martedì 26 febbraio 2013

affratellamenti


i miei avevano comprato una casa in campagna. a papà piaceva coltivare l’orto e allevare animali: quando andò in pensione, era diventato il suo passatempo. la mamma lo assecondava (sapeva bene che se no sarebbe diventato pericoloso, come poi è successo, ma questa è un’altra storia).

nel 1999, la mamma morì.

nella casa a qualche centinaio di metri dalla nostra, abitava cencio, un contadino che era stato colpito da ictus. l’insulto lo lasciò non proprio benissimo: camminava solo con l’ausilio del bastone e si esprimeva a stento. quel pomeriggio ero là quando venne ad esprimere a papà il senso delle sue condoglianze. lo vidi che arrancava lungo la strada che portava al cancello di casa nostra, papà lo vide anche lui e lo attese affacciato alla finestra del primo piano.

cencio valicò il cancello e, fatti pochi altri passi, volse la testa verso papà e con la sua voce afona disse:

“mire’! (mirello, si chiamava papà) eh? e ma porcoddio.”

papà allargò le braccia in senso di rassegnazione.

“ma… e volevo di’… e ma porcamadonna.”

si girò e tornò a casa.

ecco.

2 commenti:

  1. è bellissimo. e vorrei fosse anche tanto attuale. che a pensarci bene che altro ci rimane se non di stringerci a coorte?

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