stamattina, in auto come al solito, ascoltavo una rarità: un disco di chet baker registrato dal vivo nelle marche, insieme all'orchestra filarmonica di un posto delle marche che adesso non ricordo (lo so che mi apprezzate per quanto sono preciso nel citare le mie fonti). registrato da schifo, il pianoforte sembra suonare da dentro una scatola di cartone, ma bastano le note di chet a portare il tutto a una dimensione superiore, dove non contano né la tecnica né la qualità del suono: ogni frase di baker gli nasceva da dentro, la tromba altro non era che il mezzo per comunicare, in maniera intelligibile ai più, quel che forse non era capace di dire a parole. perlomeno non con la stessa mirabile sintesi. chet baker parlava alla parte più nascosta di noi e di cui spesso ci vergognamo. non è un caso se la sua morte ha fatto così tanta impressione, soprattutto tra le persone più sensibili: mi è rimasta in mente la frase che kim rossi stuart pronuncia nei panni luca flores: "l'ho ammazzato io, l'ho buttato giù per una scala di mi bemolle minore armonica". forse la morte di chet baker è colpa di molti, sicuramente di tutti quelli che non sono riusciti a impedirgli di get lost.
ma parliamo d'altro.
anche i più titolati critici musicali sono in imbarazzo nel dover decidere se sia stato più grande chet baker o miles davis. io dico: come si fa? baker era il lato struggente del lato oscuro della forza (lo so, non è un concetto molto chiaro, sforzatevi di capire); davis era uno stregone che disponeva del lato oscuro della forza a piacimento e con totale disinvoltura. aveva un carisma intellettuale così forte da fargli perdonare le scarse doti tecniche: qualcuno ha detto che davis è stato il trombettista che ha sbagliato più note nella storia, e forse è vero; ma chissenefrega! lui stesso ha dichiarato che ciò che conta non è quel che c'è, ma quel che manca. e lo sottoscrivo in pieno. in apparenza, baker parlava più al cuore e davis più alla mente, ma baker era tecnicamente più dotato di davis, e contro la tromba non c'è cuore che tenga, devi saperla suonare, punto: il jazz non è il punk rock, dove l'approssimazione è ammessa e tollerata. la contraddizione è solo apparente: davis suppliva alle sue carenze tecniche con una straordinaria capacità di essere leader, nel senso di saper riunire persone già eccezionali e coinvolgerle in un progetto il cui risultato è superiore alla somma delle singole individualità. baker era solo, inavvicinabile. chi suonava con lui sapeva che avrebbe brillato solo di luce riflessa.
e alla fin fine, domandarsi se è meglio davis o baker è un po' come chiedere se è meglio my foolish heart o stella by starlight: è una domanda senza senso, una specie di indovinello zen dove è una premessa sbagliata a rendere impossibile la soluzione. molto meglio chiudere la bocca e aprire bene le orecchie.
senza nulla togliere ai nuovi, i vecchi post di ganf mi mancavano un sacco.
RispondiEliminaBellissimo post!!!
RispondiEliminaGrazie mille per il commento, CIAO!!! :-D
@ms: fammi un esempio di "nuovo" e di "vecchio" post.
RispondiElimina@lario3: grazie a te per l'apprezzamento
quelli che ho letto nel microcosmos che non c'è più ed alcuni dei primi di questo microcosmos; quelli con la musica dentro, che quando li leggi sembra che stai scartando un cioccolatino e senti il sapore delle note raccontato.
RispondiElimina(i vecchi, sarebbero i tuoi per come ti ho conosciuto io in origine, qui su mondoblog)
RispondiEliminaNon sono d'accordo, è un post bellissimo
RispondiEliminaneanch'io sono d'accordo: è un post bellissimo. (ms)
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