giovedì 27 maggio 2010

meraviglia e prodigio

la vita è imperfetta, ma riserva episodi, per quanto estemporanei, in cui personaggi insospettabili riescono a compiere imprese epiche. in musica si chiamano one hit wonders, quelli che tirano fuori un singolo di successo e poi ritornano serenamente nell'ombra da dove venivano, ma anche in altri ambiti ci sono esempi preclari di intuizioni geniali che passano una volta e pertanto non sono sufficienti a testimoniare l'esistenza di un genio vero, quanto piuttosto di una sonora botta di culo e via. tipo, i fratelli wachowski e matrix.

vabbè finiamola lì col cappello introduttivo. volevo parlare dei prodigy e di the fat of the land, anno 1997. prima e dopo, i prodigy han fatto cagare, diciamocelo: tre (due? quattro? booh?) cervellini fritti dall'ecstasy e molto affezionati a qualsiasi tump-tump possa esistere, c'est tout. ma the fat of the land era il prodotto perfetto, in tal senso. c'era qualcuno che sapesse suonare, tra i prodigy? forse liam howlett sa mettere vagamente le mani su una tastiera, ma è indicativo che un gruppo che basa tutta la sua forza sul ritmo non conti al suo interno nemmeno un batterista, se non per le esibizioni dal vivo (e mi immagino la frustrazione del tipo, costretto a ripetere le performances originariamente svolte da una macchina).

insomma, chiamare musica quella di the fat è decisamente un complimentone: melodie non ce ne stanno, le voci che si sentono, dire che cantano sarebbe offensivo per un cantante vero, i testi... stendiamo un velo, change my pitch up, smack my bitch up, ma è un fatto che una volta che metti su il cd te lo ascolti fino in fondo, perché non c'è una traccia sbagliata, il ritmo è sempre incalzante e serrato, i rumori suggestivi e lancinanti, i samples ben scelti e azzeccatissimi, e il risultato è... non si può dire gradevole, perché gradevole non è, ma ben riuscito, sì. i bassi pulsano e sono invadenti come devono, le ritmiche martellano allo stesso modo, e i pezzi son vari e ciascuno ha una sua fisionomia definita che trascende la techno, non è affatto semplice definire il genere di ciascun pezzo. diesel power è un rap, ma il beat non è funky; smack my bitch up ha spaccato in tutte le discoteche, ma è lontana anni luce dal big beat con la cassa fissa a 128 bpm, e via dicendo.

vabbè. sapete che c'è? che è da ieri che il cd mi sta andando a rotazione in macchina e non mi va ancora di spegnerlo :-)

su il volume (ma tanto, eh)!

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