giovedì 30 giugno 2011

diamo corpo ai pensieri parte II (e ultima?)

tutte le persone intelligenti provano quello, stefano, la sensazione di autismo; perché in pochi ci si capisce, purtroppo.

in realtà la mia sensazione di autismo non proveniva dalla consapevolezza (o dalla semplice presunzione) di incomprensione con la maggioranza del resto del mondo, ma l'interpretazione ci sta tutta. e mi sorge, grazie alla mia mente autistica (ché a volte mi pare che in confronto a me james f. nash sia un dilettante), un parallelo con una cosa che ho letto un paio di giorni fa:

ma minerva è rimasta ancora più colpita da ciò che stava accadendo nel momento in cui a milano (...) ha sentito anziani milanesi riflettere commossi "quando è stata l'ultima volta che abbiamo fatto qualcosa del genere?, perché abbiamo permesso per decenni che questo non accadesse?" e ancora "noi non eravamo così sospettosi!, quanto tempo abbiamo perso!".

esatto, noi non eravamo così sospettosi, nemmeno noi che tanto anziani non siamo. anche chi scrive, pure se per sua propria natura non è esattamente un modello di comunicatività, si ricorda bene che aveva piacere di uscire ed incontrare persone, persone che avvertiva simili a sé e con cui era piacevole condividere una serata fatta di vino, o birra, e tante chiacchiere sui minimi e massimi sistemi: comunque, le idee circolavano, e si diffondevano.

e a mio parere, vista la contemporaneità, è impossibile non vedere il nesso di concausalità tra l'avvento al potere del mikebongiornismo su cui sproloquiavo ieri e la ritirata verso spiagge più private di coloro che avevano piacere di condividere altro che non una serata di (s)ballo in discoteca, o due tiri di coca per ammazzare la noia, o una scopata. il berlusconismo ha legittimato la superficialità e la cialtroneria nei comportamenti, facendoli assurgere a modello comportamentale unico, supportato da una claque implacabile di mercenari del pensiero che guarda caso trovavano e trovano sempre il mezzo per diffondere urbi et orbi il loro verbo malato.

e come sempre accade, ripetendola un milione di volte attraverso cinque canali televisivi generalisti, anche la più grossolana delle menzogne riesce a diventare verità, perfino tra coloro dotati di capacità intellettive non mediocri: per questo fanno male tante cose, tanti comportamenti che vediamo quotidianamente riflessi anche in quelli di cui ci fidiamo. mi è capitato di commentare l'affermazione di un'amica, su facebook, che stigmatizzava l'affermazione di de magistris che ha detto che in cinque giorni avrebbe trovato una soluzione per i rifiuti di napoli. ho commentato che non avevo sentito la sua voce quando a dire la stessa baggianata era stato berlusconi, e soprattutto che auspicavo che prima o poi sarebbe anche venuto il tempo in cui si potesse parlare di politica con toni diversi da quelli del tifo calcistico; mi ha risposto (ma io ero in vacanza e non ho letto allora, né mi son messo a far polemica a posteriori: magari legge il blog e valga la replica ora per allora) che con tutte le contumelie che avevo pubblicato io su mr. b non avevo diritto di sentirmi "piccato" per l’osservazione che aveva fatto lei. il fatto è che non mi sentivo "piccato" perché lei aveva fatto un'osservazione avverso un oppositore di silvione (a parte poi che va sempre verificato il fatto che il nemico del mio nemico sia mio amico), ma piuttosto perché, a quanto pare, non conta tanto il fatto di dire cazzate quanto chi le spara. e questo disattende, appunto, il mio auspicio che si veda presto una politica non assimilabile al tifo da stadio (peraltro il nostro è uno dei pochi paesi nei cui stadi si fa il tifo contro piuttosto che pro. meditate, gente...).

berlusconi è il male. non soltanto perché si arricchisce alle spalle nostre, non soltanto perché ci racconta una serie interminabile di balle su di sé e sul suo operato come capo del governo (governo?), non soltanto perché ci fa fare una figura di merda a livello internazionale, ma soprattutto perché il modello culturale che ha imposto (e nessuno mi venga a dire che non è stato lui) è contrario a qualsiasi elementare norma di buon senso, di convivenza civile e di progresso umano. non è mai successo, nella storia dell’umanità, che l'intolleranza, la cialtronaggine e la superficialità abbiano prodotto qualcosa di positivo e di cui i posteri si siano potuti avvantaggiare, e sbaglia di grosso chi guarda con sospetto gli intellettuali, o li accusa di parassitismo o di fancazzismo: un'amica mi ha raccontato che un suo detrattore l'ha insultata dandole della "lagnosa e colta". ma scherziamo? da quand'è che la cultura squalifica le persone??

cultura è buon senso, è disponibilità, è apertura mentale, è accettare le profondità dell'animo e non averne paura. le persone intelligenti è vero, forse a volte si sentono sole: ma è colpa di un sistema che tende dolosamente a isolarle; in realtà sole non sono mai, anche quando stentano a riconoscersi nell'altro, tanto son diventate diffidenti. le persone superficiali invece sono sole, perché nessuno di loro è un individuo e quindi, anche insieme, non sono mai un gruppo, una squadra: tutt'al più una massa, un gregge. rovesciate l'ammonimento dantesco: se non seguite virtù e conoscenza, il vostro destino è solo quello dell'abbrutimento.

140 minutes intermission

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Il rituale dello harakiri è centrale anche in 13 assassini, nella sua accezione più politica, ovvero come sommo gesto di protesta e indignazione di fronte a un'ingiustizia intollerabile. Unica possibilità di manifestare il proprio dissenso in un contesto come quello del Giappone Tokugawa, in cui l'abuso del potere non conosceva limiti, fino a portare a eccessi come le nefandezze del perverso Naritsugu, incarnazione della volgarità e della codardia dell'autorità quando questa abbandona la propria autorevolezza in favore della liceità sfrenata.

(recensione di emanuele sacchi su mymovies.it)

non sto qui a raccontarvi tutte le connessioni che son riuscito a trovare tra questo film e la storia italiana contemporanea, ma anche tra questo film e alcune vicende che mi sfiorano più da vicino. diciamo solo che di sicuro l'italia non è un paese per samurai.

qualcuno potrà obiettare che il codice del samurai è quanto di più ottuso e acritico sia stato inventato, e non potrei dar loro torto. ma anche il muro di incrollabile ottusità che circonda il potente di turno può essere infranto dal gesto coraggioso - ancorché trasversale - di chi ha ancora una coscienza che gli impedisce di avallare qualsiasi nefandezza solo in nome del rispetto dell'autorità (da qualunque parte essa provenga). ci sono autorità che meritano di essere esautorate, se necessario con la forza.

mercoledì 29 giugno 2011

diamo corpo (parola) ai pensieri. parte I

riprendiamo da qui, da "in molti siamo stati adolescenti soli". no, forse non in molti, ma eravamo abbastanza - solo che non ce ne rendevamo conto. la letteratura, più o meno buona, è colma di esempi di gente che si autoghettizza fino all'isolamento, perché si sente più intelligente della media dei suoi compagni, amici, conoscenti: dopo qualche tentativo, invece di condividere il proprio talento, ci si chiude in un isolamento che è composto da frustrazione, invidia, spocchia e orgoglio in proporzioni variabili.

perché?

l'intelligente non è simpatico ai meno intelligenti: ne hanno paura e lo isolano, al bisogno lo mobbizzano. e chi detiene un potere (qualsiasi potere) sobilla più o meno scopertamente le manovrabili masse dei meno intelligenti facendo loro credere di essere nel giusto, che essere superficiali e acritici è un diritto e uno status addirittura auspicabile, e impone modelli culturali sempre più volgari, basati sulla più grassa ignoranza, proponendo figure di riferimento che devono il loro successo proprio alla loro volgarità e ignoranza - a volte alla loro insensibilità. e anche qui, volendo, esempi a decine.

in tempi recenti, l’ignoranza si è addirittura fatta casta (inteso come sostantivo, non certo come aggettivo) e quindi classe dirigente. nessuno può smentirmi se dico che questo esecutivo è il più cialtrone dalla nascita della repubblica: gente incompetente, gente che sta dove sta solo per meriti che esulano dalla competenza, gente che in altre circostanze e in un altro paese potrebbe aspirare al massimo a un posto da portaborse, elevati a ranghi ministeriali. ma per favore. eppure esistono.

nel suo diario minimo, umberto eco nel 1963 pubblicava la fenomenologia di mike bongiorno, introducendo il concetto di everyman. trovo che oggi siamo arrivati ben oltre le - pur disastrose - aspettative: Mike Bongiorno convince dunque il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità. (...) Egli rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello. Nessuna religione è mai stata così indulgente coi suoi fedeli. In lui si annulla la tensione tra essere e dover essere. Egli dice ai suoi adoratori: voi siete Dio, restate immoti. ecco: oggi il mikebongiorno è al potere.

e per oggi basta così. ma non è finita.

martedì 28 giugno 2011

reissues (c'è un motivo per tutto)

di là ho ripubblicato un mio vecchio post, un po' perché effettivamente le idee stentano a raggiungere lo strato superiore della corteccia - si vede che devo ancora rimettere in moto il cervello - un po' perché perché perché.

ieri sera stavo strimpellando l'intero ok computer da me da me e, quando sono arrivato a exit music, mi si è incrinata la voce e non ho potuto fare a meno di far scendere un paio di lacrime. che succede?

in molti siamo stati adolescenti depressi; in molti siamo stati adolescenti soli; in molti siamo stati adolescenti talmente soli che il senso di estraneità (i'm a creep, i'm a weirdo) non ci abbandonava nemmeno quando trovavamo un nostro simile, e tutto quello che riuscivamo ad architettare per affermare la nostra diversità era smettere di giocare, a volte in maniera tragica. un sacrificio necessario per indurre a qualche ripensamento, questo si pensava: instillare il dubbio attraverso il senso di colpa, attribuendo forse ottimisticamente agli altri la nostra stessa forma mentale.

io ho sempre preferito vivere, benché tendenzialmente depresso, benché tendenzialmente solo e poco incline alla socievolezza; probabilmente perché dotato di sufficiente autostima da pensare che non sempre la maggioranza ha ragione (quando anche sia provato che io rappresenti la minoranza), probabilmente perché confortato dal fatto che ci sono innumerevoli esempi di persone, anche organizzate in società, che riescono a vivere egregiamente anche in modelli culturali totalmente diversi dal nostro, e quindi il concetto di essere sbagliato, che è la principale fonte di insoddisfazione e causa di depressione, assume connotazioni più relative.

nondimeno, exit music fa piangere, sissignore, perché comunque il senso di appartenenza, di fratellanza, rimane più forte verso quei due poveri sfigati che non, faccio per dire, verso una nicole minetti, o una miss piemontese che oggi casca dal pero e dice che non si aspettava di essere trattata come una prostituta. perché è evidente che un satrapo come berlusconi e tutta la sua corte dei miracoli passano la loro vita privata guardando i film di ejsenstein e leggendo a volce alta passi dalle vite di plutarco. mamifacciailpiacere. chiusa parentesi.

ma anche no, perché da bravo autistico vedo una connessione anche con questo: non è forse evidente? certo, tutto è soggetto a verifica e a indagine, specialmente nel caso si ipotizzino dei reati. ma è verosimile pensare che gente come berlusconi, lele mora ed emilio fede passino il loro tempo libero in attività intellettuali e/o socialmente utili? gente che ha costruito la propria fortuna sullo smutandamento altrui, pensate davvero che si circondi delle smutandate per un godimento di natura estetica e come una sorta di contorno, di abbellimento di una proposta economica? e le smutandate o smutandande, davvero pensano che la faccenda si limiti ad esibire un po' di tette e culo? davvero non pensano che qualcuno di quei vecchietti lubrichi non allungherà le mani, che qualcuno di quei satiri non si intossicherà di viagra pur di inzuppare il biscotto in cotanto caffellatte?

e non è forse evidente che questa è una mortificazione di ogni attività che sia degna di essere chiamata umana? dov'è il rispetto per la persona, dove la tensione verso la creatività, dove l'ingegno, l'arte, il bello? dov'è perlomeno l'utile - non nel senso dell'utile economico?

questo discorso mi sta portando molto in là, sento che la corrente mi trascina al largo; dentro di me le connessioni sono chiare, ma rischio di non essere lucido nell'esposizione. continuerò più avanti.

domenica 26 giugno 2011

sfida a me stesso

ho sempre detto di avere il difetto di trovare connessioni anche laddove altri non le sospettano nemmeno: una via di mezzo tra un dietrologo professionista e un autistico. ma stavolta mi sa che non ce la faccio.

la premessa è che grazie a google analytics, adesso so in che modo alcuni giungono al mio blog attraverso un motore di ricerca: e al terzo posto delle ricerche più comuni, dopo "microcosmos" e "ganfione", c'è "ettore majorana rapito da un raggio traente". provateci: con google, il mio blog risulta in cima ai risultati. un altro termine di ricerca che non avrei mai sospettato è "che fine ha fatto rita faltoyano".

ecco, la sfida a me stesso è quella di trovare che connessione esiste tra una persona che fa una ricerca con dei termini come quelli - ma ce ne sono altri forse anche più curiosi - e il mio blog. perché non v'è dubbio che esiste.

lunedì 13 giugno 2011

svendonsi

due biglietti per il concerto rock in idrho (foo fighters, iggy and the stooges, social distortion ed altri) mercoledì 15, apertura cancelli ore 12. non posso andare.

pagati 120 euri entrambi. fate un'offerta.

grazie.

venerdì 10 giugno 2011

è troppo domandare di smetterla di sparare cazzate?

Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto.
(R.D.L. 21 febbraio 1938, n.246 art.1, in materia di "Disciplina degli abbonamenti alle radioaudizioni).

La sua qualificazione giuridica è stata sancita definitivamente dalla Corte costituzionale:

Benché all’origine apparisse configurato come corrispettivo dovuto dagli utenti del servizio [...] ha da tempo assunto, nella legislazione, natura di prestazione tributaria, fondata sulla legge [...] E se in un primo tempo sembrava prevalere la configurazione del canone come tassa, collegata alla fruizione del servizio, in seguito lo si è piuttosto riconosciuto come imposta.
(Sentenza del 26 giugno 2002 n. 284, Corte costituzionale)

(fonte: wikipedia)

traduco: chiunque detenga (non possieda) un apparecchio che possa in qualche modo ricevere un segnale televisivo (le radio non sono più soggette al canone) deve pagare il canone, e dovrebbe pagarlo anche se la rai smettesse di trasmettere. sono quindi destituite di ogni fondamento le proteste per cui, se la rai trasmette qualcosa che non ti piace, hai il diritto di starnazzare (e guardacaso lo fai alla rai, e non da casa tua) che non vuoi più pagare il canone.

poi, se uno avesse voglia di andarsi a cercare anche un paio di cifre, saprebbe che 30 secondi di pubblicità durante annozero costano agli inserzionisti dai 62 ai 71.000 euri (fonte: sipra); saprebbe quindi che durante annozero vanno in onda 600 secondi di pubblicità che pertanto rendono circa mediamente 1.240.000 euri a puntata. se è vero che annozero costa circa 200.000 euri a puntata, dubito che per pagarla si intacchino i soldi del canone, canone che invece viene ampiamente saccheggiato per - faccio un esempio - il tg1 di minchiolini, che non fa raccolta pubblicitaria.

la finite adesso di sparare cazzate?

mercoledì 1 giugno 2011

si fa per dire


intanto, questa è la mia gomma anteriore. non che sia consumata fino allo spigolo di fine spalla, ma insomma, mi pare una situazione lievemente migliore di quella precedentemente illustrata ;-)

lo stesso proprietario di quell'altra mi proponeva oggi di fare, prima o poi, un giro insieme. non ho detto subito di no perché mi pareva scortese, ma alla fine la cosa si risolverà in un nulla di fatto, per tanti motivi, di cui il principale è che io in moto mi diverto tanto ad andare da solo: faccio la strada che voglio io, come voglio io, se ho voglia di rallentare rallento, se ho voglia di accelerare accelero, se ho voglia di fermarmi a vedere una cosa mi fermo, se ho improvvisamente voglia di cambiare itinerario, lo cambio senza dover dare preavviso, eccetera.

e poi riflettevo su un'altra cosa: la maggior parte dei motociclisti è incredibilmente voyeur: guardano, guardano e guardano le moto degli altri, e non credo nemmeno che si tratti di qualcosa legata all'invidia per qualche cavallo in più: possono possedere anche, che so, una ducati desmosedici, ma verranno comunque a dare una sbirciatina alla vostra suzuki sv e, se in sufficiente confidenza, a chiedervi di farci un giro.

io no: ho la moto che volevo, marca, modello e colore; è perfettamente dimensionata per il tipo di guida che piace fare a me: giusta potenza, giusto peso, giusta agilità; fa un rumore bellissimo (e ci dispiace per gli altri); anche il consumo non è eccessivo. insomma, come si dice, sono soddisfatto, non vorrei un'altra moto. quindi nemmeno sono curioso delle altre, nuove o altrui: penso che nessun argomento mi potrebbe convincere che un'altra moto mi piacerebbe di più - occhio: non che non ci siano moto migliori della mia, anzi, hai voglia. ma non ne vorrei una diversa, tutto qui.

sarà come per le fidanzate?

:-D