mercoledì 13 giugno 2012

sì. sissì, sissìssì. anche no.

dice il commento:
e poi se la gente sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare


e che, non era venuto in mente anche a me? è il brano finale del disco citato nel post precedente e quindi era la logica conclusione di tutto il discorso - tutto cerebrale - che poi, ovviamente, andava trasportato dal piano generale a quello personale, e confrontato con la costante revisione al ribasso delle aspettative e al sostanziale tradimento delle stesse: se c'era una cosa in cui io ho mai dimostrato un qualche talento era la musica, ma mi ritrovo a fare tutt'altro, e non da oggi. come questo sia connesso con i mali pluridecennali di una società, lo so solo io - e forse qualcun altro - ma voi che non lo sapete, fidatevi.

vabbè, dirà qualcuno, campare dignitosamente di musica, ci riescono in pochi, e quegli altri che ci sopravvivono, lo fanno a costo di una serie infinita di compromessi, è storia nota, e comunque ormai è andata come è andata: potresti semplicemente suonare per il piacere tuo e di chi ti ascolta. ed eccoci all'acqua, come si dice in toscana: il piacere di chi ascolta sì, vabbè, purché il pubblico sia severamente selezionato. e sticazzi: visto che, a quanto pare, una remunerazione non è prevista, voglio il privilegio di scegliermi il pubblico. ma poi, del mio piacere, ne vogliamo parlare?

ho fatto su feisbucc una dichiarazione che riporto:

sempre di più coltivo le similitudini tra sesso e musica. adesso, nel guardare filmati di keith jarrett, consideravo quanta bellezza e soddisfazione c'è nell'interiorizzare un brano e saperlo interpretare ogni volta in maniera nuova e originale, come fa un jazzista bravo; e pensavo che smettere di studiare prima e di suonare poi è stato un po' come tagliarsi le palle da sé: l'emozione di suonare insieme non è sostituibile né surrogabile, e mi manca. ma poi ho riflettuto che, anche nel periodo in cui mi ero rassegnato a non avere più una donna, far sesso mi mancava, sì, ma puramente in astratto, visto che non c'era un soggetto che conoscessi e con cui valeva davvero la pena farlo. e con la musica è lo stesso: mi manca, ma in maniera del tutto astratta; le occasioni in cui la magia si è concretizzata sono state davvero poche, nella mia vita, tanto poche da non lasciare nemmeno rimpianti veri. dopo un po' nemmeno suoni più da solo. le chitarre stanno là a prendere la polvere (non è vero, stanno chiuse nelle custodie :-D) ma - who cares?

a cui son seguiti un paio di commenti, non a caso provenienti dalle persone più care, che dicevano che a loro sì, importa; e io ringrazio, ma non cambio idea per questo, e non è in discussione il fatto di poter continuare a suonare in rare e mirate occasioni in cui è effettivamente un piacere: vuoi perché il pubblico, minimo e selezionato, è veramente attento, vuoi perché chi suona insieme a te ha sempre dato prova di sensibilità e comunanza di intenti e di gusti. una volta di più mi viene in aiuto la similitudine con il sesso: sarà che sesso e musica sono state le sole due cose che nella mia vita mi hanno davvero appassionato e quindi ho con loro lo stesso rapporto, ma trovo che funzioni. suonare da solo, per me stesso sì, capita: imbraccio l'acustica e mi canto quelle due, tre canzoni a cui sono affezionato; ovvero metto su una base midi a palla e faccio finta di essere david gilmour e di avere davanti una platea sterminata in adorazione. ma non è cosa di cui menar vanto, almeno non più di quanto ci si vanterebbe di come siamo bravi a farci le seghe.

suonare è come il sesso: lo puoi fare anche da solo. ma in quel caso ha un altro nome (autocit.).

a questo punto, forse si riesce a capire come e perché non mi vada più di cercare di realizzare, o di inserirmi in, progetti musicali che manifestamente non vanno da nessuna parte, ovvero con gente di cui non condivido né i gusti musicali né la sensibilità artistica. anche qui, è come per il sesso: della scopata una tantum, non so che farmene: il dispendio di risorse è sproporzionato rispetto al ricavato, e non aggiunge niente alle mie esperienze personali se non un incremento al contatore; devo intuire, conoscendo la persona, che ci possa essere una seconda volta e poi una terza e così via, perlomeno avere l'impressione che ci si possa divertire parecchio, intuire che il divertimento potrebbe essere infinito e potrebbe espandersi fin molto lontano. se, al contrario, queste condizioni non si verificano nemmeno in ipotesi, siccome non soffro (più) di mancanza di autostima, non ho alcun interesse a dimostrare che son bravo a chi non sa cogliere la differenza.

perdonerete la presunzione, ma se i porci vogliono le perle, che almeno se le paghino.

lunedì 11 giugno 2012

sono solo canzonette

Frank Drummer

Da una cella a questo luogo buio-
a venticinque anni la fine!
Non avevo le parole per dire cosa mi si agitasse dentro,
e il villaggio mi prese per idiota.
Eppure l'idea iniziale era chiara,
un disegno grandioso e assillante nell'anima
che mi spinse all'impresa di imparare a memoria
l'Enciclopedia Britannica!


(edgar lee masters, antologia di spoon river)

non al denaro, non all'amore né al cielo è un disco del 1971, ed è uno dei primi lp che ho posseduto. come molti sapranno, è liberamente tratto dall'antologia su citata: de andrè prese nove delle poesie dell'antologia e le rielaborò, adattandole alla sua contemporaneità (l'antologia è del 1915).

a dodici anni, magari non avrò compreso fino in fondo di cosa si parlasse, ma diversi fattori hanno concorso a far sì che il disco mi si imprimesse nella memoria in modo permanente, tant'è che ancora oggi, dopo quarant'anni, ne ricordo ogni virgola, ogni nota e ogni sospiro. e mettiamoci pure che uno dei motivi è "ho dieci dischi in tutto e quindi per forza di cose suono sempre quelli fino alla consunzione", ma se qualcosa non ti piace, prima o poi te la dimentichi.

e capita che, strimpellando, ti torni alla mente e alle mani una successione di accordi che - eh sì era proprio quella lì, e un po' per gioco e un po' per rispetto ti ritrovi a cantare e suonare, cominciando dall'inizio, perché è così che si fa. solo che oggi hai passato la cinquantina e di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, acqua che lascia il segno anche sui piloni di pietra, acqua che tante volte ti ha reso simile ai personaggi di cui canti le storie fin da ragazzino, quando non capivi proprio fino in fondo che cosa stessi cantando.

tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole

ma ampliamo la visuale: tu prova ad avere un mondo nel cuore, ad avere anche la parole per esprimerlo e trovare perlopiù chi le tue parole non le ascolta, oppure le prende per lo sfogo infantile di un immaturo.


e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te, lo scemo che passa

invidia o grassa ignoranza, la differenza è poi così significativa? e poi lo sai come continua il disco, col nano diventato giudice (da noi, al massimo poteva diventare ministro) che prova gusto nel mandare a morte i condannati, perché si sente in credito con la vita (Well, don't you think it was natural / That I made it hard for them?). e non è forse l'altra faccia della stessa medaglia? il matto drummond e il giudice lively, due che soffrono per una loro minorazione, ma mentre uno non ha alternative al soccombere, l'altro può compensare le sue mancanze attraverso lo studio, usando però le sue conquiste non per migliorare sé e gli altri, ma come strumento di rivalsa.

finché esisterà un'arma, ci saranno sempre una persona che la impugna e un'altra che viene tenuta sotto la sua minaccia. e l'arma più potente rimane sempre la conoscenza, né esiste peggior modo di usare la conoscenza che quello di cercare di privarne gli altri, cosa che sta accadendo nel mio paese da circa trent'anni, senza che nessuno ci trovi alcunché di strano. ma sì, è del tutto inutile studiare, una coscienza critica è del tutto superflua, e dopotutto posso sapere tutto quello che devo sapere attraverso la televisione. nel giro di una trentina d'anni, per molte persone la tv è andata a sostituire la lettura di libri e giornali, diventando una sorta di tradizione orale (o, se preferite, di telefono senza fili) e costituendo di fatto una forma oracolare attraverso cui conoscere e interpretare la realtà, condannando quindi tanti a un analfabetismo di ritorno che li ha resi stolidi come un gregge di pecore. perché, se è vero, come ha detto frank zappa, che l'informazione non è conoscenza, la conoscenza non è saggezza, la saggezza non è la verità, figuriamoci a cosa può portare l'assenza di informazione, o un'informazione distorta.

e siccome, come si diceva sopra, sai come continua il disco, sai anche che poi viene la storia del blasfemo, imprigionato con un pretesto, perché non ci sono leggi contro la blasfemia, ma sta' sicuro che da qualche parte si troverà qualche cattolico zelante disposto a farti la carità di farti porgere l'altra guancia a suon di manganellate. perché a volte succede che hai un mondo nel cuore, hai anche le parole per esprimerlo, ma di quello che pensi non hai le prove (come anche pasolini), e la rabbia di tutto questo confluisce solo in un grandioso dioporco, da gridare con quanto fiato hai in gola (La ragione per cui io credo che Dio crocifiggesse Suo Figlio, / per uscire da quel brutto pasticcio, è che ciò è proprio degno di Lui). e qualcuno coglierà certamente la gradita occasione per ricacciarti cristianamente in gola le tue bestemmie, magari insieme ai tuoi incisivi.

e nel giro di un paio di secondi ti fai tutti questi ragionamenti, anche se stai solo a metà della seconda strofa della seconda canzone, e allora ti si strozza il fiato in gola e devi smettere. e concentrare in una lacrima di rabbia tutto questo, insieme al fatto che dopo quarant'anni stiamo ancora a parlare di questo come un problema da risolvere e non come un brutto periodo che ci siamo lasciati alle spalle.


giovedì 7 giugno 2012

due risate, di prima mattina

la terza cosa che faccio dopo essermi alzato è accendere la tv, che sintonizzo su rainews24. sì, è un'attitudine piuttosto masochista, ma che ci vogliamo fare? ormai è un'abitudine.

c'è quasi sempre luce tommasi che inizia invariabilmente la lettura delle notizie con "e allora buona giornata, buona giornata a tutti anche dal caffè di rainews" e faccio colazione al suono delle notizie del giorno.

finita la colazione, vado in bagno mentre c'è il collegamento con caterpillar am, che dai microfoni di radio2 lancia il sondaggio del giorno tra gli ascoltatori. stamattina hanno chiesto loro quando avrebbero preferito andare a votare. lascio la porta aperta, così li sento anche da là, e per me è stato motivo di profonda gioia sentire il dialogo che segue, e che riporto a memoria, tra filippo solibello e un ascoltatore:

- buongiorno, chi sei e da dove chiami?
- (nome che non ho memorizzato, da località del nord italia che idem)
- e tu quando vorresti votare, in autunno o la prossima primavera?
- subito, anche domani!
- bene. e di che orientamento sei? centro destra, centro sinistra...?
- lega!
- ma scusa, volete votare adesso che voi della lega siete rimasti in dodici, parlando con rispetto?
- eh ma devi considerare che noi siamo sempre noi. non è cambiato il nostro ideale, non è cambiato il nostro modo di fare politica e la pensiamo sempre allo stesso modo.
- eh no, un momento. non puoi dire che siete sempre uguali: su berlusconi per esempio avete cambiato idea più volte: prima berlusconi no, poi berlusconi sì, poi berlusconi mafioso...
- vabbè, quelle sono scelte, come dire, di mercato: si fanno alleanze con chi ci promette di realizzare il nostro progetto politico.

caro amico leghista, mi dispiace molto che tu non legga il mio blog, perché in considerazione di questa ultima tua affermazione avrei da dirti qualcosa: voi volevate il federalismo, perché i soldi della padania devono rimanere in padania e non finire nelle tasche di roma ladrona; berlusconi voleva solo evitare la galera e continuare col bunga bunga alla faccia nostra. vi siete alleati con berlusconi e la sua cricca di mafiosi, fascisti, zoccole e cocainomani e siete stati al governo insieme a lui per gran parte degli ultimi 18 anni. lui la galera l'ha evitata a colpi di leggi ad personam (che i vostri rappresentanti hanno serenamente votato come se ne andasse del vostro ossigeno) e, già che c'era, ci ha anche fatto regredire di un trentina d'anni; il federalismo, non pervenuto. in compenso, vi sono pervenuti rosy mauro, francesco belsito e le spese allegre del dottor trota (mi sfugge come si dica trota in albanese).

caro amico leghista:


e buona giornata.


mercoledì 6 giugno 2012

gegnyale

Nonostante in termini assoluti siano in crescita, le entrate tributarie dei primi 4 mesi del 2012 sono infatti inferiori di 3.477 milioni di euro rispetto alle previsioni annuali contenute nel Def, il Documento di Economia e Finanza. La differenza è del 2,9%. È quanto rileva il Rapporto sulle entrate tributarie della Ragioneria e del Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia. A queste mancate entrate dobbiamo poi immaginare che si aggiungeranno gli effetti del terremoto con il prevedibile ulteriore calo di gettito, sul fronte Iva e Irpef.

fonte: corriere.it

ma pensate: gli stipendi non aumentano, il costo della vita e le imposte invece sì e i cervelloni bocconiani al governo pensavano che in questa condizione sarebbero entrati più soldi. certo, come no.



lunedì 4 giugno 2012

ambè

Benedetto XVI si è rivolto anche alle persone separate: "Una parola - ha detto - vorrei dedicarla anche ai fedeli che, pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione. Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica. [...]"

(fonte: repubblica.it)

e sticazzi nummecelometti?

venerdì 1 giugno 2012

elogio dell'imperfezione

tempo fa, una mia amica stava sfogliando una rivista e si soffermò sulla foto promozionale di striptease, film che usciva in quei giorni, che ritraeva demi moore fresca di chirurgia estetica (e probabilmente anche di photoshop):

"guarda quanto è bella", mi fa. e io:
"no. non mi piace"
"non ti piace?! impossibile, guardala: è perfetta!"

perfetta. etimologicamente, perfetto significa compiuto, senza difetti. ma se, nel caso di manufatti, l'assenza di difetti è sinonimo di qualità, nel caso di individui... è semplicemente un ossimoro: se tutti fossimo perfetti, saremmo indistinguibili gli uni dagli altri, e quindi non più individui.

ma, evidentemente, c'è chi apprezza la perfezione estetica anche negli esseri umani, che di per sé è un concetto perlomeno fuorviante (se non del tutto errato), visto che nessuno ha mai stabilito dei criteri universalmente accettati per definire che cosa debba essere esteticamente apprezzabile in una persona; poi c'è da dire che quello che viene perfezionato (ammettendo per un momento che esista la perfezione nell'umano) in maniera artificiosa, e il corpo di demi moore ne è(ra) un esempio, altro non è che un altro argomento a favore della mercificazione dei corpi e delle persone nella loro interezza. l'aforisma all'inizio di zyg degli area (1974) diventa universalmente valido se si tolgono le specificazioni: l'estetica è lo spettacolo della merce; ne consegue che se ti rendi attraente - o per meglio dire attrattivo/a - per finalità che non siano direttamente riconducibili alla seduzione, diventi merce tu stesso/a.


più facile decidere che cosa sia indesiderabile, ma anche là i pareri certamente non sono unanimi: quelli che, negli altri, per qualcuno sono difetti, per me potrebbero essere elementi di fascino e seduzione, e viceversa; quanto alla mia apparenza, preferisco senz'altro la personalità alla perfezione: spesso mi capita addirittura di introdurre volontariamente, nel mio abbigliamento, elementi di asimmetria; oppure indosso serenamente capi che mostrano segni anche evidenti di usura, soltanto perché ne sottolineano l'unicità - l'orlo sfrangiato dei miei jeans è così per via del loro uso, non per accondiscendenza verso una moda che rende fintamente unici capi in realtà tutti uguali nella loro imperfezione di fabbrica.


allo stesso modo, una ruga, una piccola cicatrice, un ricciolo ribelle, un lieve accumulo incoercibile di adipe, le piccole imperfezioni che rendono unica una persona le si legano indissolubilmente, andando a far parte delle sue caratteristiche peculiari, quelle che affiorano per prime alla memoria, quando cerchi di figurarti qualcuno che non vedi più da tanto: tu avevi una macchiolina nell'occhio, mentre tu avevi l'illice più lungo dell'alluce; tu avevi un seno più grande dell'altro, e tu avevi una macchia della pelle esattamente dove ce l'ho anche io. e tu, demi? tu eri troppo perfetta, di te non riesco a ricordare niente.