martedì 29 settembre 2009

seduto in quel caffè,

...io non pensavo a te.


(e lo spero bene)


(vorrei poter non pensarci anch'io)

lunedì 28 settembre 2009

premi a casaccio

calderoli insignito del premio giovanni paolo ii per aver (testuale), nella sua azione politica tutelato e promosso la Sacralità della Vita in armonia con i principi Cristiani e con i valori ereditati dalla Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica.

e vabbè. prossimamente mi aspetto un premio a silvione per aver promosso la dignità della donna, in armonia con i principi di pari opportunità e con i valori ereditati da decenni di lotte femministe.

ma che cazzo?

venerdì 25 settembre 2009

pubblicità

ci crediate o no, non solo la pubblicità televisiva è idiota e offensiva. anche alla radio ottengono ottimi risultati in tal senso.

per esempio: la carta igienica che è talmente morbida che proclama: per l'altra parte di te, di meglio non c'è. e uno sotto che recita: c'è una parte di te che si merita il meglio. ovviamente, quella parte non è la mente, e comunque tutto quello che non è il tuo dark side of the moon può andare a farsi fottere e continuare serenamente a mangiare spazzatura, vedere spazzatura, sentire spazzatura. amen.

oppure tutte le pubblicità delle automobili, più son grosse e peggio sono: pensa alla prima volta che hai visto l'oceano, o a quante volte hai visto le nuvole da sopra. per fortuna ci sarà sempre qualcosa che ti toglierà il respiro. uno spettacolo della natura mozzafiato? no: un'audi. ma vaffanculo.

quell'altra promette 299 cavalli. oh, meno male, avevo paura che un'auto autorizzata a girare per la pubblica strada ne potesse avere 300, toh. 300 cavalli sono una cifra assurda, una potenza inutile e dannosa se non la sai gestire, e dubito che chi compra un'auto non dichiaratamente da corsa si iscriva a un corso di guida sportiva. guardacaso, la macchina in questione è un suv che, lo ricordiamo, è l'acronimo di sono un villano.

ma la migliore è quella dell'assicurazione sulla vita che comincia con una musichetta che riecheggia dolosamente l'inizio di born slippy degli underworld, dalla colonna sonora di trainspotting, su cui si inserisce una voce che nella forma scimmiotta vasco rossi e la sua vita spericolata, però instillando il messaggio diametralmente opposto: voglio una vita tranquilla e lontana dai guai. con l'aggravante che trainspotting cominciava con il famoso monologo scegliete la vita, e anch'esso aveva un senso diametralmente opposto a quello che la pubblicità veicola.

pubblicitari, per favore, se usate il rock'n roll e i suoi riferimenti, non fate finta che faccia triade con pippe e gassosa.

giovedì 24 settembre 2009

ultimi fuochi

sfidando il freschetto delle sette di mattina, oggi son venuto in ufficio in moto. approfitto delle ultime giornate di sole, perché dall'avvento dell'autunno astronomico in poi, le giornate buone per un giro in moto si contano, e anche se la strada per venire in ufficio è quanto di più noioso, anche questo diventa un buon motivo per prendere una moto che oggettivamente quest'anno mi son goduto poco.

per movimentare un po' la cosa, ho evitato la superstrada, passando per le statali, sicuramente più divertenti. la prima parte, niente di che: una sostanziale pianura con molti rettilinei interrotti da curve poco interessanti, e poi mi trovavo spesso il sole in faccia, basso e inevitabile, che mi impediva una buona visuale. un breve tratto di raccordo, anche quello inevitabile, e poi la parte divertente della questione, il tratto della flaminia ter che corre in mezzo alle le gole tra narni e san liberato. il sole sparisce e, anche se il freschetto si fa frizzantino, le curve sono decisamente più divertenti, e di rettilineo c'è ben poco, quel tanto che basta per superare un camioncino, un furgone. ma in quelle occasioni si può spalancare il gas nelle marce basse, e sento di nuovo il canto degli scarichi sopra i settemila giri, la voce di un'amante persa in un orgasmo devastante. semicurve da affrontare in quinta piena, dondolando di qua e di là, col motore che ronfa come un gattone che fa le fusa, e curve in cui mi piace scalare una marcia per affrontarle, giusto per svegliare il gattone suddetto e sentire il suo ringhio minaccioso.

il resto del viaggio torna ad essere piuttosto monotono, fino all'arrivo. ma d'altronde, non è così anche la vita stessa? un brutto quarto d'ora... punteggiato da momenti esaltanti.

martedì 22 settembre 2009

post-illa



mi pare di ricordare che l'articolo 1 della costituzione italiana dica che l'italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro (il corsivo è mio). più sotto dice anche che l'italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

allora non sappia retorico pretendere, sempre per l'esempio del post precedente, funerali di stato anche per chi muore sul lavoro (il corsivo è sempre mio).

nella foto: la mia più recente acquisizione. però fa male. cazzo.

lunedì 21 settembre 2009

a provocatory observation

massimo rispetto per chi perde la vita sul lavoro, per carità, anche quando il lavoro è andarsene in giro per il mondo col fucile ad esportare democrazia (non ci crede manco obama che è più diretto interessato di noi).

però, appunto: anche. mi piacerebbe vedere le bandiere abbrunate - ma soprattutto qualche quarto d'ora di silenzio - per tutte le morti sugli altri lavori che, ricordiamolo, si succedono al ritmo medio di tre al giorno.

venerdì 18 settembre 2009

copio e incollo, niente da aggiungere né da dividere, molto da condividere

Ogni tanto mi piacerebbe che la politica fosse come l’Inter: zeppa di stranieri. Meglio se tedeschi e scandinavi. Burocratici, slavati, seri. Che noia meravigliosa. E invece eccoli, i nostri ragazzi. Arrivano al Parlamento Europeo di Strasburgo e danno subito spettacolo. Dibattito sull’immigrazione: il capogruppo dei democratici alza la mano e denuncia il governo dell’Italia, cioè del suo Paese. Stupore fra gli eletti delle altre nazioni, ancora affezionati a concetti desueti come la dignità nazionale. Ma niente paura, l’esponente del Pdl chiede la parola e rimbecca il suo accusatore. I colleghi abbassano il volume della traduzione simultanea e si chiedono: questi italiani, le magagne di portineria non potrebbero risolverle a casa loro?

Certo, ma va detto che all’estero c’è molto più gusto. Infatti non è finita: si alza un certo Rivellini, punta il mite Barroso appena rieletto e attacca la serenata: «L’aggia vutato presidente ’e tutta all’Europa, pure do Sud, pecché ’o Sud sta miezzo ’o Mediterraneo». Barroso smanetta sull’auricolare e come lui qualche centinaio di deputati, ma la traduzione dal napoletano non è contemplata. Neanche l’accompagnamento al mandolino, che pure sarebbe stato molto più gradito. Tutti sorridono. Tutti scuotono la testa. Tutti ci considerano una banda di estrosi (eufemismo), degna di essere governata da chi, con loro sommo e reiterato stupore, ci governa. Eppure non è questa l’immagine che gli italiani danno di se stessi quando vanno all’estero da dipendenti o imprenditori. Perché solo in politica dobbiamo farci ridere dietro? Pecché? Pecché?

(massimo gramellini)

giovedì 17 settembre 2009

peperoncino piccante

sarà un caso, ma non appena s'è cominciato a parlare di pompini si sono animati i commenti. proprio non me la volete dare la soddisfazione di una partecipazione più accorata su temi differenti, eh?

vabbè. per punizione, vi beccate un post a conferma di quello che ho appena scritto nel commento qui sotto e che parla solo di musica.

talento, tecnica e fantasia in proporzioni variabili, si diceva. è il caso dei red hot chili peppers, quattro ragazzacci californiani (ormai non più tanto ragazzacci, visto che, tranne frusciante che è del 1970, gli altri sono suppergiù coetanei miei) a cui piace far casino, e si sente. quando riescono poi a imbrigliare la loro voglia di far casino in qualcosa di più simile a quattro note organizzate secondo un senso, il risultato può essere esplosivo, come il loro album del 1991, blood sugar sex magik.

un disco che contiene di tutto, ma soprattutto tecnica, fantasia e talento, in proporzioni variabili e distribuite in maniera differente tra i singoli componenti del gruppo. kiedis, per esempio, non sa cantare, è risaputo. però è perfetto per la parte, e la sua energia è coinvolgente, dal vivo in misura massima. di frusciante dicono che faccia gli assoli su una corda sola; sarà pure vero, ma intanto sono assoli del tutto efficaci e funzionali al pezzo; e poi, basta pensare che la caratura di un chitarrista si misuri dai suoi assoli. la chitarra ha sei corde ed è uno dei pochi strumenti in grado di produrre più note alla volta. un plauso a chi si ricorda di questo particolare, di non secondaria importanza, come frusciante.

flea, al contrario, è il motore del gruppo. col suo basso riesce non solo a sottolineare ed integrare i ritmi martellanti di chad smith, ma supplisce egregiamente alla mancanza di altri strumenti armonici a supporto dei suddetti assoli di frusciante. e per quello ci vuole una tecnica fuori dal comune.

il risultato, comunque (perché è di quello che si parlava) è impressionante. blood sugar etc. è un disco che atterra e suscita, che affanna e che consola. si passa dalla canzone quasi intimista al puro hardcore con una disinvoltura disarmante, spaziando dall'acustico all'elettrico, dal ritmato puro (con perfino la voce usata percussivamente, come i rapper) al melodico. non ci sono pezzi sbagliati, canzoni di troppo, pezzi che ti andrebbe di saltare. casomai ti dispiace che il cd finisca troppo presto, dopo averti trasportato per territori selvaggi e con un finale addirittura in crescendo, con pezzi dalla ritmica sempre più serrata che ti fanno arrivare alla fine quasi stremato. difficile sceglierne due o tre in rappresentanza, cosa che accade con i grandi album, tipo dark side of the moon. lo so che secondo i puristi del rock è una bestemmia, ma per me no, e tanto basta. e il primo purista del rock che incontro, lo abbatto a colpi di stratocaster.

mercoledì 16 settembre 2009

dai, su

bruno vespa che dice in diretta "dai, su" a silvione (quando lo trovo, ci metto il video).

cazzarola, ma vi rendete conto del portato di una cosa del genere? quello è ormai al delirio e il suo leccaculo preferito (no, non è bondi, bondi si è autoeletto) gli dice che sta esagerando, che i comunisti non esistono più e più tardi gli fa anche presente (timidamente) che i farabutti di repubblica non sono presenti e non si possono difendere.

fatte le debite proporzioni, è paragonabile all'assalto al palazzo d'inverno. se avessimo un lenin al posto di un franceschini, si potrebbe pure sperare in qualcosina di meglio del primo governo fini, però vabbè, tuttto è meglio.

dai, su, che ormai è alla frutta.

martedì 15 settembre 2009

avrei protestato anch'io



il moige ha protestato e il programma è passato in seconda serata. non l'ho visto, ma se il resto è come questo spezzone, più che in seconda serata io l'avrei messo in damnatio memoriae.

e avrei protestato anch'io, ma soprattutto se avessi ricevuto un pompino fatto così male.

giovedì 10 settembre 2009

per favore, qualcuno gli rida in faccia

tarantini... tarantino... see, quentin...



dai. mò basta. ma ancora lo difendete??

lunedì 7 settembre 2009

attenti a dove mettete i piedi

nota: quanto segue è interamente frutto della fantasia dell'autore e non intende urtare la suscettibilità di chicchessia, men che meno quella dei portatori sani di birkenstock.



lo so, la stragrande maggioranza del genere umano non ha la mente costantemente rivolta al sesso e quindi i miei ragionamenti sono fondati sul nulla, però.

io ho una certezza che ritengo pressoché incrollabile, anche se non credo che avrò mai conferma o smentita, cioè: chi porta i birkenstock non scopa.

ovvero lo fa, ma la cosa è finalizzata tutt'al più alla procreazione, oppure come esercizio stanco e magari anche un po' noioso, insomma, niente per cui perdere il sonno.

il fatto è che i birkenstock sono brutti, diciamolo, e stanno al piede come una stempiatura sta alla testa, e questo sia per gli uomini che per le donne. ora, non è che uno pretenda che le donne vadano sempre in giro con sandalo sergio rossi con tacco 12 e unghie laccate (per quanto la cosa sia apprezzata), ma ammetterete che pure vedersi accanto una neofreak col sandalo tedesco non sia il massimo dell'erotismo. anche perché, di solito, la combinazione comprende anche i peli sulle gambe pure da tedesca, il vestitino preso al mercatino a cinque euri che le sta addosso come a uno spaventapasseri e assenza cronica di trucco che fa piacere come d'agosto una bonaccia che duri da dieci giorni. da parte maschile si notano invece: la suddetta pelatina ostentata quasi come preda di guerra, il pelo incolto sulle spalle, colorito cadaverico e un'aria indefinita che di tutto dà l'impressione fuorché di un tipo dall'attenzione sveglia.

ma anche quando la combinazione non è al completo, e si apprezzano magari tracce di trucco, o capelli ancora presenti, oppure anche una sommaria verniciatura delle unghie dei piedi con smalto trasparente, la sola presenza del birkenstock mi è sufficiente per convincermi che il portatore/la portatrice non esercita se non vi è costretto/a. il birkenstock dice al mondo: prima di tutto viene la mia comodità, e sticazzi se vi tocca di vedere una cosa brutta. ci hanno provato, ad abbellirli un po', con perline, modelli infradito che fanno il fiore sopra l'alluce e quant'altro, ma sempre birkenstock rimangono.

è che io sono convinto che ci sia una relazione molto stretta tra il rapporto che si ha con i propri piedi e quello che si ha col sesso, sia inteso anatomicamente che come attività umana, cioè: maggiore è l'attenzione che si presta ai propri piedi, maggiore sarebbe l'attenzione che si ha e la curiosità che si intende suscitare nel prossimo riguardo al sesso (in entrambe le accezioni). chi porta i piedi scoperti, ma umiliati dal birkenstock, è latore del messaggio inconscio: il sesso esiste, ma se non ha finalità pratiche non mi interessa, ovvero lo faccio, ma perché lo fanno tutti e prima o poi doveva capitare pure a me.

secondo me, chi porta i birkenstock va a letto coi calzini. anche quando è in compagnia.

giovedì 3 settembre 2009

fatele dichiarazione

la novità della pubblicità non l'ho chiesta io. anzi, siccome non credo che mi paghino (non hanno le coordinate né per fare versamenti né un indirizzo per mandare assegni o contanti), penso proprio che chiederò di rimuovere il riquadrino pubblicitario. vabbè.

l'altro ieri ascoltavo la mia islandese preferita, di cui ho già scritto in passato. volta non è un gran disco di björk. il che significa che è comunque un disco straordinario, ma che björk ha fatto di meglio: c'è molto déjà entendu, c'è molto darsi di gomito da sola, insomma pare un po' i contenuti speciali di un dvd, o quello che è stato scartato per mancanza di spazio in altre produzioni.

nondimeno, è bello, cazzarola se è bello. la voce di antony è forse sì ingombrante, come ha scritto qualcuno, ma è anche quanto di più simile al coro degli angeli, nella mia immaginazione, visto che gli angeli non hanno sesso, o se ce l'hanno è una cosa molto confusa. e in mezzo a tante coccole e dolcezze, che se ce le propinasse qualcun altro staremmo già in coma diabetico, arriva la tegolata a mezza fronte:



puro punk, per quel che mi riguarda, però con la tecnica vocale di björk. come dire, guardate che so tenere a bada la mia voce finché voglio. ma finché voglio, appunto. poi succede che mi fate girare le palle e allora succede quel che succede, e a chi tocca nun se ngrugna.

un po' quello che ogni tanto succede agli italiani: si ricordano di avere le palle e insorgono. magari ci mettono vent'anni, ma poi si ricordano e insorgono.

martedì 1 settembre 2009

un uomo solo al comando

cito da repubblica online che cita un articolo di james walston apparso sul times (fonte): "Walston asserisce che Berlusconi rimane popolare (...) . Tuttavia, conclude, oggi il premier appare diviso tra "il ridicolo e la megalomania", come "un uomo che ha perso il controllo" e che, pur essendo tra i più ricchi e potenti del mondo, "sembra deluso e frustrato".

Il motivo potrebbe essere che "nessun ammontare di ricchezza può renderlo più giovane o più bello, né può costringere il Vaticano ad accettarlo, né può dargli l'influenza di Sarkozy, della Merkel o di Brown, né può conferirgli lo status che avevano gli Agnelli". In più, "vari medicamenti" potrebbero pesare sul suo comportamento e le sue "smorfie allegre non riescono a celare la rabbia".

probabilmente, l'analisi di walston è corretta: chi ha una proiezione dell'ego moltissimo altissima è destinato al fallimento. e berlusconi aveva ed ha come obiettivo non il potere, non il denaro, ma essere amato da tutti, impresa che non è riuscita nemmeno a gesù cristo o a mohandas gandhi. in questo senso, mr. b. patisce la stessa frustrazione di paris hilton: nonostante gli innumerevoli interventi di chirurgia estetica a cui si è sottoposta, le manca e le mancherà il più importante, quello che non hanno ancora inventato, e cioè quello che le donerà dei nobili occhi azzurri al posto dei suoi, irrimediabilmente, inequivocabilmente marroni, e plebei.

mi viene in mente una frase che si è adattata nel corso degli anni a molti campioni sportivi nati nella miseria che, grazie al loro talento, si sono prima riscattati guadagnando fortune ma poi, incapaci di gestirle, si sono perduti tra droga e altri vizi, spesso cadendo nelle mani di personaggi senza scrupoli: chi nasce povero non diventa mai un vero ricco, ma tutt'al più un povero coi soldi.

mr. b. non sfugge a questa amara regola: egli non sarà mai un agnelli, un berlinguer, personaggi, se non amati, perlomeno rispettati anche dai loro avversari, perché non ne possiede l'allure, il carisma, la statura (il doppio senso non è involontario), né potrà sottrarsi alle ingiurie causate dal passare del tempo. coi suoi soldi ha comprato la benevolenza e l'acquiescenza di molti, ma non di tutti. e finché rimarrà anche uno soltanto che non lo apprezza (o finge di apprezzarlo) per quel guitto che è, berlusconi sarà infelice. e può stare tranquillo che in me troverà la sua definitiva condanna all'infelicità.