giovedì 31 dicembre 2009

the accidental redemptor

- no, perché non è stata la prima volta. anche la mia ex moglie, per dirne una, era una che chiudeva la discoteca lei e poi poco dopo sposata mi si è impantofolata. ma chi glielo ha chiesto?? o è una sfiga mia, che conosco tutte donne a fine carriera...?

- strano destino, ti si redimono tutte non appena si mettono con te. un redentore involontario.

(risate)

gonna have a party. all night long.

bambini, cercate di non fare niente che vi possa causare un malanno entro domani. e comunque non me ne frega un biip, anche con la febbre domani sera venite alla festa con me, anche magari per un'ora sola ma biip ci voglio andare. perché sono dieci anni che vado solo a feste di capodanno con famiglie e bambini e mi sono rotta il biip.

e mi guardi e mi domandi: no?

e io pensavo: oh, benvenuta al club. ci hai messo dieci anni, ma hai capito che una vita fatta solo di lavoro e frequentazione di altre coppie con bambini è una stragrande rottura di biip. c'è speranza di poter riscrivere l'enciclica de separationis causa. magari tra altri dieci anni.



a tutti gli altri, passate una biip di notte di capodanno come dyo comanda.

martedì 29 dicembre 2009

pensavo

a un sacco di cose.

per esempio, che è molto meglio prendersi le ferie quando le prende anche qualcun altro, tipo che ne so, un amico. ma che meglio ancora sarebbe prendersi le ferie (anche senza avere compagnia) ma nello stesso frattempo non dover traslocare.

poi pensavo che l'inverno fa schifo, e chi mi conosce sa che lo penso da sempre.

e poi pensavo che comunicare è un'arte sottile, e non è alla portata di tutti. cioè, si può comunicare anche in maniera grossolana, pizzicando le corde che fanno vibrare le emozioni più basse, come fanno berlusconi o bossi o borghezio, ma mi piace pensare di avere emozioni un po' meno facili, e mi illudo che anche chi ha a che fare con me viaggi su una lunghezza d'onda superiore.

le parole sono un'arma letale e preziosa allo stesso tempo. pensate a un katana fabbricato da un artigiano rinomato. in mano a un guerriero esperto, può essere letale anche senza sguainarlo.

altri preferiscono sparare a mitraglia. a ciascuno il suo stile.

lunedì 28 dicembre 2009

oggi 28 dicembre

non ho niente da dire, ma volevo fare un altro post.

potrei aggiungere che in ferie si sta proprio bene, sissì ;-)

sabato 26 dicembre 2009

this is a public service announcement. with guitar.

mia moglie è quasi incinta.

a causa di problemi di sicurezza, la pausa pranzo è stata ridotta a quattro minuti.

oggi, milioni di sconti su cose di cui non avrete mai bisogno.

se proprio dovete perdervi in un videogame, suggerisco rabbids go home per nintendo wii. demenziale e surreale nelle sue trovate, a tratti allucinato. nella colonna sonora spiccano somebody to love dei jefferson airplane e altre chicche lisergiche anzichenò, che inframezzano una colonna sonora klezmer che spacca.

oggi va così, e faccio un augurio sincero a tutti gli stefano, compresi quelli che non lo fanno apposta, e rivolgo una prece a pratesi e biellesi a cui si vede che gli puzzava un giorno di festa infrasettimanale in più.

baci a tutti gli altri.

venerdì 25 dicembre 2009

l'ovvio che a volte sfugge (perché qualcuno è vivo anche a natale)

Quello che Tyler aveva creato era l'ombra di una mano gigante. Ora le dita erano da Nosferatu, tanto erano lunghe, e il pollice era troppo corto, ma lui mi ha spiegato come alle quattro e mezzo in punto la mano era perfetta. L'ombra di una mano gigante era perfetta per un solo minuto e per un minuto perfetto Tyler si era seduto nel palmo di una perfezione che lui stesso aveva creato.
Ti svegli e non sei da nessuna parte.
Un minuto era abbastanza, ha detto Tyler, c'era da lavorare duro per ottenerlo, ma un minuto di perfezione valeva la fatica. Un momento era il massimo che ci si poteva aspettare dalla perfezione.

(chuck palahniuk, fight club)

mercoledì 23 dicembre 2009

santa banana!

da quando l'ho visto non smetto di ridere.

ma stamattina non balliamo?

dannata festa delle medie

chi c'è passato la riconosce, l'atmosfera della festa delle medie degli anni '70: è precisa, con tutto il relativo apparecchiamento. chi non aveva un amico sfigato che faceva judo? e del gioco della bottiglia, ne vogliamo parlare? puro mito.

ma quello che mi piace di più della canzone è il finale. forza panino ripetuto all'infinito, con bordone di basso e accordi che si muovono in cerchio, assolo di chitarra e dinamica spinta al massimo. dal vivo, dura finché la gente sotto al palco ha forza per gridare forza panino. e a me vengono i brividi, quelli che salgono su per la schiena e avvolgono tutto il cranio, e poi riscendono per le braccia.

è più forte di me.

for-za panii-no!!!

vedere.

martedì 22 dicembre 2009

non si fa



perché uno lo sa, che in qualche parte del mondo è estate; anzi, che ci sono posti del mondo dove più o meno è sempre estate. ma sbattertelo in faccia così, non si fa.

ecco.

l'internet ai tempi del condominio

un paio di anni fa, abitavo in un condominio di vedove. un palazzo di tredici appartamenti costruito alla fine dei '50 da una cooperativa costituita da impiegati di uno stesso ente, tra cui mio padre: famiglie che, invecchiando, si sono via via ridotte a nuclei individuali, nella stragrande maggioranza vedove, appunto.

dopo cinquant'anni passati nello stesso posto, è inevitabile che ci si conosca tutti da vicino e che ci si frequenti. nella bella stagione, le vedove si ritrovavano sulla panchina messa nel piazzale condominiale; nella cattiva stagione, vuoi la pigrizia, vuoi gli acciacchi, non uscivano nemmeno per rendersi reciprocamente visita; e poi dopo una certa età non si è poi così disposti ad accogliere un estraneo nell'intimità del proprio appartamento. il telefono è caro e che si fa? qualcuna aveva scoperto che sollevando contemporaneamente la cornetta del citofono, si poteva serenamente chiacchierare gratis anche in più di due. c'era, sì, la controindicazione che chiunque, appostato fuori dal portone di ingresso, poteva ascoltare i discorsi altrui, ma chi vuoi che venga al condominio delle vedove, se non qualche figlio distratto e qualche nipote svogliato?

il social networking alle vedove je fa 'na pippa.

lunedì 21 dicembre 2009

lucido

mi ritrovo a citare massimo gramellini, che ultimamente mi pare una delle poche teste ancora pensanti e contemporaneamente esenti da faziosità di qualsiasi sorta. il vizio di fondo che ravvede negli italiani è sempre quello di volerci considerare facenti parte di fazioni, appunto, piuttosto che di associazioni, o partiti, o società. men che meno di una società.

ma ce n'è un altro, di italico vizio, che probabilmente discende dal primo in maniera diretta, figlio com'è del desiderio e della tendenza ad appartenere a un branco piuttosto che a una società organizzata. e il suo commento di sabato lo descrive perfettamente.

aggiungo solo che il capobranco spiaggiato per me è un'immagine piena di consolazione e di speranza.

delirio

a proposito di deliri, sto qui accanto al collega che sta questionando al telefono con uno studente che evidentemente cerca di trovare ammenda a una cazzata che ha fatto argomentando "io non lo sapevo". il collega gli ha risposto: "e allora pure io ammazzo qualcuno e poi mi difendo dicendo: e mica io lo sapevo, che era omicidio!"

le menti migliori della mia generazione, sprecate nel pubblico impiego.

pace all'anima sua...

...ma quanto era arraposa in 8 mile? me la sarei fatta pure io, in quel modo, nel magazzino.

requiescat in pace.

mai un giorno nuvoloso

che a tutta prima ti viene da domandarti: non gli sarà piaciuto lavarsi? o è un inneggiare all'alcolismo? vattelapesca, avranno avuto i loro motivi. ma poi accendi lo stereo e smetti di farti domande del cazzo.

la sequenza iniziale è impressionante: in the stone, september, let your feelings show, let's groove, e anche se le successive sun goddess e can't hide love sono più tranquille, regalano comunque picchi di esaltazione, per poi darti la tegolata finale con boogie wonderland. e vivaddio fanno un momento di pausa.

gli earth wind and fire dal vivo erano uno spettacolo totale, una dozzina di persone che saltano e ballano sul palco dall'inizio alla fine, vestiti in maniera improbabile e magari anche un po' pacchiana, ma che inequivocabilmente ti dimostravano che la festa era là, in un mix perfetto di tecnica e voglia di divertirsi. perché un musicista scarso, là in mezzo, non c'era, anche se magari emergeva poco, giudicando con i criteri soliti e parziali di chi giudica un musicista in base alla sua tecnica individuale. ma earth wind and fire funzionava perché era un amalgama perfetto di musicisti dotatissimi votati alla causa della canzone perfetta, perfettamente suonata e perfettamente arrangiata. si ascoltino gli stacchi dei fiati, che si inventano ogni volta un accento diverso e sorprendente - nel senso che non ti aspetteresti di trovarlo proprio là - si ascoltino gli stacchi di raccordo tra un pezzo e un altro, come sono armoniosi pur legando brani diversi nel tempo e nella tonalità; si ascolti la millimetrica perfezione degli unisono collettivi, si ascolti la metronomica implacabilità della batteria. e se proprio non volete, ascoltate alcune delle canzoni più belle (o perlomeno meglio composte e arrangiate) mai scritte e ballatele con gioia, ignorando serenamente che se son belle e ben fatte non è per caso, ma per volontà.

e se rinasco voglio fare il chitarrista degli earth wind & fire.

venerdì 18 dicembre 2009

cose che mettono di buonumore

che ci volete fare, il genio è genio.

You are the sunshine of my life,
That's why I'll always be around.
You are the apple of my eye,
Forever you'll stay in my heart.

ascoltare questa canzone metterebbe di buonumore pure uno zombie der monno cantaro guidato dal moog del guardiano del faro. poi magari ci si potrebbe riflettere sopra che sarebbe pure carino avere qualcuno/a a cui dedicare parole simili, ma invece no e sai che c'è? che va anche bene così.

auguro un buon fine settimana a chicche e a sia, compresi gli sculati che da domani sono in ferie e tornano l'11 gennaio.

giovedì 17 dicembre 2009

analisi lucide

Nota dell’Ufficio di Presidenza del Pdl: “C’è la necessità che la democrazia in Italia possa avvalersi di un patto democratico tra le maggiori forze politiche che segni chiaramente i confini della normale dialettica politica, pur a volte anche aspra, e apra una stagione nuova in cui una legittimazione reciproca tra le forze politiche conduca ad un abbandono di ogni scorciatoia giudiziaria, premessa indispensabile per una stagione di riforme costituzionali da lungo tempo attese, dalla giustizia alla forma di governo”

traduzione: “Ora che abbiamo risolto lo stretto immediato approvando la finanziaria col voto di fiducia, c’è la necessità di non perdere altro tempo prezioso e tornare subito al dunque, cioè ai problemi di Berlusconi con la giustizia. Bisogna approfittare dell’unanimismo pietistico che siamo riusciti a creare intorno alla figura del premier e mettere all’angolo il Pd per l’ennesima e forse ultima, definitiva volta. Il Pd ha detto di volere la mozione condivisa sulle riforme utili per il paese sapendo benissimo che noi queste riforme non abbiamo nessuna intenzione di farle. Il Pd ha avallato l’operazione mediatica con la quale abbiamo trasformato Berlusconi da vittima di uno squilibrato solitario a martire di un’immaginaria campagna d’odio sapendo benissimo che questa è una spudorata manipolazione dei fatti. Ehi, ha addirittura isolato Rosy Bindi che trovava tutto ciò assurdo e tentava di fare discorsi secondo ragione, dandoci così la possibilità di identificare immediatamente nel Pd un fronte assimilabile al presunto estremismo dell’Idv! A questo punto dobbiamo solo sciogliere il gioco e tirare le fila ponendo la nostra condizione, quella di sempre: salvare Berlusconi dai processi. Il Pd la rifiuterà e così noi potremo accusarlo automaticamente di rinfocolare l’odio, di destabilizzare il paese e di volere praticamente la morte di Berlusconi, innestando una conseguente escalation della crisi istituzionale dagli esiti imprevedibili. Può sembrarvi spaventoso ed in effetti è proprio quello che vogliamo che sembri, perché, nonostante tutto, non è quello che più ci conviene. In questo caso infatti si potrebbe creare un ampio fronte politico messo su apposta per impedirci di sfasciare lo stato di diritto. Noi in realtà puntiamo a una seconda possibilità, quella che la logica razionale escluderebbe, ma non la paradossale, masochistica, logica veltroniana che ormai costituisce la cifra peculiare del Pd: spaventati dalla prima possibilità e incapaci di accettare il loro fallimento politico, quelli del Pd cincischieranno per un po’, facendo finta di non capire e dicendosi disposti a discutere nel merito le nostre generiche proposte, poi, lambiccandosi con mille distinguo e lacerandosi con mille polemiche interne, cominceranno a collaborare, e infine ci faranno fare quello che vogliamo. Noi gli daremo l’illusione di rinunciare a qualcosa per favorire il compromesso e di apprezzare il loro senso di responsabilità per aver voluto riportare la tranquillità nel paese evitando l’escalation della crisi istituzionale. E loro se ne vanteranno addirittura. E noi, a questo punto, li lasceremo fare, non avremo più bisogno di ribaltare tutto e prendercene il merito, perché ormai non avremo più nessun partito d’opposizione di cui preoccuparci. (Marco Ferrara, dal blog di daniele luttazzi)

mercoledì 16 dicembre 2009

nemici

stamattina leggevo il mio adorato gramellini sul web e una frase in particolare mi ha fatto riflettere su una cosa. la frase è questa: Ciascuno di noi ha il suo Griffith che lo ha fatto penare sul ring della vita. (...) Finché un giorno scopriamo che il rivale è la parte di un tutto che senza di lui ci impedirebbe di essere noi, come il buio non esisterebbe senza la luce.

il concetto non è nuovo, e ha pure illustri trattazioni in letteratura e cinematografia, ma pensavo: e quando nemici non ne hai, ovvero ne hai, ma sono occulti? quando il solo nemico che hai è te stesso, le tue resistenze interiori, i comportamenti che hai tanto bene assimilato da non accorgerti più che altro non sono che la proiezione delle aspettative che altri hanno (avuto) su di te?

ci vuole un grande sforzo di volontà per combattere contro se stessi, contro l'indolenza condita di alibi, contro l'assuefazione a una medietà/mediocrità che non avvantaggia nessuno, a parte quelli che hanno messo il cervello all'ammasso e aspettano anche il tuo, e coloro che favoriscono e prosperano su tali ammassamenti.

favoreggiatori di ammassi cerebrali. su rieducational channel.

lunedì 14 dicembre 2009

bambinate

ho due bambini, un maschio di 10 anni e una femmina di 8. si adorano reciprocamente, e reciprocamente si detestano, come è normale. non si comprendono a vicenda: il maschio è troppo maschio e la femmina è troppo femmina, non riescono a giocare insieme; anche quando riescono a fare lo stesso gioco, lo fanno con intenti diversi e la cosa non può che sfociare in una qualche forma di conflitto. a quel punto, non è importante sapere chi ha cominciato, c'è una incompatibilità viscerale, un vizio di fondo che rende impossibile la comunicazione, per il semplice motivo che - alla loro età - non è possibile nemmeno per un minuto smettere di essere lei femmina e lui maschio e giungere ad un compromesso onorevole: finisce invariabilmente che si picchiano.

si picchiano perché costretti a convivere: se potessero scegliere, probabilmente non vivrebbero insieme, sicuramente crescendo non lo faranno, e quando si ritroveranno insieme saranno felicissimi di poterlo fare, e godranno anche delle loro diversità.

e se sceglieranno di fare qualcosa insieme, dovranno rendersi conto che, per la buona riuscita del progetto, dovranno abbandonare entrambi la loro visione personale della questione, per accogliere l'idea che il loro progetto vive di vita propria, che prescinde dalle volontà dei singoli, ma che ha bisogno comunque delle energie di entrambi per sopravvivere.

la convivenza è rinuncia, in ogni ambito. rinuncia e sacrificio. e non tutti siamo portati per il sacrificio, ma a volte alla convivenza siamo costretti. ampliando l'orizzonte oltre le coppie (di coniugi o di fratelli), la cosa si applica a qualsiasi ambito: matrimonio, società di interessi, gestione della cosa pubblica. c'è una nazione da gestire, sessanta milioni di persone a cui (tutte!!) bisogna dare delle risposte valide, un incentivo per rimanere in questo paese, un motivo per essere orgogliosi di appartenervi, per sentirsi cittadini e non sudditi. finché ogni parte continuerà a perseguire gli interessi di pochi - in un caso, di uno soltanto! - l'unico finale possibile è che qualcuno picchia qualcun altro.

e il problema rimane, fino alla prossima scaramuccia.

giovedì 10 dicembre 2009

per esempio

ci sarebbe da dire che è sempre bello lasciare gli amici e ritrovarli proprio così come li avevi lasciati, e siccome tu nel frattempo sei cambiato ma in meglio cioè insomma sei tornato quello che quell'altro era abituato a conoscere, è tutto decisamente più bello e ti dispiace soltanto che cazzarola però tutti sti chilometri in mezzo.

tuttistichilometrimmezzo ultimamente è una sorta di leitmotif, e non è che ci si possa fare granché, viene da pensare se uno alla fine lo fa apposta. qualcuno dice vorrei ma non posso potrei ma non voglio, e non è che abbia tutti torti, nonnò. un altro scrive (tanto per dire una cazzata come un'altra) la vita è di chi la vuole, e chissà se ha ragione. tendenzialmente, direi di sì, ma da una tendenza a un gesto ci corre differenza. soprattutto quando il gesto deve venire da noi.

ognuno per sé. vado a gesticolare. chissà.

oggi ci sarebbero da dire un mucchio di cose ma non le dico perché proprio non sono dell'umore adatto.

e quindi non le dico. facile.

sabato 5 dicembre 2009

ma un altro amore è sempre possibile

ora capisco l'estasi dei santi, solo restando in ginocchio in adorazione si raggiunge la visione, ma non è nella testa che appare, la visione è un groviglio fisico di sensazioni, la preghiera se non passa attraverso il corpo è solo un atteggiamento, l'amore se non ti devasta d'assoluto è un complotto contro la vita, un contratto svantaggioso per tutti, il desiderio se non ti spezza l'orgoglio è un orto sterile, la carne una volta svegliata può solo cercare di bruciare... vengo.

(filippo timi, peggio che diventare famoso, pag. 219)

venerdì 4 dicembre 2009

e come se non bastasse, oggi è il sedicesimo anniversario della morte di frank zappa.

le riviste di musica sono scritte da gente che non sa scrivere che intervista gente che non sa parlare per gente che non sa leggere.

mercoledì 2 dicembre 2009

senza esagerare, però

a me elisa piace, ci sono diversi motivi che me la fanno piacere. uno è quello che scrive testi in cui a volte mi riconosco. il bello è che io i testi delle canzoni non li ascolto, nemmeno quelli in italiano: per me sono soltanto suoni che servono a cantare la melodia, potrebbero anche non avere alcun senso o significato, quindi mi entrano in un orecchio e mi escono dall'altro. però succede, è successo, che una canzone di elisa mi piaccia, mi emozioni, e non so perché. evidentemente il messaggio mi arriva a livello subliminale, e quando finalmente presto attenzione alle parole, scopro che c'è qualcosa in cui mi riconosco.

vabbè, questo è quanto per le motivazioni private.

poi, è un fatto che sa cantare. e non sono troppo d'accordo con chi ha scritto, su rolling stone, che elisa è sempre stata troppo attenta alla tendenza del momento per somigliare in ogni album ad un artista straniero. peraltro, lo stesso le riconosceva la capacità di emozionare, e non è casuale la scelta di interpretare una delle canzoni dell'ultimo cd insieme ad antony hegarty (lo stesso che cantava insieme a björk). però.

stavo ascoltando in macchina (guardacaso) il cd suddetto, non sapendo quale fosse il pezzo cantato insieme ad antony. comincia il pezzo in questione, con la sola voce di elisa, e immediatamente capisco che è quello: elisa si produce da subito in un vibrato tanto forzato quanto falso, nell'inutile (inconscio?) tentativo di renderlo simile a quello di antony. però no, proprio uguale non è, e sinceramente dà pure fastidio, pare un'imitazione, una parodia.

elisa, tieniti serenamente il tuo vibrato e canta come magni. peraltro, ti ho vista nettamente infighita in copertina: miracoli della gravidanza o di photoshop?

questa piacerebbe a cav

m&m: "ti ricordi quella volta che ti dicevo che in palestra c'era un venticinquenne che mi corteggiava?"
io: "sì"
m&m: "e io ti (e mi) domandavo: ma che discorsi mai ci potrei fare? e tu mi rispondesti: mica ci devi discorrere, gli fai fare il suo dovere, poi lo mandi via e se hai voglia di chiacchierare mi chiami!"
io: "ahahahah, sì! ma anche durante, perché no?!"
m&m: "?"
io: "eh figurati la scena: - che fai con quel cellulare? - niente, niente, chiamo un amico. ma tu continua, eh!"

martedì 1 dicembre 2009

altro tipo di pubblicità


ho cancellato il nome del sito, ma immagino che si capisca benissimo. soltanto tre osservazioni: 1) da nessuna parte c'è scritto "fare sesso gratis"; 2) se in tre mesi non fai sesso nemmeno a pagamento, avendo peraltro già preventivamente pagato per iscriverti al sito, sei un caso disperato e sarà meglio che tu ti dia fuoco. possibilmente dopo esserti masturbato, se no esplodi; 3) ma se io scrivo che non ho trombato, anche se non è vero, vengono a controllare?

pubblicità (continuano a insistere)

ma quanto può essere brutta la pubblicità del moment act?

intanto, la presunta tedesca è evidentemente un'analfabeta, visto che pronuncia "act" come se fosse scritto "acht", e vabbè, ognuno ha la sua croce. ma poi, vogliamo parlare della moglie che va ad aspettare il marito all'aeroporto? tutto quel che sa è che il marito viaggiava in aereo vicino alla tedesca, e che costei le ha dato un cachet per il mal di testa. nondimeno si sente autorizzata a fare una scenata pubblica al marito e anche a minacciarlo di un seguito privato. tutto per una cazzo di pastiglia per il mal di testa. immaginatevi se le avesse detto: "cara, questa è ingrid. guarda che bei preservativi stimolanti mi ha regalato!"

ora, non si pretende che ciascuno sia così illuminato da evitare di fare scenate di gelosia al proprio consorte per ogni minimo contatto sociale che costui/costei esperisce, ma perlomeno sarebbe gradito che tale triste attitudine non venisse solleticata dal cattivo gusto dei pubblicitari.

ho una proposta: ammazziamoli tutti. i creativi, dico.

lunedì 30 novembre 2009

il saggio david

I had told Bowie about the avant-garde thing. When I was recording the Aladdin Sane track for Bowie, it was just two chords, an A and a G chord, and the band was playing very simple English rock and roll. And Bowie said: 'play a solo on this.' I had just met him, so I played a blues solo, but then he said: 'No, that’s not what I want.' And then I played a latin solo. Again, Bowie said: 'No no, that’s not what I want.' He then continued: 'You told me you play that avant-garde music. Play that stuff!' And I said: 'Are you sure? ‘Cause you might not be working anymore!'. So I did the solo that everybody knows today, in one take. And to this day, I still receive emails about it. Every day.

non stento a credere alla parole di mike garson: non soltanto l'assolo, ma tutto il lavoro al pianoforte nel pezzo citato è una perla assoluta, quello che trasforma un bel brano in un capolavoro.

come dice garson stesso, il pezzo è molto semplice: due accordi di semplice rock inglese, che il gruppo suonava in maniera, appunto, semplice. la melodia è meno semplice, ma comunque rimane necessariamente al di dentro del centro tonale - giusto un po' più fuori nel ritornello, ma comunque niente che disturbi un orecchio anche molto poco educato.

garson, altrettanto semplicemente, sta pensando a un'altra cosa: l'armonia e la melodia del pezzo sono soltanto un pretesto, lui sta suonando qualcosa che sta nella sua mente e casualmente si appoggia - a volte - sui due accordi proposti. la stessa cellula melodica della strofa viene reinterpretata, e restituita arricchita e dilatata, e la tastiera del pianoforte viene esplorata in tutta la lunghezza, il che aggiunge profondità e ricchezza al suono della band, per il resto piuttosto piatto. gli spiders from mars erano un ottimo gruppo per suonare cose pesanti come ziggy stardust, suffragette city o la cover di let's spend the night together, ma assolutamente inadatti per musica un po' più delicata. ci pensa garson: stravolge il pezzo, suona tutt'altra cosa e trasforma un diamante grezzo in un brillante dalle cento sfaccettature.

l'assolo dovrebbe togliere definitivamente la parola a tutti coloro che pensano che il jazz atonale sia solo l'invenzione di qualche negro ignorante di musica e incapace di suonare qualcosa di melodicamente coerente. garson spazia per ogni dove nella tastiera: sale, scende, risale e riscende con entrambe le mani e suona note che apparentemente non c'entrano una mazza, per poi rientrare dalla porta di servizio in piena tonalità proprio quando pensavi che fosse definitivamente perso, e si prende anche la soddisfazione di infilarci l'inizio della strofa di tequila (sì, proprio quella).

e chi pensa che bowie fosse solo un facile rocchettaro travestito e un po' cialtrone è già servito con questo. poi verranno low, heroes, lodger e scary monsters. ko.

venerdì 27 novembre 2009

e poi qualcuno si stupisce che non vedo l'ora di andarmene

io capisco che viterbo e provincia non siano esattamente luoghi dalle attività frenetiche e che pertanto chi voglia fare informazione a livello locale si debba attaccare a tutto quel che c'è per riempire pagine di giornali o di siti web. però rimane il fatto che c'è modo e modo di fare le cose e soprattutto di dare le notizie.

stamattina m'è caduto l'occhio su questa notizia, corredata da ampio servizio fotografico. il povero coglione adesso si trova tra capo e collo un'accusa di detenzione di stupefacenti al fine di spaccio, perché in macchina aveva un etto e mezzo di fumo. 150 grammi di fumo che peraltro sembra essere pure di pessima qualità, almeno a giudicare dalla foto: il thc, il principio attivo della cannabis, è contenuto nella resina che la pianta secerne, e quindi l'hashish di buona qualità è grasso e resinoso; quello che si vede in foto pare fango secco, è quello che in gergo viene chiamato sapone, è quasi un cascame della produzione migliore, per sentire qualche effetto devi fumartene tre o quattro canne di quelle pesanti e comunque alla fine tutto quel che ottieni è sonnolenza e stordimento. 150 grammi di quel fumo, per chi è abituato a fumare, durano tre settimane. se te lo fumi da solo.

vengono quindi rinvenuti nell'abitazione del povero stronzo alcuni (due) barattoli di semi di marijuana, verosimilmente acquistati su un sito internet, probabilmente olandese. e te credo. se quella è la qualità del fumo che è riuscito a trovare in giro, meglio coltivarsela. anche se non ti verrà fuori un albero di natural mystic, comunque è meglio del sapone.

peraltro, mi pare che detenere semi di marijuana non sia illegale: di per sé non contengono principio attivo, e so che per esempio c'è un negozio a perugia che li vende liberamente. certo, due barattoli sono un po' tanti, forse uno era per qualche amico suo che non ha accesso a internet. che il tizio sia uno abituato agli acquisti online si vede anche dall'altra foto dove vengono pomposamente mostrati due barattoli che verosimilmente con la droga non c'entrano una mazza: su uno c'è scritto creatine e sull'altro c'è scritto grosso bio, ma non so cosa sia, probabilmente un altro integratore dietetico: probabilmente il tipo voleva gonfiarsi i muscoli artificiosamente e in fretta.

due parole due sul bilancino di precisione. ne ho uno così anche io, costa 13 euri e si trova in qualsiasi supermercato. la qualità digitale consente di misurare anche il singolo grammo, ma ciò non ne fa esattamente uno strumento di precisione, visto che la sua approssimazione non è quantificabile.

quattro parole invece su altri due oggetti che si vedono molto bene, ma non sono messi in sufficiente evidenza: un manganello retrattile (fa malissimo, se lo sai usare) e uno storditore elettrico; tralasciamo il coltello, che a occhio e croce dovrebbe avere una lama di misura consentita, ma gli altri due sono classificati come armi improprie, e la loro detenzione mi pare socialmente un tantinello più pericolosa rispetto a un etto e mezzo di sapone.

però han beccato un pericoloso spacciatore, vuoi mettere?

ma vaffanculo.

interpolation

quando ho saputo delle richieste di veronica lario e della risposta dell'illustre suo marito, mi sono venute in mente tre cose: 1) nessuno ha trovato da ridire quando l'avvocato della mia ex moglie mi ha chiesto di versare mensilmente il 45% di quel che guadagno per moglie e figli; ho negoziato quel che si poteva ma non siamo scesi sotto il 35% - di sicuro non ho fatto la mia controfferta dividendo per 10 la richiesta; ne consegue che 2) non solo sei un maiale ma c'hai pure il braccino corto per chiunque non sia un leccaculo o una leccacazzi; 3) chissà se anche stavolta viene fuori qualche genialoide che si offre di fare la colletta.

giovedì 26 novembre 2009

parole



tanto per insistere su un concetto già espresso, guardate l'immagine e ditemi che cosa vedete.



(oh, nel frattempo continuate a riassumere trame di libri e/o film, eh!)

(e grazie a ms. spoah da cui ho trovato il traduttore in sanscrito)

life made simple

sentivo alla radio di un giornale (non lo citerò per pietà) che ha così sintetizzato la trama di eyes wide shut: "dopo la rivelazione della moglie, un medico partecipa a un'orgia".

bello, no? meno male che né schnitzler né kubrick lo leggeranno mai, ma intanto a noi rimane la consolazione che tutto può essere riassunto e banalizzato in una riga. lo speaker alla radio faceva altri esempi possibili, tipo: pinocchio: un falegname ha le allucinazioni. il dottor zivago: un dottore vuole farsi un'infermiera.

facciamo questo gioco? banalizziamo tutto noi, cercando di far ridere, prima che ci pensino i banalizzatori professionisti e ci facciano piangere.

in realtà, qualcun altro ci aveva già pensato tempo fa, ma non ricordo chi e dove si potevano leggere i risultati. la più bella era forse quella di aspettando godot: non succede niente. due volte.

proviamo:

otello: un negro credulone ammazza la moglie per sbaglio.

seven: kevin spacey decapita la moglie di brad pitt per invidia.

odissea: tra una strage e l'altra e una trombata e l'altra, uno ci mette vent'anni per tornare a casa dalla guerra.

lolita: scrittore fallito si scopre pedofilo.

la pelle: curiosi episodi di vita vissuta nella cornice di una delle città più pittoresche.

vai, provateci anche voi.

mercoledì 25 novembre 2009

Who need reasons when you've got ...

Choose life. Choose a job. Choose a career. Choose a family. Choose a fucking big television, Choose washing machines, cars, compact disc players, and electrical tin openers. Choose good health, low cholesterol and dental insurance. Choose fixed- interest mortgage repayments. Choose a starter home. Choose your friends. Choose leisure wear and matching luggage. Choose a three piece suite on hire purchase in a range of fucking fabrics. Choose DIY and wondering who you are on a Sunday morning. Choose sitting on that couch watching mind-numbing sprit- crushing game shows, stuffing fucking junk food into your mouth. Choose rotting away at the end of it all, pishing your last in a miserable home, nothing more than an embarrassment to the selfish, fucked-up brats you have spawned to replace yourself. Choose your future. Choose life... But why would I want to do a thing like that? I chose not to choose life: I chose something else. And the reasons? There are no reasons.

martedì 24 novembre 2009

trance (leggere pure in francese o italiano, il senso cambia di poco)

cari lettori, eccomi qua a condividere con voi l'ennesima esperienza di trance stradale pilotata; oggi è stato particolarmente facile perché la nebbia mattutina con visibilità un centinaio di metri dava l'impressione di guidare dentro un tubo infinito di cui non si vedeva l'uscita. pareva di essere la macchinina del navigatore satellitare, in viaggio in mezzo al nulla.

però devo dire che mi mancherà, quando mi trasferirò e farò molti meno chilometri per andare al lavoro. ma scommetto che un rimedio si trova.

colonna sonora, the lamb lies down on broadway, che già è un bel trip da solo, figurarsi ascoltarlo con l'aiuto della trance stradale. le varie piccole creature piano piano escono dallo stereo e invadono l'abitacolo, senza mai diventare minacciose: passano e se ne vanno, il porcospino, quelli che strisciano sul tappeto, e anche la lamia e lilith biancogiglio.

se qualcuno che non li conosce vuole capire perché i genesis erano speciali, gli consiglio di fare il procedimento inverso, cosa che impietosamente ha fatto collins (o chi per lui) nello stilare il greatest hits triplo, che parte dall'ultimo periodo e ripercorre all'indietro la carriera del gruppo: ascoltatevi i genesis rimasti in tre. poi quelli quando c'era ancora hackett. e infine godetevi la magnificenza dell'arcangelo gabriele e la sua creatività visionaria. e se non notate la differenza, smettete di ascoltare musica.

l'agnello è un disco difficile, fu mal digerito anche dagli stessi fans dei genesis, ma non si può negare che abbia segnato la storia del rock. vorrei poter scrivere la storia della musica, ma suonerebbe pretenzioso, anche se sono convinto che gruppi come genesis, yes e tutto il progressive dei '70 potrebbero tranquillamente autoriferirsi come autori di classica contemporanea, molto più di quanto possa fare quel cazzone di giovanni allevi, per dirne uno. insomma, per dire che meriterebbe una trattazione un po' più ampia di quattro puttanate scritte nel blog di un vecchio cazzaro. e infatti io non parlo del disco, ma della mia esperienza di trance che lo aveva per soundtrack.

ho ascoltato the lamb dal vivo. non eseguita dagli autori, purtroppo, ma da una tribute band. sono stati così simpatici da fare una piccola pausa tra i brani laddove si cambia il cd1 con il cd2 (o meglio, originariamente, il primo col secondo lp), giusto un minutino. nella stessa serata si era esibito, prima di loro, steve hackett da solo, con la chitarra classica. fossi stato in loro, non l'avrei mai fatto. ho seguito hackett dietro al palco per farmi fare un autografo, ma più che altro per chiedergli che cosa pensava del gruppo tributo. diplomaticamente, ha detto soltanto "they're good", ma con un'aria del genere: sì, vabbè, ma l'originale sono io.

ascoltati oggi, i suoni di the lamb sembrano quasi naif, eppure erano il top della tecnologia dell'epoca, e comunque era indiscutibilmente il sound dei genesis, in questo disco integrato da alcune sperimentazioni di brian eno (sempre lui, dovunque si fa la storia della musica moderna c'è lui). te ne accorgi fin dalle prime note, dai suoni degli archi del mellotron, dalle note lunghe della les paul di hackett, dalla leggerezza delle pelli tese della batteria di collins.

perché forse vi sfugge, ma phil collins è un batterista. e qualcuno ha pure la faccia di dire che vabbè ma la voce è quasi uguale. sì. il timbro, forse, è simile.

il primo cd va via abbastanza facilmente, con la presentazione del protagonista, gli scherzetti melodici cucù coccole e counting out time, fino a cullare i tuoi sogni intanto che le creaturine strisciano sul tappeto. poi arriva la parte più dura da digerire, le atmosfere cupe, l'aria che manca.

e alla fine, la cavalcata di it a sciogliere tutte le tensioni accumulate nel viaggio.

If you think that it's pretentious, you've been taken for a ride.
Look across the mirror, sonny, before you choose decide.
it is here. it is now.
it is real. it is Rael.

*sospiro*

domenica 22 novembre 2009

i cani del conservone

ma dico io, no? ce lo avete presente tim roth ne "le iene"?

bè, come cazzo ci è finito a fare una troiata come lie to me?

mercoledì 18 novembre 2009

la speranza, nonostante tutto

La linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
Con le palpebre chiuse s'intravede un chiarore
che con il tempo e ci vuole pazienza,
si apre allo sguardo interiore: Inneres Auge, Das Innere Auge

La linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
Ma quando ritorno in me, sulla mia via,
a leggere e studiare, ascoltando i grandi del passato...
mi basta una sonata di Corelli, perché mi meravigli del Creato!

lunedì 16 novembre 2009

sintomi della maiala

tosse

febbre

mal di capo

lingua gonfia

noduli ingrossati

orecchie sporche

sonnolenza

indolenza

assenza

frequenza

silenzio

assenso

ti fissi a guardare il culo della collega

senza motivo, non è nemmeno 'sto granché

non vedi l'ora che venga l'ora di pranzo

tosse (già detto. recidiva)

alloglossia

mancato rispetto della precedenza

guida in stato di ebbrezza

c'avete una tachipirina?

ti fissi a guardare e non c'è nemmeno più il culo della collega.

giovedì 12 novembre 2009

i got a new drug

lo confesso, non ne ho mai abbastanza: torno più volte al giorno a controllare se è stato aggiornato, e quando scopro che no, la mia delusione è grande.

sto parlando del blog di daniele luttazzi, che da qualche mese ha aperto la palestra, "il luogo (cito dall'introduzione) dove allenare ed esibire i vostri muscoli satirici". i lettori del blog possono inviare le loro battute, aventi per spunto una notizia di attualità, luttazzi pubblica le migliori a suo insindacabile giudizio. giudizio di cui mi fido, perché a me fanno ridere quasi tutte. un florilegio di quelle recenti:

Influenza A, Rito ambrosiano: niente acqua santa e gesto della pace. I fedeli dovranno limitarsi a scambiarsi la pace facendosi l'occhiolino.

Su con la vita, miei cari cattolici. Con il crocifisso sul muro volevate ricordare la morte di Cristo? Adesso, con la parete bianca, fate finta di celebrare la resurrezione.

Oramai il cristianesimo è così in crisi, che il crocifisso viene usato per marcare il territorio, come la pipì dei cani.

Influenza H1N1 uccide un uomo a Campobasso. Era obeso, con problemi cardiovascolari, fumava ed era già morto.

Topo Gigio: "Anche se morite tutti non mi dimetto".

Berlusconi: “Ho proposto incarichi di responsabilità soltanto a donne con un profilo morale, intellettuale, culturale e professionale pari al mio”.

Compra a pochi euro un barattolo su eBay e ci trova dentro un film di Chaplin. Troppo cari, invece, i barattoli di Piero Manzoni con dentro i film dei Vanzina.

Alemanno è talmente rispettoso delle proprie radici culturali che nel suo ufficio, al posto del crocifisso, ha fatto appendere un lavavetri.

Santanchè: "Maometto pedofilo! Aveva nove mogli e l’ultima di nove anni." E non parliamo poi della quindicenne che ha sfornato Gesù.

Influenza suina, Berlusconi non si vaccinerà. Ma per precauzione chiederà alle sue amanti di saltare la scuola.

Santanché: "Maometto pedofilo"
Ghedini: "E' andare con i giovani per sentirsi giovane"

Imbarazzo a Viale Mazzini per il possibile rientro di Marrazzo. Ma vedrai che un buco glielo trovano.

Svezia: Una lesbica diventa vescovo. Sempre più incomprensibili le istruzioni dell'Ikea.

Oggi Bagnasco è intervenuto su: dialogo tra i partiti, scuola pubblica e privata, crocefisso, immigrati, crisi economica, Sudan, aborto e non gli è neanche piaciuto come ho verniciato le ringhiere.

Morandi torna in tv con uno show interattivo: il pubblico può decidere cosa fargli cantare. Finalmente si realizza il mio sogno di sentirlo intonare qualcosa dei Napalm Death.

Accuse di razzismo al signor Ikea. Ma lui si difende:”Le accuse di razzismo sono fandonie. Prima di vendere un mobile ci assicuriamo che possa montarlo anche un negro”.

Celentano: "Chi ama la musica non può fare a meno di X Factor." In effetti Miles Davis davanti alla tv avrebbe finalmente imparato a usarla, 'sta cazzo di trombetta.

Rutelli dà vita ad "Alleanza x l'Italia". Da oggi il mondo politico sarà esattamente identico a ieri.

Rutelli ha fondato un nuovo movimento politico. Si chiamerà "Alleanza x l'Italia", che è il ventiquattresimo risultato ottenuto dal generatore casuale di nomi di partito.

"La convivenza con gli animali provoca un divorzio su cinque." Specie se l'animale va a troie e minorenni.

Berlusconi è rimasto talmente insoddisfatto dall'incontro con Fini che ha lasciato sul tavolo una busta con dentro solo 500 euro.

idee

ma invece di fare una legge che impedirebbe di fare centomila processi e conseguentemente impedire a centomila soggetti la possibilità stessa di ottenere una qualche forma di giustizia, possibile che non venga in mente a nessuno di fare un patto con quell'altro soggetto, del tipo: "va bene: sei bravo, bello, onesto, simpatico e trombi come un dio. tutto emendato, basta che la smetti e ti togli dalle palle"?

mercoledì 11 novembre 2009

once in a lifetime

in questo blog si scrive di politica e di musica, occasionalmente di costume, di viaggetti in moto, toh. niente di serio, insomma. ma per questa volta farò un'eccezione parlando di altri argomenti più attinenti alla sfera privata, anche se trattati in maniera impersonale. ho ricevuto un'email di cui questa è una parte:

(...) Nella versione vulgata 'amore' è una parola che puoi abbastanza serenamente sostituire con 'impegno' e 'progettualità': una cosa che comincia e che deve avere un decorso più lungo possibile. Invece io quando parlo d'amore intendo un'esperienza (in senso letterale, una cosa che esperisci, perché se non la stai esperendo non esiste) che si estende in profondità sotto la superficie delle cose, e non in lunghezza come una chiazza d'olio. Il talento di essere integralmente in quello che si fa, con ogni singola parte di sè, o meglio ancora con il Sè integrale, che è una cosa più ampia della somma delle sue parti: quella è l'unica forma di amore che ha senso, e credo anche sia l'unica capace di fare la differenza. Sessualmente come in qualsiasi altro campo.

ho riportato qui queste parole perché contengono la sintesi di un pensiero che stavo rincorrendo da tempo e per cui non trovavo le parole giuste: eccole qua, complicate solo in apparenza, ma di semplice comprensione se ci si attiene alla metafora espressa: da una parte, l'amore viscoso, che si affianca alla tua persona in maniera tangenziale e nel tempo ti si estende addosso fino a ricoprirti quasi interamente, ma che forse non riesce ad arrivare nelle tue profondita; dall'altra, l'amore che ti arriva perpendicolare e ti penetra fino al nucleo, senza bisogno di tempo o di progettualità più o meno condivise; colpisce come punta di lancia e lascia una ferita che non rimargina, da cui esce la tua carne viva e nuda.

resistance is futile, andrebbe piuttosto accettato come i cristiani fanno col dono della grazia, perché non puoi sceglierlo: ti tocca in sorte, e ne devi esser grato.

ecco, questo è quanto. domani si parla dei black sabbath.

martedì 10 novembre 2009

poi

avrei anche un'altra domanda, oggi, ma non la scrivo qui perché qualcuno potrebbe leggerla. ma qualcuno l'ha letta, in privata sede, anche se non credo che abbia una risposta valida.

e vabbè

ma per quale motivo devo accendere la radio per sentire ornella vanoni che canta brutte cover di canzoni mediocri? davvero non c'è niente altro da trasmettere che boiate e canzoni cantate perlopiù da morti?

venerdì 6 novembre 2009

trombomobili

l'altra sera a cena, con un'amica, stavamo facendo una retrospettiva delle auto in cui abbiamo fatto sesso. siccome nessuno dei due è un ragazzino, son venuti fuori modelli obsoleti e dimenticati, ma il giochino può essere simpatico, specie se ne stilate la classifica in base alla comodità. ecco la mia top five, in ordine inverso:

5) lancia y: solo apparentemente piccola, bastava spingere in avanti i sedili anteriori e c'era spazio anche per un tavolino da tè;
4) fiat 131, un aborto di macchina, ma onestamente spaziosa. peccato solo per il tunnel della trasmissione;
3) citroen bx, grande, spaziosa, a trazione anteriore e con i sedili in morbido e caldo velluto;
2) lancia beta hpe, metri quadri di spazio, col divanetto posteriore dallo schienale curvo e avvolgente;
1) ford focus station wagon: abbattendo i sedili posteriori, lo spazio diventava pari a un letto a una piazza e mezza. un piumino, et voilà.

però quel che rimpiango è di non aver potuto assistere alle evoluzioni erotiche di una coppia di amici che stuzzicò la fantasia di molti: lei uno e sessanta circa, lui 1,94, facevano l'amore in una fiat cinquecento - ma quella degli anni '60.

dite la vostra, volendo.

mercoledì 4 novembre 2009

cristiano fai da te? no alpitour?

in ufficio da me, la notizia della corte europea che obbliga a togliere i crocifissi dalle aule scolastiche è stata accolta con questo commento: "questo è un paese cattolico, la nostra tradizione è quella cattolica. io sono per il crocifisso in classe, sono per l'ora di religione e per il catechismo".

levare gli scudi contro l'oscurantismo, in questi casi è inutile e dannoso. mi sono sentito solo di rispondere: "io avevo il crocifisso in classe, l'ora di religione era obbligatoria e da piccolo sono andato anche al catechismo. tutto questo non mi ha impedito di diventare ateo".

quello di cui i nostri defensores fidei fai-da-te non si rendono conto è che coloro che si sentono offesi dall'ostentazione pacchiana e imposta di simboli religiosi altrui si sentono così perché hanno delle convinzioni profonde e radicate, al contrario della quasi totalità dei cattolici nostrani, che guardano un crocifisso e ne apprezzano solo la fattura artigianale, dimenticando il potente simbolo che rappresenta. per loro la presenza quotidiana del crocifisso è il risultato di un'accettazione acritica, e non c'è una reale differenza tra avere appeso alla parete il crocifisso o un quadro di teomondo scrofalo, per loro è un oggetto, non un simbolo. sta lì perché c'è, ma nessuno ci ha mai ragionato sopra, come non ha mai ragionato sul significato di credere, di avere fede, eccetera.

ceci n'est pas un homme qui meurt. magritte sarebbe fiero di loro.

martedì 3 novembre 2009

ma che caz?

la solita strada, come tutti i giorni, in compagnia della mia musica. la mia macchinina anonima e tranquilla, pure ecologica con la sua alimentazione alternativa mi porta con docilità al mio posto di lavoro dove spreco il mio prezioso tempo (ma questa è un'altra storia).

ero immerso tra i miei pensieri, cullato dalle note un po' soporifere di erykah badu, quando vengo scosso (senza grandi traumi, però) da un brontolio cupo che sopraggiunge da dietro, a sinistra. vengo superato da una ferrari 599 gtb rossa. che bella. lenta anche lei, sarà andata più o meno a 110, se ne andava placida come un veliero al tramonto sul rettilineo.

alla fine della dritta, c'è una curva e poco prima comincia la lunga discesa dove io di solito metto in folle, così risparmio ancora carburante. la curva non è esattamente un banco di prova per piloti esperti, io con la mia honda jazz, a 100 all'ora, la faccio con una mano sola. e che ti vedo? gli stop della ferrari, laggiù, che si accendono prima della curva.

ha frenato.

prima di quella curva, con una ferrari 599, ha frenato.

a 110 all'ora.

je volevo corre dietro pe' menaje.

lunedì 2 novembre 2009

molòn labè

anni fa ho conosciuto una sorcina. le piacevo così tanto che voleva portarmi al concerto di renatino, a roma, a fine giugno di quell'anno - offriva lei il biglietto. le dissi grazie, ma anche no. chiese perché, le risposi che io renato zero non lo digerisco, nemmeno con l'amaro unicum, e che soprattutto le sue recenti prese di posizione messianiche mi facevano venire il latte alle ginocchia. non avete idea di come la prese male.

guardateli, i sorcini ai concerti di renatino: non sembrano in preda all'estasi mistica? e in quanto tali, diventano impermeabili ad ogni tentativo di invasione di campo da parte dello spirito critico - per non parlare dell'obiettività di giudizio. ogni approccio diverso dalla venerazione è visto come sacrilegio, ogni tentativo di critica anche benevola è un affronto personale alla sua amata figura, e se qualcuno osa denigrarlo, sicuramente è un invidioso o tutt'al più un eretico che, ahilui, non è stato toccato dalla grazia.

andate ora a un comizio di silvio b. o ad una convention di forza italia: l'atmosfera è la stessa.

ecco rivelato il problema di fondo per cui noi italiani non riusciremo mai a diventare un popolo civile: siamo sorcini dentro, aspettiamo solo lo zero di turno per diventarne falange. e trecento sorcini bene addestrati alla difesa acritica, a quel passo delle termopili che è diventato l'accesso alle loro menti, terranno in scacco un intero esercito di criticoni che possono loro opporre solo le armi della ragione.

mercoledì 28 ottobre 2009

nomina nuda tenemus

gli uomini elaborano ed arricchiscono il loro linguaggio secondo la loro necessità di distinguere ciò con cui hanno a che fare più spesso. gli olandesi hanno due parole per dire diga, perché distinguono la diga che serve a tenere l'acqua al di là da quella che serve a tenerla al di qua. per non parlare delle decine di nomi con cui gli eschimesi chiamano la neve.

ebbene, mi pare evidente che da questa parte del mondo abbiamo qualche serio problema con i sentimenti, perché non mi pare normale che in secoli di storia della lingua italiana (ma il discorso vale per tutte le altre lingue che conosco - anche solo di vista) non si sia riusciti a trovare parole diverse che distinguano l'amore filiale dall'amore materno, l'amore per la buona cucina da quello per gli animali, l'amore amicale da quello carnale e passionale.

in compenso abbiamo decine di sinonimi per il cazzo, la fica e le zoccole.

pubblicità (insistono)

complimenti anche al pubblicitario che ha inventato quella del tizio che dice: ho quarant'anni ed ho una piccola impresa; mi servirebbe un assistente con venti dita, un collaboratore con tre mani etc. etc. e la voce fuori campo che dice: eh ma si deve essere competitivi con le risorse che si hanno a disposizione. il tutto per pubblicizzare quell'aborto di windows 7, senza curarsi del fatto che legittima un comportamento diffuso e ormai pressoché universalmente accettato e cioè che piuttosto che rinunciare a una pur minima parte dei profitti è preferibile caricare di ulteriori lavoro e responsabilità i dipendenti, i quali peraltro di solito coincidono con la categoria dei consumatori a cui le aziende si rivolgono per collocare i loro prodotti.

non fa una piega, no? pur di mantenere i costi di produzione di dieci anni fa, nella migliore delle ipotesi pago di meno (o al massimo lo stesso) i miei dipendenti per un lavoro di mole e responsabilità superiore, nella ipotesi più ricorrente sposto la produzione all'estero (est europa o asia), però poi pretendo che gli stessi miei dipendenti, sottopagati o licenziati, poi mi comprino i miei prodotti, perché io ai profitti non posso rinunciare.

geniale.

martedì 27 ottobre 2009

pubblicità (continua)

insistono. il piacere della partenza (eh, dillo a me, partirei anche domani, ma anche adesso. il fascino della strada, vivere on the road, eccetera...) non si può spiegare a parole (sante parole, fratello. è un'emozione difficile da descrivere, è uno stato d'animo, roba che ce l'hai o non ce l'hai...). ci vogliono i numeri.

e giù uno sciorinamento di numerazzi che comprendono cavalleria sotto il cofano (immancabile) e prezzo al quintale.

alla faccia di kerouac e di tutti gli stronzi che gli han dato retta. ma affanculo, mai?

lunedì 26 ottobre 2009

figli di papà

pensavo, no? aisha morris. sei una tranquilla signorina sulla trentina, una mademoiselle toulemonde. poi ti capita che da qualche parte, in un centro commerciale, dalla parrucchiera, in un ufficio pubblico, suona una canzone dall'impianto di diffusione o dalla radio e sai che sta parlando di te, e che prima di te l'hanno sentita, suonata e cantata in milioni (dicasi: milioni), in tutto il mondo e all'inizio ci sei tu che frigni, appena nata.

ed è pure una canzone che si sente abbastanza spesso.

non so se sia una sensazione più bella o più ossessiva.

coup de foudre

ne ho letto su rolling stone, ne ho scaricato (ehm) i cd, giusto il tempo ieri sera di ascoltare due o tre canzoni e già ne sono innamorato.

sapete dov'è che si fa domanda per sposare la signorina?

(non si può fare l'embedding)

mercoledì 21 ottobre 2009

le verità, dove meno te le aspetti

personaggio a: "devi fare (una qualsiasi cosa inusuale)".
personaggio b: "ma non è normale!"
personaggio a: "lo diventa, se lo fai! è la regola!"

(da better off ted, fox tv, le 21,45 circa)

domenica 18 ottobre 2009

calcio e rock

si sa, gli inglesi hanno due passioni: il calcio e il rock. col secondo hanno miglior fortuna internazionale che col primo, ma che cce voi fa'?

torno sull'argomento perché mi piace, e poi perché non a tutti capita di avere ospite nel proprio blog mr. eddie vedder, e quindi ne approfitto.

la frase iniziale del post prende spunto dal concerto che sto guardando su live!: kaiser chiefs, live at ellan road 2008. la musica non è per niente male, l'energia è alle stelle e sicuramente mi sarei mescolato volentieri a quei - a occhio e croce - centomila che stavano là ad ascoltarli e cantare con loro, ma più perché mi sarei sentito tornar giovane che per altri motivi. insomma, i kaiser son bravi, nente da dire, e la musica è pregevolissimo rock post-punk o new wave come si diceva all'epoca. peccato che ci sia già stata un'epoca, appunto, in cui questa musica si produceva e si suonava, e coincideva più o meno con gli anni di nascita dei componenti dei kaiser. roba insomma che ha trent'anni. i kaiser, a dirla tutta, mi sembrano i clash con un po' più di tecnica e qualche ritornello buono anche per cantare allo stadio (chissà che ne dice jack white della fine che ha fatto la sua seven nation army).

in tutto questo, c'è un vantaggio: i kaiser suonano musica che potevano suonare anche i loro padri; i clash non potevano dire altrettanto. questo forse avvicina le generazioni e rende più comprensibili ai genitori le problematiche dei figli.

sabato 17 ottobre 2009

copriti, ché fa freddo

sono finalmente riuscito sentire la famosa cover di creep dei radiohead che ha fatto vasco rossi. devo dire che non è poi così tanto male come qualcuno aveva detto. la musica, vabbè, è rimasto piuttosto fedele all'originale, quindi occhei. e anche il testo dai, non starei a tirargli la croce addosso: vasco (o chi per lui) si è adoperato per cercare di adattare al suo modo di sentire un testo che evidentemente non si sentiva troppo addosso, e comunque il risultato è tutt'altro che disprezzabile.

il verso che preferisco, e anche quello meglio riuscito di tutta la canzone, è:

na na na.

venerdì 16 ottobre 2009

dead or alive

ero a casa di una persona che mi stava facendo sentire un po' di musica recente. ogni titolo che proponeva, io dovevo rispondere, non senza mestizia: non li conosco. e scherzando le dicevo: compatiscimi, mi stupisco quando ascolto qualcosa di qualcuno che ancora non è morto.

il che non è nemmeno del tutto falso; però.

mentre scrivo, il canale live! di sky sta trasmettendo un concerto dal serious moonlight tour di david bowie del 1984. fanno 25 anni tondi (tondi?), eppure quella musica, quei suoni, non sfigurano, non sembrano antichi. perché è in quegli anni che si è raggiunto lo stato dell'arte per quel che riguarda la tecnica costruttiva degli strumenti musicali elettr(on)ici e contemporaneamente si è stabilito uno standard di riferimento per i suoni valido ancora oggi.

pensate solamente al flautino di pan campionato all'inizio di sledgehammer di peter gabriel (1986): quante volte e in quanti pezzi lo avete sentito e lo sentite ancora? la chitarra di earl slick nel concerto succitato suona come quella di qualsiasi turnista che deve incendiare un pezzo pop con un assolo figo, ancora oggi (e non è escluso che sia lui a suonarlo). in duemila dopo di lui hanno tentato di imitare il suono del basso di jaco pastorius (1977 e dintorni), per non parlare di tutti i suoni di tastiera di thriller (1982).

non conoscerò la musica recente, ma conosco gli originali e io c'ero quando venivano alla luce.

venerdì 9 ottobre 2009

pasta?

"dimostrerò di che pasta sono fatto".

devo indovinare...? mmm... azzarderei, ma...

per caso è marrone e puzza?

mercoledì 7 ottobre 2009

e dunque

sappiate che lo champagne non l'ho stappato, ma solo per il momento.

stasera, soltanto un prosecchino alla salute mia e dei giudici della corte costituzionale. un domani, spero di stappare il bottiglione buono.

cento di questi giorni!



p.s.: ma nessuno chiama il 118 per quell'altro che sbraita della volontà dei popoli? guardate che è una ricaduta, e nemmeno tanto bella, eh.

martedì 6 ottobre 2009

lamentazioni

qui ci andrebbe un post lamentoso sul fatto che alcune cose non vanno poi granché bene, ma siccome è da un pezzo che ho deciso che gli affaracci miei me li smazzo privatamente, non scriverò niente al di là del fatto che alcune cose non vanno poi granché bene, ma dopotutto si sopravvive egregiamente anche così. peggio che cosà, ma si sopravvive.

domenica 4 ottobre 2009

apri il gas e va' via

oh, che ci volete fare? a me sembra che mi parli.

quando spalanco il gas e la lancetta del contagiri si muove intorno al 7, io sento il motore che mi dice grrraaaAAAAAAAAAaaaazieeee...

e meno male che ci sono ancora tante strade piene di curve.



p.s.: e lo spettacolo del lago visto dall'alto, tornando, con la luna piena appena sorta, toglieva davvero il fiato, anche se non era ancora manco il tramonto. altro che audi.

martedì 29 settembre 2009

seduto in quel caffè,

...io non pensavo a te.


(e lo spero bene)


(vorrei poter non pensarci anch'io)

lunedì 28 settembre 2009

premi a casaccio

calderoli insignito del premio giovanni paolo ii per aver (testuale), nella sua azione politica tutelato e promosso la Sacralità della Vita in armonia con i principi Cristiani e con i valori ereditati dalla Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica.

e vabbè. prossimamente mi aspetto un premio a silvione per aver promosso la dignità della donna, in armonia con i principi di pari opportunità e con i valori ereditati da decenni di lotte femministe.

ma che cazzo?

venerdì 25 settembre 2009

pubblicità

ci crediate o no, non solo la pubblicità televisiva è idiota e offensiva. anche alla radio ottengono ottimi risultati in tal senso.

per esempio: la carta igienica che è talmente morbida che proclama: per l'altra parte di te, di meglio non c'è. e uno sotto che recita: c'è una parte di te che si merita il meglio. ovviamente, quella parte non è la mente, e comunque tutto quello che non è il tuo dark side of the moon può andare a farsi fottere e continuare serenamente a mangiare spazzatura, vedere spazzatura, sentire spazzatura. amen.

oppure tutte le pubblicità delle automobili, più son grosse e peggio sono: pensa alla prima volta che hai visto l'oceano, o a quante volte hai visto le nuvole da sopra. per fortuna ci sarà sempre qualcosa che ti toglierà il respiro. uno spettacolo della natura mozzafiato? no: un'audi. ma vaffanculo.

quell'altra promette 299 cavalli. oh, meno male, avevo paura che un'auto autorizzata a girare per la pubblica strada ne potesse avere 300, toh. 300 cavalli sono una cifra assurda, una potenza inutile e dannosa se non la sai gestire, e dubito che chi compra un'auto non dichiaratamente da corsa si iscriva a un corso di guida sportiva. guardacaso, la macchina in questione è un suv che, lo ricordiamo, è l'acronimo di sono un villano.

ma la migliore è quella dell'assicurazione sulla vita che comincia con una musichetta che riecheggia dolosamente l'inizio di born slippy degli underworld, dalla colonna sonora di trainspotting, su cui si inserisce una voce che nella forma scimmiotta vasco rossi e la sua vita spericolata, però instillando il messaggio diametralmente opposto: voglio una vita tranquilla e lontana dai guai. con l'aggravante che trainspotting cominciava con il famoso monologo scegliete la vita, e anch'esso aveva un senso diametralmente opposto a quello che la pubblicità veicola.

pubblicitari, per favore, se usate il rock'n roll e i suoi riferimenti, non fate finta che faccia triade con pippe e gassosa.

giovedì 24 settembre 2009

ultimi fuochi

sfidando il freschetto delle sette di mattina, oggi son venuto in ufficio in moto. approfitto delle ultime giornate di sole, perché dall'avvento dell'autunno astronomico in poi, le giornate buone per un giro in moto si contano, e anche se la strada per venire in ufficio è quanto di più noioso, anche questo diventa un buon motivo per prendere una moto che oggettivamente quest'anno mi son goduto poco.

per movimentare un po' la cosa, ho evitato la superstrada, passando per le statali, sicuramente più divertenti. la prima parte, niente di che: una sostanziale pianura con molti rettilinei interrotti da curve poco interessanti, e poi mi trovavo spesso il sole in faccia, basso e inevitabile, che mi impediva una buona visuale. un breve tratto di raccordo, anche quello inevitabile, e poi la parte divertente della questione, il tratto della flaminia ter che corre in mezzo alle le gole tra narni e san liberato. il sole sparisce e, anche se il freschetto si fa frizzantino, le curve sono decisamente più divertenti, e di rettilineo c'è ben poco, quel tanto che basta per superare un camioncino, un furgone. ma in quelle occasioni si può spalancare il gas nelle marce basse, e sento di nuovo il canto degli scarichi sopra i settemila giri, la voce di un'amante persa in un orgasmo devastante. semicurve da affrontare in quinta piena, dondolando di qua e di là, col motore che ronfa come un gattone che fa le fusa, e curve in cui mi piace scalare una marcia per affrontarle, giusto per svegliare il gattone suddetto e sentire il suo ringhio minaccioso.

il resto del viaggio torna ad essere piuttosto monotono, fino all'arrivo. ma d'altronde, non è così anche la vita stessa? un brutto quarto d'ora... punteggiato da momenti esaltanti.

martedì 22 settembre 2009

post-illa



mi pare di ricordare che l'articolo 1 della costituzione italiana dica che l'italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro (il corsivo è mio). più sotto dice anche che l'italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

allora non sappia retorico pretendere, sempre per l'esempio del post precedente, funerali di stato anche per chi muore sul lavoro (il corsivo è sempre mio).

nella foto: la mia più recente acquisizione. però fa male. cazzo.

lunedì 21 settembre 2009

a provocatory observation

massimo rispetto per chi perde la vita sul lavoro, per carità, anche quando il lavoro è andarsene in giro per il mondo col fucile ad esportare democrazia (non ci crede manco obama che è più diretto interessato di noi).

però, appunto: anche. mi piacerebbe vedere le bandiere abbrunate - ma soprattutto qualche quarto d'ora di silenzio - per tutte le morti sugli altri lavori che, ricordiamolo, si succedono al ritmo medio di tre al giorno.

venerdì 18 settembre 2009

copio e incollo, niente da aggiungere né da dividere, molto da condividere

Ogni tanto mi piacerebbe che la politica fosse come l’Inter: zeppa di stranieri. Meglio se tedeschi e scandinavi. Burocratici, slavati, seri. Che noia meravigliosa. E invece eccoli, i nostri ragazzi. Arrivano al Parlamento Europeo di Strasburgo e danno subito spettacolo. Dibattito sull’immigrazione: il capogruppo dei democratici alza la mano e denuncia il governo dell’Italia, cioè del suo Paese. Stupore fra gli eletti delle altre nazioni, ancora affezionati a concetti desueti come la dignità nazionale. Ma niente paura, l’esponente del Pdl chiede la parola e rimbecca il suo accusatore. I colleghi abbassano il volume della traduzione simultanea e si chiedono: questi italiani, le magagne di portineria non potrebbero risolverle a casa loro?

Certo, ma va detto che all’estero c’è molto più gusto. Infatti non è finita: si alza un certo Rivellini, punta il mite Barroso appena rieletto e attacca la serenata: «L’aggia vutato presidente ’e tutta all’Europa, pure do Sud, pecché ’o Sud sta miezzo ’o Mediterraneo». Barroso smanetta sull’auricolare e come lui qualche centinaio di deputati, ma la traduzione dal napoletano non è contemplata. Neanche l’accompagnamento al mandolino, che pure sarebbe stato molto più gradito. Tutti sorridono. Tutti scuotono la testa. Tutti ci considerano una banda di estrosi (eufemismo), degna di essere governata da chi, con loro sommo e reiterato stupore, ci governa. Eppure non è questa l’immagine che gli italiani danno di se stessi quando vanno all’estero da dipendenti o imprenditori. Perché solo in politica dobbiamo farci ridere dietro? Pecché? Pecché?

(massimo gramellini)

giovedì 17 settembre 2009

peperoncino piccante

sarà un caso, ma non appena s'è cominciato a parlare di pompini si sono animati i commenti. proprio non me la volete dare la soddisfazione di una partecipazione più accorata su temi differenti, eh?

vabbè. per punizione, vi beccate un post a conferma di quello che ho appena scritto nel commento qui sotto e che parla solo di musica.

talento, tecnica e fantasia in proporzioni variabili, si diceva. è il caso dei red hot chili peppers, quattro ragazzacci californiani (ormai non più tanto ragazzacci, visto che, tranne frusciante che è del 1970, gli altri sono suppergiù coetanei miei) a cui piace far casino, e si sente. quando riescono poi a imbrigliare la loro voglia di far casino in qualcosa di più simile a quattro note organizzate secondo un senso, il risultato può essere esplosivo, come il loro album del 1991, blood sugar sex magik.

un disco che contiene di tutto, ma soprattutto tecnica, fantasia e talento, in proporzioni variabili e distribuite in maniera differente tra i singoli componenti del gruppo. kiedis, per esempio, non sa cantare, è risaputo. però è perfetto per la parte, e la sua energia è coinvolgente, dal vivo in misura massima. di frusciante dicono che faccia gli assoli su una corda sola; sarà pure vero, ma intanto sono assoli del tutto efficaci e funzionali al pezzo; e poi, basta pensare che la caratura di un chitarrista si misuri dai suoi assoli. la chitarra ha sei corde ed è uno dei pochi strumenti in grado di produrre più note alla volta. un plauso a chi si ricorda di questo particolare, di non secondaria importanza, come frusciante.

flea, al contrario, è il motore del gruppo. col suo basso riesce non solo a sottolineare ed integrare i ritmi martellanti di chad smith, ma supplisce egregiamente alla mancanza di altri strumenti armonici a supporto dei suddetti assoli di frusciante. e per quello ci vuole una tecnica fuori dal comune.

il risultato, comunque (perché è di quello che si parlava) è impressionante. blood sugar etc. è un disco che atterra e suscita, che affanna e che consola. si passa dalla canzone quasi intimista al puro hardcore con una disinvoltura disarmante, spaziando dall'acustico all'elettrico, dal ritmato puro (con perfino la voce usata percussivamente, come i rapper) al melodico. non ci sono pezzi sbagliati, canzoni di troppo, pezzi che ti andrebbe di saltare. casomai ti dispiace che il cd finisca troppo presto, dopo averti trasportato per territori selvaggi e con un finale addirittura in crescendo, con pezzi dalla ritmica sempre più serrata che ti fanno arrivare alla fine quasi stremato. difficile sceglierne due o tre in rappresentanza, cosa che accade con i grandi album, tipo dark side of the moon. lo so che secondo i puristi del rock è una bestemmia, ma per me no, e tanto basta. e il primo purista del rock che incontro, lo abbatto a colpi di stratocaster.

mercoledì 16 settembre 2009

dai, su

bruno vespa che dice in diretta "dai, su" a silvione (quando lo trovo, ci metto il video).

cazzarola, ma vi rendete conto del portato di una cosa del genere? quello è ormai al delirio e il suo leccaculo preferito (no, non è bondi, bondi si è autoeletto) gli dice che sta esagerando, che i comunisti non esistono più e più tardi gli fa anche presente (timidamente) che i farabutti di repubblica non sono presenti e non si possono difendere.

fatte le debite proporzioni, è paragonabile all'assalto al palazzo d'inverno. se avessimo un lenin al posto di un franceschini, si potrebbe pure sperare in qualcosina di meglio del primo governo fini, però vabbè, tuttto è meglio.

dai, su, che ormai è alla frutta.

martedì 15 settembre 2009

avrei protestato anch'io



il moige ha protestato e il programma è passato in seconda serata. non l'ho visto, ma se il resto è come questo spezzone, più che in seconda serata io l'avrei messo in damnatio memoriae.

e avrei protestato anch'io, ma soprattutto se avessi ricevuto un pompino fatto così male.

giovedì 10 settembre 2009

per favore, qualcuno gli rida in faccia

tarantini... tarantino... see, quentin...



dai. mò basta. ma ancora lo difendete??

lunedì 7 settembre 2009

attenti a dove mettete i piedi

nota: quanto segue è interamente frutto della fantasia dell'autore e non intende urtare la suscettibilità di chicchessia, men che meno quella dei portatori sani di birkenstock.



lo so, la stragrande maggioranza del genere umano non ha la mente costantemente rivolta al sesso e quindi i miei ragionamenti sono fondati sul nulla, però.

io ho una certezza che ritengo pressoché incrollabile, anche se non credo che avrò mai conferma o smentita, cioè: chi porta i birkenstock non scopa.

ovvero lo fa, ma la cosa è finalizzata tutt'al più alla procreazione, oppure come esercizio stanco e magari anche un po' noioso, insomma, niente per cui perdere il sonno.

il fatto è che i birkenstock sono brutti, diciamolo, e stanno al piede come una stempiatura sta alla testa, e questo sia per gli uomini che per le donne. ora, non è che uno pretenda che le donne vadano sempre in giro con sandalo sergio rossi con tacco 12 e unghie laccate (per quanto la cosa sia apprezzata), ma ammetterete che pure vedersi accanto una neofreak col sandalo tedesco non sia il massimo dell'erotismo. anche perché, di solito, la combinazione comprende anche i peli sulle gambe pure da tedesca, il vestitino preso al mercatino a cinque euri che le sta addosso come a uno spaventapasseri e assenza cronica di trucco che fa piacere come d'agosto una bonaccia che duri da dieci giorni. da parte maschile si notano invece: la suddetta pelatina ostentata quasi come preda di guerra, il pelo incolto sulle spalle, colorito cadaverico e un'aria indefinita che di tutto dà l'impressione fuorché di un tipo dall'attenzione sveglia.

ma anche quando la combinazione non è al completo, e si apprezzano magari tracce di trucco, o capelli ancora presenti, oppure anche una sommaria verniciatura delle unghie dei piedi con smalto trasparente, la sola presenza del birkenstock mi è sufficiente per convincermi che il portatore/la portatrice non esercita se non vi è costretto/a. il birkenstock dice al mondo: prima di tutto viene la mia comodità, e sticazzi se vi tocca di vedere una cosa brutta. ci hanno provato, ad abbellirli un po', con perline, modelli infradito che fanno il fiore sopra l'alluce e quant'altro, ma sempre birkenstock rimangono.

è che io sono convinto che ci sia una relazione molto stretta tra il rapporto che si ha con i propri piedi e quello che si ha col sesso, sia inteso anatomicamente che come attività umana, cioè: maggiore è l'attenzione che si presta ai propri piedi, maggiore sarebbe l'attenzione che si ha e la curiosità che si intende suscitare nel prossimo riguardo al sesso (in entrambe le accezioni). chi porta i piedi scoperti, ma umiliati dal birkenstock, è latore del messaggio inconscio: il sesso esiste, ma se non ha finalità pratiche non mi interessa, ovvero lo faccio, ma perché lo fanno tutti e prima o poi doveva capitare pure a me.

secondo me, chi porta i birkenstock va a letto coi calzini. anche quando è in compagnia.

giovedì 3 settembre 2009

fatele dichiarazione

la novità della pubblicità non l'ho chiesta io. anzi, siccome non credo che mi paghino (non hanno le coordinate né per fare versamenti né un indirizzo per mandare assegni o contanti), penso proprio che chiederò di rimuovere il riquadrino pubblicitario. vabbè.

l'altro ieri ascoltavo la mia islandese preferita, di cui ho già scritto in passato. volta non è un gran disco di björk. il che significa che è comunque un disco straordinario, ma che björk ha fatto di meglio: c'è molto déjà entendu, c'è molto darsi di gomito da sola, insomma pare un po' i contenuti speciali di un dvd, o quello che è stato scartato per mancanza di spazio in altre produzioni.

nondimeno, è bello, cazzarola se è bello. la voce di antony è forse sì ingombrante, come ha scritto qualcuno, ma è anche quanto di più simile al coro degli angeli, nella mia immaginazione, visto che gli angeli non hanno sesso, o se ce l'hanno è una cosa molto confusa. e in mezzo a tante coccole e dolcezze, che se ce le propinasse qualcun altro staremmo già in coma diabetico, arriva la tegolata a mezza fronte:



puro punk, per quel che mi riguarda, però con la tecnica vocale di björk. come dire, guardate che so tenere a bada la mia voce finché voglio. ma finché voglio, appunto. poi succede che mi fate girare le palle e allora succede quel che succede, e a chi tocca nun se ngrugna.

un po' quello che ogni tanto succede agli italiani: si ricordano di avere le palle e insorgono. magari ci mettono vent'anni, ma poi si ricordano e insorgono.

martedì 1 settembre 2009

un uomo solo al comando

cito da repubblica online che cita un articolo di james walston apparso sul times (fonte): "Walston asserisce che Berlusconi rimane popolare (...) . Tuttavia, conclude, oggi il premier appare diviso tra "il ridicolo e la megalomania", come "un uomo che ha perso il controllo" e che, pur essendo tra i più ricchi e potenti del mondo, "sembra deluso e frustrato".

Il motivo potrebbe essere che "nessun ammontare di ricchezza può renderlo più giovane o più bello, né può costringere il Vaticano ad accettarlo, né può dargli l'influenza di Sarkozy, della Merkel o di Brown, né può conferirgli lo status che avevano gli Agnelli". In più, "vari medicamenti" potrebbero pesare sul suo comportamento e le sue "smorfie allegre non riescono a celare la rabbia".

probabilmente, l'analisi di walston è corretta: chi ha una proiezione dell'ego moltissimo altissima è destinato al fallimento. e berlusconi aveva ed ha come obiettivo non il potere, non il denaro, ma essere amato da tutti, impresa che non è riuscita nemmeno a gesù cristo o a mohandas gandhi. in questo senso, mr. b. patisce la stessa frustrazione di paris hilton: nonostante gli innumerevoli interventi di chirurgia estetica a cui si è sottoposta, le manca e le mancherà il più importante, quello che non hanno ancora inventato, e cioè quello che le donerà dei nobili occhi azzurri al posto dei suoi, irrimediabilmente, inequivocabilmente marroni, e plebei.

mi viene in mente una frase che si è adattata nel corso degli anni a molti campioni sportivi nati nella miseria che, grazie al loro talento, si sono prima riscattati guadagnando fortune ma poi, incapaci di gestirle, si sono perduti tra droga e altri vizi, spesso cadendo nelle mani di personaggi senza scrupoli: chi nasce povero non diventa mai un vero ricco, ma tutt'al più un povero coi soldi.

mr. b. non sfugge a questa amara regola: egli non sarà mai un agnelli, un berlinguer, personaggi, se non amati, perlomeno rispettati anche dai loro avversari, perché non ne possiede l'allure, il carisma, la statura (il doppio senso non è involontario), né potrà sottrarsi alle ingiurie causate dal passare del tempo. coi suoi soldi ha comprato la benevolenza e l'acquiescenza di molti, ma non di tutti. e finché rimarrà anche uno soltanto che non lo apprezza (o finge di apprezzarlo) per quel guitto che è, berlusconi sarà infelice. e può stare tranquillo che in me troverà la sua definitiva condanna all'infelicità.

lunedì 31 agosto 2009

quanno ce vo', ce vo'

forse i greci (quelli antichi) non avevano tutti i torti col loro concetto di kalòs kai agathòs. o forse avrebbero dovuto appena aggiustare il tiro, rovesciando il concetto, che mò in greco non saprei tradurre, ma in italiano suonerebbe: se sei brutto, sei pure stronzo.

me ne stavo placido al mare coi miei bambini, giocando a quei giochi che ogni genitore di buon senso fa con i propri bambini, tipo seppellirli in una buca in riva al mare e tirar loro secchiate d'acqua, quando arrivano due bambinetti brutti e panzoni (fotocopia dei genitori, peraltro) che vorrebbero partecipare al gioco pure loro. e perché no. solo che invece che tirare un po' d'acqua, uno dei due prende una manciata di sabbia e la tira in faccia alla mia figlioletta che, seppellita fino alle spalle, non può nemmeno alzare una mano in tempo per ripararsi.

niente di che, come si dice: son ragazzi. però son ragazzi maleducati, e io sono un nostalgico della vecchia scuola: colpirne uno per educarne cento.

ora, per apprezzare in pieno il portato del gesto che vado a descrivere, dovete sapere che io sono uno che alza la voce solo se ce lo tirano per le orecchie. ma mi ci devi tirare forte, eh.

bè, ho preso il bambinetto brutto e panzone che aveva fatto piangere la mia cucciola, l'ho sollevato di peso e, sic et simpliciter, l'ho lanciato un metro più in là. e seraficamente ho aggiunto: "va' a giocare da un'altra parte", esortazione che il piccolo ha pensato bene di accogliere.

e che cazzo.


postilla del dopopranzo (strano, uno dovrebbe essere meno lucido), quando mi son ricordato che c'era un seguito: dopo aver convinto il bambino brutto e panzone ad andarsene a giocare altrove, i cuccioli ed io ci siamo presi un bagno. i due pestiferi ne hanno approfittato per appropriarsi della buca appena scavata.
"oh matilde guarda: il bambino panzone s'è messo nella tua buca"
"tanto c'avevo pisciato"

due a zero.

venerdì 28 agosto 2009

no, dico

no, dico, ma l'avete mai ascoltato sul serio?

it's never over
my kingdom for a kiss upon her shoulder
it's never over
all my riches for her smiles when I slept so soft against her
it's never over
all my blood for the sweetness of her laughter
it's never over
she's the tear that hangs inside my soul forever

chiunque altro non sarebbe stato credibile.

jeff, sì.

tutte le altre mie considerazioni, stavolta le lascio da parte.

lunedì 24 agosto 2009

come rubare caramelle a un bambino


qualcuno ha detto che so scrivere. non è vero, ma ringrazio lo stesso. il fatto è che scrivo di musica, e quasi solo di capolavori: in quei casi non è difficile scrivere qualcosa di buono, basta ascoltare e metter giù quattro parole che descrivano l'emozione dell'ascolto, non c'è niente di eccezionale in questo. io per esempio sono grato a chi mi spiega - comunicandomi le sue emozioni - l'arte figurativa, perché da solo non riesco ad andare al di là della superficie. comprendere l'importanza, la bellezza, il significato di un quadro non farà di me un esperto d'arte, e probabilmente non mi insegnerà nemmeno ad apprezzarla più di quanto facessi prima, ma perlomeno avrò capito qualcosa in più: soprattutto a distinguere cosa fa la differenza tra un'opera d'arte e la spazzatura. più difficile, enormemente più difficile è creare qualcosa che susciti un'emozione e che consenta a un mentecatto qualsiasi di scrivere qualcosa che faccia rimbalzare quell'emozione verso chi non l'aveva captata al primo ascolto/sguardo/lettura.

oggi, sempre per esempio, avrei voluto scrivere qualcosa su boogie woogie waltz, una cosuccia scritta dal compianto joe zawinul una trentacinquina di anni fa. è un pezzo in apparenza monotono, fisso com'è sullo stesso ritmo e, per la maggior parte del tempo, sullo stesso centro tonale; per massima pigrizia, inoltre, è praticamente suonato tutto sui tasti neri (scala pentatonica di mi bemolle minore, sei diesis in chiave). solo che in mano a cinque maestri diventa un capolavoro di dinamismo. però non mi sento molto in forma, e forse ne scriverò un'altra volta. per oggi accontentatevi della trascrizione della frase ripetuta ossessivamente nel finale.

ci sarebbe anche da notare che quasi tutti quelli di cui scrivo sono morti, ma magari un'altra volta ancora.

martedì 18 agosto 2009

l'aria a lolantonis (mi) sapeva di capra

sorprende sempre, del greco, l'utilizzo di parole per definire cose di tutti i giorni che invece noi usiamo per qualcosa di più astratto e/o ponderoso: l'uscita per esempio è exodos, la fermata dell'autobus è stasi, e via così. ma le due più belle secondo me sono i trasporti (metaforès) e le persone (atomi); quest'ultima, a ben pensarci, ha una sua pregnanza, essendo atomo la particella elementare e indivisibile (= ciò che non può essere scisso).

bene il resto, per esempio la moussaka e il kirinò souvlaki, e tutto sommato anche l'avventura di ritrovarsi a frittole con uno scuterino 125 su una strada di montagna, presa nella convinzione di risparmiar tempo, che diventa solo ciottoli e senza più alcuna indicazione su dove sei e dove stai andando, e l'unica certezza è la poiana che spicca il volo davanti a te, disturbata dal tuo arrivo. e anche il meltemi, ci bestemmi contro quando tira forte, ma poi, quando cala, lo ricerchi.

resta, al massimo, lo stupore di non riuscire a trovare un/a greco/a di aspetto decente al di sopra dei trent'anni.

lunedì 3 agosto 2009

buone notizie

(bè, ogni tanto ci vogliono).

Siempre que te pregunto
que cuando, como y donde
tu siempre me respondes
Quizas, Quizas, Quizas


avevo visto giovanni guidi in concerto quattro o cinque anni fa, in un quintetto guidato da enrico rava alla tromba: guidi faceva parte dei giovani talenti scoperti dal maestro e che lui promuoveva con una serie di concerti in giro per l'italia. l'occasione fu poi particolarmente gioiosa perché il quintetto si esibì a foligno, città natale dello stesso guidi.

per fare impressione, me ne fece sicuramente, e non solo per la sua tecnica: arrivò sul palco e prima ancora - anzi, invece - di salutare il pubblico, si sedette al piano e cominciò a suonare per i cazzi suoi. e anche durante il concerto ebbe più di un atteggiamento che faceva dubitare della totale sua salute mentale, tipo quando, nel bel mezzo di un brano, si alzò dal piano e ne fece il giro completo prima di sedersi di nuovo. va detto che il batterista faceva degnamente coppia con lui, avendo anche lui diversi atteggiamenti della più varia natura verso il suo strumento - pareva sempre che stesse conducendo una lotta epica contro la batteria. gli amici ed io pensammo, boh, saranno bravi, ma certo sembrano un po' degli idiots savants, tant'è che ci facemmo anche qualche battuta, del tipo: andiamo a salutare rava: gli diciamo: complimenti maestro, ottimo concerto e ottima scelta per quel che riguarda il gruppo... però ogni tanto li porti anche un po' a troie...

non lo so se da allora a adesso guidi a troie ci sia andato o no, quel che so è che il disco che ho ascoltato ieri e che da ieri rimane pervicacemente attaccato al mio lettore cd in auto è una delle cose migliori che io abbia ascoltato quest'anno. the house behind this one è un disco come raramente se ne fanno, intenso, bello e ben suonato, con tutti gli interpreti che attraversano un evidente stato di grazia. ma in particolare vorrei soffermarmi sulla title track e su quella successiva.

the house behind this one suona un po' come un inno: è solenne e lenta, e guidi padroneggia il registro medio basso del pianoforte con la perizia di un musicista molto più adulto e con molto più mestiere di lui, resistendo alla tentazione di protagonismo per piegarsi alle esigenze dinamiche del brano. il crescendo è drammatico e costante, e la musica ti porta via con sé in più di un momento, la fine del brano arriva troppo presto, sarei stato ad ascoltare quelle note per un altro quarto d'ora.

il pezzo successivo è la cover di quizas quizas quizas, e mi ha sinceramente stupito. guidi dice di aver apprezzato quel pezzo nelle colonne sonore di la mala educaciòn e di in the mood for love, e di averlo trovato perfetto per il clima dell'album. talmente perfetto che lo ha stravolto, ma stravolto magnificamente. lo ha rallentato talmente tanto da far pensare all'intuizione di oliver sacks davanti ai superstiti dell'epidemia di encefalite letargica: e se fosse un parkinson talmente accelerato da sembrare immobile? ecco, la versione di guidi sembra immobile, tanto è rallentata. e spogliata di ogni tentazione danzereccia, il pezzo assume la solennità (ancora) di una marcia funebre, di quelle che si suonavano ai funerali dei jazzmen a new orleans. il passaggio in maggiore del ritornello altro non fa che sottolineare la drammaticità della musica della strofa. un piccolo capolavoro. e il resto del disco è all'altezza di questi due pezzi, se non a un livello superiore, come nell'interpretazione del brano di ornette coleman peace warriors, o nella disinvoltura con cui guidi affronta la cover di un pezzo di un dj inglese. puristi, tappatevi pure il naso. io preferisco aprire bene le orecchie.

giovedì 30 luglio 2009

oggi va così

fusco!...

amaniero!...

sette più a chi riconosce la citazione, sette e mezzo a chi rinuncia a usare google.

mercoledì 29 luglio 2009

non ci siamo

vorrei conoscere personalmente i redattori della rivista americana maxim worldwide, e magari uno per uno anche i suoi due milioni e mezzo di lettori, i quali probabilmente concordano col giudizio della rivista su chi siano le dieci donne più belle - o più sexy, non s'è capito - del mondo. lasciamo pure stare il fatto che le due cose non coincidono necessariamente, ma anche dando per buono il fatto che la bellezza sia l'unico criterio per considerare desiderabile una donna, ma cazzarola, davvero la fantasia di due milioni e mezzo di acquirenti (e i lettori saranno certamente molti di più) non sa andare oltre l'accettazione supina della proposta estetica mediatico-televisiva?

no, dico, rihanna all'ottavo posto. ne vogliamo parlare?

aridatece isabelle adjani.