. Magari per un po' mi son pianto addosso, ma dieci minuti, giusto il tempo di commiserare il fatto che nemmeno stavolta è andata come speravo, e posso invocare l'attenuante che son circa vent'anni che non è andata come speravo? Ma poi mi sono alzato dalla mia sediolina, e via, verso nuove incredibili avventure. O verso nuove sòle, chi mai può dirlo? In ogni caso, ti passo la critica, perché non ci vediamo da tanto.

Vedi, fratello che mi inciti indirettamente, con le parole che dici a te stesso quando proprio non va - e lo so che le stai dicendo a me ma fai finta perché c'abbiamo il nostro bel vissuto da permalosi e ci vuol niente per scatenare il vaffanculo (ma io ormai l'ho quasi riposto nel cassetto segreto) - io ti ringrazio anche per quelle parole, pure se mi si attagliano poco, perché io amo amare, e lo faccio ogni qual volta ne ho l'opportunità - figurati che ogni tanto porto pure i miei esperimenti culinari ai miei colleghi, perché anche se non vinceranno mai il premio nobel per la pace, son bravi cristi e a conti fatti sono i colleghi migliori che ho avuto. E continua a piacermi uscire, veder qualcuno e fare due chiacchiere, magari commentando uno spettacolo. Mi piace addirittura star mischiato in mezzo a gente con cui c'azzecco sega e che so che non conoscerò mai, ma mi sento un po' parte della festa anch'io, solo perché siamo là per lo stesso motivo. In fondo, ci vuol poco a farmi sentire parte di qualcosa. In ogni caso, ti passo l'incitamento, perché è da tanto che non ci vediamo.

Vedi, fratello che mi mandi le parole famose di personaggi che dovrebbero fare da esempio per tutti noi, nel mio piccolo son circa trent'anni (escludendo quelli precedenti, in cui mi son lasciato vivere aspettando lo sparo dello starter) che combatto la mia piccola guerricciola per affermare il diritto alla mia personale dignità, un sentimento che deriva dalla consapevolezza di possedere quella titolarità di pensiero di cui già: una guerra in cui ho vinto e perso battaglie e che ogni volta che posso insegno ai miei figli, manco fossi Sun Tzu; emergere dalla mediocrità è di per sé una guerra e, una volta che hai deciso da che parte stare, per quanti ne troverai simili a te, ogni battaglia la combatti tu solo contro il resto del mondo. E anche se hai fede estrema, ogni tanto il passo si fa incerto e il ginocchio trema. Ma non si piega, quello no. Sempre meglio morire in piedi che vivere in ginocchio. Ma ci può stare che tu pensi che io non abbia più voglia di combattere e che il mio non-fare, non-essere, sia una scelta di autocommiserazione invece di una forzatura indotta. Anche io cerco di salvare capra e cavoli, finché si può: quando non si può più, vedo cosa posso sacrificare per riportare a casa almeno la pelle. Non sono uno stratega, è già miracoloso che io riesca a concepire un piano A, figurati se posso concepirne uno B. Ma quando il piano A fallisce, mi rimetto al tavolo, consulto i possibili piani di guerra e improvviso un altro attacco.

Io non mi arrendo
Mi avrete soltanto
Con un colpo alle spalle

Ma ci può stare che tu lo pensi, dicevo, perché non ci vediamo da tanto, e ci sentiamo poco, e male.

Per questo è il caso che mò ci vediamo, e parliamo, perché tu non pensi che io sia diventato uno diverso da quello che amavi.

Cos'Ha Frances?

Via via che le immagini scorrevano sullo schermo, mi dicevo: "Una come questa, l'ammazzerei", e non solo adesso che son diventato un vecchio misantropo: anche fossi stato suo coetaneo, avrei perlomeno fatto di tutto per non cadere nel cono di luce che si proietta intorno (e possibilmente spegnerlo, o almeno diminuirne il wattaggio). D'accordo che parlare tanto è lo stesso che non parlare affatto, è comunque il sintomo di un disagio, però, mamma mia d'o carmn...

Al di là della personale simpatia o antipatia per i personaggi (onestamente, tutti quel genere di persona che mi danno più sui nervi), il film è ben riuscito e Greta Gerwig è proprio brava a dare spessore a un personaggio che uno spessore lo ricerca annaspando, vivendo della luce di sé riflessa negli altri, anzi, nell'altra, l'unica che le corrisponde in tutto, fuorché nei capelli.

E sì, il film ormai ha un paio d'anni, ma qua s'è potuto vedere solo adesso - e meno male! E comunque, cinema+pizza 10 euri, tutta la vita!! Vedi che ogni tanto succede qualcosa purecquà.


sabato 14 marzo 2015

Volevamo solo farci due risate

Voglio dire, non ci aspettavamo una prova da Oscar, ma nemmeno una puttanata come si è rivelata. Pensare che è stata realizzata con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Rabbrividiamo. Brrr.

Il livello di recitazione (?) è imbarazzante, le battute penose, la sorpresa... ma dov'era?

Boh, cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno e always look at the bright side of life: Valentina Lodovini è tanta roba, e nel corso delle riprese, a Ornella Vanoni non si è strappata la faccia.

- Però potrebbe essere una buona idea, farsi un compagno immaginario perfetto.
- Già, ci stavo pensando anche io.
- Poi potremmo anche organizzare un'uscita a quattro!
- No, pessima idea: col culo che abbiamo, ci mollano per mettersi insieme loro due.

lunedì 9 marzo 2015

sei anni insieme


quanto eri bella, mannaggiatté.

addio (lacrimuccia).

giovedì 5 marzo 2015

recensione lampo

automata.

e però lo fate apposta, a mettere un titolo che fa rima con cazzata e con cagata.

lunedì 2 marzo 2015

appunti?

Io sto parlando di titolarità di pensiero. Tu ne hai una? Se sì, usala, perché noi siamo ciò che prevalentemente pensiamo di essere e tanto vale anche per la nostra vita [...]

certo che ne ho una, fratello, sai bene quanto retorica sia la tua domanda, visto che, da quando mi conosci (e faranno quarant'anni tra un po'), altro non ho fatto che rivendicare la titolarità e la singolarità del mio pensiero. sul seguito alla domanda ho invece qualche perplessità, perché che noi siamo ciò che prevalentemente pensiamo di essere può forse essere un assunto valido per qualcuno che di pensiero vive in maniera quasi squisita; un po' meno per chi deve fare i conti con il mondo materiale. penso a uno stephen hawking: potremmo ridurre la definizione di quell'essere umano riferendoci solo alla sua apparenza, o alla sua capacità di compiere un lavoro manuale? eppure è una delle menti più eccelse che abitino il pianeta, e di sicuro, se dovessi definire stephen hawking, sceglierei il suo pensiero come la sua parte più rappresentativa. tra un minus habens e hawking c'è una gamma vastissima di intelligenze pensanti e io credo di potermi porre in una posizione intermedia, al massimo un tantino più su della media, per cui ciò che prevalentemente penso di essere raramente, nel corso della mia vita, ha coinciso con la mia percezione di me e anche della percezione che gli altri hanno avuto di me, con ciò intendendo il mio ruolo sociale pubblico e privato. ciò che siamo è più la somma di queste percezioni, ciascuna con un suo peso specifico, ma vorrei aggiungere che molto spesso noi siamo anche ciò che facciamo, l'impronta che di noi lasciamo sul mondo e sulle persone, l'utilità - per quanto sembri brutto usare tale termine - che rappresentiamo. in questo senso, allora, mi identifico più con le mie aspirazioni, o meglio mi ci identificavo finché ne ho avute, e rivederle costantemente al ribasso per decenni di certo non aiuta ad aumentare il peso della percezione di sé.