lunedì 3 agosto 2009

buone notizie

(bè, ogni tanto ci vogliono).

Siempre que te pregunto
que cuando, como y donde
tu siempre me respondes
Quizas, Quizas, Quizas


avevo visto giovanni guidi in concerto quattro o cinque anni fa, in un quintetto guidato da enrico rava alla tromba: guidi faceva parte dei giovani talenti scoperti dal maestro e che lui promuoveva con una serie di concerti in giro per l'italia. l'occasione fu poi particolarmente gioiosa perché il quintetto si esibì a foligno, città natale dello stesso guidi.

per fare impressione, me ne fece sicuramente, e non solo per la sua tecnica: arrivò sul palco e prima ancora - anzi, invece - di salutare il pubblico, si sedette al piano e cominciò a suonare per i cazzi suoi. e anche durante il concerto ebbe più di un atteggiamento che faceva dubitare della totale sua salute mentale, tipo quando, nel bel mezzo di un brano, si alzò dal piano e ne fece il giro completo prima di sedersi di nuovo. va detto che il batterista faceva degnamente coppia con lui, avendo anche lui diversi atteggiamenti della più varia natura verso il suo strumento - pareva sempre che stesse conducendo una lotta epica contro la batteria. gli amici ed io pensammo, boh, saranno bravi, ma certo sembrano un po' degli idiots savants, tant'è che ci facemmo anche qualche battuta, del tipo: andiamo a salutare rava: gli diciamo: complimenti maestro, ottimo concerto e ottima scelta per quel che riguarda il gruppo... però ogni tanto li porti anche un po' a troie...

non lo so se da allora a adesso guidi a troie ci sia andato o no, quel che so è che il disco che ho ascoltato ieri e che da ieri rimane pervicacemente attaccato al mio lettore cd in auto è una delle cose migliori che io abbia ascoltato quest'anno. the house behind this one è un disco come raramente se ne fanno, intenso, bello e ben suonato, con tutti gli interpreti che attraversano un evidente stato di grazia. ma in particolare vorrei soffermarmi sulla title track e su quella successiva.

the house behind this one suona un po' come un inno: è solenne e lenta, e guidi padroneggia il registro medio basso del pianoforte con la perizia di un musicista molto più adulto e con molto più mestiere di lui, resistendo alla tentazione di protagonismo per piegarsi alle esigenze dinamiche del brano. il crescendo è drammatico e costante, e la musica ti porta via con sé in più di un momento, la fine del brano arriva troppo presto, sarei stato ad ascoltare quelle note per un altro quarto d'ora.

il pezzo successivo è la cover di quizas quizas quizas, e mi ha sinceramente stupito. guidi dice di aver apprezzato quel pezzo nelle colonne sonore di la mala educaciòn e di in the mood for love, e di averlo trovato perfetto per il clima dell'album. talmente perfetto che lo ha stravolto, ma stravolto magnificamente. lo ha rallentato talmente tanto da far pensare all'intuizione di oliver sacks davanti ai superstiti dell'epidemia di encefalite letargica: e se fosse un parkinson talmente accelerato da sembrare immobile? ecco, la versione di guidi sembra immobile, tanto è rallentata. e spogliata di ogni tentazione danzereccia, il pezzo assume la solennità (ancora) di una marcia funebre, di quelle che si suonavano ai funerali dei jazzmen a new orleans. il passaggio in maggiore del ritornello altro non fa che sottolineare la drammaticità della musica della strofa. un piccolo capolavoro. e il resto del disco è all'altezza di questi due pezzi, se non a un livello superiore, come nell'interpretazione del brano di ornette coleman peace warriors, o nella disinvoltura con cui guidi affronta la cover di un pezzo di un dj inglese. puristi, tappatevi pure il naso. io preferisco aprire bene le orecchie.

5 commenti:

  1. Viva le buone notizie :-D

    Grazie mille per il commento, CIAO!!! :-D

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  2. Grazie anche per il commento di oggi :-D

    CIAO!!!

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  3. Secondo me, Smullo, esce lo stesso di galera :-D

    Grazie mille per il commento, CIAO!!! :-D

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  4. (buone notizie: vado in vacanza. a presto :-) )

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  5. Ed io lo so, che mestiere dovresti fare ...

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Commenti chiusi.

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