martedì 11 ottobre 2011

e fu così che finì tutto a troie

ho due colleghi. cioè, a dire il vero in stanza ne ho quattro, ma adesso mi interessano questi due, perché sono omogenei da una parte e disomogenei dall'altra. omogenei per età e formazione, infatti sono tutti e due sulla trentina e sono informatici, ma non potrebbero essere più diversi per stile di vita: uno è fidanzato, le foto che ho intravisto delle sue vacanze parlano di mare e allegria; lo sento spesso parlare al telefono con la fidanzata o con gli amici di cene, weekend fuori città, partite di calcetto da organizzare. mangia sempre come se fosse l'ultimo pasto del condannato e non ingrassa (invidia!), non manca un rinfresco o un'occasione per stare insieme.

l'altro è un uomo di famiglia: sposato, ha una bambina che videochiama via skype. oltre alle chiacchiere infantili con la bambina, non sono molte le informazioni su di lui che trapelano dai pochi colloqui che ha al telefono, perlopiù con la moglie e gli altri familiari. non ricordo di averlo mai visto a un rinfresco offerto dai colleghi, non ha nemmeno mai mangiato alla mensa aziendale né preso un caffè al bar.

che ne so, magari quando esce da qui si strappa di dosso il costume da clark kent e va a salvare il mondo in calzamaglia. oppure esce di notte inguainato in pelle borchiata e latex e frequenta i privé sadomaso della zona (?). però ne dubito fortemente.

la mia domanda è: cosa racconta di sé alla figlia? chi è papà, cosa fa? i bambini sono curiosi, fanno domande. tante. già mi sento in imbarazzo io quando mi domandano cosa faccio io al lavoro (non è che mi ammazzi, oggettivamente, ed è un lavoro da fantozzi, diciamocelo), però mi rifaccio con i racconti di quel che mi è successo fuori dall'ufficio negli ultimi 51 anni, e comunque qualcosa di divertente da raccontare succede anche qui, se ne vai un po' in cerca.

penso anche che all'altro, se continua a provare gusto nel fare la vita che fa, non verrà granché voglia di far sfornare marmocchi alla fidanzata per rinchiudersi tra quattro mura maleodoranti di pannolino usato: sono due che lavorano per vivere, non ci sarebbero risorse sufficienti per condividere con i figli le esperienze migliori. in tempi di crisi è così: ti vien posta l'alternativa tra vivere una vita ricca di esperienze o crescere i figli. e così, lui che invece di episodi da raccontare ne avrebbe, non avrà a chi raccontarli.

quindi, chi sceglie di vivere una vita intensa e ha quindi maggior modo di abbellire e arricchire la propria esistenza, perlopiù rinuncerà ad aver figli; viceversa, chi sceglierà di metter su famiglia si troverà a dover rinunciare a quasi tutto quello che differenzia l'homo sapiens sapiens dagli altri primati superiori.

...e fu così che dettero vita a un'intera generazione di gente senza fantasia.

7 commenti:

  1. Post davvero interessante, e si potrebbe dire che, figli o no, la voglia di vivere ed arricchirsi attraverso le esperienze è una cosa che ci portiamo dentro, e si manifesta a prescindere, e a volte soprattutto all'interno delle nostre famiglie.

    Una curiosità, a proposito di energia e voglia di vivere: ma hai 51 anni o mi sono rincoglionito e ho colto male il senso della frase? Perchè se è così, complimenti. Sprizzi energia ad ogni parola come neanche tanti ventenni.

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  2. il senso era letterale, ho contato proprio 51 primavere - lo poso dire con buon diritto, visto che sono nato in pieno inverno ;-)

    grazie per i complimenti. in effetti non me li sento addosso, se non quando faccio i conti col fatto che metà della musica che ascolto è fatta da gente che è già in età pensionabile da un po' :-D

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  3. Beh, io ne ho qualcuno in meno, ma per la musica siamo praticamente nella stessa barca! ;)

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  4. Ciao si può?!? Secondo me, bisogna avere anche il carattere giusto. C'è a chi piace la vita calma, tranquilla, i figli, e tutto quello che regala il copione. C'è chi pensa che prima o poi seguirà il copione. Non è solo questione economica, anche se decisamente influente, è proprio questione di natura ed esigenze. Chissà nell'evoluzione della specie quale dei due genotipi und fenotipi sopravviverà!

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  5. certo che si può: i commenti, specie se argomentati, fanno sempre piacere.

    mi rendo conto che potrei essere frainteso: là dove ho scritto "sono due che lavorano per vivere, non ci sarebbero risorse sufficienti [...]" andrebbe letto "sono due che lavorano per vivere, non ci sarebbero nemmeno risorse sufficienti [...]". il fattore economico - ma di più la scarsità di prospettive - non è di certo il solo a farti prendere una decisione figli sì/no, come pure è certo che se un genotipo rinuncia a riprodursi, difficilmente la sua specie sopravvivrà :-D

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  6. bah, non distinguerei il mondo tra chi ha e chi non ha figli, ma neanche tra chi ha e chi non ha una vita (apparentemente) interessante

    a volte persone dalle esistenze intensissime, del tipo faccio cose vedo gente, hanno la profondità di una cimice, per cui figurati

    ecco, per esempio: mio papà faceva il capo reparto tecnico, ovvero stava tutto il giorno insieme a disegnatori meccanici e agli impiegati e agli operai di una grande fabbrica, figurati te che vita intensa potrà aver mai fatto. eppure di sera aveva da raccontare una marea di cose, dal momento che esistono le favole, le storie, le illusioni e anche il teatro e il circo.

    di conseguenza vivere in modo intenso dipende si dall'esterno ma anche e soprattutto dall'interno, a ben guardare

    ciao
    Cristina (Rossatinta)

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  7. d'accordo con te su tutta la linea, soprattutto sul fatto che l'intensità della vita non è certo faccio gente vedo cose; è anche un fatto che la curiosità che ti spinge verso l'esterno (e quindi verso il confronto e la crescita) potrebbe essere frustrata dal dover fare la scelta tra fare l'esperienza della genitorialità e quella del resto del mondo - e bada bene che non parlo solo di fare cose vedere gente, ma anche dell'uscire, per esempio, dalla monotonia di frequentare solo gente con i tuoi stessi problemi...

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