un'amica pochi giorni fa ha postato su feisbucc
questa cosa, che mi ha fatto sorridere, sì, ma un po' anche incazzare. perché è per via della persistenza di queste superstizioni, solo in apparenza innocue, che noi italiani siamo ancora legati al palo dell'inciviltà.
io esagero, io esagero sempre, lo so. ma per me l'assurda proibizione di fare il bagno prima di tre ore dall'ultimo pasto (fosse anche un gelato da 50 grammi) va a braccetto con la paura atavica di punizioni più o meno divine che ci inculcano fin da piccoli e con le quali cercano di fare di noi degli esseri insicuri e spaventati, malfidenti nelle proprie capacità.
un esempio ce l'ho sotto gli occhi: una giovane madre, che in altre circostanze aveva goduto della mia incondizionata stima, è una di quelle che proibisce ai figli il bagno prima delle tre ore canoniche. interrogata sulle nefaste conseguenze di un'eventuale trasgressione alla regola, rispose che il rischio è quello della
congestione. tralasciamo il fatto che casomai si dovrebbe parlare di
blocco digestivo, ma a memoria mia non ricordo di aver conosciuto nessuno che ne sia rimasto vittima. chiesi se ne conoscesse lei, e mi rispose che se non proprio suo cuggino, quanto meno un cognato di suo cuggino sicuramente era morto (!) per via di una
congestione dovuta a immersione durante la digestione. forse andava al mare a dicembre nei pressi del circolo polare artico, ma in quel caso credo che la morte sarebbe sopravvenuta per altre cause.
una cazzata? questa stessa persona mi raccontò la triste storia - vissuta molto da vicino - della donna che abbandonò il fidanzato a pochi mesi dalle ormai scontate nozze per sposarsi in fretta e in furia con un altro, quello che poi fu l'uomo della sua vita. il fidanzato mollato la prese così tanto male che si presentò a casa della fedifraga lanciandole un'orribile maledizione. tant'è che la disgraziata poi morì.
di cancro, venticinque anni dopo.
l'ho messo a capo e in un paragrafo separato per non sciupare l'effetto comico. che cazzo di maledizione è una che funziona dopo venticinque anni? magari nel frattempo son morto io, e non vedrei realizzata la mia vendetta. ma lei ci crede sul serio: la meschina morì a causa del malocchio gettato, non v'è dubbio.
(facciamo un po' di conti: 1994... c'è da aspettare fino al 2019, se qualcuno non si era già portato avanti prima del '94).
io esagero, io esagero sempre e vedo connessioni tra le cose anche laddove chiunque sia dotato di maggior buon senso (e ci vuole poco) non ne vede. ma resto convinto che simili atteggiamenti producano danni in tutto il tessuto sociale: innanzitutto, ci convincono che noi non siamo padroni del nostro destino: inutile affannarsi e soprattutto cercare di essere attori della nostra vita, tanto prima o poi arriva la magia nera e sei fottuto. peraltro, questo offre anche una comoda scappatoia nel caso in cui uno avesse avuto l'ardimento di compiere atti di arbitrio che si siano risolti in un'evidente cazzata: non è stata colpa mia, c'è stata una tremenda inondazione, le cavallette, qualsiasi evento soprannaturale (dio in primis), ma comunque è sempre colpa di qualcun altro: lo stress, il lavoro, i poteri forti, gli ebrei, i
teròni, i comunisti, la magistratura politicizzata, you name it, tutta roba che ci impedisce di fare anche quel che è necessario fare in maniera più che evidente.
(avete fatto caso che son sempre i poveracci che si sentono in colpa, mentre chi ruba in grande stile o/e si arricchisce sfruttando il prossimo trova sempre il modo di assolversi?)
ma rimanendo alla prima conseguenza del credere che chi tiene le redini dei nostri destini sia qualcun altro che non siamo noi, la mancanza di fiducia nei nostri mezzi che ci viene instillata fin da piccoli porta invariabilmente a plasmare individui poco individui e molto massa, molto manipolabili in quanto dotati di scarsa volontà e di ancora minore raziocinio; i pochi che riescono a mettere insieme un po' di idee organizzate hanno due alternative: farsi santamente i cazzi propri e diventare degli individualisti - a volte anche di successo - col rischio dell'inaridimento, oppure cercare di far comprendere a tutti gli altri che il cambiamento è possibile, basta volerlo e soprattutto organizzarsi, essere squadra e non massa, schiera quanto più possibile compatta e non gregge pronto a disperdersi in caso di minaccia e quindi inabile a difendersi. ma perlopiù il risultato è lo scoramento più totale: pare infatti che per molti risulti più utile starsene a piangere da soli davanti alla tv (o, per i più tecnologizzati, al pc).
il cerchio si chiude perché la stessa amica su citata, un paio di giorni dopo, postava sulla manovra finanziaria in atto e lamentava che, se fosse più equa, probabilmente non sarebbe passata in parlamento, dacché il parlamento è comunque stabilmente occupato dagli stessi
manigoldi trasversali che mangiano e bevono alla faccia nostra e ben abbarbicati ai privilegi loro e dei loro protetti, e chiosava: "
Per la giustizia sociale occorre prima cambiare il paese. Dall'interno. Ne abbiamo di pagnotte da mangiare, ancora".
e, che lo crediate o no, finché non ci liberiamo dalla superstizione delle tre ore prima di fare il bagno, il paese non cambierà. provare a convincere un adulto ad abbandonare le sue superstizioni è dura, molto. convincerlo che già da solo è capace e potente, e che in gruppo capacità e potenza si possono moltiplicare, è un'impresa titanica, soprattutto perché ha alle spalle un ventennio di ulteriori menzogne mediatiche spalmate su un substrato preesistente di sfiducia e colpevolizzazione, ma ci si può provare. io intanto, ai miei figli, il bagno al mare o in piscina glielo faccio fare anche subito dopo pranzo.