mercoledì 20 gennaio 2010

momento di serietà (dura poco, promesso)

giacomo ha chiesto come regalo di compleanno una batteria ed è stato accontentato. clausola imprescindibile del contratto: andrai a imparare come si suona. detto, fatto. e mi ha anche stupito per la costanza e l'impegno che ci mette; anzi, s'è stupito anche l'insegnante. solo che.

legge lo spartito e riproduce quel che legge, a volte anche in maniera impeccabile. ma quel che ne vien fuori non gli appartiene. mentre quando suona senza leggere magari è più approssimativo, ma si sente che sta suonando qualcosa che ha in testa.

insomma, niente di irreparabile, la musica è in lui (anzi, più esattamente il ritmo e la percussione sono in lui), è solo questione di capire che, quel che sta scritto su quelle righine, qualcuno l'ha prima pensato e poi scritto. allo stesso modo che uno scrittore prova (simula) un'emozione e poi cerca le parole più acconce (oltreché grammaticalmente e sintatticamente corrette) per comunicarla (suscitarla).

a volte, lo scollamento rimane: qualcuno legge lo spartito, lo riproduce sul suo strumento, ma quella musica non prende vita, un computer la leggerebbe allo stesso modo (chi ha avuto a che fare con i programmi per produrre musica mi capisce). con una persona del genere, cercare di insegnare a suonare diventa perlomeno imbarazzante. come glielo spieghi? costui non sente la musica, la musica non abita dentro di lui, magari (come mi è capitato) rimane fulminato sulla via di damasco da un assolo di jaco pastorius e pensa: madonna che figata suonare il basso, voglio imparare, ma non ha la minima idea di che cosa faccia il basso quando non c'è pastorius che fa un assolo, non sa perché ci sia bisogno del basso in un gruppo e non ne riconosce nemmeno la voce. magari per soprammercato non canta nemmeno.

questo è uno dei motivi per cui non mi è mai andato di insegnare (un altro per esempio è il fatto che non ho nemmeno finito di imparare io ;-) ).

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