martedì 18 marzo 2014

il nero

succede spesso, con spike jonze: mette così tanta carne al fuoco che ogni tanto ti si ripresenta qualche scena (un po' come i peperoni) e le dai un significato diverso, oppure ne capisci meglio il senso.

intanto, gli attori. per me, che vado ancora al cinema come ci andavo da ragazzo, vale a dire disposto a credere alla veridicità di ogni cosa che mi viene raccontata solo perché proviene da un grande schermo luccicante, accorgermi - per esempio - che quella amy è sempre la sidney prosser di american hustle, ma anche la charlene fleming di the fighter è sempre una caduta dal pero. ma anche questo succede spesso, con spike jonze, che gli attori te li macina un po' come meglio preferisce e te li restituisce sotto forma di hamburger o di t-bone steak, dipende.

joaquin phoenix, invece, l'ho riconosciuto subito, anche se rimango sempre meravigliato che quello là che faceva l'imperatore commodo ha fatto pure freddie quell e adesso questo theodore twombly che dove se lo sarà trovato, dentro di sé? però è un fatto che lo ha trovato e lo ha indossato come i suoi vestiti di tutti i giorni (nella speranza che mò non tornino di moda i pantaloni ascellari).

ho dato del figlio di puttana a jonze durante la scena di sesso tra theodore e samantha. se pochi minuti prima mi aveva fatto sbellicare col gatto morto con cui la gattina sexy doveva essere soffocata, dopo mi ha mandato in un momento di pura estasi estetica.

ATTENZIONE SPOILER: la scena di sesso non c'è. non si vede un'improvvisa incarnazione di scarlett johansson, non si vedono immagini come quelle che theodore evocava mentre la gattina lo stuzzicava in audiochat e non si vede phoenix che si sbatacchia la nerchia, non si vedono nemmeno api fiori o farfalle, non si vede niente. lo schermo diventa nero e si sentono solo le voci dei due che si caricano vicendevolmente, fino ad avere un orgasmo.

mi è sembrato come se dicesse: "vi sparo tanta di quella pornografia dei sentimenti che quella del sesso virtuale ve la risparmio - tanto, non è di questo che stiamo parlando". oppure voleva significare che la prima volta che due, destinati a innamorarsi, fanno sesso è una cosa talmente totalizzante che noi spettatori, pur consapevoli della finzione, ne siamo necessariamente tagliati fuori.

jonze, che quasi ogni immagine la infarcisce di simboli e riferimenti, dissolve in nero, per tornare a mostrare lo skyline notturno di los angeles solo a cose fatte.

figlio di puttana. hat tip. e un gran bel film, dove ognuno potrà trovare raccontato un po' di sé, o di qualcuno che conosce, anche se a tratti jonze dà l'impressione di essere troppo ottimista sull'intelligenza media del suo spettatore. o forse non è mai stato in italia.


2 commenti:

  1. la seconda che hai detto...

    ah, quella cosa della pornografia dei sentimenti l'ha detta anche a me, spero tu non sia geloso ;)

    RispondiElimina

Commenti chiusi.

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.