l'amica, sui 40, posta su facebook la notizia che gli AC/DC verranno a imola per un concerto, unica data in italia. visto che è reduce dalla partecipazione a un concerto di peter gabriel, commento: "ma qualcuno di vivo, ogni tanto, viene?". faccio seguire, a mò di esempio, alcuni concerti a cui mi sarebbe piaciuto assistere e che mi son perso causa spending review: massive attack, black keys, arcade fire, arctic monkeys. dopo qualche altra battuta, l'amica rilancia con il concerto venturo di mark knopfler. ora, nemmeno i massive attack son più giovanotti (robert del naja quest'anno ne compirà 50, grant marshall 56), ma knopfler è arrivato all'età pensionabile e, oltre a ciò, sfido chiunque a citarmi un brano diventato famoso/significativo, suonato da knopfler e posteriore a calling elvis (1991).
il mio ultimo commento è stato: il rock è roba da giovani. chi lo dice? il rock stesso lo dice, fin dal 1965, quando roger daltrey aveva 21 anni e cantava hope i die before i get old, perché il rock è soprattutto un'attitudine (o forse un atteggiamento?) caratterizzata dall'insofferenza verso le regole stabilite e le gerarchie, verso l'autorità in generale e se c'è una certezza, al mondo, è quella che non è a cinquant'anni che ti vien voglia di fare la rivoluzione; e poi c'è pieno di ventenni incazzati e a cui piace il rumore, il sesso, l'alcool e le altre droghe come si conviene alla loro età e a cui sarebbe il caso di guardare se si sta cercando freschezza e novità e non la conferma del fatto che musica bella come una volta, signora mia, non se ne fa più.
il fatto è: ci piace il rock (e ciò che rappresenta) oppure ci piace la musica di quando eravamo giovani? voglio dire, se nella lista dei rimpianti sostituiamo david bowie con claudio villa, otteniamo mia nonna, che era del '94 (milleottocento, of course) e che però sarà stata giovane pure lei, e infatti si ricordava di claudio villa coi capelli. non vi dico però la delusione quando si venne a sapere che era comunista: il suo commento fu "le solite chiacchiere a vanvera dei giornali".
non confondiamo la nostalgia con la qualità, perché il ricordo è spesso menzognero e tante cose che trent'anni fa ci pareva che spaccassero, riascoltate oggi, peccano di ingenuità o di approssimazione: il resto che serviva per la costruzione del mito, ce lo mettevamo noi con il nostro entusiasmo di ventenni, quando eravamo pronti a tagliarci una mano per un'idea, fosse anche il mio gruppo è meglio del tuo.
lunedì 22 dicembre 2014
lunedì 11 agosto 2014
sì, però
notte di san lorenzo a guardare le stelle e a sentire una tribute band dei pink floyd. potrei già dire, usando i loro versi, che
all that is gone
and all that is now
and all that's to come
and everything under the sun is in tune
but the sun is eclipsed by the moon
e con questo potrebbero finire i miei commenti, ma voglio esplicitare.
non voglio entrare nel merito della qualità della band: sarebbe ingeneroso e forse, dopotutto, come ho detto a mio fratello, sono io che mi aspetto troppo dalle persone. e poi il biglietto di ingresso era ridicolo e il ricavato andava in beneficenza, e in un'altra circostanza, forse con un gruppo diverso, sarebbe stata una serata azzeccata, compresa la stella cadente che ha salutato l'inizio del concerto e che pareva messa là da un'accorta regia, tanto che s'è meritata l'applauso del pubblico.
però.
voglio fare le bucce alla scelta del repertorio. la prima parte è stata dedicata tutta alla riproposizione di the dark side of the moon, integralmente e quasi senza interruzioni; dopo un breve intervallo, si è proseguito con titoli presi abbastanza a casaccio; cito a memoria e secondo l'album (forse non saranno tutti - si è capito che da un certo punto in poi ero piuttosto distratto, se non infastidito?):
shine on, you crazy diamond
welcome to the machine
wish you were here
cymbaline
if
one of these days
in the flesh
mother
another brick in the wall
nobody home
comfortably numb
run like hell
tirando le somme, oltre al citato tdsotm, a parte tre, hanno suonato pezzi da wish you were here e da the wall. tutto bene. oh, noi tutti floydiani amiamo dark side e ce lo ascoltiamo in media... no, non lo ascoltiamo più perché ci suona in mente e lo si mette sul lettore giusto ogni tanto, e ovviamente amiamo alla follia wish, come pure (ma forse un po' meno) amiamo the wall, ma...?
...sono la parabola discendente della storia dei pink. ironia inconsapevole e involontaria, prima del concerto stavano mandando il documentario della bbc della serie classic albums che riguardava la storia di tdsotm: sarebbe bastato guardarselo e ascoltare (o leggere i sottotitoli) per capire che, per quanto rappresenti lo stato dell'arte della musica dei floyd, è stato anche un punto di non ritorno, il punto in cui sei consapevole di essere un semidio e di avere a disposizione illimitati mezzi, e diventa difficile rimanere integri e non cedere a personalismi, narcisismi, botte di strabordanza dell'ego - cosa che puntualmente è avvenuta e minuziosamente raccontata in the wall, con tutte le nevrosi di waters che diventano causa ed effetto di un album molto vicino al delirio paranoide. come anche wish you were here altro non è che una accorata constatazione di quanto i floyd avessero perduto in spontaneità e lucida follia, pur guadagnando in fama, notorietà e denaro senza per questo perdere del tutto in onestà intellettuale. però, però, i tempi del pazzo diamante sono andati per sempre, ingoiati nei buchi neri che barrett aveva in fondo agli occhi.
roba che ogni volta che vedo quanto fosse
syd barrett da giovane - e sano - mi verrebbe da piangere.
insomma, noi che amiamo i floyd fin dai rumori spaziali di astronomy domine e magari anche da prima, che sappiamo quanto la follia barrettiana abbia spianato la strada ai pink floyd che son venuti dopo, ameremmo anche, ogni tanto, sentire che ne so, set the controls, oppure careful, o magari arnold layne, o anche solo see emily play.
e mò scusate che c'ho sul piatto the piper at the gates of dawn.
all that is gone
and all that is now
and all that's to come
and everything under the sun is in tune
but the sun is eclipsed by the moon
e con questo potrebbero finire i miei commenti, ma voglio esplicitare.
non voglio entrare nel merito della qualità della band: sarebbe ingeneroso e forse, dopotutto, come ho detto a mio fratello, sono io che mi aspetto troppo dalle persone. e poi il biglietto di ingresso era ridicolo e il ricavato andava in beneficenza, e in un'altra circostanza, forse con un gruppo diverso, sarebbe stata una serata azzeccata, compresa la stella cadente che ha salutato l'inizio del concerto e che pareva messa là da un'accorta regia, tanto che s'è meritata l'applauso del pubblico.
però.
voglio fare le bucce alla scelta del repertorio. la prima parte è stata dedicata tutta alla riproposizione di the dark side of the moon, integralmente e quasi senza interruzioni; dopo un breve intervallo, si è proseguito con titoli presi abbastanza a casaccio; cito a memoria e secondo l'album (forse non saranno tutti - si è capito che da un certo punto in poi ero piuttosto distratto, se non infastidito?):
shine on, you crazy diamond
welcome to the machine
wish you were here
cymbaline
if
one of these days
in the flesh
mother
another brick in the wall
nobody home
comfortably numb
run like hell
tirando le somme, oltre al citato tdsotm, a parte tre, hanno suonato pezzi da wish you were here e da the wall. tutto bene. oh, noi tutti floydiani amiamo dark side e ce lo ascoltiamo in media... no, non lo ascoltiamo più perché ci suona in mente e lo si mette sul lettore giusto ogni tanto, e ovviamente amiamo alla follia wish, come pure (ma forse un po' meno) amiamo the wall, ma...?
...sono la parabola discendente della storia dei pink. ironia inconsapevole e involontaria, prima del concerto stavano mandando il documentario della bbc della serie classic albums che riguardava la storia di tdsotm: sarebbe bastato guardarselo e ascoltare (o leggere i sottotitoli) per capire che, per quanto rappresenti lo stato dell'arte della musica dei floyd, è stato anche un punto di non ritorno, il punto in cui sei consapevole di essere un semidio e di avere a disposizione illimitati mezzi, e diventa difficile rimanere integri e non cedere a personalismi, narcisismi, botte di strabordanza dell'ego - cosa che puntualmente è avvenuta e minuziosamente raccontata in the wall, con tutte le nevrosi di waters che diventano causa ed effetto di un album molto vicino al delirio paranoide. come anche wish you were here altro non è che una accorata constatazione di quanto i floyd avessero perduto in spontaneità e lucida follia, pur guadagnando in fama, notorietà e denaro senza per questo perdere del tutto in onestà intellettuale. però, però, i tempi del pazzo diamante sono andati per sempre, ingoiati nei buchi neri che barrett aveva in fondo agli occhi.
roba che ogni volta che vedo quanto fosse
bello
syd barrett da giovane - e sano - mi verrebbe da piangere.
insomma, noi che amiamo i floyd fin dai rumori spaziali di astronomy domine e magari anche da prima, che sappiamo quanto la follia barrettiana abbia spianato la strada ai pink floyd che son venuti dopo, ameremmo anche, ogni tanto, sentire che ne so, set the controls, oppure careful, o magari arnold layne, o anche solo see emily play.
e mò scusate che c'ho sul piatto the piper at the gates of dawn.
martedì 22 luglio 2014
un appello con scarsa speranza
sull'onda della nostalgia provocata dalla visione di "one down five to go", simo ed io ci siamo messi a (ri)guardare monty python and the holy grail.
sconforto.
affidare il doppiaggio di una cosa sottile come i monty python a quei (vituperio a piacere) del bagaglino è stata una scelta perlomeno criminale: voci a cazzodicane, dialoghi e contenuti stravolti. lo so, è cosa nota e stranota, ma penso che un vero fan dei python dovrebbe scriverlo un giorno sì e l'altro no, e magari far girare una petizione per far ridoppiare il film da qualcuno con un po' più di cervello e di rispetto per gli autori.
ecco, magari, nel quarantennale dell'uscita del film, poteva essere una buona idea per un omaggio, seppur tardivo.
per tutti, un frammento in lingua originale,
...e magari potete leggere il copione.
sconforto.
affidare il doppiaggio di una cosa sottile come i monty python a quei (vituperio a piacere) del bagaglino è stata una scelta perlomeno criminale: voci a cazzodicane, dialoghi e contenuti stravolti. lo so, è cosa nota e stranota, ma penso che un vero fan dei python dovrebbe scriverlo un giorno sì e l'altro no, e magari far girare una petizione per far ridoppiare il film da qualcuno con un po' più di cervello e di rispetto per gli autori.
ecco, magari, nel quarantennale dell'uscita del film, poteva essere una buona idea per un omaggio, seppur tardivo.
per tutti, un frammento in lingua originale,
...e magari potete leggere il copione.
mercoledì 2 luglio 2014
senza gridare al miracolo
jersey boys è un bel film, o perlomeno un film godibile. non cambierà la vostra vita, non vi fornirà risposte, né indicazioni, né illuminazioni su cose conosciute ma viste da un diverso punto di osservazione; però vi terrà attaccati alla poltrona e, dopo due ore e mezza di spettacolo, vi troverete a dire: "già finito?". almeno, a me è successo: forse perché mi appassiona tutto ciò che racconta come nasce la musica, forse perché clint eastwood ha la mano giusta per raccontare, quella cioè che ti espone la storia senza infiocchettarla con espressioni troppo personali, forse perché gli attori son tutti davvero bravi, anche nel recitare la scontatezza e la prevedibilità di certi comportamenti. e probabilmente ha ragione dantès: potendo, sarebbe meglio guardarlo in lingua originale.
e poi il balletto finale è imperdibile.
e poi il balletto finale è imperdibile.
giovedì 26 giugno 2014
committed
mi domando, oziosamente, che gusti avrei avuto in fatto di uomini, se fossi nato donna. non mi rispondo: uno, perché non soffro (ancora) di sdoppiamento della personalità, e due, perché i periodi ipotetici dell'irrealtà mi risultano molesti, soprattutto in materia di cambio di sesso. dai, lo abbiamo conosciuto tutti, uno che diceva che, se fosse rinato donna, l'avrebbe data a mezzo mondo. comunque io, in caso di reincarnazione con cambio di genere, non avrei l'ambizione di salvare metà del mondo maschile dalla verginità, ma solo di godermela al meglio.
una volta, con un'amichetta di letto, si giocava a fare le zoccole in tal senso, e si decise all'unanimità dei pareri che uno a cui l'avremmo data volentieri era jack white: impressione che confermo assolutamente anche oggi. beccatevi questa:
parlando non più da femmina imputtanita (o da puttana infemminita, dipende) ma da ex musicista, quel che mi piace di jack white è che è un animale, ma non è una bestia; che si atteggia, ma non è uno sbruffone. l'idea che dà è quella di un musicista di altri tempi, tempi pionieristici quando una fender costava un occhio e allora ti dovevi arrangiare con quello che c'è; tempi ammantati di mistero e mitologia - secondo me jack white crede fermamente che robert johnson abbia incontrato il diavolo a un crocicchio - in cui il musicista era una specie di sciamano, uno che possiede un sapere e lo usa non per il suo potere personale, ma per rendere un servizio e, in definitiva, per migliorare il mondo (comunque le groupies son sempre benvenute, che c'entra).
jack white è diventato per me un idolo assoluto quando ho visto it might get loud: una chiacchierata fra tre amici e colleghi, due dei quali si trovano casualmente ad essere due leggende viventi del rock - jimmy page e david evans aka the edge - e il terzo è appunto lui, che secondo me avrebbe tutte le carte in regola per diventare pure lui una leggenda, se solo ancora si creassero miti e leggende attorno alle rockstar, perché lui si comporta come se fosse già una leggenda, cioè mantenendo l'equilibrio tra la consapevolezza dei propri mezzi e il rispetto per la musica e per la creatività stessa, come se fossero doni che gli vengono da altrove, un altrove che in questo caso non è divino ma estremamente umano - gli echi di page e bonham nel suo stile chitarristico e batteristico sono ben evidenti.
insomma, un occhio riverente al passato e uno, sfrontato, rivolto al futuro, con i piedi saldamente piantati nella tradizione del rock e del blues più sanguigni. e un volume che devasta, come un toro che scalcia. fatevi un favore: guardando il video collegate il pc a un impianto audio potente e alzate ben benino il volume.
ecco: probabilmente a jack white gliela darei per questo suo essere (o perlomeno sembrare) committed, impegnato, ma con una sfumatura di devozione. e se sei committed nella musica, magari lo sei anche a letto.
sempre se fossi una donna, beninteso.
una volta, con un'amichetta di letto, si giocava a fare le zoccole in tal senso, e si decise all'unanimità dei pareri che uno a cui l'avremmo data volentieri era jack white: impressione che confermo assolutamente anche oggi. beccatevi questa:
parlando non più da femmina imputtanita (o da puttana infemminita, dipende) ma da ex musicista, quel che mi piace di jack white è che è un animale, ma non è una bestia; che si atteggia, ma non è uno sbruffone. l'idea che dà è quella di un musicista di altri tempi, tempi pionieristici quando una fender costava un occhio e allora ti dovevi arrangiare con quello che c'è; tempi ammantati di mistero e mitologia - secondo me jack white crede fermamente che robert johnson abbia incontrato il diavolo a un crocicchio - in cui il musicista era una specie di sciamano, uno che possiede un sapere e lo usa non per il suo potere personale, ma per rendere un servizio e, in definitiva, per migliorare il mondo (comunque le groupies son sempre benvenute, che c'entra).
jack white è diventato per me un idolo assoluto quando ho visto it might get loud: una chiacchierata fra tre amici e colleghi, due dei quali si trovano casualmente ad essere due leggende viventi del rock - jimmy page e david evans aka the edge - e il terzo è appunto lui, che secondo me avrebbe tutte le carte in regola per diventare pure lui una leggenda, se solo ancora si creassero miti e leggende attorno alle rockstar, perché lui si comporta come se fosse già una leggenda, cioè mantenendo l'equilibrio tra la consapevolezza dei propri mezzi e il rispetto per la musica e per la creatività stessa, come se fossero doni che gli vengono da altrove, un altrove che in questo caso non è divino ma estremamente umano - gli echi di page e bonham nel suo stile chitarristico e batteristico sono ben evidenti.
insomma, un occhio riverente al passato e uno, sfrontato, rivolto al futuro, con i piedi saldamente piantati nella tradizione del rock e del blues più sanguigni. e un volume che devasta, come un toro che scalcia. fatevi un favore: guardando il video collegate il pc a un impianto audio potente e alzate ben benino il volume.
ecco: probabilmente a jack white gliela darei per questo suo essere (o perlomeno sembrare) committed, impegnato, ma con una sfumatura di devozione. e se sei committed nella musica, magari lo sei anche a letto.
sempre se fossi una donna, beninteso.
lunedì 26 maggio 2014
schadenfreude?
sapete, né matteo renzi né il suo modo di fare mi sono simpatici, ma saluto con molto più favore il suo 40% che un eventuale sorpasso del m5s nei suoi confronti (tanto, che in italia possa esistere una sinistra è una favola a cui nessuno crede più).
è vero, ce l'ho in maniera particolare con i cinquestelle e con tutta la loro retorica fatta di arroganza travestita da desiderio di rivalsa contro i disonesti, e contro di loro le battute giustamente si sprecano, visto che costantemente offrono loro il fianco: tutto questo parlare alla pancia lascia intendere che manchi un cervello per recepire istanze più complesse. e poi, anche a voler fare al moVimento la tara degli insulti, delle volgarità e delle supercazzole del suo portavohahahahaha, quello che rimane è un branco di volenterosi, sì, ma perlopiù incapaci e io ho sempre pensato che un incapace, per quanto onesto, faccia gli stessi danni di un malfattore.
più tronfi e arroganti dell'esercito persiano alle termopili, arrivano alle elezioni europee convinti di arrivare a un risultato epocale tipo bè forse la maggioranza assoluta dei voti non la prenderemo, ma che superiamo renzie e il piddimenoelle, quello sicuro, e invece di epocale prendono solo una tranvata tale che il piddimenoelle prende il doppio di voti rispetto ai loro. la faccia della lombardi che non ha niente di meglio da dire che rimandiamo al dato certo per fare tutte le valutazioni del caso, come un qualsiasi altro politico della prima repubblica in caso di evidente tranvata, non ha prezzo. per tutto il resto, ci sono gli ottanta euri di renzi.
e adesso,
#afareinculocominciatu
#toglitidaicoglioni
#machedavero
è vero, ce l'ho in maniera particolare con i cinquestelle e con tutta la loro retorica fatta di arroganza travestita da desiderio di rivalsa contro i disonesti, e contro di loro le battute giustamente si sprecano, visto che costantemente offrono loro il fianco: tutto questo parlare alla pancia lascia intendere che manchi un cervello per recepire istanze più complesse. e poi, anche a voler fare al moVimento la tara degli insulti, delle volgarità e delle supercazzole del suo portavohahahahaha, quello che rimane è un branco di volenterosi, sì, ma perlopiù incapaci e io ho sempre pensato che un incapace, per quanto onesto, faccia gli stessi danni di un malfattore.
più tronfi e arroganti dell'esercito persiano alle termopili, arrivano alle elezioni europee convinti di arrivare a un risultato epocale tipo bè forse la maggioranza assoluta dei voti non la prenderemo, ma che superiamo renzie e il piddimenoelle, quello sicuro, e invece di epocale prendono solo una tranvata tale che il piddimenoelle prende il doppio di voti rispetto ai loro. la faccia della lombardi che non ha niente di meglio da dire che rimandiamo al dato certo per fare tutte le valutazioni del caso, come un qualsiasi altro politico della prima repubblica in caso di evidente tranvata, non ha prezzo. per tutto il resto, ci sono gli ottanta euri di renzi.
e adesso,
#afareinculocominciatu
#toglitidaicoglioni
#machedavero
giovedì 22 maggio 2014
22 maggio
il 22 maggio del 1990 la microsoft rilascia windows 3.0. chi oggi accende il suo pc e si trova quasi immediatamente davanti lo spettacolino del desktop con le varie icone dei suoi applicativi preferiti, magari sullo sfondo della cena in emmaus riveduta e corretta, probabilmente non si ricorda la tristezza di uno schermo totalmente nero con il cursore lampeggiante a cui dovevi intimare
prima di poter accedere a un mondo magico e colorato fatto di finestre e di icone che qualcuno, all'epoca, credendo al fascino di qualcosa di esotico, chiamava addirittura ìcone, come se non fosse bastato importare dall'inglese quell'icon che nel frattempo aveva fatto tutto il giro dal greco di bisanzio alla russia e continuando incontro al sole fino a sbarcare in america dalla parte opposta da dove era arrivato colombo, ignaro che in italia lo conoscessimo già. oddio, forse non tutti. però qualcuno già conosceva quei quadretti russi con le madonne.
comunque, ambiente operativo o sistema operativo, come è stato in seguito nobilitato, windows ha fatto avvicinare al pc un sacco di gente che prima di allora non si sarebbe mai sognata di interagire con lui a suon di comandi MS-DOS, peggio ancora se da compilare in uno script usando EDLIN.
visto alla luce dei recenti deliri pentastellari, insomma, windows 3.0 è stato l'inizio della fine.
win
prima di poter accedere a un mondo magico e colorato fatto di finestre e di icone che qualcuno, all'epoca, credendo al fascino di qualcosa di esotico, chiamava addirittura ìcone, come se non fosse bastato importare dall'inglese quell'icon che nel frattempo aveva fatto tutto il giro dal greco di bisanzio alla russia e continuando incontro al sole fino a sbarcare in america dalla parte opposta da dove era arrivato colombo, ignaro che in italia lo conoscessimo già. oddio, forse non tutti. però qualcuno già conosceva quei quadretti russi con le madonne.
comunque, ambiente operativo o sistema operativo, come è stato in seguito nobilitato, windows ha fatto avvicinare al pc un sacco di gente che prima di allora non si sarebbe mai sognata di interagire con lui a suon di comandi MS-DOS, peggio ancora se da compilare in uno script usando EDLIN.
visto alla luce dei recenti deliri pentastellari, insomma, windows 3.0 è stato l'inizio della fine.
mercoledì 21 maggio 2014
21 maggio
il 21 maggio 1927 charles lindbergh completa il primo volo transatlantico senza scalo in solitaria. cinque anni dopo, nello stesso giorno, amelia earhart compie la stessa impresa.
charles lindbergh diventò famoso allora quanto oggi una popstar, attirandosi anche le attenzioni dei malvagi, come è riportato anche nel film di clint eastwood j. edgar. alla earhart non rapirono un figlio, in compenso è sparita lei stessa durante il suo tentativo di giro del mondo seguendo la rotta equatoriale, così che la sua sorte è andata a diventare una delle tante domande senza risposta, tanto da essere elencata da richard ashcroft tra le cose che un giorno sapremo.
charles lindbergh diventò famoso allora quanto oggi una popstar, attirandosi anche le attenzioni dei malvagi, come è riportato anche nel film di clint eastwood j. edgar. alla earhart non rapirono un figlio, in compenso è sparita lei stessa durante il suo tentativo di giro del mondo seguendo la rotta equatoriale, così che la sua sorte è andata a diventare una delle tante domande senza risposta, tanto da essere elencata da richard ashcroft tra le cose che un giorno sapremo.
ma per me amelia earhart rimane quella dell'omaggio appassionato di joni mitchell:
a ghost of aviation
she was swallowed by the sky
or by the sea, like me she had a dream to fly
like icarus, ascending
on beautiful, foolish arms
martedì 20 maggio 2014
ma che davero?
altro che le email di ragazze dalla russia tradotte con google translate. no, prendetevelo, un attimo di tempo per leggere accuratamente tutte le cazzate che ha sparato in 2'37". poi andate a votare, se proprio. grassetti miei.
Sto leggendo un po', ma siamo abbastanza messi bene, voglio dire, però adesso stiamo mettendo a punto un algoritmo, che è l'svg4 di out e crowd sourcing in modo che si possano intensificare e intersecare tutti i dati mondiali delle banche e delle dichiarazioni fiscali.
In modo che questa gente non è che adesso dice "adesso vado via do le dimissioni e basta", devono restituire quello che hanno preso, quindi si fa un'intersecazione (?) con questo algoritmo che, vi ripeto, è un cross checking in modo da vedere il loro 740 all'inizio, il 740 di oggi, decurtata, con questo algoritmo che lo fa automaticamente, uno stipendio di 1200 euro al mese, quello che rimane verrà restituito.
Si porranno dei sequestri, come i mafiosi, coi mafiosi ci siamo riusciti ma questi sono leggermente peggio, quindi bisognerà, oltre all'outsourcing fare un crownd outsourcing (??) che sarebbe quello di una valutazione immediata dei beni patrimoniali residenti sia in italia che all'estero.
Quando avremo il capitale, i passaporti verranno requisiti di nuovo con, abbiamo un check meraviglioso che mette in relazione tutti i dati anagrafici, quindi avremo tutti i documenti dei passaporti che saranno ritirati (???), e quando avremo sotto controllo la situazione e i beni patrimoniali restituiti al popolo italiano, loro potranno uscire, anzi, sarà doveroso mandarli via da questo paese, che non ritornino più.
Comunque ora vedo un po' come va l'SVG4, stiamo già facendo, intersecando i dati di banca (LOL), dove sono gli scudi fiscali, ci sono nomi, cognomi, c'è tutto, quando metteremo tutto online, con un programmino che stiamo facendo coi migliori tecnici, stiamo già convergendo sugli ufficiali giudiziari migliori che abbiamo, le forze di polizia, con un zip war airganon, lo zip war airganon è questo software che ci garantirà sia l'anonimato che la presenza dell'ufficiale giudiziario nel posto giusto al momento giusto.
Per ora è tutto vi terremo informati, grazie.
good evening, ZIP WAR AIRGANON to everybody! oh, thank you, ZIP WAR AIRGANON to you too!
venerdì 2 maggio 2014
cynical and drunk, boring someone in some dark cafe
è maggio e il bel tempo non si vede ancora. come fa con i funghi, la pioggia fa sorgere dalla memoria un'antica canzone che porta in sé quel senso struggente che è un misto di rassegnazione, rabbia e malinconia per un "destino" che non è quasi mai lui a scegliere noi, quanto piuttosto il contrario.
Richard got married to a figure skater
And he bought her a dishwasher and a coffee percolator
And he drinks at home now most nights with the TV on
And all the house lights left up bright
I'm gonna blow this damn candle out
I don't want nobody comin' over to my table
I got nothing to talk to anybody about
All good dreamers pass this way some day
Hidin' behind bottles in dark cafes
Richard got married to a figure skater
And he bought her a dishwasher and a coffee percolator
And he drinks at home now most nights with the TV on
And all the house lights left up bright
I'm gonna blow this damn candle out
I don't want nobody comin' over to my table
I got nothing to talk to anybody about
All good dreamers pass this way some day
Hidin' behind bottles in dark cafes
mercoledì 30 aprile 2014
il blog è morto, viva tumblr
non so se lo sapevate, ma scrivere nei blog non va più di moda. il blog è roba da scrittori falliti impenitenti, inguaribili logorroici incapaci di sintesi e che ancora pensano che prima o poi raccoglieranno tutte le stronzate che hanno scritto negli anni passati nel loro blog in un libro, che qualcuno glielo pubblicherà e magari qualcun altro lo leggerà pure.
lasciamo questa pia illusione a chi non ha ancora capito che ormai, in italia, metà della gente non sa leggere e l'altra metà ha scritto un libro e viviamo nel presente, che è fatto di comunicazione rapida, di bombardamento sensoriale fatto apposta per menti poco sviluppate. badate, non dico che sia un difetto: i bambini son fatti così, bruciano le informazioni rapidamente passando da un gioco a un altro in maniera repentina, spesso mescolandoli creativamente.
(poi, se proprio vogliamo, sarebbe anche il caso che, raggiunta l'età adulta, ci si soffermasse ad approfondire qualche concetto ma, visti i tempi, ci si contenta anche della semplice esistenza di menti capaci di concepire qualcosa).
d'altra parte, già da molto tempo siamo dentro questa frenesia sensoriale: leggere un libro era già una perdita di tempo negli anni '90, rispetto a guardarsi il film (e perdersi metà della trama e degli approfondimenti psicologici); oggi, gli estratti dai film sono già eccessivi, un filmato di cinque minuti su youtube estrapolato da un film è troppo lungo, meglio guardarsi una gif animata da pochi secondi: contiene già tutto quanto. perché scrivere un'email quando posso condividere su facebook uno stato con tutti i miei amici che magari lo diffonderanno a loro volta? anzi, perché perdere tempo ad aggiornare facebook quando con 140 caratteri posso menare sciabolate su twitter?
troppo. non sono mai stato un fanatico dell'estrema sintesi (credo si veda bene), anche se ammiro chi ci riesce, ad essere sintetico e incisivo insieme. twitter non fa per me.
meglio tumblr, che è una raccolta di tutte queste cose insieme: è aggiornato in tempo reale, ci puoi mettere di tutto e se scrivi più di due righe nessuno ti tronca il messaggio. nella dashboard (inglese per cruscotto) scorrono le immagini e i riquadri di testi e link degli altri tumblr che segui, e in questo caso chi è causa del suo mal pianga se stesso, nel senso che se ti scegli male i tumblr da seguire, poi non puoi lamentarti che tumblr fa schifo: è la tua dash che fa schifo.
i tumbleri che seguo io son tutti evidentemente giovani e, in quanti tali, soggiacenti alle necessità ormonali più elementari, e si vede dalle cose che pubblicano: quando apro la dashboard al mattino e scorro i post della sera precedente, la trovo piena di figa®. questo è un esempio di quel che trovo, e anche tra i più castigati:
verso mezzogiorno, però, le cose cambiano e ci si dà decisamente al food porn. e sapete che c'è? che la figa® ormai la scorro distrattamente, soffermandomi un attimo solo sulle più clamorose ma con lo stesso spirito di robert burns: "ormai guardo playboy con lo stesso sguardo con cui guardo il national geographic: posti bellissimi in cui so che non andrò mai", mentre invece, il food porn... oh, il food porn...
PLOT TWIST: il link alle foto che ho pubblicato l'ho trovato su un blog :-D
martedì 15 aprile 2014
e...?
giorni fa è uscito questo video, in un sito di notizie che non mi sono annotato e quindi ora non ritrovo, e tutti sotto a commentare "che bravo" "meriteresti di entrare a far parte di un gruppo" "l'industria discografica dovrebbe accorgersi di te".
ora intendiamoci: il tipo è effettivamente bravissimo (anche se, a voler fare i pistini, proprio precisissimo non è), ma questo genere di esibizioni non ha niente a che fare con la musica. i fenomeni che devono tutto alle loro capacità atletiche e al numero di ore passate ad allenarsi vanno bene al circo, o in qualsiasi altro contesto dove è necessario stupire il pubblico, ma la musica è un'altra cosa.
la tecnica serve: un bel pezzo suonato male diventa un brutto pezzo; ma senza talento e passione, la tecnica serve solo a stupire i passanti. quando si suona insieme, poi, il fenomeno di turno è invariabilmente quello che rovina le cose, perché per la buona riuscita di un progetto musicale (e con ciò si intenda tutto quel che va dal suonare insieme una singola canzone fino a un progetto pluriennale che preveda dischi e tour internazionali) è necessario che ciascuno abbia l'umiltà di fare la sua parte senza eccedere in personalismi, senza volersi mettere in mostra a tutti i costi, cosa che al fenomeno riesce male, preso com'è a volere tutti i riflettori puntati su di sé. immaginate quel che potrebbe succedere in un gruppo composto da tutti fenomeni.
il medio italiano è incompetente e giudica solo col metro di chi piscia più lontano è il migliore - in tutto. sai pisciare più lontano degli altri? sicuramente sai guidare anche più veloce degli altri, segni quattro gol a partita e ti scopi le mogli altrui. è evidente. a questo punto, perché non fargli pure guidare il governo?
e invece magari non sa nemmeno scrivere il suo nome sulla neve.
pisciando, dico.
ora intendiamoci: il tipo è effettivamente bravissimo (anche se, a voler fare i pistini, proprio precisissimo non è), ma questo genere di esibizioni non ha niente a che fare con la musica. i fenomeni che devono tutto alle loro capacità atletiche e al numero di ore passate ad allenarsi vanno bene al circo, o in qualsiasi altro contesto dove è necessario stupire il pubblico, ma la musica è un'altra cosa.
la tecnica serve: un bel pezzo suonato male diventa un brutto pezzo; ma senza talento e passione, la tecnica serve solo a stupire i passanti. quando si suona insieme, poi, il fenomeno di turno è invariabilmente quello che rovina le cose, perché per la buona riuscita di un progetto musicale (e con ciò si intenda tutto quel che va dal suonare insieme una singola canzone fino a un progetto pluriennale che preveda dischi e tour internazionali) è necessario che ciascuno abbia l'umiltà di fare la sua parte senza eccedere in personalismi, senza volersi mettere in mostra a tutti i costi, cosa che al fenomeno riesce male, preso com'è a volere tutti i riflettori puntati su di sé. immaginate quel che potrebbe succedere in un gruppo composto da tutti fenomeni.
il medio italiano è incompetente e giudica solo col metro di chi piscia più lontano è il migliore - in tutto. sai pisciare più lontano degli altri? sicuramente sai guidare anche più veloce degli altri, segni quattro gol a partita e ti scopi le mogli altrui. è evidente. a questo punto, perché non fargli pure guidare il governo?
e invece magari non sa nemmeno scrivere il suo nome sulla neve.
pisciando, dico.
mercoledì 26 marzo 2014
un numero imprecisato di anni schiavo
"dai, già nelle locandine hanno messo fassbender e pitt prima di me,
non vi è nemmeno piaciuto il film?"
qualche bel giorno fa sono andato a vedere 12 anni schiavo. nel frattempo l'ha visto anche l'amore mio e non le è piaciuto pegnente e tutto sommato direi proprio che, ripensandolo col giusto distacco, l'oscar non è che se lo sia meritato così tanto. l'impatto emotivo, però, mi ha fatto passare in secondo piano ogni tentativo di analisi estetica o stilistica (quand'anche ne fossi in grado): alcune scene sono di una crudezza tale che ogni attenzione mi è stata rubata dall'empatia, dall'umana pietà. si badi bene, però: non sto parlando di crudezza in senso splatter, nonostante le scene di frustate e la carne viva esposta - la passione di cristo, da questo punto di vista, rasentava la pornografia e forse proprio per questo non riusciva a risultare emotivamente coinvolgente - ma di crudezza come esposizione nuda di avvenimenti evidentemente disumani come se fossero normale amministrazione, senza la spettacolarizzazione a cui hollywood ci ha abituati. non c'è autocompiacimento nel mostrare la progressiva disumanizzazione del protagonista che, nel suo personale calvario, via via rivede costantemente al ribasso le sue aspettative nei confronti della vita.
se il film ha avuto un merito ai miei occhi, è proprio quello di farmi sorgere una riflessione su questo: su fin dove sia lecito abbassare la soglia delle proprie aspettative senza tradire la propria intima essenza. all'inizio della sua nuova vita da schiavo, northup pronuncia la famosa frase (come sani gesualdi): "io non voglio sopravvivere: voglio vivere!" - però, alla fine, è questo che fa: sopravvive, aspettando con giobbesca pazienza il momento in cui i tempi saranno maturi per tornarsene a casa sua, cosa che d'altra parte avviene solo grazie all'intervento del deus ex machina in sembianza di brad pitt con una barba da amish.
sopravvive facendo il bravo negro, compiacendo il suo padrone con le proprie abilità messe al suo servizio; sopravvive miracolosamente a un'impiccagione; sopravvive ai soprusi, agli inganni, alle frustate; alla fine, diventa egli stesso un aguzzino e frusta a sangue lupita n'yongo, e pure male: il padrone schiavista non è contento (e men che meno la di lui moglie gelosa) e non è contenta lei, che avrebbe voluto morire piuttosto che continuare una vita di soprusi. alla fine, quando lo sceriffo lo viene a prendere, sale sul calesse, saluta tutti e se ne va, e in culo tutti gli altri.
sì, vabbè, poi ha scritto l'autobiografia e ha fatto comizi per l'abolizionismo. dopo. solomon, ma non volevi vivere? e in quei dodici anni, che hai fatto? e quanti anni si possono lasciar passare, o quale gradino della scala dell'abiezione, della rinuncia si può scendere, prima di rassegnarsi all'idea che la tua vita non è più nemmeno sopravvivenza?
martedì 18 marzo 2014
il nero
succede spesso, con spike jonze: mette così tanta carne al fuoco che ogni tanto ti si ripresenta qualche scena (un po' come i peperoni) e le dai un significato diverso, oppure ne capisci meglio il senso.
intanto, gli attori. per me, che vado ancora al cinema come ci andavo da ragazzo, vale a dire disposto a credere alla veridicità di ogni cosa che mi viene raccontata solo perché proviene da un grande schermo luccicante, accorgermi - per esempio - che quella amy è sempre la sidney prosser di american hustle, ma anche la charlene fleming di the fighter è sempre una caduta dal pero. ma anche questo succede spesso, con spike jonze, che gli attori te li macina un po' come meglio preferisce e te li restituisce sotto forma di hamburger o di t-bone steak, dipende.
joaquin phoenix, invece, l'ho riconosciuto subito, anche se rimango sempre meravigliato che quello là che faceva l'imperatore commodo ha fatto pure freddie quell e adesso questo theodore twombly che dove se lo sarà trovato, dentro di sé? però è un fatto che lo ha trovato e lo ha indossato come i suoi vestiti di tutti i giorni (nella speranza che mò non tornino di moda i pantaloni ascellari).
ho dato del figlio di puttana a jonze durante la scena di sesso tra theodore e samantha. se pochi minuti prima mi aveva fatto sbellicare col gatto morto con cui la gattina sexy doveva essere soffocata, dopo mi ha mandato in un momento di pura estasi estetica.
ATTENZIONE SPOILER: la scena di sesso non c'è. non si vede un'improvvisa incarnazione di scarlett johansson, non si vedono immagini come quelle che theodore evocava mentre la gattina lo stuzzicava in audiochat e non si vede phoenix che si sbatacchia la nerchia, non si vedono nemmeno api fiori o farfalle, non si vede niente. lo schermo diventa nero e si sentono solo le voci dei due che si caricano vicendevolmente, fino ad avere un orgasmo.
mi è sembrato come se dicesse: "vi sparo tanta di quella pornografia dei sentimenti che quella del sesso virtuale ve la risparmio - tanto, non è di questo che stiamo parlando". oppure voleva significare che la prima volta che due, destinati a innamorarsi, fanno sesso è una cosa talmente totalizzante che noi spettatori, pur consapevoli della finzione, ne siamo necessariamente tagliati fuori.
jonze, che quasi ogni immagine la infarcisce di simboli e riferimenti, dissolve in nero, per tornare a mostrare lo skyline notturno di los angeles solo a cose fatte.
figlio di puttana. hat tip. e un gran bel film, dove ognuno potrà trovare raccontato un po' di sé, o di qualcuno che conosce, anche se a tratti jonze dà l'impressione di essere troppo ottimista sull'intelligenza media del suo spettatore. o forse non è mai stato in italia.
intanto, gli attori. per me, che vado ancora al cinema come ci andavo da ragazzo, vale a dire disposto a credere alla veridicità di ogni cosa che mi viene raccontata solo perché proviene da un grande schermo luccicante, accorgermi - per esempio - che quella amy è sempre la sidney prosser di american hustle, ma anche la charlene fleming di the fighter è sempre una caduta dal pero. ma anche questo succede spesso, con spike jonze, che gli attori te li macina un po' come meglio preferisce e te li restituisce sotto forma di hamburger o di t-bone steak, dipende.
joaquin phoenix, invece, l'ho riconosciuto subito, anche se rimango sempre meravigliato che quello là che faceva l'imperatore commodo ha fatto pure freddie quell e adesso questo theodore twombly che dove se lo sarà trovato, dentro di sé? però è un fatto che lo ha trovato e lo ha indossato come i suoi vestiti di tutti i giorni (nella speranza che mò non tornino di moda i pantaloni ascellari).
ho dato del figlio di puttana a jonze durante la scena di sesso tra theodore e samantha. se pochi minuti prima mi aveva fatto sbellicare col gatto morto con cui la gattina sexy doveva essere soffocata, dopo mi ha mandato in un momento di pura estasi estetica.
ATTENZIONE SPOILER: la scena di sesso non c'è. non si vede un'improvvisa incarnazione di scarlett johansson, non si vedono immagini come quelle che theodore evocava mentre la gattina lo stuzzicava in audiochat e non si vede phoenix che si sbatacchia la nerchia, non si vedono nemmeno api fiori o farfalle, non si vede niente. lo schermo diventa nero e si sentono solo le voci dei due che si caricano vicendevolmente, fino ad avere un orgasmo.
mi è sembrato come se dicesse: "vi sparo tanta di quella pornografia dei sentimenti che quella del sesso virtuale ve la risparmio - tanto, non è di questo che stiamo parlando". oppure voleva significare che la prima volta che due, destinati a innamorarsi, fanno sesso è una cosa talmente totalizzante che noi spettatori, pur consapevoli della finzione, ne siamo necessariamente tagliati fuori.
jonze, che quasi ogni immagine la infarcisce di simboli e riferimenti, dissolve in nero, per tornare a mostrare lo skyline notturno di los angeles solo a cose fatte.
figlio di puttana. hat tip. e un gran bel film, dove ognuno potrà trovare raccontato un po' di sé, o di qualcuno che conosce, anche se a tratti jonze dà l'impressione di essere troppo ottimista sull'intelligenza media del suo spettatore. o forse non è mai stato in italia.
mercoledì 12 marzo 2014
dafuq with mymovies?
ieri sera sono andato a vedere snowpiercer. per guardarlo, mi son perso in tv, sull'unico canale che si vede ancora a casa mia, urlo: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa.
vabbè, non mi aspettavo di vedere un capolavoro, ma nemmeno una cagata pazzesca, per dirla alla fantozzi. e invece: la seconda che ho detto. una trama che definire esile è ancora poco, personaggi tagliati con l'accetta, una sceneggiatura così prevedibile che al confronto, se vai a vedere una qualsiasi fedele trasposizione del vangelo, quasi quasi ti aspetti il colpo di scena.
e che dire del finale? ve lo spoilero, tanto è uguale. allora: c'è stata una improvvisa glaciazione causata da qualche governante disattento. ogni forma di vita scompare dalla terra e la scarsa umanità superstite viaggia perpetuamente su un treno da diciotto (diciotto) anni. tale umanità, indovinate? esatto, è divisa in classi sociali, laddove, indovinate? quelle agiate viaggiano in testa e quelle svantaggiate in coda e pertanto, indovinate? esatto, a qualcuno vien voglia di sovvertire l'ordine e indovinate? esatto, il leader della rivolta alla fine rimane da solo e fa il suo duello all'alba col principe dei cattivi, che fino ad allora non si era visto mai. insomma ve la faccio breve: esplode una bomba, il treno (che sarà stato lungo un chilometro) deraglia, gran parte dei vagoni finisce in burroni e precipizi e gli unici due di cui viene certificata la sopravvivenza sono una ragazzina diciassettenne e un bambino cinquenne.
che avvistano un orso polare.
fine del film.
(ci risparmiano l'orrore di vederli sbranati dal più grosso carnivoro terrestre).
ma non è tanto questo quel che mi fa specie di tutta la storia, quanto la recensione che ne ho trovato su mymovies. cito:
a parte che manca una virgola dopo finale, qualcuno mi dice dove il sig. bertolin ha visto il raggio di speranza? anche se sfuggissero all'orso polare, quei due morirebbero o di freddo o di fame, visto che son nati e sempre vissuti sul treno e non hanno mai saputo come procacciarsi il cibo. e, già che ci siamo, mi dite anche dove sta la profonda riflessione filosofica? nelle battute coglione del cattivo che propugna la divisione in classi e la guerra sola igiene del mondo come la versione contemporanea della selezione naturale? o nella mancata cristologia del buono-ex-cattivo-redento che voleva sacrificare un pezzo di sé per la sopravvivenza del gruppo - ma poi non ce l'ha fatta - ma nel finale si riscatta lasciando un braccio negli ingranaggi pur di salvare il bambino? la sapida ironia poi, non pervenuta.
ma non è finita:
a parte che si intitola soltanto matrix... bertolin, cambia spaccino: quella robba nunn'è bbona.
guardatevi il trailer: manca il finale, ma quello ve l'ho raccontato io; il resto del film c'è tutto, vi risparmiate i soldi e due ore di appesantimento testicolare.
vabbè, non mi aspettavo di vedere un capolavoro, ma nemmeno una cagata pazzesca, per dirla alla fantozzi. e invece: la seconda che ho detto. una trama che definire esile è ancora poco, personaggi tagliati con l'accetta, una sceneggiatura così prevedibile che al confronto, se vai a vedere una qualsiasi fedele trasposizione del vangelo, quasi quasi ti aspetti il colpo di scena.
e che dire del finale? ve lo spoilero, tanto è uguale. allora: c'è stata una improvvisa glaciazione causata da qualche governante disattento. ogni forma di vita scompare dalla terra e la scarsa umanità superstite viaggia perpetuamente su un treno da diciotto (diciotto) anni. tale umanità, indovinate? esatto, è divisa in classi sociali, laddove, indovinate? quelle agiate viaggiano in testa e quelle svantaggiate in coda e pertanto, indovinate? esatto, a qualcuno vien voglia di sovvertire l'ordine e indovinate? esatto, il leader della rivolta alla fine rimane da solo e fa il suo duello all'alba col principe dei cattivi, che fino ad allora non si era visto mai. insomma ve la faccio breve: esplode una bomba, il treno (che sarà stato lungo un chilometro) deraglia, gran parte dei vagoni finisce in burroni e precipizi e gli unici due di cui viene certificata la sopravvivenza sono una ragazzina diciassettenne e un bambino cinquenne.
che avvistano un orso polare.
fine del film.
(ci risparmiano l'orrore di vederli sbranati dal più grosso carnivoro terrestre).
ma non è tanto questo quel che mi fa specie di tutta la storia, quanto la recensione che ne ho trovato su mymovies. cito:
una profonda riflessione filosofica sulla natura dell'uomo e le sorti dell'umanità, cupa e inquietante, disperata e appropriatamente raggelante, ma al contempo venata di sapida ironia e aperta, nel finale ad un abbacinante raggio di speranza.
a parte che manca una virgola dopo finale, qualcuno mi dice dove il sig. bertolin ha visto il raggio di speranza? anche se sfuggissero all'orso polare, quei due morirebbero o di freddo o di fame, visto che son nati e sempre vissuti sul treno e non hanno mai saputo come procacciarsi il cibo. e, già che ci siamo, mi dite anche dove sta la profonda riflessione filosofica? nelle battute coglione del cattivo che propugna la divisione in classi e la guerra sola igiene del mondo come la versione contemporanea della selezione naturale? o nella mancata cristologia del buono-ex-cattivo-redento che voleva sacrificare un pezzo di sé per la sopravvivenza del gruppo - ma poi non ce l'ha fatta - ma nel finale si riscatta lasciando un braccio negli ingranaggi pur di salvare il bambino? la sapida ironia poi, non pervenuta.
ma non è finita:
Siamo insomma di fronte ad un cinema profetico che nell'immediato molti probabilmente rifiuteranno, ma che lascerà il segno, come negli ultimi decenni Blade Runner, Brazil, Strange Days o The Matrix.
a parte che si intitola soltanto matrix... bertolin, cambia spaccino: quella robba nunn'è bbona.
guardatevi il trailer: manca il finale, ma quello ve l'ho raccontato io; il resto del film c'è tutto, vi risparmiate i soldi e due ore di appesantimento testicolare.
)
mercoledì 15 gennaio 2014
contestualizziamo
selma è una che racchiude in sé tutte le possibili sfighe del mondo: immigrata negli usa da un paese dell'est europa, ragazza madre, operaia in una fabbrica che manco chaplin di tempi moderni, affetta da una malattia degenerativa che la renderà presto cieca e consapevole che ha trasmesso la sua malattia al figlio. manca uno o due genitori con il vizio della siringa e il quadro sarebbe completo, ma visto che si parla solo di un padre inventato, non è improbabile che sia così.
selma però sa che la malattia può essere curata, se si viene operati nell'adolescenza, con un costoso intervento. per questo lavora come un somaro, sottoponendosi anche a turni di notte e lavoro a domicilio alienante, per risparmiare i soldi per l'operazione del figlio.
il suo unico rifugio sono i sogni ad occhi aperti, nei quali cade spesso anche durante il lavoro, quasi ipnotizzata dai ritmi dei macchinari della fabbrica, e i musical, perché nei musical non succede mai niente di spiacevole e c'è sempre qualcuno che ti acchiappa, quando cadi. l'unione delle due consolazioni le è sostanzialmente fatale, perché si distrae, causa un danno al macchinario e viene licenziata.
come soprammercato per cotante sfighe combinate, viene tradita da quello che pensava fosse suo amico, il poliziotto e padrone di casa che, per continuare a mantenere il tenore di vita a cui ha abituato la moglie, ruba a selma tutti i sudati risparmi, peraltro dopo aver carpito la sua fiducia: infatti si erano vicendevolmente confidati un segreto: lui, che stava mentendo alla moglie sulla consistenza del proprio patrimonio e lei del fatto che i soldi guadagnati in più non venivano mandati in patria al padre, ma risparmiati per un ben più nobile scopo.
selma cerca di riprendersi i suoi soldi, ma il poliziotto sa che senza quelli dovrebbe confessare alla moglie di averle mentito, quindi preferisce provocare selma minacciandola con la pistola. ne segue una colluttazione, al termine della quale il poliziotto rimane ferito e, piuttosto che andare incontro alle proprie responsabilità, istiga selma a finirlo addirittura. al processo che segue, selma, piuttosto che tradire la promessa di mantenere il segreto, rimane vittima delle proprie incongruenze e bugie, così che l'accusa ha gioco facile nel dimostrare la sua colpevolezza. rinuncia anche ad avere una difesa più efficace, perché dovrebbe spendere i soldi dei risparmi. viene quindi condannata a morte. un attimo prima dell'esecuzione, l'amica di sempre le rivela che il figlio è stato operato e non diventerà cieco.
si potrebbe aprire il dibattito sull'abitudine di von trier di infilare nei suoi film una figura di agnus dei qui tollit peccata mundi, qualcuno che prende su di sé le conseguenze delle male azioni di chiunque e si sacrifica anche per gli ingiusti (vedi anche le onde del destino e dogville), ma un dibattito fatto da me soltanto è un po' monco, e pertanto passiamo direttamente al motivo di questo post, che è quello di farvi ascoltare una canzone, contestualizzandola, appunto.
i've seen it all è una delle cose più tristi che si possano sentire: parla del senso della rinuncia, dell'accettazione di un destino avverso e terribile, se questo può servire alla salvezza di qualcun altro. nel film, bjork duetta con peter stormare, che recita la parte dello spasimante di poco spessore e senza speranza molto meglio di come canta, per cui, nel cd della colonna sonora, bjork ha scelto di duettare con thom yorke, a volte anche scambiandosi anche le parti rispetto all'interpretazione del film. è potente il senso di ineluttabilità che permea ogni singolo verso della canzone, che rende inutile ogni resistenza contro il destino cinico e baro. e se non piangete con questa, specie se così contestualizzata, davvero avete il cuore di pietra.
selma però sa che la malattia può essere curata, se si viene operati nell'adolescenza, con un costoso intervento. per questo lavora come un somaro, sottoponendosi anche a turni di notte e lavoro a domicilio alienante, per risparmiare i soldi per l'operazione del figlio.
il suo unico rifugio sono i sogni ad occhi aperti, nei quali cade spesso anche durante il lavoro, quasi ipnotizzata dai ritmi dei macchinari della fabbrica, e i musical, perché nei musical non succede mai niente di spiacevole e c'è sempre qualcuno che ti acchiappa, quando cadi. l'unione delle due consolazioni le è sostanzialmente fatale, perché si distrae, causa un danno al macchinario e viene licenziata.
come soprammercato per cotante sfighe combinate, viene tradita da quello che pensava fosse suo amico, il poliziotto e padrone di casa che, per continuare a mantenere il tenore di vita a cui ha abituato la moglie, ruba a selma tutti i sudati risparmi, peraltro dopo aver carpito la sua fiducia: infatti si erano vicendevolmente confidati un segreto: lui, che stava mentendo alla moglie sulla consistenza del proprio patrimonio e lei del fatto che i soldi guadagnati in più non venivano mandati in patria al padre, ma risparmiati per un ben più nobile scopo.
selma cerca di riprendersi i suoi soldi, ma il poliziotto sa che senza quelli dovrebbe confessare alla moglie di averle mentito, quindi preferisce provocare selma minacciandola con la pistola. ne segue una colluttazione, al termine della quale il poliziotto rimane ferito e, piuttosto che andare incontro alle proprie responsabilità, istiga selma a finirlo addirittura. al processo che segue, selma, piuttosto che tradire la promessa di mantenere il segreto, rimane vittima delle proprie incongruenze e bugie, così che l'accusa ha gioco facile nel dimostrare la sua colpevolezza. rinuncia anche ad avere una difesa più efficace, perché dovrebbe spendere i soldi dei risparmi. viene quindi condannata a morte. un attimo prima dell'esecuzione, l'amica di sempre le rivela che il figlio è stato operato e non diventerà cieco.
si potrebbe aprire il dibattito sull'abitudine di von trier di infilare nei suoi film una figura di agnus dei qui tollit peccata mundi, qualcuno che prende su di sé le conseguenze delle male azioni di chiunque e si sacrifica anche per gli ingiusti (vedi anche le onde del destino e dogville), ma un dibattito fatto da me soltanto è un po' monco, e pertanto passiamo direttamente al motivo di questo post, che è quello di farvi ascoltare una canzone, contestualizzandola, appunto.
i've seen it all è una delle cose più tristi che si possano sentire: parla del senso della rinuncia, dell'accettazione di un destino avverso e terribile, se questo può servire alla salvezza di qualcun altro. nel film, bjork duetta con peter stormare, che recita la parte dello spasimante di poco spessore e senza speranza molto meglio di come canta, per cui, nel cd della colonna sonora, bjork ha scelto di duettare con thom yorke, a volte anche scambiandosi anche le parti rispetto all'interpretazione del film. è potente il senso di ineluttabilità che permea ogni singolo verso della canzone, che rende inutile ogni resistenza contro il destino cinico e baro. e se non piangete con questa, specie se così contestualizzata, davvero avete il cuore di pietra.
Iscriviti a:
Post (Atom)