giovedì 26 giugno 2014

committed

mi domando, oziosamente, che gusti avrei avuto in fatto di uomini, se fossi nato donna. non mi rispondo: uno, perché non soffro (ancora) di sdoppiamento della personalità, e due, perché i periodi ipotetici dell'irrealtà mi risultano molesti, soprattutto in materia di cambio di sesso. dai, lo abbiamo conosciuto tutti, uno che diceva che, se fosse rinato donna, l'avrebbe data a mezzo mondo. comunque io, in caso di reincarnazione con cambio di genere, non avrei l'ambizione di salvare metà del mondo maschile dalla verginità, ma solo di godermela al meglio.

una volta, con un'amichetta di letto, si giocava a fare le zoccole in tal senso, e si decise all'unanimità dei pareri che uno a cui l'avremmo data volentieri era jack white: impressione che confermo assolutamente anche oggi. beccatevi questa:



parlando non più da femmina imputtanita (o da puttana infemminita, dipende) ma da ex musicista, quel che mi piace di jack white è che è un animale, ma non è una bestia; che si atteggia, ma non è uno sbruffone. l'idea che dà è quella di un musicista di altri tempi, tempi pionieristici quando una fender costava un occhio e allora ti dovevi arrangiare con quello che c'è; tempi ammantati di mistero e mitologia - secondo me jack white crede fermamente che robert johnson abbia incontrato il diavolo a un crocicchio - in cui il musicista era una specie di sciamano, uno che possiede un sapere e lo usa non per il suo potere personale, ma per rendere un servizio e, in definitiva, per migliorare il mondo (comunque le groupies son sempre benvenute, che c'entra).

jack white è diventato per me un idolo assoluto quando ho visto it might get loud: una chiacchierata fra tre amici e colleghi, due dei quali si trovano casualmente ad essere due leggende viventi del rock - jimmy page e david evans aka the edge - e il terzo è appunto lui, che secondo me avrebbe tutte le carte in regola per diventare pure lui una leggenda, se solo ancora si creassero miti e leggende attorno alle rockstar, perché lui si comporta come se fosse già una leggenda, cioè mantenendo l'equilibrio tra la consapevolezza dei propri mezzi e il rispetto per la musica e per la creatività stessa, come se fossero doni che gli vengono da altrove, un altrove che in questo caso non è divino ma estremamente umano - gli echi di page e bonham nel suo stile chitarristico e batteristico sono ben evidenti.

insomma, un occhio riverente al passato e uno, sfrontato, rivolto al futuro, con i piedi saldamente piantati nella tradizione del rock e del blues più sanguigni. e un volume che devasta, come un toro che scalcia. fatevi un favore: guardando il video collegate il pc a un impianto audio potente e alzate ben benino il volume.

ecco: probabilmente a jack white gliela darei per questo suo essere (o perlomeno sembrare) committed, impegnato, ma con una sfumatura di devozione. e se sei committed nella musica, magari lo sei anche a letto.

sempre se fossi una donna, beninteso.