venerdì 8 luglio 2011

eros e inciviltà

sono ancora una che fa l'amore per amore/complicità/incanto/magia e, quando senza questo, si dedica all'autoerotismo, lo fa ancora con le proprie mani (la propria pelle, la propria fisicità) e senza oggetti - che mi fanno venire da piangere (perché io voglio una persona, completa, tutta), come per i film/video porno.

Il mio mondo è l'eros totale con l'uomo che in quel momento della vita sto amando (...) perciò qualsiasi cosa di meno totale mi spacca davvero il cuore dal dolore, è troppo poco, piuttosto il nulla.
Non potrei mai pensare di fare l'amore senza amare, così come non potrei mai pensare di fare l'amore in situazioni - neanche temporanee - di dominio o di violenza. Pur se fare l'amore comporta anche un po' di dolore - perché è sempre il corpo di un'altra persona che entra e si incastra nel tuo. Ma c'è modo e modo...

queste parole, che vengono da qui, mi stimolano a dire la mia in maniera più elaborata e complessa di quanto abbia già fatto nei commenti stessi.

la premessa indispensabile è che ognuno ha (o a parer mio dovrebbe avere) la propria dimensione dell'eros e ciascuna ai miei occhi ha pari dignità.

ciò detto, per una volta dissento dalle posizioni di minerva (allelujah! :-D): nel sesso pongo molti meno limiti, sia a me che agli altri, sia che lo pratichi in compagnia che da solo, e ritengo che tutto quello che sia di aiuto al sesso sia legittimo e praticabile, se condiviso. quindi vanno bene macchinari/aggeggi di qualsiasi genere per l'autoerotismo (ma anche per l'eteroerotismo, perché no!), usati da soli o in compagnia; va bene la pornografia (idem); va bene far sesso anche se non si è spinti da sentimenti superiori e va bene anche una condizione di dominazione/sottomissione.

so perfettamente che minerva non intende con ciò manifestare disapprovazione nei confronti di chi la pensa diversamente da lei, ma magari non per tutti è così, e poi volevo appuntare un momento l'attenzione sul concetto di eros e su quello che muove l'erotismo nelle persone: quello che per me è qualcosa che accende i miei sensi e mi stimola eroticamente, per un altro può essere del tutto indifferente quando non sgradevole, e viceversa: è completamente sbagliato pensare che tutti reagiscano allo stesso modo agli stessi stimoli, come pure è plausibile che a uno stesso stimolo, in condizioni diverse, si reagisca in maniera differente. facciamo un esempio concreto.

la vulgata comune è che "la gnocca piace a tutti" (a dire il vero conosco un detto che sostiene l'opposto, ma è un tantinello triviale. anche più di questo); e sicuramente piace anche a me. ma non mi piace tutta la gnocca indistintamente e, tanto per fare un altro esempio, non mi piace che me la sbattano in faccia; massimamente poi, mi dà fastidio quando lo fanno senza motivo, quando si usano mezzi di seduzione in maniera quasi inconsapevole, ancorché ostentata: guardate tutte le donne che assecondano i dettami della moda corriva, che vuole le donne tanto più ammirevoli quanto più smutandate: indossano tacchi vertiginosi, gonne talmente aderenti o/e corte che niente è lasciato all'immaginazione, scollature che aprono visioni di altri mondi sostenuti da push-up architettonicamente audaci. eppure sono pronto a scommettere che quasi nessuna di quelle risulterà una donna disinibita e tanto meno disponibile. a volte non hanno nemmeno un'idea precisa del perché (e a volte nemmeno del se) piaccia loro fare sesso. ormai ci si (s)veste in maniera automatica, si è persa la consapevolezza che scegliere di apparire in un certo modo costituisce una forma di comunicazione: ci si abbiglia soltanto perché è un bisogno indotto dai media, ci si uniforma ad un modello di comportamento senza conoscerne i presupposti, correndo, appunto, il rischio di assumere comportamenti che non ci appartengono.

e un comportamento incongruente, quando è così diffuso, ingenera solo confusione: da una parte, chi vorrà essere considerata come persona piuttosto che per il suo involucro rinuncerà a priori a qualsiasi forma di seduzione visiva, scegliendo di apparire il meno possibile, fino alla sgradevolezza; dall'altra, visto che l'immaginario erotico maschile si fonda per gran parte sul senso della vista, i maschietti avranno a che fare con un numero imprecisato di false positività e di false negatività.

ed è un peccato, perché il gioco della seduzione è piacevole e divertente, oltreché innocuo, e dovremmo poterci sentire liberi di giocarlo con chi ci pare, quando ci pare, se ci pare e soprattutto senza ipocrisia e senza schemi preconfezionati.

8 commenti:

  1. Amen, fratello! Ché poi in realtà siamo d'accordo sulle premesse (ognuno faccia un po' ciò che vuole sulla base di rispetto e consensualità) anche se appunto non sulle posizioni (ahem... no: non quelle!!!) ovvero su gusti/predilezioni/inclinazioni personali nei confronti dell'eros :-)

    "il gioco della seduzione è piacevole e divertente, oltreché innocuo, e dovremmo poterci sentire liberi di giocarlo con chi ci pare, quando ci pare, se ci pare e soprattutto senza ipocrisia": concordo pienamente anche su questo, e qual diletto è quando lo si può fare con interlocutori giocosi e delicati!!
    Ma c'è un enorme MA a mio avviso che rende il tutto un po' inquietante, ovvero che NON siamo (ancora) in una dimensione di 'sicurezza' per giocarlo in modo libero/spontaneo - il post di Metil di oggi la dice lunga, a tal proposito...

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  2. giusto un appunto su una cosa che ho scritto da te, quella dell'ammazzare zanzare col bazooka. intendevo marcare la differenza tra un modo di fare genericamente seduttivo, e del tutto indistinto, che attribuisco alle smutandate involontarie (non si legga la definizione come sessista, può essere applicata anche agli uomini) e che tende a sparare nel mucchio pur di cogliere un risultato, e uno decisamente più sottile che si accolla anche il rischio del fraintendimento, ma non rinuncia alla propria individualità. il riferimento all'uno contro dieci viene dal film 13 assassini, dove nello scontro finale i 13, che aspettavano 70 uomini, se ne trovano davanti 200. con esplosivi e altre trappole ne uccidono 70, poi uno dei samurai decreta che 130 è un numero congruo. per alcuni non c'è sugo ad usare la propria forza contro un nemico troppo debole ;-)

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  3. "guardate tutte le donne che assecondano i dettami della moda corriva, che vuole le donne tanto più ammirevoli quanto più smutandate: indossano tacchi vertiginosi, gonne talmente aderenti o/e corte che niente è lasciato all'immaginazione, scollature che aprono visioni di altri mondi sostenuti da push-up architettonicamente audaci."

    Qui ti sbagli, generalizzi troppo ed anche tu alla fine mostri di aver in qualche modo uniformato il tuo giudizio. Questa ossessione di collegare tacchi-minigonna-scollatura alla provocazione sessuale è sbagliata.
    Non nego che ci siano donne che adottano un certo abbigliamento per stimolare un'oggettivazione sessuale - che questo sia conscio o inconscio - ma è sbagliato voler vedere sempre e comunque in questo un collegamento al sesso.
    Non solo, come dici tu, una donna può vestirsi in un certo modo e poi essere tutt'altro che disinibita, tutt'altro che disponibile, ma può vestirsi in un certo modo per motivi ben diversi. Da ciò che scrivi si evince un punto di vista maschile e rigido - e non intendo sessista - mancano infatti tutte quelle considerazioni femminili che da tantissime donne vengono fatte quando si vestono, e che poco e niente hanno a che fare con la provocazione.
    Anche perché ciò che è sexy per una donna, spesso non viene trovato sexy da un uomo, pensa al gilet.
    Io, per farti un esempio pratico, ho una taglia di seno in più di quella che vorrei; quando mi vesto e vesto la mia taglia di seno non tengo in considerazione ciò che un uomo o una donna potrebbero pensare - magari anche malignamente - del mio modo di vestire, ma tengo in considerazione come un indumento mi cade, mi sta. Così solitamente tendo a preferire una scollatura ad un collo alto, perché il secondo volumizza, accorcia ed insacca. Le scarpe col tacco, che vengono utilizzate con qualsiasi look, slanciano e sono un vero feticcio per tantissime donne. La minigonna, indumento che adoro, ha una praticità che non viene mai tenuta in considerazione. Nelle mie intenzioni non c'è né sesso, né provocazione*, né d'altronde mi parrebbe giusto limitarmi nel vestire per le considerazioni random e sbagliate che altri/e potrebbero avere di me, è una questione di libertà.

    *Chiaramente c'è stata delle volte, che avesse come riferimento una persona precisa o più semplicemente un piacere di trovarsi attraente in un determinato abito.

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  4. dov'è che la minigonna sarebbe pratica?

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  5. Caro anonimo, è chiaro che tu non ne abbia mai indossata una. Ti consiglierei di provarla, specialmente in questi mesi estivi e poi mi saprai dire tu stesso. Che poi "dov'è" non è certo la domanda giusta da fare.

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  6. "È che non bisognerebbe mai immaginarsi niente molto in dettaglio, perché l'immaginazione finisce per mangiarsi tutto il terreno su cui una cosa potrebbe succedere."

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  7. @kitty: appunto, tu mi fornisci l'esempio principe della mancanza di consapevolezza del fatto che ci si (s)vesta per comunicare: mi dici che collegare l'abbigliamento alla provocazione sessuale è sbagliato, poi mi dici che le scarpe col tacco slanciano mentre il collo alto insacca. ergo, i tacchi alti e le scollature ti rendono visivamente piacevole, in una parola: attraente, mentre scarpe piatte e collo alto no. amen.

    se metti cura nello scegliere il tuo abbigliamento, è pacifico che lo fai per suggerire un'immagine di tutta la tua persona, spero di non doverlo dimostrare; la questione è casomai come dare un'immagine corretta di sé, e il fatto che la tendenza della moda di massa oggi è quella di rendere le donne oggetti sessuali indifferenziati. guarda le vetrine e prova a darmi torto ;-)

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  8. @simo: sì. ma qui abbiamo scavalcato l'immaginazione: siamo al dettaglio anatomico trasmesso 24/7 via webcam, spycam, steadycam :-D

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Commenti chiusi.

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