martedì 28 luglio 2009

certe mattine

certe mattine arrivo in ufficio e non mi ricordo nemmeno di essere partito. mi rendo conto di essere arrivato vicino alla destinazione perché devo disinserire il pilota automatico e compiere dei gesti volontari per attraversare il traffico della città, e se guardo l'orologio mi accorgo che è passato del tempo dall'ultima volta che l'ho guardato, ma poi non così tanto quanto avrebbe potuto essere. la mia teoria, anzi, le mie teorie sono due: una, che certa musica ha il potere di trasportarmi in uno stato di trance che mi impedisce di patire le affezioni dal reale contingente. due, lo stato di trance ha il potere di modificare lo spazio-tempo intorno a me e, a scelta, lo spazio si restringe o il tempo si dilata, infatti il tachimetro indica suppergiù sempre gli stessi valori tutti i giorni, ma quelle volte che cado in trance musicale arrivo prima del solito.

infatti mi ricordo che c'era un lungo strumentale molto psichedelico e molto anni '70 (forse perché era degli anni '70) al termine del quale uno parlava del cemento armato. poco dopo sempre lo stesso raccontava di una sfigata trovata morta dentro i suoi logori blue jeans, e pochi minuti dopo c'era un altro il cui unico scopo era la costa occidentale, che poco dopo ancora si lamentava che lavorava dalle sette, sette, sette alle undici ogni giorno e questo rendeva la sua vita davvero pesante. giusto il tempo di sentirlo cantare fuori sulle tegole ed era arrivato il momento di spegnere i fari e tirare su i finestrini. guardo l'orologio ed è passato troppo poco tempo, sicuramente ho attraversato un paradosso spaziotemporale.

e che, solo giacobbo può dire stronzate?

3 commenti:

  1. mh, un penny per uno dei paradossi spaziotemporali chè mi serve una gita divagante (ms)

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  2. eh mica vengono a comando. ci vuole la colonna sonora adatta, e se non c'è, a nulla valgono anche cifre da utilizzatore finale, altro che penny.

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  3. un porcapupattola ci sta comodo comodo. (ms)

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Commenti chiusi.

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