l'amica, sui 40, posta su facebook la notizia che gli AC/DC verranno a imola per un concerto, unica data in italia. visto che è reduce dalla partecipazione a un concerto di peter gabriel, commento: "ma qualcuno di vivo, ogni tanto, viene?". faccio seguire, a mò di esempio, alcuni concerti a cui mi sarebbe piaciuto assistere e che mi son perso causa spending review: massive attack, black keys, arcade fire, arctic monkeys. dopo qualche altra battuta, l'amica rilancia con il concerto venturo di mark knopfler. ora, nemmeno i massive attack son più giovanotti (robert del naja quest'anno ne compirà 50, grant marshall 56), ma knopfler è arrivato all'età pensionabile e, oltre a ciò, sfido chiunque a citarmi un brano diventato famoso/significativo, suonato da knopfler e posteriore a calling elvis (1991).
il mio ultimo commento è stato: il rock è roba da giovani. chi lo dice? il rock stesso lo dice, fin dal 1965, quando roger daltrey aveva 21 anni e cantava hope i die before i get old, perché il rock è soprattutto un'attitudine (o forse un atteggiamento?) caratterizzata dall'insofferenza verso le regole stabilite e le gerarchie, verso l'autorità in generale e se c'è una certezza, al mondo, è quella che non è a cinquant'anni che ti vien voglia di fare la rivoluzione; e poi c'è pieno di ventenni incazzati e a cui piace il rumore, il sesso, l'alcool e le altre droghe come si conviene alla loro età e a cui sarebbe il caso di guardare se si sta cercando freschezza e novità e non la conferma del fatto che musica bella come una volta, signora mia, non se ne fa più.
il fatto è: ci piace il rock (e ciò che rappresenta) oppure ci piace la musica di quando eravamo giovani? voglio dire, se nella lista dei rimpianti sostituiamo david bowie con claudio villa, otteniamo mia nonna, che era del '94 (milleottocento, of course) e che però sarà stata giovane pure lei, e infatti si ricordava di claudio villa coi capelli. non vi dico però la delusione quando si venne a sapere che era comunista: il suo commento fu "le solite chiacchiere a vanvera dei giornali".
non confondiamo la nostalgia con la qualità, perché il ricordo è spesso menzognero e tante cose che trent'anni fa ci pareva che spaccassero, riascoltate oggi, peccano di ingenuità o di approssimazione: il resto che serviva per la costruzione del mito, ce lo mettevamo noi con il nostro entusiasmo di ventenni, quando eravamo pronti a tagliarci una mano per un'idea, fosse anche il mio gruppo è meglio del tuo.