e poi se la gente sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare
e che, non era venuto in mente anche a me? è il brano finale del disco citato nel post precedente e quindi era la logica conclusione di tutto il discorso - tutto cerebrale - che poi, ovviamente, andava trasportato dal piano generale a quello personale, e confrontato con la costante revisione al ribasso delle aspettative e al sostanziale tradimento delle stesse: se c'era una cosa in cui io ho mai dimostrato un qualche talento era la musica, ma mi ritrovo a fare tutt'altro, e non da oggi. come questo sia connesso con i mali pluridecennali di una società, lo so solo io - e forse qualcun altro - ma voi che non lo sapete, fidatevi.
vabbè, dirà qualcuno, campare dignitosamente di musica, ci riescono in pochi, e quegli altri che ci sopravvivono, lo fanno a costo di una serie infinita di compromessi, è storia nota, e comunque ormai è andata come è andata: potresti semplicemente suonare per il piacere tuo e di chi ti ascolta. ed eccoci all'acqua, come si dice in toscana: il piacere di chi ascolta sì, vabbè, purché il pubblico sia severamente selezionato. e sticazzi: visto che, a quanto pare, una remunerazione non è prevista, voglio il privilegio di scegliermi il pubblico. ma poi, del mio piacere, ne vogliamo parlare?
ho fatto su feisbucc una dichiarazione che riporto:
sempre di più coltivo le similitudini tra sesso e musica. adesso, nel guardare filmati di keith jarrett, consideravo quanta bellezza e soddisfazione c'è nell'interiorizzare un brano e saperlo interpretare ogni volta in maniera nuova e originale, come fa un jazzista bravo; e pensavo che smettere di studiare prima e di suonare poi è stato un po' come tagliarsi le palle da sé: l'emozione di suonare insieme non è sostituibile né surrogabile, e mi manca. ma poi ho riflettuto che, anche nel periodo in cui mi ero rassegnato a non avere più una donna, far sesso mi mancava, sì, ma puramente in astratto, visto che non c'era un soggetto che conoscessi e con cui valeva davvero la pena farlo. e con la musica è lo stesso: mi manca, ma in maniera del tutto astratta; le occasioni in cui la magia si è concretizzata sono state davvero poche, nella mia vita, tanto poche da non lasciare nemmeno rimpianti veri. dopo un po' nemmeno suoni più da solo. le chitarre stanno là a prendere la polvere (non è vero, stanno chiuse nelle custodie :-D) ma - who cares?
a cui son seguiti un paio di commenti, non a caso provenienti dalle persone più care, che dicevano che a loro sì, importa; e io ringrazio, ma non cambio idea per questo, e non è in discussione il fatto di poter continuare a suonare in rare e mirate occasioni in cui è effettivamente un piacere: vuoi perché il pubblico, minimo e selezionato, è veramente attento, vuoi perché chi suona insieme a te ha sempre dato prova di sensibilità e comunanza di intenti e di gusti. una volta di più mi viene in aiuto la similitudine con il sesso: sarà che sesso e musica sono state le sole due cose che nella mia vita mi hanno davvero appassionato e quindi ho con loro lo stesso rapporto, ma trovo che funzioni. suonare da solo, per me stesso sì, capita: imbraccio l'acustica e mi canto quelle due, tre canzoni a cui sono affezionato; ovvero metto su una base midi a palla e faccio finta di essere david gilmour e di avere davanti una platea sterminata in adorazione. ma non è cosa di cui menar vanto, almeno non più di quanto ci si vanterebbe di come siamo bravi a farci le seghe.
suonare è come il sesso: lo puoi fare anche da solo. ma in quel caso ha un altro nome (autocit.).
a questo punto, forse si riesce a capire come e perché non mi vada più di cercare di realizzare, o di inserirmi in, progetti musicali che manifestamente non vanno da nessuna parte, ovvero con gente di cui non condivido né i gusti musicali né la sensibilità artistica. anche qui, è come per il sesso: della scopata una tantum, non so che farmene: il dispendio di risorse è sproporzionato rispetto al ricavato, e non aggiunge niente alle mie esperienze personali se non un incremento al contatore; devo intuire, conoscendo la persona, che ci possa essere una seconda volta e poi una terza e così via, perlomeno avere l'impressione che ci si possa divertire parecchio, intuire che il divertimento potrebbe essere infinito e potrebbe espandersi fin molto lontano. se, al contrario, queste condizioni non si verificano nemmeno in ipotesi, siccome non soffro (più) di mancanza di autostima, non ho alcun interesse a dimostrare che son bravo a chi non sa cogliere la differenza.
perdonerete la presunzione, ma se i porci vogliono le perle, che almeno se le paghino.