chi conosce morgan solo attraverso le sue esibizioni ad x-factor pensa, legittimamente, che sia un personaggio in preda a un delirio dettato da stati di coscienza alterati. in realtà è così, ma c'è un morgan pre-x-factor non trascurabile.
come musicista, morgan forse non è dei più originali, ma conosce tantissima musica, dei generi più svariati, e si compiace di citarli continuamente nelle sue composizioni. un qualsiasi disco dei bluvertigo è una summa di stili differenti, di richiami a maestri ed esempi di qualsiasi genere musicale rock-pop vi possa venire in mente: brit pop, kraut rock, melodico italiano, progressive, you name it. per questo stupisce la presenza in catalogo di canzoni dell'appartamento, un disco del 2003 uscito solo a suo nome e, tutto sommato, monotematico nella scelta del genere musicale, visto che ci si attiene quasi esclusivamente alla melodia italiana, quella che sta nel dna di chiunque abbia più di 30 anni, e riconoscibilissima fin dall'inizio: non appena comincia altrove pensate che il vostro programma peer to peer vi abbia scaricato il disco sbagliato, tanto somiglia a qualsiasi canzone di mina degli anni '60 che vi venga in mente.
la musica non cambia per i brani che seguono: tutt'al più sembrano le cover - sempre degli anni '60 - che i gruppi italiani facevano di successi inglesi o americani, e tanto per non smentirsi, di cover vere e proprie ce ne stanno ben due: non arrossire, del gaber del periodo disimpegnato, e una traduzione un po' tirata per i capelli di if dei pink floyd.
in generale, arrangiamenti curatissimi e impeccabili, oltre a svariati divertissements che qualche futuro esegeta potrebbe divertirsi a scovare tra le pieghe dei singoli brani: suoni provenienti dal microcosmo dell'appartamento in cui morgan si era davvero recluso, per cercare l'ispirazione per il disco che aveva in mente: dall'interferenza di un telefonino al suono di un piano giocattolo e chissà cos'altro. pure i testi rispecchiano la volontaria clausura del periodo e tutte le microesperienze che attraversava allora, con punte di genialità, come in the baby, dove resta in bilico tra la descrizione di un neonato vero e quella del bambino che (forse) ognuno di noi vorrebbe (tornare ad) essere. adoro la parte dell'inciso, dove dice:
vedo gli alberi camminare
e la luce del sole che si può mangiare
le posate che si sposano
e i dischi che si rifiutano
di farsi ascoltare
dalle orecchie sbagliate
se smettesse di credersi un dandy fuori tempo massimo e soprattutto pippasse un po' di meno, gli si potrebbe anche voler bene.
stasera da queste parti c'è un suo concerto. iscritta alla mailing list, mi hanno avvisata tramite mail...ed ero lì a ripetermi che mi rimandava a qualcos'altro...c'era un abbinamento che mi sfuggiva: quello con la recensione di tal ganfione in microcosmos...trovato!
RispondiEliminavabbè, recensione... è più una recinzione
RispondiEliminaNon vorrei dire, ma un po' tutte le recensioni hanno in sè il germe della recinzione...solo che alcuni ci mettono un cancelletto con lucchetto altri no.
RispondiEliminae al concerto ci sei poi andata? e, se sì, com'era?
RispondiEliminaNo, purtroppo no...come temevo. Però cercherò qualcosa di Morgan in rete, ché manco a dirlo, credo proprio di non aver mai ascoltato niente di suo, se non incidentalmente ed inconsapevolmente.
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