lunedì 11 agosto 2014

sì, però

notte di san lorenzo a guardare le stelle e a sentire una tribute band dei pink floyd. potrei già dire, usando i loro versi, che

all that is gone
and all that is now
and all that's to come
and everything under the sun is in tune
but the sun is eclipsed by the moon

e con questo potrebbero finire i miei commenti, ma voglio esplicitare.

non voglio entrare nel merito della qualità della band: sarebbe ingeneroso e forse, dopotutto, come ho detto a mio fratello, sono io che mi aspetto troppo dalle persone. e poi il biglietto di ingresso era ridicolo e il ricavato andava in beneficenza, e in un'altra circostanza, forse con un gruppo diverso, sarebbe stata una serata azzeccata, compresa la stella cadente che ha salutato l'inizio del concerto e che pareva messa là da un'accorta regia, tanto che s'è meritata l'applauso del pubblico.

però.

voglio fare le bucce alla scelta del repertorio. la prima parte è stata dedicata tutta alla riproposizione di the dark side of the moon, integralmente e quasi senza interruzioni; dopo un breve intervallo, si è proseguito con titoli presi abbastanza a casaccio; cito a memoria e secondo l'album (forse non saranno tutti - si è capito che da un certo punto in poi ero piuttosto distratto, se non infastidito?):

shine on, you crazy diamond
welcome to the machine
wish you were here

cymbaline

if

one of these days

in the flesh

mother
another brick in the wall
nobody home
comfortably numb
run like hell

tirando le somme, oltre al citato tdsotm, a parte tre, hanno suonato pezzi da wish you were here e da the wall. tutto bene. oh, noi tutti floydiani amiamo dark side e ce lo ascoltiamo in media... no, non lo ascoltiamo più perché ci suona in mente e lo si mette sul lettore giusto ogni tanto, e ovviamente amiamo alla follia wish, come pure (ma forse un po' meno) amiamo the wall, ma...?

...sono la parabola discendente della storia dei pink. ironia inconsapevole e involontaria, prima del concerto stavano mandando il documentario della bbc della serie classic albums che riguardava la storia di tdsotm: sarebbe bastato guardarselo e ascoltare (o leggere i sottotitoli) per capire che, per quanto rappresenti lo stato dell'arte della musica dei floyd, è stato anche un punto di non ritorno, il punto in cui sei consapevole di essere un semidio e di avere a disposizione illimitati mezzi, e diventa difficile rimanere integri e non cedere a personalismi, narcisismi, botte di strabordanza dell'ego - cosa che puntualmente è avvenuta e minuziosamente raccontata in the wall, con tutte le nevrosi di waters che diventano causa ed effetto di un album molto vicino al delirio paranoide. come anche wish you were here altro non è che una accorata constatazione di quanto i floyd avessero perduto in spontaneità e lucida follia, pur guadagnando in fama, notorietà e denaro senza per questo perdere del tutto in onestà intellettuale. però, però, i tempi del pazzo diamante sono andati per sempre, ingoiati nei buchi neri che barrett aveva in fondo agli occhi.

roba che ogni volta che vedo quanto fosse

bello

syd barrett da giovane - e sano - mi verrebbe da piangere.

insomma, noi che amiamo i floyd fin dai rumori spaziali di astronomy domine e magari anche da prima, che sappiamo quanto la follia barrettiana abbia spianato la strada ai pink floyd che son venuti dopo, ameremmo anche, ogni tanto, sentire che ne so, set the controls, oppure careful, o magari arnold layne, o anche solo see emily play.

e mò scusate che c'ho sul piatto the piper at the gates of dawn.