martedì 15 maggio 2012

il fatto in sé

il fatto, in sé, conta poco, quante volte lo si sente dire? e solitamente, infatti, una singola contrarietà, presa da sola ed estrapolata dal suo contesto, ma anche al suo interno, ha una rilevanza del tutto relativa, anche quando assume i contorni della batosta. ci si riprende anche dalle batoste: se ne uscirà magari diversi, ma ci si riprende.

il fatto è che nessun evento è mai puntiforme, allo stesso modo che nessun terremoto scoppia all'improvviso senza qualche scossa di avvertimento, o almeno senza una causa scatenante che abbia lavorato per anni, decenni, e abbia fatto da premessa all'esplosione. però, il lavoro di caricamento rimane sotterraneo e invisibile ai più: proprio come i terremoti, gli sbroccamenti delle persone non si possono prevedere. ci vorrebbe che ciascuno di noi avesse un osservatore esterno che ci seguisse e segnalasse agli altri che la soglia di attenzione per quell'individuo comincia ad essere elevata, magari così qualcuno eviterebbe di salirgli sui testicoli con gli scarponi chiodati. e invece no.

vabbè, tutto questo per dire cosa? che l'episodio che adesso vi racconto, in sé, conta poco, appunto, ma mi ha dato modo di riflettere: ieri sono andato a trovare i figli, a casa della mia ex moglie; visita non programmata, ma c'era da aiutare il pargolo per via di un compito particolare che presupponeva competenze di informatica. solitamente, parcheggio nella stradina dietro casa sua, che è senza uscita e anche piuttosto stretta: siccome c'è sempre la fila di auto parcheggiate, più di uno alla volta non ci si passa. a un certo punto esco per fare delle commissioni e vedo che, là dove la stradina fa angolo per ricongiungersi poi con la strada principale, c'è una punto ferma davanti al cancelletto di un'abitazione, con una persona seduta al posto del passeggero, che bloccava la stradina in maniera totale. mi fermo e attendo pazientemente, perché cerco sempre di mettermi nei panni altrui e penso che se io avessi fatto una cazzata simile, l'avrei fatta solo spinto dalla necessità e nella assoluta certezza che avrei spostato l'auto nel giro di un minuto al massimo. tipo: cazzo non ho preso gli occhiali. faccio un salto.

invece, di minuti ne passano due e anche tre, al che mi permetto di dare un paio di colpi di clacson. tanto, là son tutte casette a due piani, l'improvvido autista sicuramente avrà modo di sentire. e poi avrà anche la coscienza sporca e le orecchie dritte, no?

no. nel frattempo, alle mie spalle arriva un'altra auto, il cui conducente, senza por tempo in mezzo, scende e va a chiedere lumi all'occupante della punto. dopo un breve scambio di battute, si apre la portiera e ne scende un anziano che, con grande lentezza e appoggiandosi al cofano, fa il giro dell'auto, si mette al posto di guida e infine sposta il tappo a marchio fiat. e la cosa non si è nemmeno risolta così, perché da dietro l'angolo provenivano altre due auto, nel senso contrario al mio, e quindi c'è stato bisogno di tutto un balletto di auto avanti e indietro passi di qua che io passo di là aspetti alzi una ruota ché così io ci passo sotto e alla fine ce l'abbiamo fatta a farcela.

qualcuno dirà: perché non sei sceso prima tu, a domandare per quale minchia di motivo bisognava tenere bloccata la stradina? giusta osservazione, tant'è che me la son fatta io prima di voi, questa domanda. e mi son risposto che non l'ho fatto perché se no avrei mandato affanculo, e anche con grande enfasi, il vecchiotto, il suo presunto figliolo che lo abbandona dentro un'auto che blocca tutto il traffico, trentasei dei suoi parenti ancora in vita, la sua intera schiatta da oggi e fino alla settima generazione indietro e quelle prossime venture, la cittadinanza tutta, la punto, tutta la fiat con marchionne a fare la locomotiva e su su fino al di(.)p(.)rc(.) che, statene certi, mi avrebbe sentito.

troppo? eh, lo so. in fondo, che è successo mai? ho solo aspettato tre-quattro minuti dentro un'auto. non avevo particolarmente fretta, non c'erano urgenze da soddisfare, non pioveva nemmeno. il fatto è che, nella giornata (che era un lunedì, lo ricordiamo, e nella fattispecie un lunedì di quelli che il giorno prima mi tocca abbandonare l'amore mio), l'evento era stato preceduto da:
- telefonata della ex moglie (per darvi un'idea di quanto le gradisca, le ho assegnato come suoneria l'inizio di thriller) che mi istruiva sugli eventi del pomeriggio e non perde l'occasione di raccontarmi le sue personali peripezie (e sticazzi non me ce lo metti? ti dò una notizia: non siamo più sposati da sette anni);

(da 0'33" a 0'45")
- spesa affannata alla coop, di corsa perché figlia2 veniva abbandonata da sola in casa dalle due e mezza e fino al momento del mio arrivo;
- passaggio forzato per casa a recuperare un mouse perché l'allegra famigliola ha deciso di poterne fare a meno e io no;
- accompagnamento di figlia2 a lezione di danza;
- altra telefonata di ex moglie che avverte che la babysitter non sarà a casa prima delle otto e un quarto (daje);
- passaggio al super perché c'è da comprare la cena per i pargoli poi-ti-ridò-i-soldi (see, credeghe ai ufo);
- sedazione estemporanea dei vari conflitti generazional-ormonali tra fratello e sorella;
- combattimento strenuo contro il notebook dell'allegra famigliola (li detesto).

certo, certo, siamo ancora nell'ambito delle stronzate: quisquiglie, pinzillacchere, avrebbe detto totò. il fatto è che è uno stillicidio quotidiano di gente che non ti dà la precedenza, di idioti che ti sorpassano e poi ti rallentano davanti, di posta che non ti viene consegnata, di fornitori accidiosi, di uno stipendio che non arriva mai alla fine del mese, di tanti chilometri da fare ogni giorno, di una lontananza amorosa che non è facile da sopportare, di una mancanza di prospettive che ormai è cronica. e per non sbroccare contro chi non ha altra colpa se non quella di essere arrivato alla fine di questa lunga fila di contrarietà, ci vuole un grande, grandissimo esercizio di autocontrollo.

e scusate lo sfogo.

5 commenti:

  1. e quella che chiede scusa sono sempre e solo io. anche al medico che mi ha appena detto "chi è lei per decidere di suo padre?! crede che io mi svegli per venire a lavorare per niente?!"

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  2. siete degli stranissimi ex coniugi.

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    1. e dovevi vederci da sposati! no, scherzi a parte, perché stranissimi?

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Commenti chiusi.

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