un paio di anni fa, abitavo in un condominio di vedove. un palazzo di tredici appartamenti costruito alla fine dei '50 da una cooperativa costituita da impiegati di uno stesso ente, tra cui mio padre: famiglie che, invecchiando, si sono via via ridotte a nuclei individuali, nella stragrande maggioranza vedove, appunto.
dopo cinquant'anni passati nello stesso posto, è inevitabile che ci si conosca tutti da vicino e che ci si frequenti. nella bella stagione, le vedove si ritrovavano sulla panchina messa nel piazzale condominiale; nella cattiva stagione, vuoi la pigrizia, vuoi gli acciacchi, non uscivano nemmeno per rendersi reciprocamente visita; e poi dopo una certa età non si è poi così disposti ad accogliere un estraneo nell'intimità del proprio appartamento. il telefono è caro e che si fa? qualcuna aveva scoperto che sollevando contemporaneamente la cornetta del citofono, si poteva serenamente chiacchierare gratis anche in più di due. c'era, sì, la controindicazione che chiunque, appostato fuori dal portone di ingresso, poteva ascoltare i discorsi altrui, ma chi vuoi che venga al condominio delle vedove, se non qualche figlio distratto e qualche nipote svogliato?
il social networking alle vedove je fa 'na pippa.
E manco si devono disintossicare ;-)
RispondiEliminaF.
eh avranno ottant'anni per gamba, da che le vuoi disintossicare più?
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