martedì 12 gennaio 2010

political correctness

torneo giovanile di scacchi a todi, partecipa anche giacomo (figlio 1), che ha appena imparato, ma è un'attività parallela che fanno a scuola e comunque il gioco gli piace. e poi ci sono i suoi amici.

vi aspettiamo numerosi, ma non vi aspettavamo così tanto numerosi. infatti devono aggiungere altri tavoli oltre a quelli già presenti, la sala diventa un po' piccola e il torneo inizia decisamente in ritardo. vabbè.

finalmente si riesce a far sedere tutti i partecipanti e il torneo ha inizio. giacomo mi sta lontano, dall'altra parte della sala, ma lo vedo in faccia. e la sua espressione peggiora via via che la partita va avanti, e infatti perde. vabbè dai, vedrai che poi va meglio.

infatti la seconda la pareggia, e l'umore migliora. non che fosse arrabbiato, ma perdere non piace a nessuno. intanto, i limiti dell'organizzazione si fanno evidenti, la sala che è stata concessa dal comune è troppo piccola, c'è a malapena spazio per i tavoli dei giocatori e posti a sedere per il pubblico quasi non ce n'è, sui gradoni di pietra forse riescono a sedersi un quarto degli spettatori. si perde tempo per decidere i turni e gli abbinamenti, si arriva all'ora di pranzo che si sono svolte solo due partite, nonostante durino un massimo di 15 minuti ciascuna. infatti, dopo la pausa pranzo si decide che non si faranno le sette partite previste, ma solo sei. e te credo.

giacomo pareggia anche la terza. e vabbè dai. l'importante è che ti diverti. ti diverti? sì sì mi diverto. occhei. la sorella si diverte molto di meno nonostante i diversivi che le creo, e non me lo manda a dire. pazienza matilde, giacomo ci teneva tanto.

quarta partita persa. non te la prendere giacomo, sono quasi tutti più grandi e più esperti di te, te la stai cavando bene. non come questa ragazzina grande grossa e frescona che piange sul seno della madre perché "non ne ho vinta nemmeno una". eh cazzarola, se devi piangere perché non vinci, non giocare.

perde anche la quinta partita. "ho capito perché perdo, la mia strategia era del tutto sbagliata" ammazza, e dove sbagliavi? "portavo l'alfiere troppo avanti". ottimo. vai e colpisci, vedrai che l'ultima la vinci.

invece l'ultima la pareggia soltanto, ma non è dispiaciuto, sa che ha appena iniziato e non si può vincere sempre. e soprattutto che gli scacchi sono un gioco complicato. il torneo finisce, i vincitori sono premiati, vengono ringraziate le autorità, gli sponsor e anche i genitori per la loro pazienza (apprezzo). i ragazzi saranno un abbondante centinaio, per la stragrande maggioranza compresi tra i sette e gli undici anni, e secondo me sono stati miracolosamente disciplinati, vista la situazione e l'età. sono ormai le sette di sera, siamo là dalle nove e mezza, direi che è una bella prova di pazienza per tutti. chiedono l'ultimo sforzo di disciplina di mettersi in fila per ritirare la medaglia ricordo. see, pare vero. giacomo, lo conosco, magari si farebbe passare davanti anche un moscerino, ma non salterebbe mai la fila. quando arriva il suo turno, di medaglie non ce ne sono più.

e lì s'incazza.

e ha ragione.

4 commenti:

  1. filosofa entro dicembre 201013 gennaio 2010 alle ore 17:28

    volevo dire e dirò che mi sono appassionata agli scacchi durante la lettura de "la variante di Luneburg" (lettura sconsigliata ai minori) ma che arrivata alla fine mi sono spassionata parecchio velocemente. come dire che il percorso è sempre più importante del traguardo (bella questa, l'ho inventata ora, te la regalo) e che è toccato capirlo anche a giacomo. una bella soddisfazione, non c'è che dire.

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  2. l'ho letto anche io. anzi ce l'ho. grazie del bell'aforisma, lo rivendo sicuramente.

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  3. che cazzo, mi hai fatto tornare a mente quando i tornei giovanili li giocavo IO! :-)

    un colpo secco col palmo sull'orologio e TAC partiva il tempo del mio avversario...

    le chiacchierate con i giocatori più grandi, l'ammirazione per quelli davvero forti, le pochissime ragazze che giocavano, i libri contrabbandati dai giocatori jugoslavi, il respiro immenso e meccanico di 60 orologi da torneo che battono tutti insieme il tempo in una sala dove non vola una mosca, inondata dalla luce del porto, il paracadute di seta, silenziosamente agitato dal vento...

    (buttate quel libro di merda nel cesso hahaha)

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  4. terrò in considerazione il consiglio ;-)

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Commenti chiusi.

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