tapparella, secondo la mia modestissima opinione, ha uno dei più bei finali della storia del rock. ed elio e le storie tese lo sanno, è per quello che ci finiscono i concerti.
come ieri sera al teatro lyrick di assisi, laddove hanno concesso due lunghi bis a un'esibizione in cui non si sono certo risparmiati. ma vogliamo cominciare dall'inizio?
all'inizio si sono esibiti due sciagattati (direbbero a livorno) che non conosco, probabilmente musicisti da pianobar, di quelli da cinquanta euro a serata, amici di rocco tanica - e infatti li ha accompagnati al piano per il primo pezzo. hanno suonato quattro canzoni, verosimilmente originali loro, per poi lasciare il palco a mangoni e soci. e la festa ha inizio.
poche concessioni alla nostalgia, giusto un paio di pezzi o tre pescati dal repertorio dei classici di elio come milza, servi della gleba (boato di accoglimento) e alfieri, ma poi tutti pezzi dagli album più recenti, compreso storia di un bellimbusto. grande prestazione di paola folli, presenza scenica zero ma una voce della madonna, sufficientemente a suo agio anche in una cosuccia impegnativa come plafone (bisogna sfoderare più di due ottave di estensione o lasciar perdere).
d'altra parte, la presenza scenica non è cosa che preoccupi troppo gli elii, che giusto per un vezzo ieri si son presentati con elegantissimi e sgargiantissimi abiti cerimoniali indiani (dell'india), e se no arrivano con gli abiti di tutti i giorni, indossano (si siedono a) gli strumenti e via andare, poche balle e tanta musica. snob? può darsi, ma sono trent'anni che sono la migliore band che si esibisce sui palchi italiani, e non senti mai mai mai una sbavatura.
più di due ore di concerto che mi hanno lasciato senza voce (eh sì, quando vado a vedere elio canto tutte le canzoni come un bimbominkia), un primo bis con tutti i musicisti seduti in fila a fare versioni acustiche (anzi unplugged!) dei pezzi più famosi in un pout pourri divertentissimo e infine bis e la citata (e richiesta a furor di popolo) tapparella per l'apoteosi finale.
ah, a occhio e croce lo spettatore più giovane era seduto accanto a me in quarta fila: giacomo, 10 anni, con gli occhi incollati alla yamaha verde acido di christian meyer. alla fine moriva di sonno, ma ha detto che ne è valsa la pena.
quanto ti capisco, gli elii sono grandi! anche se io ho un po' di sfiga a vederli: mi ricordo una volta con la febbre e una volta con la grandine. e in entrambi i casi era agosto...
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