il mio ritardo nel leggere libri usciti ormai da decenni è perlomeno leggendario: basti dire che ho cominciato a leggere john fante un paio d'anni fa. e comunque, la mia cultura letteraria è del tutto casuale e frammentata, non ho mai seguito un criterio e spesso ho semplicemente saccheggiato le librerie altrui, fidandomi dei loro giudizi.
poi, a volte, un libro ti colpisce di spigolo proprio sulla tempia e ti lascia il segno per un bel po'. è il caso di due di due di andrea de carlo. il titolo spiega un po' la vicenda: sono descritte due delle infinite possibilità che un individuo ha di fronte nel suo percorso di maturazione - infinite ma ridotte a due perché due sono i personaggi, che sono in fondo due facce dela stessa medaglia (anzi, direi meglio che sono le due anime di uno stesso personaggio) e perché quel modo di interpretare la vita, se riesce a non cedere alla massificazione, conosce solo due vie possibili: creatività o autodistruzione.
tagliando la storia con l'accetta, due ragazzi si conoscono alle superiori, entrambi insofferenti verso la cultura dominante; la generazione dei sessantottini, a cui mario e guido appartengono, è stata la prima, in italia e forse in europa, che non ha dovuto fare i conti con la sopravvivenza quotidiana e quindi aveva tempo e risorse mentali da dedicare alla speculazione pura. la sperimentazione era quindi d'obbligo per tutti, o perlomeno per tutti coloro che riflettono sulla natura delle cose e ci girano intorno per capirle, al di là dei loro nomi. attraversano pertanto il periodo della contestazione studentesca accogliendola come un soffio d'aria fresca, ma rimangono delusi da come anche gli aneliti di novità restino soffocati, costretti all'interno di convenzioni magari differenti, ma pur sempre codificate. guido, il più fascinoso dei due, reagisce fuggendo alla ricerca di qualcosa che riesca a sorprenderlo, ma più che altro alla ricerca della purezza dell'intento; mario, dopo un periodo di depressione a causa della mancanza di stimoli, approfitta dell'eredita lasciatagli dal marito di sua madre per impiantare, non senza fatica, una fattoria nella campagna umbra, dove si darà con successo alle coltivazioni biodinamiche, con l'aiuto di una ragazza che sarà sua compagna e diventerà poi madre dei suoi figli.
la seconda parte del libro racconta proprio la progressiva divaricazione delle due vie perseguite dai personaggi, che non riescono più a trovare un punto di contatto, anche se quando si incontrano si riconoscono come fratelli: mario, che pure all'inizio sembrava essere il meno concreto e creativo dei due, riesce a mettere solidamente radici nella vita e a dare la sua personale impronta alla sua esistenza, mentre guido rimane schiacciato tra il suo auspicio di onestà e purezza intellettuali e la necessità di accettare compromessi perché le sue azioni diventino davvero concrete: con l'aiuto di mario riesce a far pubblicare un suo libro da un editore piuttosto famoso, ottenendo che non venisse in alcun modo manipolato, ma poi manca l'occasione di divulgare più ampiamente il suo pensiero perché non riesce ad accettare i compromessi legati alla notorietà e si getta anzi in un percorso di autodistruzione fatto di droga, alcool e rapporti superficiali, finché muore al volante della sua auto, in circostanze che lasciano intendere una certa percentuale di volontarietà nell'accaduto.
la reazione di mario è:
era come se una parte dei miei pensieri se ne fosse andata per sempre, insieme alla capacità di [...] cercare sicurezza e ancora sperare in una sorpresa. ero solo quello che ero, adesso, e facevo solo quello che facevo; non avevo più esitazioni né illusioni né aspettative incontrollate, percepivo in modo chiaro i margini della mia vita.
se c'è una grandezza nello stile di de carlo è questa capacità di sintesi nel descrivere gli stati d'animo, dove ogni parola ha un significato esatto e insostituibile. mario ha avuto bisogno di guido, per non sentirsi isolato nel suo disagio e credere che un altro modo di vivere fosse possibile e condivisibile, ma poi ha avuto anche bisogno della concretezza del denaro per mettere in pratica i suoi desideri. la risultante di queste due forze è stata la fondazione di un'isola felice, dove le persone potessero vivere secondo le loro aspirazioni e al di fuori delle logiche dello sfruttamento e che nel contempo potesse fare da punto di riferimento per altre persone le cui coscienze rifiutavano di essere omologate a quelle logiche. ma senza la concretezza degli atteggiamenti, senza accettare dei minimi compromessi che ti consentono di andare avanti, non è possibile realizzare niente, e i puri di cuore - ma forse sarebbe meglio definirli integralisti della purezza - sono destinati a soccombere, vittime di se stessi.
in tal senso va anche interpretata la capacità seduttiva di guido, di cui de carlo scrive: ogni donna era per guido una chiave che gli permetteva di entrare in un'altra vita [...] doveva essere l'ossessione per le infinite possibilità parallele a rendere senza fine la sua ricerca. infinite possibilità parallele, che guido avrebbe voluto considerare tutte, pur di essere in grado di trovare la sua. ma siamo umani e pertanto finiti, dobbiamo fare i conti con questo. chi non ci riesce potrebbe essere destinato a fallire molto più di chi accetta di immaginarsi le cose ma non si fissa su una loro idea archetipica, perché sa che l'immaginazione finisce per mangiarsi tutto il terreno su cui una cosa potrebbe succedere.
la morte di guido rappresenta la guarigione definitiva di mario, come chi soffre di sdoppiamento della personalità deve uccidere quelle dannose per poter recuperare la propria interezza. incendiare volontariamente, dopo la morte dell'amico, la seconda delle due case della fattoria di mario, quella che negli intenti e dall'inizio era destinata a guido e a una sua eventuale compagna, è gesto insieme simbolico e catartico. non resta che continuare a vivere, allargando la propria coscienza e mettendo a disposizione le proprie conquiste a chi desideri esserne messo a parte, anche se dovesse essere raggiunto con mezzi inortodossi. in ogni caso, costruendo.
i bei libri, come i bei film, hanno di bello questo: non "scadono" mai
RispondiElimina"sbagli. nessuno più di lui ha cercato di essere felice".
RispondiEliminaprossimo: I piccoli maestri.
ah: ti amo.