mercoledì 17 luglio 2013

dal che, si capisce


analogie e differenze tra il concerto dei radiohead l'anno scorso a bologna e quello degli atoms for peace ieri a roma. analogie: thom yorke. differenze: thom yorke. in entrambe le occasioni yorke era frontman e autore della quasi totalità dei pezzi; solo che mi è parso che ieri si sia divertito molto di più: dal che si capirebbe il motivo delle voci insistenti che vorrebbero i radiohead prossimi allo scioglimento.

ma volevo giusto dire due parole sul concerto. sono andato con figlio1: abbiamo resistito all'assalto dei militanti di greenpeace che ci chiedevano se fossimo noi gli ambientalisti che stavano aspettando, siamo rimasti delusi dall'assenza di promoters che ti regalavano bottigliette di chinotto (come succedeva al concerto degli arctic monkeys, una settimana prima), ci siamo riempiti le tasche di preservativi gentilmente offerti ("ricordati: sempre meglio averli e non averne bisogno che il contrario"), ci siamo scofanati un buon kebab e siamo entrati nell'area del concerto proprio mentre salivano sul palco gli owiny sigoma, opening act della serata. musica di stretta derivazione tradizionale africana, con tanto di strumenti tradizionali e ritmi tribali molto danzabili che però, al quarto pezzo sempre nella stessa tonalità, ti fa dire "bravi, ma basta". comunque, dopo mezz'oretta gli owiny abbandonano il palco e i roadies se ne impossessano, quindi, con soli 5 minuti di ritardo sull'orario previsto, yorke, godrich, flea, waronker e refosco vengono ad allietare la calda serata romana.

figlio1 ed io ne siamo usciti entusiasti: altra analogia con il concerto dei radiohead è che, nel caso dei lavori recenti, le canzoni eseguite dal vivo acquistano spessore e profondità, abbandonando quel minimalismo e quella freddezza, tipica dell'elettronica, che inevitabilmente infastidiscono l'ascoltatore sprovveduto all'ascolto del cd: qui il ritmo la fa da padrone con pienezza, è coinvolgente, travolgente, ti impedisce di star fermo. nulla è affidato alle macchine, tutti gli strumenti sono suonati in diretta e l'unica macchina è tutt'al più flea, che balla, zompa e non si ferma mai, butta la testa di qua e di là in continuazione (si vede anche dalla foto che ho trovato: l'unica cosa mossa è flea :-D ) e non si capisce come riesca ad azzeccare a prendere anche il manico del basso, e invece è di una precisione rara.

yorke, molto rilassato e divertito, si è spesso esibito nei suoi ormai proverbiali passi di danza apparentemente scoordinati, ha comunicato col pubblico con quelle due-tre parole di italiano che ha imparato (comprese "sto qui" quando è tornato sul palco dopo la pausa) e ha pure cazzeggiato, dopo un'altra interruzione, involontaria, causa improvvisa mancanza di corrente a tutto l'impianto audio: hi, my name is thom, what is your name?

un'ora e quaranta di concerto, al netto delle interruzioni e delle pause, diciassette pezzi pescati principalmente tra amok e the eraser, con l'aggiunta di un lato b dei radiohead e di rabbit in your headlights, di cui ricordiamo sempre il suggestivo video. e questa e ingenue sono stati gli unici momenti rilassati, per il resto era più o meno così:



...e chi non gli piacciono thom yorke e/o gli ultimi radiohead può andare a farsi fottere.

lunedì 15 luglio 2013

tutto grasso che cola

sabato pensavo: mio figlio compie oggi 14 anni e non mi ha ancora mandato a cagare. tutto grasso che cola (cit. daniele luttazzi). e ieri sera, mentre lo riportavo a casa, di ritorno dal suo soggiorno in inghilterra, in auto ascoltavamo insieme i joy division e gli arctic monkeys e, faccio per dire, alex turner è nato sei anni dopo la morte di ian curtis.

cerco di figurarmi una situazione simile, relativa ai miei 14 anni, ma no, non è possibile. la mente si rifiuta di creare uno scenario fantascientifico.

se qualcuno ha voglia di farsi domande, faccia pure. io mi godo la bella sensazione.