mercoledì 11 novembre 2009

once in a lifetime

in questo blog si scrive di politica e di musica, occasionalmente di costume, di viaggetti in moto, toh. niente di serio, insomma. ma per questa volta farò un'eccezione parlando di altri argomenti più attinenti alla sfera privata, anche se trattati in maniera impersonale. ho ricevuto un'email di cui questa è una parte:

(...) Nella versione vulgata 'amore' è una parola che puoi abbastanza serenamente sostituire con 'impegno' e 'progettualità': una cosa che comincia e che deve avere un decorso più lungo possibile. Invece io quando parlo d'amore intendo un'esperienza (in senso letterale, una cosa che esperisci, perché se non la stai esperendo non esiste) che si estende in profondità sotto la superficie delle cose, e non in lunghezza come una chiazza d'olio. Il talento di essere integralmente in quello che si fa, con ogni singola parte di sè, o meglio ancora con il Sè integrale, che è una cosa più ampia della somma delle sue parti: quella è l'unica forma di amore che ha senso, e credo anche sia l'unica capace di fare la differenza. Sessualmente come in qualsiasi altro campo.

ho riportato qui queste parole perché contengono la sintesi di un pensiero che stavo rincorrendo da tempo e per cui non trovavo le parole giuste: eccole qua, complicate solo in apparenza, ma di semplice comprensione se ci si attiene alla metafora espressa: da una parte, l'amore viscoso, che si affianca alla tua persona in maniera tangenziale e nel tempo ti si estende addosso fino a ricoprirti quasi interamente, ma che forse non riesce ad arrivare nelle tue profondita; dall'altra, l'amore che ti arriva perpendicolare e ti penetra fino al nucleo, senza bisogno di tempo o di progettualità più o meno condivise; colpisce come punta di lancia e lascia una ferita che non rimargina, da cui esce la tua carne viva e nuda.

resistance is futile, andrebbe piuttosto accettato come i cristiani fanno col dono della grazia, perché non puoi sceglierlo: ti tocca in sorte, e ne devi esser grato.

ecco, questo è quanto. domani si parla dei black sabbath.

5 commenti:

  1. I concetti alti si esprimono con parole semplici. Ho sempre pensato che nella ricercatezza delle parole spesso inutili e autoreferenti, si nascondono facilmente le idee nebulose e di comodo. In altri termini, oltre al "politichese", oggi assistiamo all' avvento dell'"amorese"... Di tutto questo meglio i Talking Heads...:-)

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  2. quindi concetti di più basso livello si possono esprimere con parole più complicate? oppure siamo a priori contro l'uso delle parole con più di tre sillabe o con radici greche o latine? ai miei tempi si diceva che finché l'operaio conoscerà cento parole e il padrone mille, l'operaio rimarrà sempre operaio. e occhio a denigrare ciò che non si comprende immediatamente: l'avversione al politichese ha prodotto l'avvento di berlusconi; ammesso che esista l'amorese, per reazione ad esso volendo c'è moccia, accomodatevi pure. forse è preferibile fare uno sforzino per comprendere le ragioni altrui e l'altrui linguaggio, ma i talking heads restano una valida alternativa

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  3. Non faccia finta di non capire...credo si intenda perfettamente cosa si voleva esprimere... non credo che il politichese si sia reso responsabile dell'avvento di Berlusconi, i grandi politici del passato parlavano in maniera semplice e comprensibile a tutti. Moccia lo legga lei, gli sforzini hanno ragione d'essere sono se ne vale la pena... Quoto di nuovo Talking Heads

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  4. non sono io quello che fa finta di non capire; dico che un sentimento complesso (e a maggior ragione un concetto complesso) ha necessità di parole complesse per essere sviscerato del tutto, e comunque l'immagine e la metafora usate come esemplificazione sono molto semplici ed efficaci. insisto che il rifiuto di fare sforzini per la comprensione del linguaggio altrui genera mostri, specialmente quando non si parla di gergo per iniziati. e i politici grandi e piccoli, di ieri e di oggi, parlano in maniera semplice solo quando vogliono suscitare le emozioni più elementari, quelle proprie di una folla. tra loro parlano un'altra lingua, ma lo fanno per motivi che sono tutt'altro che cercare di fare e farsi capire. ora se vuole scusarmi mi chiamano dalla mia riserva indiana.

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