mercoledì 23 maggio 2012

mi rimangio un po' di quello che ho detto

ho scritto pochi giorni fa che se mi avessero invitato a un concerto de le orme avrei detto anche no, grazie. vabbè, ho esagerato, se non costa troppo ci vado volentieri, se non altro per sentir suonare di nuovo quello che ho sentito quarant'anni fa e, a quanto pare, con lo stesso entusiasmo di allora:


certo, si può argomentare che da quarant'anni a questa parte non è che abbiano detto granché di diverso e anzi, che il diverso che hanno detto dopo non era all'altezza di questo; che michi dei rossi fa sempre lo stesso assolo di batteria da quarant'anni e passa; che la formazione sarà stata anche la stessa di emerson, lake & palmer, ma non gli somigliano nemmeno lontanamente, eccetera. argomentiamo pure, ma felona e sorona è stato il primo lp dichiaratamente rock che mi son comprato, e quindi se le orme me lo risuonano dal vivo tal quale a quarant'anni fa, io a sentirle ci andrei, anche solo per affetto.

è vero: se lo paragoniamo ad altri lavori contemporanei della scena prog internazionale, felona e sorona suona irrimediabilmente velleitario e naif, e a leggere la lista degli album usciti nello stesso anno, viene il capogiro: selling england by the pound dei genesis, brain salad surgery di emerson, lake & palmer, larks' tongues in aspic dei king crimson, yessongs e tales from topographic oceans degli yes e, per rimanere in italia, arbeit macht frei degli area e photos of ghosts della pfm - e questo solo per quel che riguarda il prog rock. se avete voglia di leggervi la lista completa, consultate qui; ricordo solo, en passant, che il 1973 è stato anche l'anno di the dark side of the moon. però dai, considerando il provincialismo e l'approssimazione che affliggono l'italia da sempre (per non dire della cialtroneria), è stato un prodotto più che dignitoso, e secondo me il miglior album de le orme.

e quindi, nell'anniversario della nascita di robert moog, direi che questo può essere un degno festeggiamento. enjoy:


martedì 22 maggio 2012

come va?

l'unica risposta possibile a questa domanda è "bene", nelle sue varie declinazioni: "bene, dai", "bene, grazie", "tutto sommato bene", eccetera. perché se stai una merda, di solito gli altri lo sanno o perlomeno si vede, e domandare è pleonastico, quando non offensivo. allo stesso modo, se la risposta più onesta sarebbe "bene, ma...", in realtà è una risposta che non si dà quasi mai, perché quelli che ci conoscono bene sanno già tutto e per loro basta un breve aggiornamento, e agli altri non val la pena di stare a raccontare miserie e contrarietà, a meno di avere un carattere incline all'autocommiserazione.

ma quando è il tuo amore che ti domanda "come va?" non è una generica richiesta di informazioni superficiali, e allora c'è bisogno di una risposta molto circostanziata e che scenda a scandagliare le profondità dell'animo.

sto bene, sto benone, roba che fa pure rabbia. se stessi male, potrei consolarmi col fatto che sì, non faccio più un cazzo, ma tanto sto male, nemmeno ne avrei voglia. e invece sto benone, mi sento un leone. ma in gabbia. di roba interessante, in giro, ce n'è quanta ne vuoi; per me il problema è casomai che non mi posso più permettere un cazzo, ma questo già lo sai ed è inutile tornarci sopra. se no, basta andarsene un pomeriggio al mare, o a esplorare i monti qua intorno; una cavalcata in moto, una visita a un amico, un cinema in compagnia. piccole cose, mica si pretende il weekend a st. tropez; ma ormai son diventate fuori portata anche quelle.

guarda, la realtà di qua è deprimente, questo è un fatto: terni è una delle città più tristi che ho mai visto. ma stigrancazzi, io non sono così e tanto mi basta: sono pronto a cogliere qualsiasi opportunità per ravvivarmi, solo che son costretto a evitare di spendere, e questo è frustrante, ché diventa un circolo vizioso.

mi sento una molla compressa, evito di dar sfogo all'energia repressa in senso negativo perché so che mi farei solo male. ogni tanto viene l'impulso di prendere a sganassoni qualcuno, o anche solo a male parole, ma non avrebbe altro esito, e poi mi spieghi che minchia di sfogo è? me ne trattengo perché porterebbe solo conseguenze negative, e poi è uno sfogo del cazzo: lascia il tempo che trova e non aggiunge niente alla situazione.

come venir fuori da tutto questo, da questa quotidiana guerra di trincea? perché vivere, ormai, per quelli come noi, questo è diventato: una guerra di posizione, dove per conquistare un metro possono essere necessari anche sacrifici ingenti. ma più che ai nostri soldati della prima guerra mondiale, troppo spesso plagiati dalla propaganda nazionalista e da dosi massicce di grappa, penso come paragone ai guerriglieri vietcong, ai resistenti all'invasione yankee, che hanno dimostrato la loro superiorità con la conoscenza del territorio e con la capacità di sopravvivere anche in condizioni disumane. ma motivati, cazzo. perché quella era casa loro, e quei figli di puttana se ne dovevano andare.

e la mia motivazione sei tu, la possibilità che intravedo, attraverso le nostre miserie, di avere domani una vita insieme che non sia solo sopravvivenza e guerra di posizione. magari non dopodomani, ché non sono più un ragazzino.

come va? bene, dai.

martedì 15 maggio 2012

il fatto in sé

il fatto, in sé, conta poco, quante volte lo si sente dire? e solitamente, infatti, una singola contrarietà, presa da sola ed estrapolata dal suo contesto, ma anche al suo interno, ha una rilevanza del tutto relativa, anche quando assume i contorni della batosta. ci si riprende anche dalle batoste: se ne uscirà magari diversi, ma ci si riprende.

il fatto è che nessun evento è mai puntiforme, allo stesso modo che nessun terremoto scoppia all'improvviso senza qualche scossa di avvertimento, o almeno senza una causa scatenante che abbia lavorato per anni, decenni, e abbia fatto da premessa all'esplosione. però, il lavoro di caricamento rimane sotterraneo e invisibile ai più: proprio come i terremoti, gli sbroccamenti delle persone non si possono prevedere. ci vorrebbe che ciascuno di noi avesse un osservatore esterno che ci seguisse e segnalasse agli altri che la soglia di attenzione per quell'individuo comincia ad essere elevata, magari così qualcuno eviterebbe di salirgli sui testicoli con gli scarponi chiodati. e invece no.

vabbè, tutto questo per dire cosa? che l'episodio che adesso vi racconto, in sé, conta poco, appunto, ma mi ha dato modo di riflettere: ieri sono andato a trovare i figli, a casa della mia ex moglie; visita non programmata, ma c'era da aiutare il pargolo per via di un compito particolare che presupponeva competenze di informatica. solitamente, parcheggio nella stradina dietro casa sua, che è senza uscita e anche piuttosto stretta: siccome c'è sempre la fila di auto parcheggiate, più di uno alla volta non ci si passa. a un certo punto esco per fare delle commissioni e vedo che, là dove la stradina fa angolo per ricongiungersi poi con la strada principale, c'è una punto ferma davanti al cancelletto di un'abitazione, con una persona seduta al posto del passeggero, che bloccava la stradina in maniera totale. mi fermo e attendo pazientemente, perché cerco sempre di mettermi nei panni altrui e penso che se io avessi fatto una cazzata simile, l'avrei fatta solo spinto dalla necessità e nella assoluta certezza che avrei spostato l'auto nel giro di un minuto al massimo. tipo: cazzo non ho preso gli occhiali. faccio un salto.

invece, di minuti ne passano due e anche tre, al che mi permetto di dare un paio di colpi di clacson. tanto, là son tutte casette a due piani, l'improvvido autista sicuramente avrà modo di sentire. e poi avrà anche la coscienza sporca e le orecchie dritte, no?

no. nel frattempo, alle mie spalle arriva un'altra auto, il cui conducente, senza por tempo in mezzo, scende e va a chiedere lumi all'occupante della punto. dopo un breve scambio di battute, si apre la portiera e ne scende un anziano che, con grande lentezza e appoggiandosi al cofano, fa il giro dell'auto, si mette al posto di guida e infine sposta il tappo a marchio fiat. e la cosa non si è nemmeno risolta così, perché da dietro l'angolo provenivano altre due auto, nel senso contrario al mio, e quindi c'è stato bisogno di tutto un balletto di auto avanti e indietro passi di qua che io passo di là aspetti alzi una ruota ché così io ci passo sotto e alla fine ce l'abbiamo fatta a farcela.

qualcuno dirà: perché non sei sceso prima tu, a domandare per quale minchia di motivo bisognava tenere bloccata la stradina? giusta osservazione, tant'è che me la son fatta io prima di voi, questa domanda. e mi son risposto che non l'ho fatto perché se no avrei mandato affanculo, e anche con grande enfasi, il vecchiotto, il suo presunto figliolo che lo abbandona dentro un'auto che blocca tutto il traffico, trentasei dei suoi parenti ancora in vita, la sua intera schiatta da oggi e fino alla settima generazione indietro e quelle prossime venture, la cittadinanza tutta, la punto, tutta la fiat con marchionne a fare la locomotiva e su su fino al di(.)p(.)rc(.) che, statene certi, mi avrebbe sentito.

troppo? eh, lo so. in fondo, che è successo mai? ho solo aspettato tre-quattro minuti dentro un'auto. non avevo particolarmente fretta, non c'erano urgenze da soddisfare, non pioveva nemmeno. il fatto è che, nella giornata (che era un lunedì, lo ricordiamo, e nella fattispecie un lunedì di quelli che il giorno prima mi tocca abbandonare l'amore mio), l'evento era stato preceduto da:
- telefonata della ex moglie (per darvi un'idea di quanto le gradisca, le ho assegnato come suoneria l'inizio di thriller) che mi istruiva sugli eventi del pomeriggio e non perde l'occasione di raccontarmi le sue personali peripezie (e sticazzi non me ce lo metti? ti dò una notizia: non siamo più sposati da sette anni);

(da 0'33" a 0'45")
- spesa affannata alla coop, di corsa perché figlia2 veniva abbandonata da sola in casa dalle due e mezza e fino al momento del mio arrivo;
- passaggio forzato per casa a recuperare un mouse perché l'allegra famigliola ha deciso di poterne fare a meno e io no;
- accompagnamento di figlia2 a lezione di danza;
- altra telefonata di ex moglie che avverte che la babysitter non sarà a casa prima delle otto e un quarto (daje);
- passaggio al super perché c'è da comprare la cena per i pargoli poi-ti-ridò-i-soldi (see, credeghe ai ufo);
- sedazione estemporanea dei vari conflitti generazional-ormonali tra fratello e sorella;
- combattimento strenuo contro il notebook dell'allegra famigliola (li detesto).

certo, certo, siamo ancora nell'ambito delle stronzate: quisquiglie, pinzillacchere, avrebbe detto totò. il fatto è che è uno stillicidio quotidiano di gente che non ti dà la precedenza, di idioti che ti sorpassano e poi ti rallentano davanti, di posta che non ti viene consegnata, di fornitori accidiosi, di uno stipendio che non arriva mai alla fine del mese, di tanti chilometri da fare ogni giorno, di una lontananza amorosa che non è facile da sopportare, di una mancanza di prospettive che ormai è cronica. e per non sbroccare contro chi non ha altra colpa se non quella di essere arrivato alla fine di questa lunga fila di contrarietà, ci vuole un grande, grandissimo esercizio di autocontrollo.

e scusate lo sfogo.

venerdì 11 maggio 2012

it's only rock 'n roll

domenica figlio1 va ad assistere al suo primo concerto. sì, vabbè, è vero, due anni fa lo avevo portato a vedere elio e le storie tese, gli è piaciuto, ma non lo ha entusiasmato; domenica va a vedere il suo gruppo preferito, e questo è quel che fa la differenza. non importa che i rocchettari in questione abbiano quasi l'età di papà: l'atmosfera del concerto allo stadio, la trasferta, la serata storica (proporranno per la prima volta dal vivo, per intero, il loro disco più famoso) sono ottime premesse per un imprinting notevole.

anche io ho visto il mio primo concerto a 12 anni. una specie di matinée alle quattro di pomeriggio, di novembre, a teatro; suonavano le orme, precedute da mauro pelosi, cantautore di cui ho presto perso le tracce. e si dirà: sticazzi, le orme! certo, concordo. adesso, a 52 anni e dopo aver visto qualche concertuzzo, se qualcuno mi propone di andare a vedere le orme gli dico anche no, grazie. ma quarant'anni fa, il ragazzino affamato di musica che ero sarebbe andato a vedere pure il corrispettivo di gigi d'alessio, pur di sentir suonare dal vivo. di andar fuori città per assistere a un concerto di pulciosi capelloni, non se ne parlava proprio, e questo è il motivo (oltre a una disponibilità economica cronicamente scarsa) per cui mi son perso qualsiasi cosa fosse possibile perdersi: non parliamo dei led zeppelin a milano (ero infante!), ma pure di tutti i concerti del parco lambro, o delle incursioni italiane di frank zappa, pink floyd, genesis. mi son preso una parziale rivincita da adulto, andando ai concerti di diversi singoli componenti dei gruppi storici del rock: peter gabriel, robert plant, steve hackett, sting, david byrne, robert fripp. ve lo dirò, non è lo stesso. ma fa curriculum.

buon concerto, giac. divertiti, fai tante foto. e magari chiamami quando attaccano enter sandman e fammene sentire un po'.


venerdì 4 maggio 2012

cominciare bene la giornata


vi faccio vedere la prima pagina di un giornale di cui non condivido nemmeno il fatto che si consumino i denti delle motoseghe che abbattono gli alberi per fare la carta che serve per stamparlo, per un motivo molto semplice: per un lapsus bellissimo che corradino mineo, direttore di rainews24, ha fatto stamattina durante la rassegna stampa: invece che la marcia su monza, ha detto la marcia su norcia.

io non sono bravo in queste cose, ma già freud sosteneva - secondo me a ragione - che dietro ogni lapsus o atto mancato c'è sempre un'intenzione non dichiarata, un pensiero non esplicitato. e allora, mettiamo insieme gli elementi che abbiamo: tra monza e norcia ci corre un abisso, e non solo in termini geopolitici: linguisticamente, hanno solo in comune due vocali e il fatto di essere entrambe bisillabe, ma ci sta che ti impappini e riesci a dire norcia perché un attimo prima hai detto marcia. ma che cosa è stato che ha suggerito norcia a mineo? appena sotto il titolo c'è il profilo di berlusconi, che è quello che dovrebbe marciare su monza. o su norcia. e cosa si fa a norcia? la parola norcineria vi fa venire in mente niente...?

...mi sono rotolato sul divano in preda al convulso.

:-D :-D