venerdì 13 gennaio 2012

quant'è bella giovinezza

antefatto: su rolling stone di novembre, nella rubrica della posta, viene pubblicata una lettera di un lettore che si dichiara poco entusiasta delle scelte editoriali del giornale, specie per quanto riguarda la copertina con fabri fibra e dice di aver comprato il giornale più che altro perché conteneva un articolo su alice cooper. nel numero di gennaio esce una lettera di risposta da parte di una giovane lettrice, di cui riporto un lungo passo:

Caro lettore ultratrentenne (diciamo pure ulraquarantenne o, per essere proprio cattivi, ultracinquantenne), mi fai il favore di tacere? Mi spiace dirtelo, ma hai fatto il tuo tempo. Compri il Rolling Stone solo quando in copertina c'è De André o Alice Cooper o qualche cantante morto a 27 anni? Bene, allora sei proprio un cretino che non ha capito niente dello spirito di questo giornale. Il Rolling Stone, per come lo vedo io, che ho 16 anni e davanti a me un roseo futuro di disoccupazione, dovrebbe essere la voce della novità, della musica vecchia (perché Alice Cooper è del 1948 e non mi pare proprio un giovincello) e soprattutto di quella giovane. Non ti piace Fabri Fibra? Non ti piace la musica di adesso? Allora continua a logorarti ascoltando quei meravigliosi dischi che cantano un'età che né tu ne i tuoi amati Beatles e Rolling Stones avete più. Sei invecchiato, amico, e le cose, dai tuoi dorati 18 anni, sono cambiate. Vecchio non è meglio, è solo vecchio. E non credere che io sia totalmente a digiuno di "cultura musicale", come hai voluto chiamarla, non credere che io non abbia mai ascoltato la musica degli anni '60, ‘70 e ’80, in cui sono certa che ti crogioli, inveendo contro la disoccupazione giovanile e i politici, di cui tu fancazzista stipendiato imiti gli atteggiamenti aggrappandoti convulsamente al testimone che È STATO tuo e che dovresti passare ai tuoi figli. Ti è spiaciuto che ci fosse un articolo lunghissimo su Fabri Fibra e che per Alice Cooper ci fosse solo una paginetta? Ma non è forse vero che Alice Cooper è già qualcuno, ha già venduto i suoi dischi, ha già cambiato il modo di fare musica? [...]
ho da dire un po' di cose. intanto, sulla questione che fabri fibra sia un campione rappresentativo della musica di adesso: no. con tutto il rispetto per il personaggio, fabri fibra è quasi altrettanto vecchio di alice cooper. non è una questione anagrafica, è una questione della cultura a cui si fa riferimento, e la cultura hip hop non è proprio roba del xxi secolo. inoltre, mi pare proprio che sia roba d'importazione, quindi ogni eventuale pretesa di originalità credo sia scongiurata. questo perché da quello che la lettrice scrive si avrebbe l'identità giovane = novità, ma direi che in questo caso non ci siamo proprio.

e spiace per la signorina, ma per vedere verificata tale identità, altra chance non abbiamo che guardare al passato: vediamo un attimo che età avevano alcuni dei grandi innovatori dell'arte del secolo scorso, in ogni campo, al momento della creazione di una loro opera importante, con particolare riguardo al rock, la musica ggiovane per definizione:



andy warhol: personale alla hugo gallery, 1952: 24 anni
bret easton ellis: american psycho, 1991: 27 anni
elvis presley: heartbreak hotel, don't be cruel, hound dog, 1956: 21 anni
ernest hemingway: addio alle armi, fiesta, 1956: 27 anni
federico fellini: la strada, 1954: 34 anni
genesis: foxtrot: 1972: età media 22 anni
george gershwin: rhapsody in blue, 1924: 26 anni
igor stravinskij: l'uccello di fuoco, 1910: 28 anni
jack kerouac: sulla strada, 1949: 27 anni (pubblicato nel 1955)
james brown: please, please, please, 1956: 23 anni
jimi hendrix: electric ladyland, 1968: 26 anni
keith haring: primi lavori importanti, 1978: 20 anni
pablo picasso: les damoiselles d'avignon, 1917: 28 anni
pink floyd: atom heart mother, 1970: età media 26 anni
radiohead: ok computer, 1997: età media 28 anni
sex pistols: god save the queen, 1977: età media 20 anni
stanley kubrick: orizzonti di gloria, 1957: 28 anni
the beatles: sergeant pepper's, 1967: età media 26 anni

e altri ne potrebbero venire in mente, ma il dato che ne vien fuori è che, con l'unica eccezione di fellini tra i citati, molti artisti innovatori hanno espresso compiutamente le loro potenzialità nel terzo decennio della loro vita, a volte addirittura al suo inizio: fabri fibra quest'anno ne compie 36 e non mi pare che finora abbia prodotto alcunché di sconvolgente, quindi consiglierei alla signorina della lettera di guardare altrove per scegliersi i suoi campioni di apporto di novità e freschezza in campo musicale.

il problema è: dove? e la seconda/terza domanda, non meno importante, è: dove stanno i giovani? che stanno facendo? dagli anni '60 in poi, la generazione dei ventenni è stata quella che si è resa protagonista del cambiamento, dato che ne incarnava istanze e aspirazioni: anche qui, gli esempi si sprecano: dal maggio francese in avanti, non c'è stata quasi soluzione di continuità nella protesta studentesca; almeno fino a adesso. al momento, mi pare che i più indignati siano i quarantenni o giù di lì, vale a dire quelli che rischiano concretamente di più le ricadute di questa crisi, visto che, in caso di disoccupazione, difficilmente troveranno una ditta disposta ad assumerli, anche perché è molto più facile far accettare standard lavorativi da schiavitù a qualcuno che comincia adesso, piuttosto che a qualcuno che qualche diritto, nei decenni precedenti, se l'è guadagnato.

non è che pretenderete che la rivoluzione vada a farla io, a quasi cinquantadue anni, con la prostata che comincia a darmi fastidio e due figli minorenni a carico...?

6 commenti:

  1. Sì, pretendono questo, ma nel frattempo ti insultano pure :-D
    Una che difende Fabri Fibra - che è quanto di più patetico, banale, scontato e soprattutto fasullo prodotto qui (e il fatto che si parli di lui e di Lello Voce come i rappresentanti del poetry slam in Italia mi fa già vomitare!) - non meriterebbe invero neanche risposta. Avesse fatto riferimento a Caparezza, le si sarebbe potuto anche discutere insieme, anzi!, ma se difende quell'altro le si può giusto augurare una cura Ludovico :-)

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  2. vabè dai, ha sedici anni. io all'età sua ascoltavo... frank zappa. uhm no, ho scelto l'esempio sbagliato :-D

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  3. Mi sembra che Fabri Fibra non rappresenti un bel niente, a parte quelli che scrivono le canzoni con almeno un vaffa dentro. Mi sembra una persona intelligente, ne ho sentito alcune interviste perciò lo dico. Quella che tanti chiamano musica per me non lo è affatto.

    Rolling Stone se non erro due anni fa metteva Berlusca in copertina, forse per provocare ma allora tra lui e Fibra scelgo il secondo.
    Il "ragionamento" che fa la ragazza mi fa nuovamente vergognare di appartenere a una generazione del genere. Io ascolto soprattutto musica lirica, rock degli anni 50-60-70, ascolto blues e cazzo mi danno un'energia quei brani che la signorina non può neanche immaginare. Io penso che l'arte (di questo stiamo parlando) non invecchia, mentre penso che Fabri Fibra tra 20 anni non esisterà più

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  4. tesori, due commenti in meno di mezz'ora dall'uscita del post. mi aspettavate al varco? :-D tanta attenzione mi lusinga

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  5. Eh, ma la 16enne potrebbe anche ascoltare Caparezza se proprio ne vuole uno gggiovane e local!
    Uhm... no, manco io faccio testo, a 16 anni ascoltavo Sex Pistols e Clash e tra gli italiani solo De André :-D

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  6. Un post interessante, nato da una questione ancora più interessante.
    In particolare, credo sia importante la questione legata alla spesso erronea identificazione tra il "nuovo" anagrafico e l'innovazione.
    Applicando l'esempio al Cinema - quindi alla "mia materia" -, uno come Eastwood che a ottanta e passa anni dedica intere sequenze alla storia d'amore tra due uomini non solo adulti, ma anziani mi pare più "sperimentatore" e "giovane" di un regista ventenne che muove solo la macchina per stupire.
    E' un pò come avere una laurea: se hai solo studiato le nozioni a memoria o ti preoccupi di usarle per fare colpo il tuo percorso vale certamente meno di quello di qualcuno che costruisce sull'esperienza.
    Tornando al Cinema, mi viene in mente il signor Tarantino, che non ha fatto altro che guardare film e applicare quello che aveva imparato al meglio.

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Commenti chiusi.

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