giovedì 7 febbraio 2013

mi sorprendo da solo

ufficio, interno giorno. collaziono una fattura con cip cig durc e tutta quella bella serie di acronimi con cui ho a che fare tutti i giorni e la porto all'ufficio competente, quattro porte più in là. all'ingresso, la ragazza dell'help desk (me cojoni) cerca di contrastare il freddo quasi avvolgendosi intorno alla stufetta elettrica; passando, le lancio: "pinocchio, non stare coi piedi troppo vicini al braciere!" e le strappo un sorriso. busso, apro la porta, saluto i colleghi. sventolo i fogli che ho in mano, li porgo al collega a cui competono e chioso: "si rimette (e faccio il verso di uno che vomita) fattura" e sorridono anche là.

e io mi domando da solo: ma che cazzo c'ho da stare allegro, anzi, che minchia di voglia c'avrò mai addirittura di far sorridere gratuitamente il prossimo, che qualcun altro più debole, o magari più sensibile, al posto mio si sarebbe ammazzato già due o tre volte, o starebbe a ròta, o perlomeno sarebbe caduto in depressione nera?

niente, io non c'ho manco due grammi di depressione: che ne so, un pensiero suicida en passant, una lacrimuccia senza motivo, che ne so, un'oretta di insonnia causa attacco d'ansia. niente, dormo come un pupo. eppure - non sto qua a fare le mie lagnanze, ché c'è gente che ha problemi davvero seri che pagherebbe per stare al posto mio, ma non è questo genere di penserio consolatorio del cazzo che mi tiene insieme - se proprio vogliamo dirlo, proprio bene bene non sto non sto (cit. bergonzoni).

mi incazzo, ogni tanto, quello sì: mi indigno per le troiate che vedo leggo sento, ma tanto so che lo fanno lo stesso e cerco di far finta di non sapere. per il resto del tempo, sto in una specie di animazione sospesa, ma pronto a cogliere il pur minimo stimolo che mi faccia reagire, tipo malato di encefalite letargica pronto ad acchiappare la pallina al volo:

sto coi figli e rido scherzo m'incazzo, faccio lo scemo più di loro-

parentesi.
a matilde han dato per compito di descrivere per iscritto le sue probabili reazioni nel caso che una mattina si fosse risvegliata accorgendosi che nottetempo aveva cambiato sesso. è un gran bell'esercizietto, provate voi a immaginare. lei, come è nel suo stile, ha liquidato la cosa in tre righe, cogliendo pochi dei cento spunti che le ho dato io, tra il serio e il faceto. ma vi immaginate? vi addormentate femmine, vi svegliate maschio. pensiero numero uno: che è 'sta roba, chi me l'ha attaccata, e soprattutto, di chi è? sarà di qualcuno che poi la rivuole indietro? pensiero numero due: nelle mie mutande non ci starà mai, devo ricomprarle tutte. pensiero numero tre: sono sempre stata etero e mò all'improvviso devo farmi piacere la figa? eccetera, eccetera. niente, lei ha scritto solo che finalmente potrà giocare a rugby.
chiusa parentesi.

-vado dall'amore mio, ci si sfama di sesso e cazzate, si ride, si scherza, ci si rimpinza di cibo vino birra cazzo siamo vivi.

ma il resto del tempo, zzzzzzzzz, meglio dormire, il custode del cimitero fa vita più varia e mondana.

faccio qualche bel giro su google street view, stamattina seguivo il percorso dell'elèctrico 28, quello che sale all'alfama. lisbona in luglio (come suggerisce la didascalia in basso) è incantevole, mai troppo calda, bianca e azzurra di pietra, azulejos e il fiume che ancora un po' e diventa oceano, e quella gente che sarà pure triste e nata col fado dentro, ma non te lo dà a vedere e anche loro non aspettano altro che un motivo qualsiasi per far festa. mi ricordo lisbona quindici anni fa, fu amore a prima vista. giravamo a piedi o in tram, la mia ex moglie ed io, e dopo due-tre giorni la città era nostra, davamo indicazioni ai turisti. ci son tornato una volta sola, l'anno dopo, e quindi sarebbe ben ora di rifarci un giro. google maps mi dice che a luglio 2009 lisbona c'era ancora, luminosa e dolce. e questo mi rinfranca, e soprattutto non mi fa pensare che ancora è metà inverno.


e lo scrivo in un blog, ché tanto i blog son morti, adesso ci sono i social network che almeno se devi sparare una cazzata non dura più di 140 caratteri, vivaddio, e poi chi ce l'ha il tempo di leggere un post di cento righe, mamma mia? ho la mia decina di lettori affezionati, perlopiù silenti, ma tranquilli, non è un rimprovero: un commento in un blog in più o in meno non fa differenza. e salut'm assòreta.

5 commenti:

  1. io, fossi uno o anche tutti i tuoi colleghi/e, ad ogni manifestazione di umorismo ti abbraccerei forte se non addirittura copulerei furiosamente con te, per il solo fatto di aver dato segni di vivacità.
    e te salut'assòreta.

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    1. sì. poi non è che tutti i colleghi siano copulabili, eh.

      "toc toc"
      "avanti!"
      ...
      "come in!"
      ...
      "entrez!"
      ...
      "niente, è sordo in tre lingue".

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  2. eh bè, gli hai dato del komeini e gli hai chiesto se sono in tre, come fa a capire?!

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  3. Ma c'è di peggio, c'è chi ha tutto e si lamenta lo stesso, piange miseria per ogni euro che deve spendere e non si sopporta proprio!!!!

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  4. Be', sai prendere la vita dal verso giusto, mica cotiche!
    Oddio, per me sarebbe un incubo svegliarmi con annessi e connessi!:))

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Commenti chiusi.

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