sono ormai quasi trent'anni che ascolto the nightfly e ogni volta è una festa per le orecchie. mi ricordo che sentii (e registrai) alla radio il pezzo omonimo e ne rimasi incantato. non avevo idea di chi fosse donald fagen, non avevo sentito che nominare gli steely dan e non li avevo certo mai ascoltati (ma mi sono rifatto in seguito :-) ), e non sapevo nemmeno che fagen fosse l'interprete del brano. ho però riconosciuto lo stile del chitarrista, e sono immediatamente uscito alla ricerca di lp (i cd non esistevano ancora) del suddetto, pensando che fosse farina del suo sacco, ma no. ne comprai due, ma quella traccia non c'era.
adesso non ricordo come giunsi all'informazione decisiva (all'epoca non era poi così facile reperire informazioni su musica non esattamente mainstream... considerate questa una nota a piè di pagina e andate a leggere l'aneddoto in fondo), ma quando finalmente tornai a casa con l'album con la splendida foto di james hamilton, misi il vinile sul piatto... non so per quanto tempo. probabilmente lo avrò rigirato tre o quattro volte, era impossibile smettere di ascoltare.
the nightfly, come dice mixo, è stato acquistato da un milione di persone solo in america, e sicuramente da tutti i fonici e i tecnici del suono del mondo, per tenerlo come pietra di paragone del mixaggio perfetto, e quindi come test ulltimativo per giudicare la qualità del suono di un qualsivoglia impianto audio. ogni suono è limpido e definito e lo era già nella versione in vinile, in quella digitale il suono salta fuori dalle casse, un po' come le banshees di avatar visto in 3d escono fuori dallo schermo. e fin qui stiamo parlando solo della qualità di registrazione e mixaggio. poi c'è la musica.
gli steely dan hanno composto e suonato la musica più sofisticata a cavallo tra i '70 e gli '80: un jazz di gusto moderno e raffinato, con melodie e armonie anche ardite, ma che resta orecchiabile e gradevole anche per un ascoltatore meno colto di un appassionato di jazz. donald fagen, con il suo primo disco solista, ha fatto da solo il doppio bianco degli steely, è la summa del loro stile e il punto di arrivo di tutta la produzione, lo stato dell'arte. le otto canzoni sono tutte perfette, per scelta della melodia, per struttura, per arrangiamenti. non c'è una nota di troppo o fuori posto, e ci sono tutte quelle che servono, come diceva mozart. ma d'altra parte, diamo uno sguardo a una parziale lista dei collaboratori dell'album:
dave bargeron
randy brecker
michael brecker
larry carlton
steve jordan
steve khan
abraham laboriel
anthony jackson
marcus miller
greg phillinganes
jeff porcaro
paul shaffer
...e scusate se è poco :-)
la mia preferita? la title track, senza dubbio. ma anche maxine, con quell'impasto di voci terrificante e quell'assolo strappalacrime del compianto brecker, e la mai abbastanza celebrata cover di ruby baby, che se paul anka l'avesse ascoltata di più, forse avrebbe fatto a meno di far uscire quel rock swings di cui sotto.
per tutti, l'augurio di un weekend ad alto impact factor, e una delle otto perle del disco in questione:
mexico city is like another world
nice this year, they say
you'll be my senorita
in jeans and pearls
but first, let's get off this highway
aneddoto a piè di pagina: nel 1975, l'informazione sulla musica che non fosse canzonette bisognava andarsela a cercare, o fidarsi del giudizio di chi sapeva le cose in anticipo. io e il mio amico kino aspettavamo con ansia, dopo l'uscita del nuovo disco dei pink floyd, che due anni prima ci avevano rivoltato come calzini con dark side, qualcuno che lo avesse ascoltato e ci dicesse se valeva la pena di comprarlo. comprare a scatola chiusa era pericoloso: non è che ci fossero tutti sti soldi per i dischi e spenderli a casaccio era sconsigliabile, portarsi a casa una sòla, deppiù. finalmente venne un amico che ci disse che a sua volta un suo amico gli aveva detto di averlo sentito (!). e il vaticinio, a noi che pendevamo dalle sue labbra, fu che si trattava di un disco molto sperimentale, molto elettronico e pochissimo orecchiabile, come se avessero fatto un collage dai precedenti lavori dei floyd e avessero raffazzonato un po' qua e un po' là. signore e signori, stiamo parlando di wish you were here... ma vi pare??? :-D
Stupendo brano!
RispondiEliminaGrazie mille per il commento, CIAO!!! :-D